Individuo trovato agonizzante nei pressi del Poligono del Martinetto

Individuo trovato agonizzante nei pressi del Poligono del Martinetto Individuo trovato agonizzante nei pressi del Poligono del Martinetto La morte dopo poche ore all'Ospedale Mart ni • Si tratta di una disgrazia - L'ipotesi di una brutale aggress one scartata dopa le indag ni pggLe guardie municipali della 3.a Sezione che !provveds alla polizia della zona del Marti-[netto, nel primo giro d'ispeziono fatto l'altra^mattina verso In ore 5. facevano una dolorosa : scoperta. Esse rinvenivano nei p issi de! Ho- ijgono fa\ Martinetto e precisamente sulla ; scarpafa C]ie jjancheggia il Corso Tassoni, scarpata formata dai canale delia vecchia cinta, un Individuo dall'apparente età di cin-;quant'annl che trovavasi a terra privo di ;sensi e perdeva sangue dalla testa. Sulle pri- me, anche per il fatto che aveva il viso spoi- co e contuso, si che le tracce del sangue era ìdifficile scorgerle, credettero trattarsi di un 1ubriaco che dopo aver ruzzolato qua e là si fosse addormentato sulla scarpata, ma non appena ebbero fatti i primi accertamenti.sorsero nel loro animo sospetti gravi tanto ]" fare maggiori che sentirono la necessità di constatazioni e di nulla trascurare di quanto d'interessante riferlvasl al caso. E si posero il quesito che ò il primo che si affaccia in questi casi dubbi: delitto o disgrazia? Poiché, il poveretto dava ancora segni di vita, per quanto anche ad un esame superficiale dimostrasse di essere in condizioni gravissime tanto da far ritenere imminente la sua fine, le guardie municipali pensarono a disporre per l'immediato trasporto all'ospedale Martini. Mentre provvedevano a chiamare la Croce Verde perchè i militi accorressero con una barella, aiutati da altre persone che in quel momento si trovarono a passare nella località, pensarono a portare il disgraziato sulla strada. Con tutte le precauzioni che il caso grave consigliava, l'individuo venne rialzato, sorretto, trasportato giù dalla scarpata. E polche la barella della Croce Verde era giunta, venne adagiato su di essa e trasportato al Martini con la massima possibile celerità. 11 primo esame alle carte che il disgraziato aveva nelle tasche portò alla constatazione che doveva trattarsi di Felice Osella abitante in via Basilica N. 4. Cosi risultava da documenti trovatigli in saccoccia. Aveva due ferite alla testa apparentemente prodotte da corpo contundente. Accanto al ferito stava una bicicletta e due cappelli di paglia, due capline. Gli agenti municipali sequestrarono i cappelli, la bicicletta e il tutto portarono alla sezione a disposizione dell'Autorità di P.' S. e dell'Autorità giudiziaria che provvidero subito ad avvertire per le necessarie constatazioni di legge. All'Ospedale Martini il presunto Felice Osella venne immediatamente visitato dai sanitari e fatto ricoverare. I dottori constatarono che aveva due ferite lacero-contuse alla regione parietale destra nonché la commozione cerebrale, e giudicarono che il disgraziato non aveva più che poche ore di vita. Il povero Osella Infatti giunto all'O-pedaie Martini verso le ore 6.30 poco prima delle 10 già aveva cessato di vivere. E senza aver ripreso i sensi, senza aver fatto il minimo accenno che possa in qualche modo servire ad illuminare il caso. A risolvere il quesito che sorse sin dal momento della scoperta del ferito, stanno pensando il commissario di P. S. delle sezione di San Donaio e l'Autorità giudiziaria -he hanno immediatamente Iniziate le indagini e gli accertamenti. Chi è la vittima Una coppia prolifica: diciotto figli Secondo i risultati della prima inchiesta si è venuti nel convincimento che l'ipotesi della disgrazia è — come vedremo in appresso — la più verosimile, ma non si poteva senz'altro scartare l'ipotesi dell'aggressione, e per questo l'Autorità non trascurò anche tale possibilità, sebbene il fatto d'aver trovato il denaro Indosso al morto avvalori la persuasione che rapina non vi fu. L'Osella ci è stato descritto da persone che da molto tempo lo conoscono, come un brav'uomo, attivo e laborioso. Poco più che cinquantenne, egli si era sposato giovanissimo e la famiglia era cresciuta su come una fungaia, tanto che l'Osella poteva vantarsi — c se ne mostrava difntti compiaciuto — di aver avuto diciotto figli. Non tutti sono vivi, ma ne rimangono ancora una diecina — a detta del vicini — sparsi un po' nua e un po' là. Come i componenti di una tropo numerosa nidiata, i ligi,, arpena in grado di arrabbattarsi in qualche modo, se ne andarono via di casa ed i più grandicelli si allogavano dove potevano pur di provvedere da sé al proprio sostentamento, poiché il padre, con tutta la sua buona volontà, non riusciva sempre a saziare quelle numerose nocche. Quando un agente a'invesiigazione si è re cato, poco dopo il ricovero dell'Osella all'o SDed'aie a cercare in via Basilica, 4, qual cfjn0 deila famiglia, ha trovato nel modestissimo, anzi, umile alloggio al terzo plano soltanto un figliuolo del disgraziato: un «iovane pieno di buona volontà come il padre. Per un pietoso riguardo gii fu detto dapprima che si trattava di un r ,,lore, da cui 10solla era stato colto improvvisamente ; pie tardi non fu possibile nascondere al giovane l'intera verità, poiché egli stesso l'avrebbe intuita dal genere di interrogatorio cui fu sottoposto dal giudice istruttoro e dal funzio nario di polizia incaricati della prima in chiesta Premeva, ditoni, alle Autorità di co nosceró so qualche indizio esistesse tra i fa migliai-i per indirizzare l'opcv. di investiga ztoiie sulla buona via, Purtroppo, il figlio dell'Osella non ha apulo dare molte indijcazlnnl ed Ini potuto tultanto spiegare le a» bitudini del suo genitore, che per ragioni di lavoro usciva spesso di casa prima ancora . che l'alba spuntasse. i Secondo le informazioni che ci fu dato | raccogliere, il Felice Osella era proprietario ■ di una di quelle modeste altalene che s'irn1 piantono specialmente nei sobborghi o nei ! paeselli durame le reste opolnri. Non gli i proveniva un gran profitto, ma quel poco era sufficiente al brav'uo a per tlran | nanzi. ..pieno di volontà.com'egli era. rame l'Inverno, quando Impiantare l'aliale' ilo in qttesio o.quej rione poteva sembrare as- solidamente superfluo e fuor di posto, l'Osella tornava alla sua professione di «cava^ gnaro » e s'Industriava ad intrecciar ceste e cestelli per conto di negozianti o per ven deli dirottamente con qualche protitto. Col ritorno della stagione propizia l'Osella rl metteva in ordine l'aitai-na e con quella on- dava In giro, facondo sor più o meno lun ghe, a seconda del i .-olino che poteva rltror ne. Attualmente l'Osella aveva impiumato l'altalena a Sassi, ma veniva quotldlanamen te a Torino, in bicicletta. Il suo mezzo favo rito e meno dispendioso di locomozione Spesso rincasava tardi, unicamente per ra eionì del suo mestiere. SI capisce che non guazzava noli abbondanza, il poveretto, ma insomma sbarcava il lunario abbastanza be ne. se non sempre comodamente, Abbiamo detto che l'ipotesi più fondata è subito apparsa alle Autorità inquirenti, quella di una disgrazia, perchè l'Osella aveva in tasca tutto il suo denaro, ed in questo caso "-di è rimasto vittima soltanto della propria imprudenza di avventurarsi in bicicletta per una strada immersa nel buio. Certo e che per due volte, in passato l'Osella fu aggredito di notte per via e derubato. Un mattino fu visto ritornare pesto e spaventato e narrò che ignoti rapinatori l'avevano brutalmente percosso e alleggeri;o del portafoglio. In quella circostanza egli, filosoficamente, ebbe ad esclamare: — Meno male che mi hanno lasciato la vita! E* probabile che l'Osella, cosi di buon mattino, si recasse in qualche paesello vicino per fissarvi un « posteggio » e trasportarvi poi la sua altalena, poiché in questi giorni due individui, a quanto sappiamo, si erano abboccati con lui in via Bosillca per indurlo a noleggiare l'altalena. Ma a quanto pare vi fu disaccordo nel prezzo e non si concluse nulla. I risultati dell'inchiesta Premessi questi accenni vediamo corno 1 Autorità giudiziaria ha potuto convincersi che l'ipotesi di una aggressione va scartata e si deve invece accogliere quella di una disgrazia pura e semplice. Sul posto ove fu rinvenuto l'Osella agonizzante si recai ono dalla vicina seziono di pubblica sicurezza di San Donato il commissario cav. avv. Olivazzi, il maresciallo dei carabinieri Ruda ed alcuni carabinieri specializzati por compiere un minuto esame di tutte lo circostanze. Dopo aver preso attentamente in considerazione i particolari, sia per la località, sia per le tracce di urto violento lasciate dalla bicicletta, l'autorità di pubblica sicurezza ha ritenuto di potere affermare cho l'Osella non è stato vittima di una aggressione notturna, ma bensì di una disgraziata caduta causata dal cozzo contro un paracarro. A circa cinquanta metri oltre l'angolo di via San Donato col corso Regina Margherita la strada è in forte discesa, si presume che il ciclista andasse ad una velocità notevole. Oltre al pericolo rappresentato dalla banchina non mollo spaziosa e dalla luce ancora incerta l'Osella aveva anche l'unico freno deila bicicletta — una vecchia e modesta macchina — rotto completamente, tanto che era del tutto inservibile. Ad un- certo punto, pensa l'Autorità, il ciclista devo avere urtato col pedule destro contro un paracarro. Il cozzo fu senza dubbio violento, poiché la staffa rimase addirittura spezzata. La bicicletta evidentemente, nonostante il tentativo dell'Osella di tenerla ritta ed in carreggiata, fece una brusca svolta dalla parte opposta e andò a sbattere contro 11 basso riparo del canale di scarico che costeggia la strada. Il canale ha una profondità di circa quattro metri ed in questi giorni è quasi secco. Il suo letto ò cosparso di grosse pietre che sporgono dalla superficie dell'acqua. Essendo sbalzato, per l'urto contro il riparo, dalla sua macchina, l'Osella cadde nel canale con la testa all'Ingiù. 11 colpo fu mortale per lo ferite profonde che gli cagionarono alla testa le aspre sporgenze delle pietre, e por una commozione cerebrale determinata dalla caduta. Ricostruite in tal modo lo circostanze della disgrazia, l'Autorità ritiene inoltre di poter escludere in modo assoluto che si tratti di delitto a scopo di rapina, poiché nelle tasche dell'Osella venne trovato 11 portatogli intatto contenente 476 lire. Un particolare die aveva fatto nascere l'ipotesi di una aggressione, l'aver trovato cioè due cappelli flosci e di paglia presso il suo corpo è. stato presto spiegato. Uno dei cappelli, vecchio e usato, 10 teneva in tasca e l'altro nuovissimo lo portava in capo, avendolo comprato appena ieri da un parente. Alle quattro e mezzo un conducente di veicoli addetti alla polizia urbana, che passava nei pressi, intese qualche lamento ed ebbe anche il modo di osservare 11 povero Osella immobile in fondo al canale. Ma non potendo abbandonare il suo cavallo • pensando che lo «conosciuto che si lamentava più che vittima di una disgrazin tosse un ubbriaco caduto, si fermò un istante sulla strada, in attesa che venisse qualcuno. Avendo veduto un materassaio che giungeva tirando un piccolo carretto a mano, l'avverti della sua scoperta con queste parole: — Bada che nel canale c'è un ubriaco, che deve essere cadulo per la scarpata. Vedi un po' di alutarlo in qualche modo. E il conducente sesie andò. Il materassaio si interessò subito del fatio e scese nel canale, constatando in tal modo che le condizioni dell'individuo erano en più gravi che non gli fosse staio riferito, il suo primo pensiero fu quindi di chiamare subii» altra gente e le guardie municipali, polche il ferito appariva già agonizzante. L'Osella venne esfratto dal canale con l'aiuto di alcune Persone volenterose e deposto In un primo mo- ! ìtiento sul carretto del materassaio. In quo- ' sto modo venne trasportato fino in via San Donalo. Intanto era stata dilaniata la Crose Verde, che In pochi .ninutl potè trasportare il poveretto all'Ospedale 'Martini.

Persone citate: Bada, Crose, Felice Osella, Martinetto, Osella

Luoghi citati: Ruda, Torino