Giaccone muore e Bordino si ferisce in un accidente di prova

Giaccone muore e Bordino si ferisce in un accidente di prova La sventura colpisce due ardimcaitos) corridori torinesi sul Circuito di Monza Giaccone muore e Bordino si ferisce in un accidente di prova .,. C Lièi 1 "i ci andata a 140 chilometri all'ora si rovescia e s'incendia j Sono appena trascorsi due mesi dnl diserra- j l'osziaio accidènte di La Vaucille in cui perdeva la vita il corridore iìvaslo Laminano ed ecco die una nuova sciagura imprevedibile getta nel lutto la famiglia (ii un altro corridore della grande fabbrica torinése che sul circuito ; <li Monza s'apprestava a contendere alle macchine straniere, ed in l'articolar modo a quelle nord-americane, l'aimbitissmiu premio d'Europa. Ecco quanto ci ha diffusamente tclcionato sulla sciagura mi nostro redattore clic si trovava ieri a Milano: Era passato di poco il mezzogiorno, quando lutta Miilano è stata percossa dal lugubre annunzio, che si e sparto per la città, con una rapidità fulminea: una vettura Fiat ad otto cilindri; pilotata da Pietro Bordino e recante a bordo in qualità di meccànico Enrico Giaccone, noll'esegu'jre alcuni giri di allenamento, prima di imboccare la grande curva, si è capovolta. Giaccóne e morto, e Bordino è gravemente lei ito. Si dice alla spina dorsale, si teme anche per lui: l'angoscia ci serra il cuore in una morsa: tre piloti scomparsi nel breve giro di un anno dallo sport italiano; due, un austriaco c un italiano, bagnano di sangue la pista di Monza, nel parco regale! E l'orino, anzi l'Italia i> colpita Ài cuore alla vigilia cid cimento più arduo, della lotta contro l'americano Murphy che vuoile aggiungere ancora una vittoria alla già ricchissima serie. I primi particolari Da Monza nessuno risponde alle nostre domande affannose. Soltanto a tratti ci vengono comunicate vaglie notizie di miglioramenti che ci lasciano dubbi-osi e perplessi. Corriamo a Monza: nessuno è sul circuito, (".t si dice che i due guidatori sono ricoverati all'ospedale; vi giungiamo in breve e ci vieJie letto quanto è scritto nel registro dei ricoverati: « Giaccone Enrico, di anni 32, coniugato, da Torino, ricoverato in questo ospedale alle 13,30, è morto; Bordino Pietro, ferito gravemente al torace e si braccio ». Entriamo nella piccola gaietta mortuaria dea padiglione D. Giaccone, il popolalo guidatore è composto nella calma del riposo. Ha il viso tutto bendato: la fronte, gli occhi e il mento sono ricoperti. Affiorano soltanto la Jjocca socchiusa, con • le labbra screpolate, sporche di polvere, e le pinne nasali insanguinate. Intorno al corpo, che intravediamo sotto la coltre funeraria, le suore hanno intrecciato floi'i; sul petto del campione è posato un crocefisso d'argento. Possiamo parlare col chirurgo dott. Vercelli, che ita ricevuto i due corridori insieme al dii ettore dell'ospedale prof. Tarchetti e al medico dott. Terzaghi. Enrico Giaccone è mono nel cortile dell'ospedale, mentre lo si trasportava in sala di operazione, per frattura del cranio: Bordino ha riportato invece una ferita lacera al braccio ,la frattura al terzo inferiore dell'avambraccio sinistro, alcune escoriazioni a! braccio destro e contusioni multiple al torace. Ma sono tutte ferite lievi, ad eccezione della frattura del braccio, di cui si potrà giudicare Ja gravità soltanto domani, dopo che se ne sarà fatto l'esame radioscopico. Ma si ha l'impressione che in breve egli possa rimettersi, poi che nessuna delle notizie divulgatesi nelle prime ore dei pomeriggio a Milano risponde a realtà. Bordino dovrà rimanere assente dal Gran Premio del 0 settembre, che ormai per la Fiat può disputare il solo Salamano. L'accidente che ha suscitato una viva impressione in città è accaduto alle 12;30. Sul magnifico circuito di ? ronza si erano recati questa mattina i corridori della Fiat per alcune corse di prova. Essi, come avevano fatte nei giorni precedenti, s'erano sostituiti l'uri l'altro al volante, facendo il percorso in due 6Ulla stessa macchina; cosi Giaccone aveva guidato avendo Salainano conto meccanico e viceversa. Si è usato delle « otto cilindri • non solo dai due conduttori già nominati, ma anche dal capo équipe Bordino che ha eccitato l'entusiasmo dei presenti per l'eleganza della guida di -cui ha dato un saggio stupendo quando si 6 posto al volatile in sostituzione dei suoi compagni di équipe. Poi la triade è rientrata alla Fagianaia, dove la Casa torinese ha posto il suo quartier generale. Di qui ò uscito verso le 11,30 Bordino Bl v.olante di una macchina di prova, dove aveva preso posto il meccanico Bruno. L'asso torinese ha iniziato alcuni giri ad andatura forte, ma non eccessiva, mantenendosi prevalentemente su un tempo di 4'20", 4'15", 4'10" al massimo, per un tratto di dieci chilometri, raggiungendo i 140 chilometri orari nell'anello della pista. Le prove dovevano servire esclusivamente per stabilire la quantità di essenza di cui le macchine abbisogniamo quando sono lanciate in gara. Pochi minuti prima delle 12,30 Bordino ha fermato davanti al posto di controllo, ove l'ing. Bossi, il direttore dell'diMfpe, ha fallo alcune verifiche, mentre 11 guidatore scambiava poche parole coi presenti. Tra questi era il commissario Marno che gli diceva: «Adesso, Bordino, chiudiamo: venite con noi a far colazione ». Ma il campione torinese ha riba'tuto sorridendo: «No, voglio fare ancora cinque giri » e, rivolgendosi a Giaccone che gli era vicino, gli ha chiesto : «Vieni?». E, dopo aver bevuto un vermouth, i due guidatori sono montati sulla rossa macchina e, vial Al volante tra Bordino, che però ogni tan'o lasciava il voltane al compagno. La velocità non era mai eccessiva, nemmeno sul rettilineo delle tribune, dove si sarebbe potuto lanciare la,macchina a 180 e più chilometri all'ora, ma lo stile del conduttore era Impeccabile, Bordino la guidava con la sua straordinaria freddezza, e nulla faceva presagire cosi orribile disgrazia. Improvvisamente, nel silenzio del parco si sono udite della grida di spavento. La rossa macchina non si vedeva più. Alcuni muratori terrorizzati indicavano un angolo del prato donde si era levata una folta nube di fumo, mentre dal tratto della brughiera arroventata proveniva come un crepitio sinistro. I/orribile scena Come un pazzo, Salamano è balzato ai volante di una macchina cut era lenna all'inizio della pista, e ha portalo sul luogo della disgrazia ring. Hosoi, agli ocelli dei quale s'è presentalo uno spettacolo oriundo: la vettura, capovolta e in preda alle lluinme; e, ai lati, i due piloti! E' tacile immaginale lo sgomento degli accorsi nel ritrovarli In quello staio! Bordino, senza un gemito, serrando i demi per non rivelare il suo spasimo si sollevò sebbene a stento; aveva un braccio che gii doleva, irla 11 suo primo pensiero fu per Giaccone verso il quale si volse. Questi con un supremo sforzo di volontà tentava di sollevarsi 11 sangue gli colava da una profonda ferita alla fronte proprio sopra l'arco sopraciglìare ' e eli faceva una orrenda maschera rossa, impressionante. Balbettava qualche narola, che Salamano e l'ing. Bossi non riuscivano a comprendere. S'alircttnrc.no a sorregcerlo, ad aiutarlo a rialzarsi. 11 povero Giacine stremato di forze si abbandono tra irloro braccia. Se non l'avessero sostenuto sarebbe stramazzato al suolo. Poi mentre lo si portava prontamente all automobile della Ca<=a perdeva i sensi, mentre Borano riusciva invece a montare nella vettustenuto appena da Salamano. ricogliosatopagorddetritoe cl'urmescheInmequaMon—pos1 corlertprerataespstataleto cospolLrimsengerdi supognCi guicalimghiun essmupene aniachepro—Pcon—Lpre—Prdi puIn stesernopoderPto zacomase a inbiamecozaso glinoDmdedecoa namalruspGinarosftila tetoGhomprnafumchcorosamcimsisctrcodnresiqVDrUmdlecaiLurpudldnAilvdcvvvbdPadflto operatoria" Bordino, fin dall'enti mèntre'il lugubre"corteo attraversava il vestibX n4 èsplwH» appena. ^ Pomato nelV, ospedale è stato separato dal compaso e a o o 1 e , , ro e e o ricoverato nella camera a destra del Padiglione chirurgia uomini E. Egli non ha cessato di chiedere affettuosamente del compagno, td ha acconsentilo ad obbedire agli ordini dei sanitàri solo quando gli è stata detta una menzogna pietosa; che cioè le ferito riportate da Giaccone non erano gravi, e che il suo abbattimento era provocato dal'urto contro il terreno, e quando gli fu promesso che si sarebbe telegrafato alla moglie che tutto si era risolto bene. Invece. Giaccone aveva sofferto terribilmente nell'ultimo tratto del percorso, specie quando l'automobile correva sul selciato di Monza, tanto che ha gridato distintamente: — Ferma, ferma, che mi fa male ! Non ne posso più! Mi fa male! 1 sanitari hanno compiuto l'esame del suo corpo con grande prontezza, e con cura solerte: la fronte appariva orribilmente depressa, rome per una forte contusione durata a lungo, ma la faccia conservava una espressione dolce e serena. La perizia medica stabili che oltre alla frattura dell'osso frontale, quasi alla tempia. Giaccone ha riportato la frattura della base cranica e di alcune costole e lo sfracellamene della regione scapolare sinistra! A colloquio con Bordino L'ansia ci stringe alla gola, e non possiamo rimanere nel piccolo cortiletto dell'ospedale senza sentire prepotente il desiderio di porgere il nostro saluto affettuoso ed una parola di conforto e di incoraggiamento al corridore superstite. Ma i medici sono inflessibili, ed ogni sforzo per violare la consegna è vano. Ci si dice che è meglio lasciare tranquillo il guidatore, e ci vengono man mano comunicale le sue parole. Per molto tempo è rimasto immobile, senza far mollo; poi ha chiesto del ghiaccio e del wisky. Questo lo ha rianimato un poco. Bordino ha la sensazione di non essere colpito gravemente, e ce ne dà comunicazione quando riusciamo finalmente a penetrare rer qualche minuto nella saletta, e a scambiare qualche parola con lui, Rianiniato l'orse più dalle assicurazioni dei medici che dall'assenza totale del dolore, esclama prontamente con gioia: — Non è niente! Poi ha un attimo di dubbio, e soggiunge con dolce melanconia: — Spero che non sia .niente! La visione della lotta imminente gli si presenta nitidissima: — Se non è rotto il braccio, corro il Gran Premio — egli ci dice. — Ho dodici giorni di temilo davanti a me, e in dodici giorni si può guarire... Perchè Murphy mi interessa. In pista lo vediamo poco, ma è il suo sistema, di imparare bene il percorso per essere preparatissimo il giorno della corsa. E non voglio che mi prenda in partenza quei pochi metri che poi non si possono riprendere. Poi Bordino si tace e rimane come assopito leggermente. Xe approfitta il dottor Terzaghi per ripeterci a bassa voce che le sue condizioni non sono gl'avi, e che soltanto domani si potrà, accertare con la radioscopia se il dolore di cui egli si lamenta sia dovuto a frattura dall'avambraccio o non si tratti invece di una fortissima contusione che abbia tratto in inganno i medici al primo esame. Comunque, e escluso che Bordino possa correre il 9 settembre, perchè la convalescenza sarà lunga, ed egli avrà bisogno del riposo più assoluto, per riaversi del dolore che gli riempirà l'anima quando gli sarà resa nota la. morte dal compagno. Dopo alcuni istanti Bordino ha un movimento delia lesta e riapre gli occhi. E riprende a parlare lentamente per dirci la genesi della sciagura. Egli aveva in programma di compiere ancora cinque giri prima di andare a colazione Al secondo ha spinto la macchina a tutta velocità, e ha imboccato rapidamente il cavalcavia, preparandosi a prendere al largo la grande curva nord. — Ilo notato — sono sue parole — che la ruota destra non era ben sicura; il urto sospetto è stato avvalorato dal fatto che anche Giaccone si ora accorto che la ruota accennava a sganciarsi. E' stato un istante di terrore, perchè improvvisamente la ruota è sfuggita. Ho dato di mano ai freni, ma inutilmente. Sono riuscito ancora per 200 metri a tenere la macchina diritto, senza poterne avere il completo dominio per quanto riguarda la direzione. Improvvisamente, Giaccone è stato sbalzato dalla vettura; io ho tentato di rimetterla in equilibrio, ma non mi è riuscito. E qualche secondo dopo sono precipitato nei prato insieme con la macchina. Un istante dopo ho sentito un crepitio di fuoco ed ho visto un gran fumo levarsi. La macchina s'era incendiala. Come si rileva dal racconto di Bordino, ch'egli ha fatto anche al meccanico di Giaccone, Carignano, il quale funge, adesso amorosamente da infermiere, il corridore non sarebbe stato proiettato fuori dalla vettura, ma si sarebbe rovesciato insieme alla «otto cilindri », sotto la quale per fortuna non rimase schiacciato. Certo può considerarsi quasi un miracolo se anche Bordino non ha lasciato la vita in questa prova fatale. La salma dello sventurato Giaccone è stata trasportala nella camera mortuaria che i compagni hanno trasformato in cappella ardente, e dove veirlieranno o. turno t meccanici della Fiat. Questa notte Carignano ha reclamato per sé tale onore, di vivere nel silenzio queste ore insieme al guidatore col quale avrebbe dovuto correre a Monza. Vivissima impressione in Città La notizia della sciagura giungeva alla Direzione della Fiat press'a poco contemporaneamente a quella pervenuta ai giornali. Una telefonata da Milano informava della morte di Giaccone e del lerimento di Bordino durante una prova del circuito. Ma anche tale notizia non era, purtroppo, ricca di parti colari. in seguito alla triste comunicazione alcuni dirgen'.i sono immediatamente partit' in automobile per il luogo della sciagura. La notizia però, non è stata divulgata: gli uffici maggiori, cui era pervenuta, la custodi rono quasi per sé, per una specie di doloroso pudore che sconsigliava la divulgazione di una straziante notizia che avrebbe riempilo di cordoglio la famiglia della Fiat. E si voleva ntardare que-.ta triste evenienza. Quando noi siamo giunti allo stabilimento di corso Dante per assumere informazioni, la notizia, quindi, non era quasi conosciuta. Avemmo necessità di dichiarare a qualcuno il motivo che colà ci conduceva, ed allora sui volti dei nostri interlocutori vedemmo scendere un velo grigio ed amaro di dolore. Qualcuno impallidì, come colpito al cuore da un violento strappo. E da piti parti vedemmo avvicinarsi a noi gente che chiedeva notizie con voce alterata, con aspetto abbattuti Ciò si spiega. Giaccone alla Fiat era uno dei beniamini. Tra i componenti della equipe da corsa egli era uno dei più amati e stimati. Piaceva per il suo volto operto e buono, da autentico piemontése posato e sereno. Una delle sue qualità preminenti era la serietà. Onesta, che era la norma nel suoi rapporti privati e di ufficio, si risolveva, quando era al volante, in una sicurezza ed in una calma a tutta prova. Qualità, queste, che certamente lo avrebbero portato mollo in alto come guidatore da corsa La notizia della sciagura toccata alla FiatpnBedt'.TqscsdtuasvmCtltUvrtsnccndafaagddiV, a Milano ha prodotto in città la più viva edolorosa impressiono. Quando essa si sparsea mezzo delle edizioni serali dei giornali, fu come un ribollire di curiosità e di passio ne attorno al triste annuncio. I giornali andnrono a ruba. F. appena la notizia era lettae divorata, cominciavano i commenti, im- prontati a molta malinconia. Per le strade, el caffè, sui tram, non si parlava d'altro. Bastava che un cittadino entrasse in un sercizio e montasse sopra un tram portando per primo un giornale, perchè tutti si ineressassero della cosa, e manifestassero il oro dolore ed anche il loro disappunto. A Torino, infatti, le sorti della Fiat, specie uelle che si decidono sui campi di corsa, ono seguite dalia popolazione con una speie di orgoglio e di amore, come si trattase della propria fortuna. La fama della grande Casa si ripercuote su cgni torinese, e ogni orinese, per compenso, considera la Fiat un poco come casa propria, di famiglia. Ecco appunto perdio il dolore di ieri aveva l'apetio di essere un dolore famigliare, condiviso da tutti alla stessa guisa e nella stessa misura. Giaccone morto e Bordino ferito! Come se fosse morto un congiunto ed un alro fosse in pericolo. Generale era la voce, che imprecava contro a gulgne che da qualche tempo pare, abbatersi con accanimento sulla Casa torinese. Una vittoria delle macchine rosse è sempre vittoria torinese ; e la prospettiva di dover rinunciare 'ad una lotta che pareva una vitoria certa, ha riempito gli animi di un vago gomento. La ricerca dei particolari era generale ed ansiosa. Oltre a sapere il modo preciso In cui l'accidente si è svolto, la gente chiedeva informazioni sullo stato di Bordino. Guarirà presto? Potrà correre? Queste domande le abbiamo udite su cento bocche, ad esempio, davanti al Caffè del Nord, il caffè degli sportivi di corso Vittorio, che aveva affìsso la notizia della sciagura, e davanti al quale si era raccolta una vera folla di gente, che andò anche ingrossando all'ora dell'uscita dal lavoro e dagli uffici. Ma tali domande, purtroppo, rimanevano senza risposta. Ieri non erano in grado di rispondervi, crediamo, neppure i dirigsnti della Fiat. Autorizzano a crederlo informazioni assunte in ambienti che sono a contatto con la Casa. Correrà la Fiat o si ritirerà? In fatto di macchine essa si trova in 'piena cfflcenza, e potrebbe affrontare la lotta. La macchina che subì il fatale accidente pare infatti che sia la quarta vettura dell'» équipe ». c:oà cpi'-lla di riserva. Himangono quindi tre maccniue perfettamente. allestite e pronte. Quello che impensierisce gli stessi dirigenti della Fiat e la questione dei corridori. Solamente più Salamano rimane per cimentarsi alla grande oroca. della famosa triade di guidatori alla anale tutto il mordo sportivo guardava con ammirazione. I numi dei guidatori che ieri correvano sulla bocca del più, come di coloro che avrebbero potuto ripristinare la triade, erano quelli di Nazzaro c di Cagno. Ma molti «ma »_si sentivano formulare in proposito. Nazzaro appare come già impegnato con una casa straniera. D'altrunde anche nel caso che egli possa disporre di sè, si sentiva affermare, da persone bene informate, che la sua accettazione di un eventuale invito della Fiat non poteva senz'altro dirsi sicura. Quanto a Cagno, egli è considerato come un abile e coraggioso guidatore, che potrebbe benissimo figurare ed anche vincere a Monza, del che già ha dato una brillante prova quest'anno vincendo la gara delle vetturette suUo stesso circuito di Monza. Senonchè si 'afferma che egli è impegnato in una spedizione commerciale che la Fiat intende compiere in Bussili. Cagno, anzi, doveva partire per la Bnssia proprio di questi giorni. I dirigenti della Fiat lo tratterranno invece per correre il Gran Premio d'Euronaoppure la sua opera è indispensabile colàe la sua partenza non può essere rimandata? Come ognuno può vedere, rispondere è Impossibile. Negli ambienti dove queste cese sono note, se ne discorre con vera ansia, con interesse quasi morboso. La generalitàche molte cose ignora, ne parla sempl'cemente a lume di naso, e vi ricama sopra, e si augura la migliore d'ilp soluzioni. Fra queste soluzioni i profani allacciano, ad <*sempio, quella dell'assunzione di corridorattualmente appartenenti n case minori, che sono continuamente sulla breccia, e che hanno segnato il loro nome accanto a significative vittorie. Ma i bene informali escludono miasi assolutamente ohe la direzione della Fiat ricorrerà a questa soluz'one. Concludendo, ieri sera le impressioni circa una degna partecipazione .iella Fiat alla prossima competizione milanese, erano piuttosto pcssimistlchp. E v'era persino elli .-.fermava che fra breve, forse oeiri sfosso, la Casa torinese avrebbe resa noia la sua rinunciacomunicando il «forfait» al Comitato della corsa. Enrico Giaccone ricordo un maggio lontano, quello del 1921. Tutti coloro che seguivano attraverso lo sport la prodigiosa ascensione dell'industria automobilistica italiana in un dopo guerra convulso avevano l'anima rivolta allo squallido altipiano delle Madonie, dove quattro nazioni erano in gara per la conquista della « Targa Florio » ambitissima, italia, Francia, Germania e Austria: le quattro cx-nemiche, allineate nuovamente, in lolla per un nuovo primato. La Francia aveva Goux e l'italiano Foresti al volante delle «due litri « azzurre; uno dei più popolari campioni fiorentini era al volante di una potente macchina tedesca; l'Italia aveva commesso ad uno stuolo di macchine d.i serie l'onere, c<l insieme l'onore di contendere agli stranieri la vittoria. Tutti i telegrammi che giungevano dalla stazione di Cerda ci riempivano l'anima di amarezza: la «Targa Florio» erti ancora di un italiano, che pilotava però una vettura tedesca, e al secondo posto s'insediava trionfalmente un guidatore francese, con macchina francese. Una sola figura - nostra » riempiva di sè superbamente lo sfondo della contesa, ed era quella di un uomo ignoto fino alla vigilia, che si cimentava r?r la prima volta coi piloti più provètti, fidente nella sua giovinezza e nel suo ardimento, disposto a sopportare ogni cosa pur ili primeggiare fra un manipolo di piovani che nelle of Icine torinesi compivano i tiiù severi alle -lamenti per i cimenti t-iiì ardui Tutti i telegrammi che venivano dalla Siili* ci rendevano note le posizioni tenute tiro per giro dal rome Giulio Masetti e dal francese Giulio Goux, ma tutti ci dicevano j anche che in testa all'eletto stuolo dei con- a a e e t o i a i correnti trasvolava con una regolarità Impressionante il torinese Enrico Giaccone, nuovo ai grandi arringhi internazionali. Pilotava una Fiat 501 da serie, ed aveva lasciato lo start per il primo. Ma continuava a de tenero il comando (iella gora, alla quale im primeva il suggello inebriante della sua per sonaMlà potente. Masettl e Gou.x, inseguiva no febbrilmente, e guadagnavano terreno, ma la prima a raccogliere gli applausi dei contadini siciliani e degli sportivi convenuti a Corda era una piccola macchina sanguigna, che s'impose nettamente nella sua cate goria e conquistò un posto onorevolissimo nella classifica generale: quella di Enrico Giaccone. .-fenti quel giorno il pubblico che. dal Piemonte, la terra classica dei campioni, era balzato in piena luce un uomo nuovo, che aveva conquistato i primi ranghi in una giornata luminosa preparata accuratamente con un lungo, estenuante lavoro compiuto nel silenzio, ed il giovane collaudatoré della l'int da allora in poi, in ogni corsa, entrò nella rosa dei preferiti. Si allineò ancora qualche volta nelle corse in salita, al volante della più piccola macchina costruita nelle officine torinesi; poi fu scelto come corridore di riserva per 11 « Gran Premio di Francia » a Strasburgo dell'anno scorso. N'on ebbe occasione di scendere in gara nella giornata del trionfo e dell'angoscia, ma si allineò nel settembre del 1922 ai fianchi di Pietro Brrdino, del compianto Lampione e di Salamano nel « Gran Premio delle vettu tetti- » al enruito di Milano. Tutti quelli che assistettero alla g-.Ta in quella piovosa giornata di settembre l'hanno bene impressa nella mente: con un violento tlùmarraoe Bordino conquistò il comando ■della corsa che detenne Un verso i '.00 chilometri. Pareva che il « diavolo rosso » dovesse avventarsi sempre indisturbato sul rettilinei e dovesse « bruciare » senza competitori le curve più difficili, quando, dalle posizioni retrostanti, una macchina cominciò ad avanzare irresistibilmente dopo una sag già gara di attesa. Era Giaccone, educato alla scuola dei NazzuTO e dei Cagno, clic rivedeva gli scatti fulminei di Lancia e voleva emulare il maestro. Metro a metro il distacco dal leader scemava, finché sul rettilineo delle tribune Bordino era sorpassato in piena velocità tra lo stupore attonito della folla cui il gesto della « seconda'guida » parve impossibile nonché a realizzarsi, nemmeno <i concepirsi. Ma Giaccone fu fermato ■ilio sland dai dirigenti della Casa, che paventavano un duello Inutile tra t due guidatori, e il gregario brillantissimo si piegò davanti al compagno più valente, terminando la corsa al secondo posto. L'outsider della vigilia aveva mantenuto le promesse con rara maestria, e lo rivedemmo in gara nel Gran Premio d'Italia della domenica successiva, e poi, poco tempo addietro, nel Gran Premio dell'A. C. di Francia a Tours. Non vogliamo ricordare agli sportivi torinesi la gara che egli condusse, perchè la corsa della triade piemontese è ancora impressa a vivi caratteri nell'animo di tutti. Di Enrico Giaccone vogliamo ricordare qui la fine e delicata modestia con la quale quasi attenuava tutti i racconti che faceva della sua corsa. Nazzaro e Bordino, i suol maestri, erano i suoi modelli preferiti, e ai due egli recava l'omaggio della sua devozione fraterna. Essere un giorno come loro: ecco il sogno! E, per raggiungerlo, soffrire tutto. « E' il nostro mestiere ■, — ci diceva di ritorno da Milano. — Lo sappiamo. Qualche cosa cho si ferma, e si muore. Non importa. Bordino non si è scoraggiato mai, e ha vinto il Gran Premio. Bisogna prepararsi bene, e poi si vince. Certo... o si perde bene, come. Blasin... ». Non ha vinto, ma non è stato vinto Da lui. riconfermatosi provetto guidatore a Tours, attendevamo tutti grandi cose, e compiangiamo oggi, in queste ore di lutto, il giovanissimo guidatore, morto tragicamente quando sperava nella vittoria. Enrico Giaccone era torinese. Qui era nato il 20 luglio 1890. Da parecchi anni aveva preso moglie, ma non aveva tigli. NSsomtbdsMlvegbngnicdvtcz La versione ufficiale Milano, 27, notte. E' stato diramato questo comunicato ufficiale; « Stamane sul circuito di Monza le macchine Fiat han compiuto numerosi giri di prova prolungandoli tino oltre le 12. Verso le 12,30 era ancora in pista una vettura guidata oa Pietro Bordino che aveva al proprio tlanco, al posto solitamente occupato dal meccanico Bruno, il compagno di squadra Enrico Giaccone, La macchina, una delle quattro tipo Gran Premio di Europa, che la Fiat adibisce particolarmente all allenamento dei guidatori effettuava in quel momento degli esperimenti circa il consumo della benzina. Giunta sulla grande curva nord della pista, in prossimità del sopra-passaggio, per la improvvisa rottura dell'assale anteriore, rottura determinata forse dall'eccessivo sforzo a cui la necessità dell'allenamento la sottostare la macchina di prova, si determinava il distacco della ruota stessa. L'estremità dell'assale strisciò in tal modo fortemente contro il suolo, tosto Impuntandosi in quello. La vettura si capovolse, mentre per lini mediato incendio della benzina avveniva in pochi minuti la combustione dell'intera macchina. Pietro Bordino, rizzatosi fulmineamente in piedi, potè evitare l'urto violento del volante, non riportando che contusioni multiple ma non gravi. « Enrico Giaccone urtò invece evidentemente la testa contro l'orlo del cofano, riportando lo sfondamento del parietale desti o, nonché una contusione gravissima alla sommità dello sterno. Visto ritardare il ritorno della vettura, l'ing. Rossi della Fiat, si avviava, sopra un'altra macchina, alla volta delia curva summenzionata, allorchè la fumata dell'incendio non lontano lo accertava dell'avvenuta disgrazia. Il cav. Momo ed il dottor Piccono di Biassono. che disimpegna il servizio sanitario al circuito, giunsero anch'essi sul posto quasi contemporaneamente ad un'auto lettiga della Croce Verde di Monza, ma i corpi dei due feriti erano già stati, con tutte le cure possibili, caricati a bordo della Fiat dell'ing. Rossi e con essi avviati all'ospedale Umberto I di Monza. Quivi giunta la macchina, Enrico Giaccone che aveva improvvisamente fatto il gesto di volerne scendere, prontamente impeditone dai medici dell'Istituto, venne deposto nella barella per essere trasportato nella sala operatoria, ma fatti pochi passi i portatori ed i sanitari si avvidero che il ferito non dava più segni di vita. Egli spirava infatti durante il breve tragitto. « Le ferite riportate Invece da Pietro Bordino consistono in una serie di contusioni in varie parti del corpo e nella sospettata trattura del polso sinistro. Il direttore dell'osredale dottor Tarchetti riserva infatti la prognosi sino alla esecuzione della radiog afta. La salma di Giaccone venne dai sanitari dell'ospedale amorosamente composta sopra un leliuceio adorno di fiori entro una stanzetta a terreno del nosocomio, dove verrà vegliata stanotte a turno dai compagni di lavoro del caduto e dai soci della Forti e Liberi di Monza ». Ne o - La vedova di Giaccone e ia moglie di Bordino Stasera, alle ore 19, sono arrivate a Monza in automobile le signore Giaccone e [lordino. Le accompagnavano il 6ignor Domenico Masino, collaudatoré alla Fiat e compagno di lavoro dei due disgraziati guidatori, un cognato ed il suocero del povero Giacerne. Nulla è stato ancora deciso per i fun'Tali. Si prevede tuttavia che la salma ^j-à trasportata a Torino, dove le saranno resi onori imponenti ria parto delle numerose maestranze della Fiat e della cittadinanza torinese, che aveva in Giaccone il proprio beniamino. Stanotte nella camera ardente dell'Ospedale Umberto I di Monza prestano servizio d'onore i se*i del Moto Club di Monza, della Forte e Liberi di Monzn e colleghi di Monza. Le condizioni di Bordino vannomigliorando. Stasera, allo 22 il dolore era quasi cessato. Persiste tuttavia l'enfiagione al polso, cho rende per ora impossibile la radioscopia. SI spera tuttavia che non si sia verificata- la frattura. Il corridore morto