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"Il curato di...,,PASSEGGIATE MANZONIANE "Il curato di...,, mopogracearcercaper determinare il paese dei « promessi sposi » — a patria di Renzo e Lucia, che anche la cura di don .-bbondio: il paese dove e intorno a cui, direttamente, si svolge in ispecie tutta la prima parto del romanzo, che comprende i primi otto capitoli, fino alla fuga notturna dei due protagonisti, e dAgnese con essi; — i limiti topografici dunque sono ben chiaramente stabiliti dalla mirabile descrizione che apro il romanzo : quela per cui Ermenegildo Pistelli, nella molto pregevole edizione dei Promessi Spoti da lucurata o annotata, la meglio indubbiamente di tutto quello stampate di recente, con acutezza e giustezza osserva: n ...La nostra etteratura non aveva prima del Manzondescrizioni di paesaggi o spettacoli di natura, che fossero parte di una gran concezione poetica, e con questa intimamente connesse ; non esterne o puramente esornative. Egli... » (e il Pistelli opportunamente riferisce qui dallo Zumbini) «... rese immortali nell'arte monti e. laghi, che, pur nella terra della poesia, non avevano avuto da secoli il loro poeta ». Rileggiamo il testo manzoniano, per la parto che immediatamente c'interessa... (Siamo qui, su la strada che, andando da Germanedo verso il torreuto Galclone, s«volge lunghesso lo falde estreme del Pizzo Enia — una specie di grandioso contrafforte del Resegone — e alla sommità della costiera che sale dal lago di Lecco. E abbiamo ragione di nutrire il sospetto che questa abbia ad essere proprio la stradicciola per cui don Abbondio « ...tornava bel bello dalla passeggiata verso casa... », la sera che i bravi di don Rodrigo raffrontaronoper ingiungergli che quel matrimonio dRenzo Tramaglino e di Lucia Mondellafissato per il giorno seguente, non s'avevi da fare, uè quel giorno nò mai...). Rileggiamo il testo manzoniano: '« ... La costiera, formata dal deposito ilra grossi torrenti, scende appoggiata a dumonti contigui, l'uno detto di San Martinol'altro, con voce lombarda, il Rcsegonc... Peun buon pezzo la costa sale con un pendio ento e continuo ; poi si rompo in poggi e in valloncelll, in erte e in ispinnatc, second'ossatura doi due monti, e il lavoro dell'ncmie. Il lembo estremo, tagliato dalle foci detorrenti, ò quasi tutto ghiaia e ciottolor.i : iresto eampi c vigne, sparse di terre, di villedi casali; in qualche parte boschi, che si proungano su per la montagna. Lecco, la principale di quelle terre... dà nome al territorio..Dall'una all'altra di quelle terre, dall'alluralla riva, da un poggio all'altro, correvanoe corrono tuttavia, strade e stradette, più o men ripido o piane; ogni tanto attorniate, sepolte tra duo muri, donde, mlzando lo sguardo, non iseoprlto che un pezzo di cielo e qualche vetta di monte; ogni tanto elevate su terrapieni aperti: e da qui la vista spazia... « Per una! dt questo strati icciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del giorno 7 novembre dell'anno 1632don Abbondio, curato d'una delle terre accennate di sopra: il nome di questa, nò 11 casato del personaggio, non si trovan nel manoscrito, nè a questo luogo ne altrove.... ». Benedetto riserbo dell'anonimo autore del manoscritto!... Ma noi sappiamo perodeducendolo dai periodi surriferiti, che la cura di don Abbondio — ch'ò anche la patria di Renzo e Lucia — ò una dello terre nclusa nella costiera che dal lago di Lecco ale, solcata da tre torrenti, verso il monte San Martino da un lato e il Resegone dal'altro. Il campo della ricerca non potrebbe essero più esattamente, ed anche più trettamente, limitato. Constatiamo intano che i tre torrenti, che solcano la costiera, sono il Gerenzone, il Galdone, e quel Bione nominato nel romanzo, per bocca dra Cristoforo — « ...un torrente a pochi passi da Pescarenico...», precisa il Manzoni — alla cui foce — la quale era allora circa mezzo chilometro più a Bettentriono dell'attuale — Renzo, Lucia e Agnese, la notte della fuga, trovano la barca, per cui ha disposto appunto fra Cristoforo, che li rasporterà all'altra riva del lago. E vediamo quali sono le cure nel tratto di paese ircoscritto. Ecco — scendendo da Settenrione verso Mezzogiorno : — Rancio, San Giovanni alla Castagna, Olate, CastelloAcquate, Germanedo; e, con uno sforzo dbuona volontà, si potrebbero ancora far rientrare nel tratto di paeso suddetto, cioè nella « costiera », Laorca, a Settentrionee Maggiànico, a Mezzogiorno; ma certo non si può andare più in là, da nessuna banda, senza esorbitare dai limiti tracciatdal Manzoni nella sua determinazione topografica. La patria dei «promessi sposi», la euri di don Abbondio, non può dunque essere che uno di questi centri. Ma d'altra parto, il romanzo.c'informa che dal centro tcsso a Pescarenico eorron. all'incirca due miglia: cap. Ili: «...giacché andar esse»[Agnese e Lucia] « ... al convento, distante dà forse due miglia, non se ne sentivano ioraggio, in quel giorno... ». Due miglia ombarde, pari a poco più di tre chilomeri e mezzo: cou quel « forso » che ha, come sempre nel Manzoni, quand'è applicato a distanze, carattere diminutivo. Nel raggio dunque di tre chilometri e mezzo da Pescarenico, noi dobbiamo trovare il paese cercato. Ed escludiamo senz'altro, tra le parrocchie su elencate della costierae troppo lontano — Laorca quindi, e Ranio ; — e le troppo vicino — Castello quindi, 'Germanedo e Maggiànico : — osservando anche che, riguardo a Castello e a Maggiànico l'esclusione sarebbe già derivata daatto che essi sono nominati nel romanzo ome paesi diversi da quello dei « promessncsi »: capitolo XXXVIII: « ...Sopra Lee o forse un mezzo miglio, e quasi sul fianco àcW'altro paese chiamato Castello, cè uu uogo detto Canterelli...»: ove quel significativo « altro » non si riferisco già a. Leccoche non era a dirsi paese, dato ch'era « la principale di quelle terre », « un gran borgo », il capoluogo insomma, assolutamente non confrontabile con Castello; ma evidentemente si riferisce a tutti i paesi della cetiera per cui si ò successivamente svolto iracconto; e si riferisco quindi soprattuttoanche se implicitamente, alla cura di don Abbondio; — mentre poi riguardo a Maggiànico, l'esclusione è ancor più patente : capitolo XXVI: Agnese dice a Lucia« ...Prendo con me un uomo di propositoun parente, come sarebbe a dire Alessidi Maggiànico: che, a voler dir proprin paese... » — cioè nel paese loro, di lei di Lucia — t ... un uomo di proposito non c'è... »; e ancora al capitolo XXVII, quan do Renzo, rifugiatosi in quel di Bergamo krcva modo di spedire la prima tettar?, A a e a i o a a i i o , r o n o ' l a l n , o o e n gflese, che la ricevette al paese, « ...trottò a Maggiànico, se la fece leggere e spiegare da quell'Alessio 6uo cugino... ». Fatte logicamente queste esclusioni, restano dunque in questiono soltanto i paesi di San Giovanni alla Castagna, Olate e Acquate: la terna per l'ultima scelta. San Giovanni alla Castagna, a primo colpo d'occhio, soltanto «attraversandolo senza sostarvi, segue anch'esso immediatamente la sorto dei già esclusi. Nè l'aspetto generale nò i particolari non corrispondono menomamento alla descrizione manzoniana del paesello dei « promessi sposi » : qua è una grossa e varia borgata, in parto raccolta su un'alta ripa che precipita quasi a picco sul Geranzone, in parte sparsa su l'una e su l'altra sponda del torrente, con gruppi di caso a cavaliere di parecchie strade, con una chiesa che, tenuto conto dell'importanza del paese, si potrebbe quasi dire imponente; e sebbene, per ciò che lo conferisce maggiore appariscenza, sia di costruzione re cento, non ò tale però da far pensare cho in autocodeuza, cioè nei tempi più andati, pos sa essere stata quella chiesetta, dove l'animo di Lucia « ...tornò tante volte sereno, cantando le lodi del Signore... »; dove per lei « ...era promesso, preparato un rito... » : dove il sospiro segreto del suo cuore t ...do veva essere solennemente benedetto, e l'amore venir comandato, e chiamarsi santo... ». No: nessun dubbio: San Giovanni alla Castagna non è il paeso dei « promessi sposi». E nemmeno non l'è Acquate. In merito ad esso, dissipando una leggenda che trovò già qualche credito — e cui forse qualcuno, cho preparerebbe un lavoro su i luoghi appunto dei Promessi Sposi, don Andrea Spreafico, professore al Collegio arcivescovile Volta, di Lecco, tenderebbe, se souo bene informato, a riprendere e rinnovare; — in merito ad Acquate, vale ottimamente l'argomentazione del Bindoni, nel suo libro altra volta citato, La topografia del romanzo si Promessi Sposi v, argomentazione che a me pare definitiva, e che non fo quindi che riferire: « .. Acquate è un'estesa parrocchia, che nell'oltobre del 1SD1 arrivava alle 1700 e più anime; antichissima nel territorio, rimonta al 1200; ho un ospizio por vecchi, istituito alla metà del secolo antecedente a don Abbondio, e pesto fin dall'origine sotto la dipendenza del parroco... r. (Ve l'imaginato don Abbondio a reggere un ospizio di vecchi? O, d'altra parte, v'imaginate che il Manzoni, se avesse pensato Acquate come cura di don Abbondio non avrebbe colta l'occasione per sviluppare l'interessantissimo carattere di questo suo personaggio nelle diverse contingenze che sarebbero potute risultargli dal rettorato d'un ospizio benefico?...). «... 11 paese [Acquate] situato dove cominciano le ascese montane, presenta un intreccio di strade Atte di case... « Ora, la circostanza d'una cura vasta e antico, la presidenza di ua'Opera pia investita nella persona del parroco, il trovarsi anche fatta menzione di \cquote, come di un paese importante, li vecchi documenti; tutto questo insieme di cose, se non ci darà un argomento di valore assoluto, crea per altro un certo colorito locale, che finisce a non persuadere, e che non pare troppo con clliobile con quel diminutivo paesello, che l'Autore usa spesso per la patria de" suoi rromessi..* ». E' questa una delle poche volte che il Bindoni, nel suo libro, per tanti riguardi così interessante, tien conto di quello che io chiamo genericamente l'elemento estetico, e cui attribuisco fondamentale importanza : cioè l'impressione, in questo caso, che dà, a vederlo, questo o quel paese della zona ch'è campo delle nostre ricerche; e per cui, avendo iu testa la descrizione manzoniana del paesello doi « promessi sposi », vieu fatto di dire, senza più tema d'erroro che non in base ad altri dati storici o topografici, — Non è questo! — Mentre, dato che il Manzoni, nello sviluppo del suo racconto e nei relativi accenni descrittivi, si sia davvero eletto per modello un determinato paese, quando giungeremo a quello, esclameremo, senza esitare, proprio come riconoscendo luoghi gjà . veduti, — Eccolo !... Ma c'è dell'altro, che il Bindoni non trascura : « Un più gravo ostacolo consiste in quell'essere il paese [Acquate] adagiato sopra un'elevazione di terreno; che obbliga chi voglia usciime dalla parte del lago, a un'immediata discesa. Non elio il Manzoni dica espressamente che il paese do' suoi promessi sia tutto contenuto e cinto dalla pianura...» [o.più propriamente adagiato sul lento ascendere della costiera] « ...ma una volta entratici in testa i Promessi Sposi, la supposizione contraria si troverà con loro molto a disagio...«All'angolo estremo ili ponente, in magnifica posizione,... c'è, corno ci fu sempre, la chiosa : e di ftalico alla chiesa, dall'altro lato verso il monte, la casa parrocchiale... La casa... nel secolo decimosettimo eia, come al presente, congiunta alla chiesa, e per sif l'otto modo, che una stanza del piano siipc riore aveva por corrispondente a terreno la sagrestia... « Basterebbe codesto per isbugiartlaro Acquate, o rinfacciargli il possesso d'una fama usurpata. Ma fosse pur lecito di figurarsi tra quella chiosa e quella casa un adito scoperto e praticabile, ancora non potrebbe esser mai quello per cui si cacciarono i nostri fuggitivi. Quello per cui si cacciarono in quella fatai sera, menava, convessi volevano, lontano dall'abitato, nell'aperta campagna difatto al primo baro che videro in una siepe, dentro, e via per i campi (cap. Vili, alinea 54). Se una tal fuga avesse potuto avvenire ad Acquate, altro che siepi e campi! case avrebbero trovate, e case ancora... Riferisce... il Manzoni che il campanile della chiesa di don Abbondio aveva due sole campane; infatti Ambrogio, quella tal sera corre al campanile, afferra la corda della pigi-ossa di due campanelle clic c'erano, e suo na a martello (cap. Vili, alinea 38). Invoce sul campanile di Acquate, c'erano a quel tempo, come attualmente, non già due, ma tre campane.. Campanae ibi sunt tres, sonoraa admodum atque inter scsc concordes... ». (Quest'ultima testimonianza, riguardali' te le campane, così precisa, che il Bindoli riferisce, è tratta dai quaderni delio memorie e resoconti delle visite pastorali del cardinale Federigo Borromeo, o di altri per lui: visito fatte appunto al tempo dei t promessi sposi » — prima metà del seco lo XVII; — resoconti conservati nell'Aichivio arcivescovile di Milano, e che — sappiamo — il Manzoni lesse e compulsò diligentemente, per tramo appunto, in molta parte, il materiale storico « docu mentano del romanzo.) Dunque?... Esclusi ancora, dunque, nel la terna fiutile, San Giovanni alla Casta gna e Acquale, non resta che una cura .di t ut la. la costiera lecchese: Olate. Perciò ; Diate o è i! p.»?! eh? Alessandro Mirw-n elesse a patria de' suoi « promessi sposi »; 0 il paese dei « promessi sposi » non esiste nella realtà, e il Manzoni creò una patria imaginaria per i suoi « promessi », ci rappresentò un paese, non descrivendolo dal vero, ma formandolo di fantasia. Per rispondere a questo dilemma, non ci resta che andare a vedere, andare a visitare Olate: so esso corrisponda o meno alla descrizione manzoniana. Due coincidenze però, che possono essere accidentali, ma non Bono punto trascurabili, c'ispirano buona speranza, volgendo 1 nostri passi verso Olate. Questa stradicciola cho da Germanedo va verso il torrente Galdone, e, olire quello, risale a Olate, rassomiglia straordinariamente, ho già detto, a quella della passeggiata «verso casa » di don Abbondio. Che, dopo la voltata cho là davanti s'incurva, avessimo a trovare quel tratto per cui essa correrà diritta, « forso un sessanta passi », e poi si dividerà iu duo viottole, « a foggia d'un ipsilon »?... I muri interni delie duo viottole, in vece di riunirsi ad angolo, terminerebbero in un tabernacolo, sul quale « ...dipinte certe figuro lunghe, serpeggianti... », che finirebbero in punta, e che « ... nell'inteziono dell'artista, e agii occhi degli abitaubi del vicinato... », vorrebber dir fiamme; « ...o, alternate con lo fiamme, cert'ailre figure eia non potersi descrivere... », che vorrebber dire « anime del purgatorio... ». E sarebbe proprio quello il luogo, ovo i bravi di don Rodrigo, su la sera del 7 di Novembre del 1628, attesero don Abbondio... Ma ancora: nella prima redazione dei Promessi Sposi — cioè Gli Sposi Premessi: quando Renzo Tramaglino si chiamava ancora Fermo Spolino ; e Lucia Mcndclia era Lucia Zarella; e Perpclua, Vittoria; e il dottor Azzecca-garbugli, il dottor Pèttola; e padro Cristoforo era specificato padre Cristoforo da Cremona ; e l'Innominato, il Conte del Sagrato; ed era esposta tutt'intera la storia di Geltrutle, la i Signora », con la lurida tresca con l'Egidio, e l'assassinio della monaca che l'aveva sospettata; — nell'autografo dunque degli Sposi Promessi, gli otto capitoli del primo tomo — il romanzo era cobi diviso — e i primi due del secondo tomo, portavano ciascuno un titolo: « Cap. 1: Il curato di »; «Cap. II: ùFermon; «Cap. Ili: 71 causidico» — poi cancellato — « Don Rodrigo » — poi cancellato; — « Cap. IV: Il padre Caldiio » — corretto in « Cristoforo »; poi cancellati tuLt'e due; — eccetera. Il primo capitolo, quello della passeggiata di don Abbondio o dell'incontro con i bravi, s'intitolava così: « 71 curato di » : cinque puntini: chiari, evidenti nel manoscritto — ch'ò conservato, corno ognun sa, nella sala manzoniana alla Biblioteca di Brera-, a Milano : — cinque puntini in sostituzione del nome della cura, omesso. Ora, poniamo mente: di tutte le cure del Lecchese, Olate è la sola il cui nome sia composto precisamente di cinque lettere: tutto l'altre, di quelle che abbiamo elencate, site su la costiera, hanno il nome costituito da un diverso numero di lettere: Laorca, sei; Rancio, sci; San Giovanni alla Castar gna, undici, se lo si consideri, secondo l'uso comune,_ ridotto, e addirittura ventitré, se 10 si consideri complete; Castello, otto; Acquate, sette; Germanedo, nove; Maggiànico, dieci : Olate soltanto, cinque lettere. Non viene logico indurre che l'autore abbia sostituito con un punto ciascuna lettera del nome.che taceva ? Possiamo senz'altro, superata la sua reticenza, completare 11 titolo di quel primo capitolo — o scoprire quindi la cura di don Abbondio, cioè la patria dei « promessi sposi » — così: « II curalo di Olate » — ? . MARIO BAR?!