Il Consiglio del Lavoro

Il Consiglio del Lavoro Il Consiglio del Lavoro Oggi che si torna a parlare vivamente di collaborazione sindacale, parrebbe giunto il momento di ricordarsi che in Italia c'è — almeno, diciamo così, in pianta — un Consiglio del Lavoro. Si tratterebbe di dargli una sistemazione definitiva — dopo ì progetti, rimasti tali, Abbiate e Labrio:a — e di farlo funzionare. Avremmo risolto, allora, almeno come inizio, il problema del collaborazionismo sindacale, a quello stesso modo del filosofo antico che risolveva la questione del moto, camminando. Che cos'è, infatti, il Consiglio del Lavoro? E' un collegio di rappresentanti delle forze produttive — datori di lavoro e lavoratori — che illumina e coadiuva, con i suoi pareri, le sue discussioni, le sue iniziative, l'azione governativa per tutto quanto ha attinenza sia alla produzione ed alla distribuzione della ricchezza, sia ai diritti e agli interessi degli operai (comprese, in questi, le loro condizioni di moralità, d'igiene, e via dicendo), sia, infine, ai diritti e'agli interessi dei consumatori, terze- elemento, tra capitalismo e proletariato, da non dimenticare. 11 Consiglio del Lavoro è un corpo tecnico e non politico, ciò che non significa punto che la sua attività sia politicamente indifferente od inutile. E', infine, come lo dice il nome, un corpo consultivo e non legislativo; dà, cioè, pareri, che il governo potrà essere obbligato a richiedere, o anche a seguire (quando sia prescritto il « parere » conforme); non legifera, non ha, cioè, autorità per imporre determinate norme al governo ed ai cittadini. Veramente, era stata sollevata e discussa in Italia la questione se dare, o no, al Consiglio del Lavoro, poteri legislativi: l'on. Abbiate si era avviato per quella strada, l'on. Labriola, invece, era tornato indietro. Oggi, che si tratta, innanzi tutto, di tornare a ricostituire e a fare funzionare l'istituto, sembrerebbe ovvio contentarsi, almeno per principiare, del meno, cioè della semplice funzione consultiva. Con queste premesse, pare a noi, ripetiamo, che il Consiglio del Lavoro sia io strumento più adatto per avviare quella collaborazione sindacate a cui rivolge il pensiero con tanta insistenza — insistenza assai apprezzabile e commendabile — l'ori. Mussolini. Lo strumento più adatto tecnicamente, ed anche la soluzione politicamente più facile. S'è visto, infatti, nelle settimane scorse — anche senza riandare ad episodi precedenti — come il problema di far collaborare le organizzazioni sindacali, e particolarmente la Confederazione del Lavoro, col governo presenti difficoltà generiche e specifiche, immanenti e contingenti. Lasciando da parte, per oggi, le specifiche e contingenti (quelle, cioè, che sono collegate alla presente situazione interna e al passato prossimo), la difficoltà maggiore, che e in re ipsa, pare a noi quella di rendere i sindacati, in certa misura, organi dello Stato, mentre questo, in Italia, manca fino ad oggi di ogni carattere sindacale, essendo invece costituito su base parlamentare-burocratica. La difficoltà può esser superata, in un primo tempo, dando appunto ai sindacati funzioni tecniche e non politiche, consultive, e non legislative od esecutive, dimodoché cosi vengano a coadiuvare, a fiancheggiare l'azione dello Stato, a far da tramite fra esso e la complessa realtà sociale, senza assumere vere e proprie funzioni governative. Ove, pertanto, l'on. Mussolini riprendesse taluno dei progetti già preparati per il Consiglio del Lavoro, o, d'accordo col ministro dell'Economia nazionale, ne preparasse uno nuovo, da sottoporro alla Camera nella sua tornata autunnale, il problema dei rapporti fra governo e Confederazione del Lavoro si avverebbe da sè ad una soluzione soddisfacente per tuttL I confederali, al pari dei rappresentanti delle Corporazioni fasciste e dei sindacati bianchi, potrebbero benissimo esser consultati fin d'ora, per fissare i punti principali del progetto ed elaborarne le modalità. Senza strepito e senza contrasto, al di sopra di ogni pregiudiziale politica e di ogni suscettibilità personale, al di fuori di ogni rivalità fra organismi affini e concorrenti, la collaborazione sindacale si inizerebbe nel modo più semplice, ma anche più efficace : facendo. I rappresentanti dei vari sindacati si affiaterebbero fra loro e col governo, in questo lavoro concreto di elaborazione d'un organo giovevole egualmente a tutte le forze produttive ed a tutti i lavoratori. E il progetto, presentato al Parlamento, provocherebbe alla sua volta una collahorazione spontanea e fattiva di questo, del genere di quelle che il capo del governo — se non c'inganniamo — attende e desidera particolarmente dalla Camera attuale. Punto di partenza, nella elaborazione e discussione del progetto, dovrebbe essere, naturalmente, il diritto di uguale rappresentanza, in seno al Consiglio, di tutte le organizzazioni (padronali ed operale) proporzionalmente alla loro entità, senza pregiudiziali politiche o religiose. Ed un Consiglio del Lavoro cosi composto, e con tali mansioni, realizzerebbe l'apoJltlcismo sindacale, su cui tanto insiste l'on. Mussolini, nella misura in cui esso è realizzabile, e nel modo più conveniente per tutti. Nulla vieterebbe, poi, che un corpo più ristretto scelto in seno al Consiglio, una specie di Giunta del medesimo, fosso in più frequente contatto e in più costante collaborazione col governo a più specialmente col ministro dell'Economia nazionale, per tutto quanto riguarda i problemi del lavoro e della produzione. Additiamo pertanto questo compito — riorganizzazione del Consiglio del Lavoro — sia al governo, sia ai dirigenti dei vari organismi sindacali, sicuri che vi è in esso la possibilità di una collaborazione autentica e fattiva, a vantaggio, in pari tempo, deliv-onomia nazionale e della pacifica zione s citile.

Persone citate: Abbiate, Labriola, Mussolini

Luoghi citati: Italia