Ciclo storico

Ciclo storico Ciclo storico • In nessun campo come in quello della politica internazionale occorro guardarsi bene dal confondere l'oggi col domani, la Situazione immediata con l'assetto storico iene si va preparando. E, a sua volta, nessun momento della politica internazionale, negli ultimi decenni, richiede come il presente l'applicazione di una simile verità. Noi crediamo che una gran parte del pubblico italiano, anzi europeo, debba provare, da alcuni mesi a questa parte, .m Acuto senso di disillusione in confronto del problema germanico, e più particolarmente della politica inglese che lo riguarda. Esso pubblico è tratto, dalla suggestione delle notizie e dei titoli, ad aspettarsi, ogni settimana od ogni quindicina, l'evento definitivo, il « colpo di scena ». Un giorno, è l'occupazione francese della Ruhr; un altro giorno lo sciopero generale nel territorio occupato; un terzo, la catastrofe monetaria; un quarto, l'insurrezione dei comunisti o dei nazionalisti. E dalla parte dell'Inghilterra, prima le dichiarazioni del Governo inglese intorno ali'occui>azione francese; poi, la risposta alla nota tedesca; poi ancora, la proposta presentata agli alleati di una nuova politica; infine','-la risposta alle risposte dei francobelgi alla proposta. Ad ognuno di questi Atti diplomatici, il pubblico si aspetta i! fatto decisivo, il cambiamento radicale ideila situazione: intervento inglese a fonilo, la Frncia che cede e sgombra la Ruhr, o a -unenti il conflitto franco-inglese, una i.uova guerra europea. Ma poi non succedo nulla di tutto questo : nò crollo definitilo germanico, nè insurrezione o rivoluzione dei tedeschi, nè capitolazione francese, nè intervento attivo inglese. Il pubblico diviene scettico, e conclude che è tutta una commedia, una interminabile commedia di cui è inutile occuparsi più n tango; oppure si persuade che è, sì, una partita seria, ma la partita è già vinta definitivamente dalla. Francia, mentre la Germania è ormai definitivamente a terra, te la Gran Bretagna non è capace d'altro -the di parole. Queste impressioni del pubblico si spiegano benissimo: ciò che non significa punto che siano giuste. No, quella della Ruhr non è punto una commedia; è una cosa seria, seriissima, da cui possono dipendere i destini d'Europa per decenni; ma, nonostante questo, o proprio appunto per Questo, è un affare di cui una qualsiasi soluzione non appare vicina. E la nuova politica inglese, nei riguardi della Germania e della Francia, non ò punto una frase, ma una realtà, che inizia, possiamo dire, un nuovo ciclo storico; ma, appunto per questo, trattasi di cosa lunga e lenta assai più di quella che possa supporlo «"impazienza latina, La Francia, infine, o rr dir meglio l'attuale politica francese, veramente votata all'insuccesso, un insuccesso che potrebbe anche risolversi in Una.catastrofe senza esempio; ma l'insuccesso, e il resto, maturano lentamente, attraverso un periodo in cui Poincaré e soci possono anche credere di essere i vincitori. Esiste, oggi, una reale preponderanza francese in Europa; e questa prepond<s k*>nz& è forse destinata a crescere ancora, r' un poiriodo più o meno lungo. Le cause questa preponderanza sono note, e più "Tolte sono state analizzate su queste colonne. L'equilibrio dell'Europa continentale Ifc stato sconvolto, dalla guerra, a tutto ìfavore dello Stato francese:' la Germania, (attualmente senza peso sulla bilancia, la Russia con un peso minimo; tutta una aefeie di Stati nuovi e vecchi necessariamente legati alla politica francese; le altre {grandi potenze vincitrici, Inghilterra e Italia, impacciate, nella loro politica rispetto alla Francia, dai vincoli stessi della vittoria comune. L'esercito francese è di gran ga il più forte d'Europa, c mira a rinfersi sempre più colle truppe nere, delate a imbrigliare l'Europa; domina strategicamente, sul Reno e in prossimità del Danubio, il continente europeo; accerchia, icon gli eserciti alleati stretti ad esso da «convenzioni militari, Germania, Russia, Italia. Non basta; la stessa situazione interna di quasi tutti gli Stati europei confcorre in favore della Francia: questa ha luna popolazione limitata e che non aumenta, in buona parte di piccoli proprietari agricoli, e cioè di carattere sociale particolarmente stabile; una bilancia commerciale non soggetta a gravi pericoli, perchè la nazione ha in sè la potenzialità di Costituire quasi un mercato chiuso; una grande ricchezza di risparmio accumulato. Il sup governo, prettamente oligarchicoconservatore e totalmente accentrato nei dicasteri parigini, gode le simpatie di tutte le caste oligarchico-conservatrici d'Europa, "le quali in qualche stato hanno in mano assolutamente il governo, in qualche altro conservano su di esso una grande influenza. Nè Inghilterra, nè Italia (a preScindere dal dissolvimento germanico 0 dalla oscura, lenta, problematica riorganizzazione russa) possono vantare la stabilità e la compattezza interna della Francia di Poincaré. Questo è l'oggi; e si comprende pertanto tome l'Inghilterra, quasi isolata sul Continente, con l'America in disparte, e con una situazione interna di partiti ancora impacciaste una sua politica attiva, proceda cosi lentamente e come a tentoni. Ma le condizioni che determinano un tale stato di cose sono esse durature? That is the qùestion. Su che riposa, in sostanza — passando dall'analisi alla sintesi — l'attuale potenza egemonica francese? Su quattro elementi: l'abbassamento politicomilitare della Germania e della Russia; il peso di piccoli stati legati alla Francia per nazionalismo; lo sviluppo, in gran parte d'Europa, di spiriti e caste reazionarie, appòggiantisi,- contro gli interessi dei ri; spettivi paesi, alla Francia di Poincaré^e Daudet. Questo triplice fondamento, se non è di sabbia, poco ci manca. L'annullamento politico-militare della Germania e della Russia, per esser stabile, presupporrebbe la scomparsa di quei due popoli, o una loro definitiva disgregazione. Luna,e l'altra si può tranquillamente escludere; per chi osserva bene, è visibile, anzi, un processo di concentramento, una compattezza crescente, proprio a causa delle prove attraversate e da attraversare. I piccoli ■tati vassalli della Francia non potranno reggere a lungo nell'attuale politica, rovinosa per la loro economia, e in contraddisione con i loro più veri interessi nazionali; e perciò, o cambieranno strada, o cadranno. In quanto al prevalere della reazione in Europa, su cui si appoggia l'avvocato lorenese, Metternich minore, coi suoi accoliti di Francia e fuori, esso è un fatto momentaneo, collegato alla stanchezza psicologica della guerra e delle immediate convulsioni postbelliche, ed alla depressione economica europea. L'arresto e il regresso della civiltà capitalistico-industriale favorisce la Francia agricola-reazionaria, e le .caste reazionarie del resto di Europa. Che il"ritmo della produzione riprenda, fene la disoccupazione operaia si attenui te volga a scomparire, che le iniziative capitalistiche tornino, con audacia rinnovata, a fecondare l'Europa c il mondo; e l'onda reazionaria, prodotto" 'della miseria e di mi imbarbarimento incipiente, indietrepgerà di fronte alla democrazia e al laburismo novamente trionfanti in un'Europa ricostituita. La forza attuale della Francia nazionalista è una forza antistorica quanto quella dell'Austria di Metternich. Ma s'intende cha questo non implica una fatalistica aspettazione di tempi migliori, meccanicamente immancabili. La storia è opera umar.a; le forze naturali richiedono di essere impiegale e ben dirette. Il nuovo risorgimento europeo sarà opera lunga e difficile; aggiungiamo, che, per più tempo si lascieranno andare gli avvenimenti per la loro china, e più diffìcile riuscirà evitare catastrofi, non definitive — il mondo non muore e la vita non cessa — ma certo gravi e lunghe. Ecco perchè noi incitiamo sempre il Governo italiano a tenere il proprio posto (la nota ora pubblicata non segna un passo indietro, ma 'neppure un deciso progresso); ed invitiamo in pari tempo l'opinione pubblica a non la¬ sciarsi scoraggiare dalla lentezza dell'opera ricostruttrice, nè ingannare dall'apparente, temporanea prevalenza di un militarismo senza baso reale. Nell'interesse della Francia stessa, occorre che la politicti assurda di Poincaré incontri i maggiori 0 i più solleciti ostacoli possibili: è l'unico modo per evitare, al trionfo delle forzo storiche, Ja necessità di un nuovo urto sanguinoso e rovinoso. Se Napoleone, fra il 180G e il 1810, fosse stato fermato sul cammino della stoltezza imperialistica, alla Francia sarebbero stati risparmiati i disastri posteriori. Ma Napoleone, in quegli anni, continuò a passare di vittoria in vittoria: il 1S10 segnò l'apice della sua potenza, vide l'Europa ai suoi piedi; il 1812 la Francia ebbe Mosca, il 1813 Lipsia, il 1815 AVaterloo, dove inglesi' e tedeschi fiaccarono l'imperialismo napoleonico. Veda, oggi, la Francia di arrestarsi prima del 18Ì0; e vedano di arrestarla, nell'lnteresso suo 0 comune, quante forze attive di consorvazione e di progresso oggi esistono in Europa e nel mondo.

Persone citate: Daudet, Poincaré