Orme di Roma: Carnuntum

Orme di Roma: Carnuntum Orme di Roma: Carnuntum e a l a o o a o Orme di Roma: Carnuntum VIENNA, agosto, Carminimi), orma di Roma! Non si allarmino i nazionalisti austriaci e non credano ch'io voglia indicate a quello che essi definiscono « l'imperialismo italiano che vuol ricalcare le orme di Roma », dove alcune di tali orme si trovano, ondo porvi il piede conquistatore 1 Conosco troppo bene l'Austria odierna ed amo troppo il mio paese per avere di simili debolezze. Ria il sentire qualcosa di Ialino, il ritrovare qualche frammento di quelle sculture e di quelle forme architettoniche, di quelle lettere scalpellato nella pietra, nella maschia lingua di Roma, laddove tutto attorno, dal paesaggio alla popolazione, ci tiene lontano dall'Italia, ci dà come un senso di gioia, ci fa sentire qualcosa di casa nostra anche se non si tratta ormai che di freddi ed inutilizzabili ruderi. Illusione romantico-sentimentale o voce intima della razza, non indago; pur essendo molto scettico sulla purezza della razza nostra, mi limito ad osservare il fenomeno. Dalla ferrovia elettrica Vienna-Pressburgo si scende alla fermata di Deutsch-Àltenbiirg, che non ostante il nomo altisonante di i vecchio castello tedesco », non è che un gruppo di catapecchie di contadini, e sull'indicazione di un cartello colla scritta in lettere latine: « Carnuntum, Amphiteatrum », percorso un piccolo pianoro erboso che declina verso il Danubio, in una verde e silenziosa solitudine, turbata appena dal mormorio delle prossime acquo del fiume e del vento tra gli alti pioppi, scavata e rivestita di millenario macigno, appare la nota forma dell'anfiteatro romano, il segno dell'antica civiltà, di Roma. E' all'imbocco di una delle principali vie delle genti. Li presso il Danubio s'ingolfa in una stretta fra due rupi: sono le ultime propaggini dei due più importanti sistemi montagnosi europei, le- montagne della Leitha, che si allacciano alle nostre Alpi da una parte, i piccoli Carpati dall'altra. Le montagne della Leitlia, prima di dar forma a quest'ultima rupe, si abbassano in una valletta prativa, la chiamano ancora oggi Ungatntor, la Porta d'Ungheria. Di 11 si doveva passare per raggiungere la Dacia lontana ed il Ponte Eusino, di li entrarono più tardi le invasioni baibariche quando Roma cessò di vigilare: li Roma aveva posto le suo insegne, le sue armi, aveva inviato i suoi mercanti. Poca cosa vi è oggi, oltre all'anfiteatro, che rammenti la metropoli antica: i barbari, che vi sciamarono a stormi bruciando e distruggendo, lè inondazioni che ricopersero i ruderi di mota che il tempo riverdl di boscaglie, i secoli di abbandono assoluto e le costruzioni dei colonizzatori successivi non hanno lasciato nell'ampia zona che va da Petronell ad Hainburg che scarse traceie di quello che ricerche storiche precisarono dovessero essere la città ed il campo romano. Da una cinquantina d'anni appena si riparla di Carnuntum, da quando fra le boscaglie della riva del llume che venivano dissodate, si trovarono le vestigia dell'anfiteatro, fu allora per Vienna una festa. L'Austria aveva nella sua terra una Pompei! Da un altare di Mlth'ra, che a Carnuniuin veniva venerato, il mitico nome delia divinità che vuol essere adorata nelle caverne, tornò di moda. Ma fu lesta di breve durata. Gli scarsi materiali ottenuti da diligenti scavi vennero ordinati in un piccolo museo costruito a Deutseh-Altenburg, ed attorno all'anfiteatro si costruì una specie di semplicissimo parco: un prato verde accuratamente e costantemente pettinato. Per qualche tempo i pii\ scali del Danubio approdarono a Deutseh-Altenburg, per la curiosità Viennesi; poi anche quell'approdo vcni.e abbandonato e la Pompei austriaca diniL.iticata. Raro è oggi, chi non sia uno studioso che si reca a visitare dove sorgeva Carnuhtùm. Vindobona, la Vienna odierna, non era a quei tempi che un campo fortificato, collegato a Carnuntum da tre fortezze minori, ancor oggi se ne trovano le traccie, che formavano quasi una catena di posti di difesa verso il Danubio, collegati dai reparti di cavalleria che a Carnuntum avevano sede. Carnuntum, invece, metropoli della Pannonia, era centro di cultura e d'arte, co- eguo e strada di mercanti. I traffici di tutta l'Europa centrale, le ceramiche che già da allora si fabbricavano in quella regione che divenne la Boemia, i prodotti della Da.ia, tutto giungeva a Carnuntum e da Carnuntum per le ottime strade militari che i legionari romani sapevano costrurre, prendeva le vie di Roma. A Carnuntum era'.un porto fluviale ed una flottiglia danubiana da guerra, che a monte e a valle rapidamente si spingeva sul Danubio e risaliva la Morva nell'infido paese dei Marcomanni per giungere dove troppo lenta e difficoltosa sarebbe slata la marcia delle legioni. Uopo che Druso e Tiberio si erano spinll fino all'Elba, Carnuntum venne fondata sotto Cesare Augusto come base di operazioni militari nella zona del medio Danubio, e la fortuna alla quale commercialmente assurse un paio di secoli dopo, dimostra come opportunamente fosse stato scelto il luogo e come armi e commerci percorrano le stesse vie. Por la prima volta sotto Marco Aurelio le armi rotmne piegarono davanti a Marcomanni e Longobardi che, occupata Carnuntum, ebbero libero il passo sul suolo italiano; per la prima volta lo straniero valicò le Alpi e distrusse Aquileia ed Opitergium, l'Oderzo d'oggi. Due successive fortunate campagne di Marco Aurelio riportarono le aquile romane ancor oltre, nuove fortezze vennero costrutte e Carnuntum, di dove le operazioni militari venivano dirette, ebbe nuovo splendore: ivi Marco Aurelio, il soldato filosofo, trovò il tempo di scrivere il secondo volume delle sue opere filosofiche. Lapidi del museo carnuntiano ci dicono che a Carnuntum furono l'imperatore Adriano ed Antonino Pio, e che le legioni della Pannonia, dopo l'uccisione di Commodo, elessero ad imperatore il loro comandante a Carnuntum, Settimio Severo. Fu quello il periodo di maggior fortuna della città. Le visite degli imperatori si continuarono, ma colla debolezza che cresceva all'interno dell'impero aumentava l'aggressività dei barbari e Carnuntum subì il destino pi il crudo, che ai confini dell'impero, mancandole l'appoggio centrale ed incalzando le invasioni, rapidamente si disfece e crollò. Rarissime iscrizioni vennero trovate del quarto secolo dopo Cristo, nessuni del quinto. Non si ha nessuna notizia del quando, del come e da chi Carnuntum sia stata distrutta: forse dai Germani, forse dagli Unni, forse da altri bai-bari invasori, che nella loro furia distruggitrice non lasciarono traccio di sè. Alcune scoperte archeologiche ci fanno pensare come precipitosa sia stata la fuga e l'abbandono: negli scavi che hanno pollato alla scoperta del magazzino militare di Carnuntum, sono state trovate armi infrante e vettovaglie abbandonate; in un forno persino sei forme di pane preparate e non coite. Se nella fuga precipitosa i fuggiaschi abblanu trovato la salvezza o li abbia raggiunti la morte, nessun indizio; ossa umane rinvenute nei prèssi fuj.i da qualsiasi sepoltura, potrebbero avvalorare quest'ultima Ipotesi. Finita la potenza di Roma, in quel nodo centrale delle vie delle genti si sovrappose la storia del medio evo. il nome di Carnuntum rimase dimenticato. Dalla Porla Ungarica entrarono gli Avari, poi gli Ungari, poi i Turchi. Nei pressi di Carnuntum, a DeutsehAltenburg, è una collinetta alta una ventina di metri, uu luinulus, sul quale sorge - la vecchia chiesa; evidentemente è opera della mano dell'uomo, ed un'antica leggenda vuole che ivi sia sepolto Arpàd, il primo re d'Ungheria, sul limitare della Porta Ungarica: leggenda barbarica millenaria, rimasta viva dove e morta la storia di Roma. Contro le invasioni barbariche, nel medio evo, la regione si popolò di castelli svevi, divellilo la terra dei castelli, il Rnrgenland; noi dominio ungherese. Gli Slavi scesero lungo i Carpazi. Sul Danubio, di fronte alla Porta Ungarica, i tedeschi costruirono la fortezza di Hainburg, e di fronte, sulla riva opposta del fiume, gli Slavi quella di Devi. Ancor oggi, mutali i tempi, sovrapposte razze e nazionalità, dive i Romani avevano voluto sorgesse Carnuntum, tre distinte nazionalità confluiscono e s'incontrano: tedeschi, slavi ed ungheresi. Alla distanza di duemila anni, si riconferma la sapienza strategica ed il senno commerciale di Roma. Erminio Giovanardi, LvcttstuctvecidatllztbqevddtltttdgfnmcqnCVdcillpcqnpepp

Persone citate: Antonino Pio, Cesare Augusto, Commodo, Devi, Erminio Giovanardi, Germani, Settimio Severo, Turchi, Ungari