Il padre di Giolitti

Il padre di Giolitti Il padre di Giolitti L'on. Giolitti ha scritto nelle Memorie Oontadini-montanari. Nella via degli uffici pubblici, © su larga scala, era già entrata n«l primo trentennio del secolo scorso: quando Giovanni Giolitti seniore (avo del1 attuale) è tre suoi figli occupavano svariati impieghi nella provincia natale di Cuneo e a Torino j segnalandosi tutti per accortezza, indefessa tenacia al lavoro, ond'eràlio circondati da larga popolarità, cospicue aderenze, fidate amicizie. Lo attesta un rapporto assai caratteristico (9 febbraio 1839) del governatore di Cuneo, Roberti di Caetelveroy chiamato dal Ministero dell'Interno a riferire su contestazioni insorto dopo la morte del vecchio Giol'tti. A succedergli nel segretariato cumulativo di un paio di Comuni era stato prescelto il figliolo Giuseppe, con l'appoggio efficacissimo del sindaco di Drenerò, avv. Giorsetti: competitori delusi reclamavano, corno spesso avviene in simili casi, pretestando non corretti maneggi. Probo e scaltro funzionario, il Roberti volle investigare a fondo, personalmente : e le sue conclusioni suonarono a favore dell'eletto, la cui figura veniva cosi tratteggiata: « II sig. Ginienpe. Gioititi è fittila del fu già natala Giovanni, nifi scnretarlo ili gindieatvra del Mandamento di S. Damiano (Cufico) ed anche segretario comunale di Cortignano, renani defunto in. sul principio delio scorno anno 1838. lasciando una numerosa famiglia ed un. tenue patrimonio che si crede di circa L. 20,000. Uno de' fratelli del Giolitti è segretario del 71. Tribunale di prefettura di Susa-. un, altro lavora come scrivano alla segreteria del R. Tribunale di prefettura di guelfo capoluogo; un terzo più giovine si trova presso la vedova madre in S. Damiano. Sonovi pure parecchie sorelle: una maritata con uno speziale; una monaca, per la cui vestizione fu sovvenuta da gualche sua parenti piuttosto agiata, stante la deficienza dei mezzi della famiglia; altra, si trova ricoverata in guesto orfanotrofio, e la. quarta rimane pure con la madre vedova... Giuseppe Giolitti trovasi da gualche anno applicato in qualità di scritturale a quest'uffizio d'Intendenza1 generale. Egli è laborioso, diligente, fornito di più. che mediocre talento e capacità e tiene una condotta irreprensibile. Viene però da taluno im.pvtato d'alquanta fierezza nell'uffizio, ignorandosi se per effetto della troppa presunzione e superbia, ovvero se debba ciò attribuirsi a rustichezza di carattere. Del resto esso è ben veduto per le sue eommendevoli gualità da questo sig. Intendente Generale [il nob. dott. Curio] che sembra disposto a favorirlo per quanto gli sia possibile ». [I suoi competitori lasciavano invece a desiderare ■ sotto molti rispetti :] < Di modo che la scelta fatta del sig. Giuseppe GiolittU compreso pure nella nota dei candidati non può dirsi la conseguenza dei raggiri e delle cabale o l'effetto d'una cieca predilezione od ingiusta parzialità: ma si ha motivo di considerarla piuttosto come ragionevole ed assennata, tanto pia. ancora che lo stesso Xiiolitti, oltre all'avere già lavorato sotto la direzione del defunto suo padre, segretario del Comune dt Cartignano, non avrebbe tralasciato di maggiormente abilitarsi, applicandosi alio studio nelle ore fuori d'uffizio presso qualche notaio ed avvocato B. ' I ldbe la sua era » origli» una famiglia di | aOontadini-montanari. Nella via deeli uffici I nsttpsuCascacdqdm Quello dò' fratelli Giolitti, che il Roberti designava come cancelliere di Tribunale a Susa, era Giovenale, il padre dell'ex-presidente del Consiglio. Si trovava a Susa da soli tre anni: ben tre lustri aveva trascorso a Torino in una dello più simpatiche istituzioni dell'ordinamento giudiziario nel buon vecchio tempo — l'avvocatura de' poveri. In Piemonte risaliva al Trecento: il titolare aveva per compito di patrocinar gratis le cause criminali e civili de' non abbienti, con tutta la debita « carità, buonafede, diligenza ». Non poteva « ricevere alcun recalo sotto pena della perdita dello stipendio per un anno »: della destituzione, in caso di recidiva. No' consessi del Senato, indossava, al pari delle maggiori autorità, « la toga di porpora colle mostre di velluto rosso alle maniche ». (RR. Costituzioni del 1729). Fu abolito l'ufficio nel nuovo regno d'Italia ; ma Giovanni Giolitti arrivò in tempo ad iniziarvi diciottenne, con un rapido passaggio, la sua carriera di funzionario, di statista. Suo padre aveva invece compiuto là un lungo e duro tirocinio : dapprima come volontario gratuito, poi come segretario interinale, indi segretario effettivo. Quest'ultima carica gli venne conferita con un lusinghiero 'decreto di Carlo Felice del 6 febbraio1 1824: nel quale si accenna alle « favorevolissimo informazioni » date da' superiori su quel « causidico » sia per zelo ed. attività, durante il penoso volontariato Bonza paga, « sia in ordine a moralità, condotta, devozione al Governo ». In vista di così speciali benemerenze, un decreto del 25 marzo 1825 gli accordava, un auménto di soldo... in tutto 1020 lire annue!... Nei torbidi del 18.33 corsa anche Giovenale Gio- bppmqbe«drpsestvibcdedssnMptf—tl'itti nericcio di restar coinvoltonTproces- jsi delle cospirazioni mazziniane, insieme al, Pioberti e suoi amici, allora aderenti alla ' I G. Italia. TX colpo mancino, tirato al Giolitti, veniva dal governatore di Cuneo, marchese gen. Faverges: primo a richiamare di rimbalzo su lui i sospetti della polizia centrale. Il 18 agosto il Faverges segnalava ad Acceglio la non desiderata presenza dell'aw. Fava torinese: e per molteplici indizi avventurava l'ipotesi che fosse costui l'anello di comunicazioni settario con de' fuorusciti,' gironzanti al confine francese, e particolarmente con certo avv. Cariolo, implicato, nello ultime macchinazioni scoperte ' 1 A sostegno delle sue congetture allega- | va il Faverges un rapporto de" carabinieri I di S. Damiano, accusanti il signor Giolitti |padre d'aver, a petizione del figlio • appli- |- — . cato all'ufficio dei poveri in Torino », procurato al Fava ospitalità presso certi a sacerdote Bernardo •. Un andirivieni di messi e di lettere lasciava subodorare chi bs che tramenii rivoluzionari, secondo la benemerita arma. Lo lettere spedite dal figlio, notava il maggiore dei carabinieri, t vengono sino a Dronero, ove segretamente si levano dalla posta e quindi passano al padre a S. Damiano, che ha corrispondenze col così detto Re della valle, chirurgo Cucchietti, che le fa passare al Fava in Acceglio, per mezzo di gente di sua confidenza. Una prova della grande politica del sig. Giolitti padre si h che cautela per o e i i a a n e à o ò a e e a a i i a i e a o I la posta tutti i tuoi pieghi, senza fidarsi | al pedone comunale nò ad altri che non I ninno, a; „„,.m~,i.,„ - x — - —— wuw Àivru siano di particolare sua intrinsichezza, tanto nello spedirle che nel riceverle... *. • Il Ministero dell'Interno chiese immediatamente informazioni all'ufficio centrale di polizia, che il 22 agosto rispondeva con la sua consueta obbiettività e pacatezza, in una nota firmata dal magg. gen. Bruno di Cussania : « 71 sig. avv. Fava è veramente legato in amicizia col sia. notaio ( ?) Giovenale Giolitti, segretario dell'ufficio de' poveri: relazione che si contrasse fin da quando il suddetto avvocato frequentava l'ufficio per la pratica voluta onde abilitarsi alla ammissione del patrocinio. Il suo allontanamento da questa capitale vuoisi sia veramente la tema di essere dalla polizia ricercato, al guai timore lo conduceva primieramente la conoscenza che ultimamente contratta aveva con gli avv. Scovazzi ed Oberti applicati anch'essi all'ufficio dei poveri e secondariamente la circostanza ch'egli aveva il suo alloggio al disotto del sig. avv. teologo Vincenzo Gioberti, che lo aveva soventi posto col medesimo in contatto. E dopo l'arresto del signor teologo Gioberti avvenuto sotto li 31 maggio, il Fava per Umore di essere stato in qualche modo compromesso per la avuta pratica e siti dubbio di essere ri- reato richiese il suo amico Giolitti a dirigi • o in qualche luogo sicuro, e venne da lui raccomandato al suo genitore, segretario del mandamento di San Damiano {Cuneo), il quale lo ricapitò provvisoriamente nella casa del sig. sacerdote priore Bernardo in Acceglio, ove trovasi tuttora in attenzione dell'esito del processo del sig. teologo Giobert.... La opinione che gode nel pubblico {il Fava) si è di persona di singolare talento, alquanto scialacquatore e di sentimenti liberali. • Il notaio {?) Giovenale Giolitti è un aio varie sommamente amante della letteratura, di sentimenti non pronunciati, ma peraltro di fondata, religione. Era in relazione con gli avv. Scovazzi ed Oberti ed è legato in particolare amicizia con l'avv. Fava, ma non è risultalo che abbia mal pronunciato sentimenti contrari al governo e gode nell'ufficio della stima e confidenza de' suoi supe rtori •. Questo responso sottrasse ad ogni molestia non solo i due Giolitti ma anche l'avvocato Fava, a cui la polizia ingiunse di tornare a Torino. E poiché egli rifuggiva dal soggiorno della capitale per non venirvi assillato da creditori importuni (era questo anche un motivo do' carteggi con l'amico Giolitti) gli fu ordinato di astenersi dall'abitare in paesi troppo vicini al confine. Circostanza anche più riflessibile, dacché dimostra l'assoluta mancanza di sangue freddo del Gioberti nel suo processo: gli avv. Cariolo e Oberti, che arvevan affrontato la giustizia militare sino in fondo, finirono con l'esser prosciolti. Trovati detentori di fascicoli della G. Italia, venivano incolpati d'averli diffusi fra le truppe ; ma esperti legali persistettero in tenaci negative, contro cui si spuntò ogni argomento fiscale Quanto a Giovenale Giolitti ove si pensi che l'ufficio dell'avvocato de' poveri — aper¬ to ai t praticanti » — sembrava divenuto nel 1833 un focolare di mazziniani (uno de' quali, lo Scovazzi condannato a morte): bisogna ben dire che il giovane t segretario» possedesse un raro equilibrio di spirito, per tenere la testa e la lingua a posto, malgrado le sue predilezioni letterarie, fra quo' giobertiani esaltati. Che fosse, nell'intimo, di sentimenti li berali si può presumere e dalle sue amicizie e dal fatto che sposò poi la figliola di un « costituzionale » del '21 (il Plochiù) : ma da funzionario enrretto, rispettoso del giuramento, non s era lasciato irretire in complotti. Aveva in un arduo frangente assistito un amico preoccupato come il Fava: e quel governo, tanto bistrattato, ma onestamente severo, non perseguitava le intenzioni. Verso il Giolitti perdurò inalterato il sovrano favore: con patente 31 ottobre 1835, in segno di particolare fiducia, Carlo Alberto lo abilitava « tuttoché non notaio a compiere le parti di segretario di tribunale di Prefettura », autorizzandolo « a ricevere ed autenticare tutti gli atti indistintamente» del suo nuovo ufficio a Susa. Vi rimase sino al 1840, passando a Mondovì, dove si spense nel 1843, quando il suo unico figlio non aveva un anno compiuto. Chi ha presenti le prime pagine delle Memorie di Giovanni Giolitti — assai scarne per ciò che riguarda la sua infanzia — potrà con questi documenti completarle: e fors'anche individuare nel prete Bernardo — ospite del Fava, — quell'intelligentissimo Don Bernardo Aymar, sotto cui il futuro ministro intraprese i suoi studi ginnasiali. Li compi a Torino, addentrandosi anche molto nella filosofia, sino a ohe la ti Teorica del sovrannaturale » del Gioberti non lo guarì del tutto e per sempre dalle speculazioni filosofiche (Memorie, I 7). jProDabilmente a tener illeso il babbo da , fantasticherie politiche aveva pure giovato ' la diretta conoscenza personale col vulca-I meo teologo. ALESSANDRO LUZIO.