Il processo per i fatti di Alessandria

Il processo per i fatti di Alessandria E> PENE Il processo per i fatti di Alessandria Lr» costituzione «li Gorgolini, Aldo Sala, (Silvestri e Volante - Le arrinr|he : li avvocati Picchio, Cerutti e oa, Villabruna per i militi ferrovieri ; ii avvocati De Amici e La Perna per i militi deila Legione Marengo gli XH 730 il idt G dihiff he al Mtai i iVhi ttti demente hanno dichiara XHe ore 7.30 il presidente Gazzera dichiaro, ■perla l'udienza. L'avv. De Annci Ha ).i paroln l'avv. Do Amici,, di Alessandria della difesa del gruppo di imputati delia Legione Marengo. Affronta la questione di diritto ; ritorna cìoìj sulle eccezioni di competenza già presentate dalla difesa (piando si apri il processo e sulle quali il Tribunale si deve ancora pronunciare. I". noria nuovi argomenti storici, giuridici, morali per dimostrare che pure ammettendo che la milizia sia costituita legai mente, c cioè- secondo lo norme costituzionali che règgono il nostro paese, il milite non può considerarsi milite se manca l'investitura, so non interviene il decreto reale a sanzionarne la nomina. Tn un regime monarchico temperalo cerne il nostro, in cui il Sovrano fi il capo di tulle le forze di terra e di mare, non può esistere una milizia, i di cui ufficiali non siano nomina! i dal Re. Mancando questo viene non solo n mancare una delle tasi costitutive dell'istituzione, ma ne risulta infirmata l'istituzione stessa. 1 ministri possono diro (inolio che più loro piace in contrario ma non possono scrollale questi principii che sono i principi] del diritto, f.'el caso della Milizia volontaria essendo mancata questa nomina porcile degli ufficiali appartenenti ad esso ire soli,icomandanti.sono stati nominali dal Re, viene mancare al Tribunale Militare la eompetmza a giudicare. Richiama le deposizioni dell'on. Torre, 'tìell'on. Devecchi e del comandante Forni, e dimostra che i membri deila Polizia ferroviaria non possono essere considerati militi, e che a loro volta i militi non possono essere soggetti alla giurisdizione militare. Si dilunga quindi a discutere se i reati possano considerarsi commessi In servizio o per causa di servizio, e lo esclude. Conclude elogiando lo spirito clic anima ì piovani fascisti alessandrini che si trovano sullo scanno degli imputati e dichiarando di rimettersi alla clemenza dei giudici. L'avv. i ìcciiio Ha quindi la parola l'avv. Picchio, della Difesa del gruppo dei militi ferroviari. « Il P. M. — dice — e stato mito nelle suo conclusioni, ma questa sua mitezza non ci dispensa dal dire che non 6 la gravità della pena che spaventa quanti siedono sul banco degli accusati, ma ò la pena, per se stessa, pei che senlono di non averla meritata •. Ripete che nelle eccezioni di competenza sta tutta la causa; la inllrma in linea di diritto e di. fatto. E consente un'ampia di' scussione sul carattere del dolo. La Milizia nazionale non era ancora il 6 maggio che un organismo in formazione. Vi era una impalcatura provvisoria, un insieme di travi e di stucchi, ma all'edificio mancavano le pareti solide, i marmi, i bronzi. « A questo completamento si sta lavorando con fervore, e molto si 6 fatto e molto si farà ma — dice il dilensore — bisogna ricono< scere che quando avvennero i fatti, quando cioè l'Autorità, scoperchiò l'edificio per fare le indagini attinenti alla causa, entrò in un carniere ove vi era molto lavo ru per gettare le basi della costruzione, ma «ii definito non vi era ancora nulla ». Ricorda comò wnne costituita la milizia volontaria che rappresentò la legalizzazione di uno stato di fatto. La milizia fu istituita per raccogliere la tradizione della milizia squadrista. Non discute la legalità, della costituzione, ma non consente col P. M. clie vede giù in essa un'istituzione saldamente co stituita e militarmente organizzata. Discute sulle nomine provvisorie: afferma che non possono essere suscettibili di giuridico effetto', anche sa rappresentano una realtà di .fatto. Oneste nomine sono la conseguenza della tra sionnaziòno della milizia squadrista in milizia volontaria e sono l'indice dello stato di transazione e di trasformazione in cui l'organismo si trovava. Non si può dare alle nomine prortrisorie con le conseguenti responsabilità giuridiche» il carattere delle nomine definitive, anello se queste nomine provvisorie sono state ratificato. Non si può dare all'istituto della ratifica una veste locale su periore a quella che ha ed attribuirgli maggiore importanza di quella che ebbe nella realtà dei falli e cioè quella di formale con stalazlone di una situazione esistente. Man cando la lesalilà dello nomine cadono tutti quei reati ni insubordinazione che hanno tanta pane nell'atto di accusa e che sono per molti degli imputati il solo motivo di con danna. L'avv. Picchio passa poi a trattare della Milizia ferroviaria. Dimostra che essa fu istituita solo per difendei e le ferrovie dai ladri e che quindi non poteva comporsi che di guardiani. Il comandante Forni pensò inquadrarla, i'on. Torre miro a consolidarla, ma il gen. De Bono vollo invece tenere distinta la milizia dalla polizia e pensò a far giurare gli agenti. L'ordine di fusione venne troppo tardi, quando già gli incidenti erano accaduti. L'avvocato s'addentra poi brillantemente nell'esame della posizione d'ognuno degl'imputati appartenenti alla Po'bia ferroviaria. Sostiene per il Masini clic era un seniore di fatto e cadono quindi le accuse di insubordinazione per gli incidenti col Hessio e col Serra. Conclude richiamandosi con accento di passione alio spunto iniziale, affermando cioè che vi è una realtà di fatto che è superiore alle, norme disciplinari vere o supposte. La legge non si applica meccanicamente. *La sentenza non può essere un sillogismo freddo. Logicamente voi non potete affermare che un trailo di penna può aver imitalo una istituzione in formazione in un organismo della saldezza e della compiutezza dell'Esercito, glorioso di tradizioni. L'avv. Cerniti Terzo oratore: l'avv. Cerniti, della difesa dei militi ferroviari. Dice che saia tacitiano. Squadrista, saluta gli squadristi. Avverte rhe si limiterà a prillare dell'imputalo Masini, di cui si è assunta particolarmente la difesa. ppr esperienza _pei sonale dichiara che la donjanda d: iscrizione alla Milizia Nazionale non costituisce riconoscimento della qualità di milite. . Fare la domanda, dice, non significa essere accettalo. Portare una camicia nera, anche se si sia chiesto di appartenere alla Milizia, non vuol dire essere milita ». Ricorda come vennero fatte le domande quando venne costituita la Milizia. Dice che in non poche sezioni del partito fascista le domande vennero faite dai segretàri, chiedendo e anche non chiedendo l'approvazione agli interessati. Vennero fatte come se si fesse trattalo di una semplice formalità burocratica. Queste domande non possono avere quel valore che si intende loro dare: arruolamento, sottomissione alla giurisdizione militare. Passa poi a trattare delle imputazioni che vengono falle al Marini. Dice che se non era più seniore dèlia Milizia, era seniore della Polizia ferroviaria. Lo hanno dichiarato Torre e Sala. 11 Mastai non portò quindi abuslvamento i segni del grado e non può avecefupngncasmvpzcnlrAcsdtbnvdtcfdCbl|"mgtrJppctsnsnznb'tnqAgaessere imputato di abuso. Anche ammesso che non ne avesse diritto, non può esserci dolo in lui perchè aveva motiva di ritenersi seniore per l'incarico, l'assegno e il riconoscimento da parto delle autorità da cui dipendeva. Trattando i! Rcssio come collega il Masini agi in buona fedo, in perfetta buona fede. Sulla seconda imputazione che si fa al Masini, e cioè di rifiuto di obbedienza al console Carosio che gli ordinò di lasciare Alessandria col treno delle 1-7, osserva che non vi può essere reato perchè mancò un ordine preciso, categorico. Fu un invito, un semplice invito quello del Carosio e il Musini non si è macchiato di reato. « Masini, dice, si trovò incerto tra l'ordine di Carosio e quello di To^rp; uno che gli faceva obbligo di partire, l'ol'ro di restare per assicurare la tranquillità nella stazione di Alessandria dove dovevano passare i Sovrani d'Inghilterra e obli ■-> consiglio, mandò a chiedere ordini a Torre n Torre, gli ordinò di restare in stav rj ocli vi restò. E vi restò per difendei in stazione dol minacciato assalto dei la- Alessandria. Niente rifiuto di ob- I-"■" ■ ''■ ■ 1*. nessun eccesso nell'applicazione della r-perchè sappiamo quello che è successo n iella sera alla stagione di Alessandria • r '■ ;rrn ì'nTTt>Mo <lol c<-r»i m afferma che al Mastai non si può far rimpro-' vero di aver malmenato il centurione, Sulla terza imputazione: insubordinazione cen minacce contro il Rcssio, nota che se vi fu tra i due scambio di parole vivaci, e da parta del Mas-ini l'ingiuria contro il Rcssio, non si può parlare di minacce ma di ingiurie. lì viene cosi come ha promesso, tacitianamente, ma non senza efficacia, alla conclusione: « Non faccio della retorica. Dico ai giudici: Siete dei militari; giudicate voi so questo sia 11 caso di applicare il codice militare »., L'avv. Jublin Terzo oratore della difesa dei militi ferroviari ci l'avv. Jublin. Fascista, saluta gli imputati a nome dei fascisti. Afferma pregiudizialmente che nessuno degli imputati e incorso nelle responsabilità che sono precisate nell'atto di accusa perchè non vi « stala violazione di légge e chiede un verdetto che rinvìi gli imputati alle loro case. Passa poi a dire della polizia ferroviaria. Accenna al modo con cui è stata tonnata, alle caratteristiche che ebbe, al servizio che prestò, o Fu, egli dice, sul principio ad Alessandria un organismo elio servi ad occupare utilmentc del fascisti disoccupati; i militi ebbero la camicia nera perchè erano camicie nere questi guardiani della proprietà ferroviaria; ebbero gradi corrispondenti a quelli della milizia, ma per dichiarazioni del fondatore o capo on. Torre, e per dichiarazione de] comandante Forni, le due istituzioni non si fusero ; l'uria rimase dipendente del Comando Generale della Milizia e l'altra dell'Alto Commissario delle Ferrovie. Giudicare i meni bri della Polizia ferroviaria con il codice militare- è assurdo. Non solo non erano militi, "ma quando si, trattò di farli giurare, dove giurarono, vennero chiamati dinanzi al Protoro. Non si può quindi assoggettarli alla giurisdizione militare ». Fatta la questione d'indole generale, l'avv. Jublin, non si sofferma su questo o quell'imputato, ma si interessa dell'insieme delle imputazioni ed esclude la colpevolezza. Con una commossa ed efficace perorazione chiede che tutti gli imputati siano rinviati al loro paese, alle loro case, alta loro madre, espressione concreta della Patria che Hanno voluto servire e di cut con ogni atto, ogni azione sono stati servi devoti. Sono le li.so e il Presidente rinvia l'udienza al pomeriggio. Ls nuove costituzioni A fine della seduta antimeridiana si annuisciavaaio delle sorprese e, tornati in tribunale ci accorgiamo che la promessa è sia'ta mantenuta. Gii imputati presenti non sono più 19, ma 23: se ne sono presentati altri quattro, tutti militi della Legione Marenso: il centurione Consalvo Gorgolini, il milite Aldo Sala, nipote del sindaco, il milite Giorgio Silvestri e il milite Ambrogio Volanti. Il P. M. avv. Guasco, nella previsione che altri imputati si presentino ancora, anziché trattenere i quattro, d'accordo col Presidente, li manda alle carceri. « Per economia di tempo — osserva — saranno interrogati domattina ». , . „ L'avv. La Perna prolesta: «Gli imputati die si sono presentati, egli dichiara, hanno diritto alla difesa ; se non souo stati interrogai* 6 fatto divieto agli avvocati di accennare alle imputazioni che gravano su di essi. Devono quindi essere interrcsali. Hanno diritto di assistere all'udijenza. Ss il presidente non crede di poterlo fare rinvìi la causa». Alle ore 16 precise il generale Gazzera dichiara aperta l'udienza. L'avv. Sardi chiede venga dato atto della presentazione dei quattro contumaci rinviando a domani il lcro interrogatorio. . ,. Presidente •' — Se sono wresent* ancora 11 faccio entrare e li interrogo. Mezze misu- T\ "hspone perchè Gorsolini, Sala, Silvestri e Volanti vengano introdotti, Il Presidente invita Uorgnlins a dire quanto ha fatto nella giornata tumultuosa, Dice cne non fu alla stazione quando si sparò, perche era a pranzo dal sindaco. Dinanzi ni Londra ebbe l'incidente col Passerini, rimase temo e colpì il Passerini col frustino Volanti dichiara che fu alla, stazione cogli altri Vide il Serra quando si gettò dinanzi ai militi per fermaili. Assistè al fermo del Spiro Presidente: — Avevate pistola e cartuccie quando vi si arrestò? — SI Al Sala, Imputato solo di insubordinazione, il Presidente non ritolge particolari domande, non fa delle contestazioni. Fu codi apri alla stazione, trasgredendo agli ordini del sindaco Sala. Silvestri dichiara che non ebbe ad invitare i suoi amici a percuoterò il Passerini di fronte al bar I-aguzzi. «Non ricorro agli altri — dice — quando ritengo di dover agire. Io assumo le mie responsabilità ». Presidente: — Lo ha dichiarato l'interessato. Passerini: -- io ho deito di aver sonino quelli frase; chi l'abbia detta non so. Presidente: — Quando fu interrogato dal giudice istruttore ed in udienza non ha sottilizzato. , Per quanto si riferisce all'incidente col Sala, alla stazione, dichiara che si riteneva supcriore e che, come tale, in diritto di chiedergli spiegazioni. Ammette che in quel giorno era Irritato per quanto era successo al Londra, e per la definizione del Torre: « cani lurnosi ». E l'interrogatorio ò finito e si terna alle arringhe. L'in. Villabruna Ha la parola l'on. Villabruna della difesa dei Militi ferroviari. Dice che non farà delle premesse perr-hi* sono superflue in una causa de! genere e si limiterà a leccare alcune delle questioni che rappresentano la parte viva del dibattito. Vi'sono delle norme legislative da ridisputare, vi è un caos da illuminare, una matassa da sciogliere. Vi è una tradizione giuridica du rispettare, vi sono dei principi giuridici che si debbono salvare. La rivoluzione fascista ha distrutto molte cose immonde, ma non ha distrutto, menomato, vulnerato quel Codice penale dell'Esercito che aappresenta l'ortodossia giuridica. E' questo Codice che si deve applicare; le responsabilità degli imputali ò nelle sue disposizioni che devono essere inserite. Non si può equivocare. Non si può restare sui margini. Non si può abbandonare Ja grande diritta via per giovarsi di sentieri tortuosi che rappresentano le estensioni, le interpretazioni della legge, ma non sono la legge. 11 comandante Italo nnlbo, di^e, ha denunzialo i fascisti alessandrini al Tribunale Militare. Con questa denunzia egli ha espresso una sua convinzione personale, convinzione che è in contrasto con altre non meno autorevoli, come quella del generale Fara. La verità è che negli imputati il 6 VtzrièqqtnstslllelurnnlrscsicMtcrpVqrfbnTpldtc maggio non era la convinzione di essere sol n e n i o e e a i - e e m toposti alia giurisdizione militare e di essere militi di fatto Il movente di (pianto è successo ari Alessandria il G maggio, osserva l'on. Villabruna. non lo si devo cercare in sentimento di odio o di rancore tra militi e militi. Lo hanno dichiarato tutti gli imputati. Quella del C maggio non è stata una giornata tragica, lina giornata di passione scatenala. Vi furono scambi di ingiurie, scambi di scudisciale. Si ebbero anche colpi di rivoltelln. Ma nessuno agì per un movente, personale ma tulli si mossero col proposito di difenderò l'onore dei pronri cani, di dare ai propri capi una dimostrazione di attaccamento, Cera una, tormenta in aria e tra la tormenta tutti furono presi. Risogna tenerne conto ed accordare tutto te circostanze attenuanti, ammettere irli effetti della suo/gestione, il dominio delia forza irresistibile. Dimostra poi die quando avvennero i Inr1 ■ i«li eli imputati non avevano la intenzione di violare In legge e a maggior wione non .avevano la intenzione ili -.i-' - j| Codire penale por l'esercito. • Ignoravano celi dice, la esistenza del regolamento, non sapevano dì es?ero sottoposti alla giurlsdizio. nr> v^!,'J tv-.... r.. r- .»'- Vecchi tutti concordemente hanno dichiarato che' gli imputati non avevano la coscienza della posizione in cui si trovavano ignoravano le responsabilità a cui andavano incontro. F. non si può terne loro colpa. Vi è una sola ignoranza che non ha scusa: quella della legga penale. Per le nitro leggi, quelle non penali, quando mania la volontà detarniimiia, l'ignoranza è una discriminante. E questo è il caso dei lascisi} alessandrini. Ignoranza assoluta ttel rotolamento di disciplina c mundi materiale impossibilità di volerci mancare. Si sofferma quindi a dare la prova cho la polizia ferroviaria non era parìe integrante della Milizia Nazionale. Ricorda quanto ha detto l'on. Torre, quanto ebbe a dichiarare ltassio e quanto disse il comandante Forni. La Milizia ferroviaria era indipendente, dipendeva unicamente dall'Alto Commissario alle Ferrovie, non assolveva cho a compili di polizia; non può esser confusa cor. la Milizia Nazionale, non può essere sottoposta alle stesse leggi disciplinari che reggono l'esercito. Sarebbe far torto alia verità, costruire sull'assurdo. Quello cho non è stato ammesso dai capi non può essere elevato a stato di coscienza dei gregari. S'indugia poi a discutere, caso per caso, le imputazioni dei militi ferroviari. Illustra l'incidente Ressio. il fermo del Serra, parla del Masini c dell'accusa che gii si fa di aver portato abusivamente dei distintivi. E conclude con una calorosa e fervida perorazione. «Vorrei dire, se me lo permette il Tribunale, una parola di conforto a qnesli giovani imputati Vi sono ricordi che non si dimenticano: quelli rielle manette, delio sofferenze carcerarie. Eppure io benedico per loro qjaeste sofferenze perchè sono di nrnmnestramérrtò. E bene che questo procosso sia stato fatto e di na'nzi alla maestà del Tribunale Militare Tornando alle loro case, fatti consci dei prò pri doveri, saranno i veri assertori di quei propositi di pace e di concordia clic ha auspicalo il P. M. Essi devono tornare alte loro case sollevati dal perdono, perchè non si può condannare chi errò non per volontà determinata, ma per ignoranza della lrrrge che vio lava. La sentenza deve essere giusta, equa, degna di giudici e di soldati ». Molte congratulazioni. L'avv. Adolfo La Perna Si sospende per qualche minuto l'udienza. Quando il Presidente ed i giudici ricompaiono ha la parola l'avv. La Penìa. « Vorrei — egli dice iniziando — essere per qualche momento l'on. Villabruna. E non per prendere il suo posto in Parlamento, ma per presentare una legge intesa a frenare la retorica e l'eloquenza. Con il primo articolo vieterei agli avvocati, eri in modo particolare ai Pubblici Ministeli, di fare della eloquenza e della retorica ; col secondo stabilirei le pene per i trasgressori. Se tale legge fosse applicata, l'avv. Guacco potrebbe mettersi tra i defunti. Tìgli è sialo nella sua arringa cosi magnificamente eloquente, che meriterebbe la pena capitale. Egli è stato cosi eloquente che io non mi attento di conti aslarlo per non provocarlo a replicare. » Il P. M. — osserva poi — ha parlato di militi di fatto. Non entro in questioni giuridiche, che di questo ampiamente tratterà l'avv. Sardi. Mi limito ad opporre al milite di fatto presentalo e tratteggialo dal P. M., quello che. secondo me. è il .'-oblato di fatto, poiché è la legge dell'uno che si vuole applicare all'altro. Che cos'è il milite? Che cos'è il soldato? La differenza tra l'uno e l'altro è profonda. 11 mìlite non vive tra i militi che saltuariamente; sta nella sua casa, conserva le sue abitudini, vive della sua vita, a carico suo o della sua famiglia, e non è mobilitalo che quando creilo di farlo un suo superiore. Un qualsiasi superiore. Milite di fatto diventa senza una particolare preparazione, senza una precisa istruzione, senza alcuna formalità. Diventa tale sólo perchè dimostra di voler essere late. Anche per una dichiarazione collettiva. E se manca questo, anche solo perchè, vestito di una camicia nera, si irova tra le camicie nere. Questo dice il P. M., mettendo di fronte ad uno stes.-.n grado i : respo-Àbilità. ohi ha fatto e chi non ha fatto la aEi.nn.wla di appartenere alla milizia, chi ha giuralo e chi non ha giuralo, ed ancora chi si trova tra la milizia solo perchè momentaneamente disoccupate. Il soldato t-i fatto è un'altra cosa. Perchè il borghese diventi solitalo di fallo, a lo potete dire voi, signori giudici, che di tanto paziente amore e di tante premurose curo circondate le giovani rechile, diventa soldato dopo un lungo tirocinio. Il soldato muta ogni sua abitudine entrando nella caserma. Entrando Ira militari inizia una nuova vita. Lo Stato gli dà tutto, pensa a tutto. E' isolato dal resto del mondo, è un nitro. Lenta, faticosa preparazione. Preparazione che comincia al momento In cui si presenta al Distretto, in cui è ricevuto alla caserma al suono della musica, e che si fa per gradi, con istruzioni pratiche, tecniche, disciplinari, morali. E ci vogliono mesi prima che l'opera sia compiuta. Applicare a questo soldato di fatto, quando 0 cosi forgialo, il Codicn militare è giusto. Sa cosa è. Conosce i suoi limiti e i suoi dovéri. Monne si è pronti a sraisarl.i se, appena entrato in caserma, insilila un caporale, è logico punirlo quando istruito, formato, manca al siici doveri, si ronde colpevole di atti di insubordinazione. Mettere alla pari il soldato, questo soldato, con i militi, con quei militi di faito du; vede il P. evi., è assurdo. 11 soldato conosce il regolamento di disciplina, sa che cos'è il Codice militare; il milite ignora il regolamento di disciplina, sa, forse, che esista un Codice militare, ma ne. ha la più lontana id cochairiMcom(tatacoesPmvoGubifpfavemmmdi" ziMcodosodecoGrd&amtiFgmpddnvtsvdsbdsvalatclrVssblCsNgcqsucldpdmctnepdCtarpfprlgssddmcPdsqCiche Io riguardi direttamente; come pretenderei l(I! pareggiarli? Ai militi non si è dato men- | nte, nè istruzione, uè capacità, e si vorrebbe protendere lutto. Non è possibile Po voice colpire il milite come soldato bisogna prima che ci sia il soldato. Il cittadino può essere Cnlpiio anche se ignora lo leggi, perchè. Inni siamo cittadini, .si nasce cittadini, ma non si poo colpire -come soldati gente che tale non o e che non è stata messa in condizione da puler essere ritenuta tale ». Il milite e l'ufficiale Traccialo con varietà di immagini ed acutezza di osservazioni questo confronto tra il soldato e il milite di fatto, l'avv. La Perna presenta ii milita di fronte ai proprio ufficiale e traccia una serie di profili di inoi;o vigore o rilievo. E ciò a dimostrare che gii imputati, per il solo fatto che è man. aia loro la voluta preparazione, non possono essere rit&nu'i soldati u sutioposti alia giurisdizione militare. Premesso che ogni soldato , nosco di nome e di persomi i propri ufficiali, si chiede: Conoscevano gli imputati i loro comandanti? La risposta non e fucile. !,' sd1ptnzlzj cpatmrvpNdmslruttoria rivela lata mia luniultuorietà di ! !promozioni o rimozioni, di nomino abusive e provvisorie, di gradi esistenti e inesistenti che è difficile districarsi, il p. m. non ti è riuscito, tanto che è in contrasto con l'Avvocato Militale che non ha riconosciuto il Torre corno generale mentre egli di tale grado gli ha fatto dono in udienza, lo non ini , : sono raccapezzalo. Penso che inolio difficilmente ci riusciranno i giudici. A maggior ragione devono trovarsi ai buio gii imputati. Risogna anzitutto intendersi sulla figura dell'Ufficiale. Essere ufficiale rappresenta avere un segno di distinzione; un marcino ul lealtà, di onorabilità. Ad un ufficiale si aprono lune le porte. E perchè? Perche si mi che l'ufficialo è fatto tale dal He e il Re rappresenta la lealtà o l'onore. Ciò tanto bene Ini compreso l'on. Mussolini che nel decreto che costituisce la .Milizia volontaria ha stincilo che gli ufficiali devono essere nominali dal Re. E' l'Inserimento nella grande tradizione dell'Esercito su cui non si veglierà mai abbastanza gelosamente. Gli ufficiali devono essere nominati per decreto rcjulc. E I capi infatti sono stn<i nominali dal Ilo. j>er un ol1 ri si è provveduto con le remine li re vvi sorte. Nomine fatte come? Da chi? Dietro proposta dei comandi. Osservo lì,-; non può essere ritenuta legalmente conio pri positi ■ nominii elio quella che >i fa u! It" Comando generale, proposte fatti da chi? \. - . i : - > l • > C'olii, come il sindacò Saia, che per il fasciino tinto baiino sacrificato, che ni panii psdziapnmcplsqEpnml4ioahanno dato anche ciò eh:1 rappresentava U i subite nella guerra, e che si refendono non per denaro ma per affetto, cho sono fuori discussione; ina ve ne sono nitri sui quali non si irraggia la medesima luce. Ma limi èrano ugnali pel diritto di proposta. E qui l'avv. La Perna esclama: « Reclamo Jl diritto di parlare n braccio sciolto ed « moia libera ». E inizia le serie dei pipresentando io diverse figure di ufficiali della Milizia ilo sono interessati nella causa. E diro del Ri ssio, valoroso ufficiale dell'esercito, lenente colonnello, fatto cenerine della Milizia, poi console, poi seniore n per ultinio, per te seioglinienlo de! suo gruppo •' legioni, semplice milita. Ricorda l-'cirei.-i. console per Torre, non console por Se.la e dichiarato concordemente non consolo quando arve la sua nomina nel Bollettino ITfl... \ecenna a Masini, oggi seniore della izi'i, domani seniore della Polizia. Ril'iia Serra, che definisce magnifico raso, non più milite ma ufficiale di polizia .urna e cerne tale da essere ai', ria Mi: considerato coni" «upeiiore. Presenta Sovioo. centurione, ma centurione di ohe7 nella polizia urbana, (ta"o milizia ferroviaria, della milizia volontaria? Di fallo ha dato lo dimissioni anche cor''"' milite, ma continua per i militi nel essere in una posiziono di comando. Ricorda Passerini, Aldo Sala, centurioni della polizia ma per nomina spontonea. Ulta sentenza di bonlà r cui interrompe la presentazione per rivolgersi al P. M. «Ufficialo di fatto, dice l'avv. Guasco. Ma se io mi inlroduco ppr una combinazione in quartiere e gabbando la buona fpde del comandante del reggimento riesco a farmi credere ufficiale forse per questo lo divento? E so un caporale, scoperto il trucco, mi da ima pedata, chi dovrà punire il Comanrianle? Il caporale o me? Punirà certamente me che vengo a risultare tm imbrodi'ono di fatto ». " netto questo continua nella sua documentazione pratica per trarne la conclusione che la Milizia volontaria, compreso i quadri, e ancora in formazione. La Milizia esiste e sarà domani la forza della nazione, ma i militi sono ancora da formare da plasmare. Il desiderio del Gran Consiglio Fascista non è ancora tramutato in realtà. E ne deduce: «Si¬ g gnori giudici, se non volete condannare la Milizia, assolvete costoro; se volete colpire la Milizia condannateli. Ma ricordatevi che è la Milizia che colpirete al cuore». E pa:-sa brevemente a trattare della insubordinazione dei militi per non aver ottemperato alle disposizioni del consolo CarOsiO c del consolo Sala -Il sindaco Sala, osserva l'avv. La Penìa, alle 5 ha dello ai militi: svestile la divisa e disarmatovi. Ed essi hanno obbedito. Portata a casa 'divisa ed arma sono tornati al fascio. 1 militi non hanno un quartiere, il Fascio e il loro luogo di ritrovo. Ci sono lor nati porcile? 1 gitano bene, e gli sono fedeli. V. fedeli perchè non interessali. E Sala li ha invitati alla calma. E' slato il suo un invilo non un nidiiitì. so avesse dolio loro: «Non andate alla stazione « sarebbe stato un ordine. A chi parlava Sala? Ai fascisti od alla folla. Sala è il Consolo. Occoferri ha insinuato che Sala mentre, faceva opera di pacificazione sottomano accendeva gli spirili. Sono calunnie. Lo sappiamo. Sala ha detto: state calmi... Semplicemente. Per affermare che abbiano mancato ad un ordine bisogna dimostrare prima rhe l'ordine è slato dato. Ed è per questo che io mi chiodo su qua! base di diritto è stalo formulata l'accusa. Quello che è successo, alla stazione lo sappiamo. Si è detto eh" i militi che andarono alla stazione erano armati ed inquadrati o che li comandava Serra. In questo caso disubbidendo a Sala avrebbero ubbidito a Serra. Come vedete il raso si complica. SI è parlalo di rivolta. Rivolta non armata ha detto il P. M. E' una prima concessione. Io mi auguro clic replicando l'avv. Guasco faccia un nllro passo e si associ alla mia tesi. Nè rivolta, nè trasgressione di ordini ». L'avv. La Perna parta da un'ora incatenando l'attenzione dei giudici. A questo punto brillantomonte precipita alla conclusione. «Vi furono molto incongruenze, egli dice; tuttala causa è piena d'incongruenze. La vostra sentenza sia una sintesi di bontà e di clemenza. Non flagellate questi giovani: vecchi soldati d'Italia, stringete al vostro cuore questi giovani soldati d'Italia», il pubblico e parecchi avvocati applaudono. I colleglli si affollano interno all'nvv. La Penìa per complimentarlo. Oggi seduta alle ore 7,30. dslpddeslvedere Sala perchè gli vo-1 mcscVcdmqlrm