Il laburismo americano e l'emigrazione delle aristocrazie

Il laburismo americano e l'emigrazione delle aristocrazie Il laburismo americano e l'emigrazione delle aristocrazie {Nostro servizio particolare) NEW YORK, Luglio. Il nuovo Congresso, che si aprirà a dicembre, rivedrà probabilmente la legge del 1921, che limita il numero degli immigranti ammissibili annualmente negli Stati Uniti. Lo shortage della mano d'opera specialmente qualificata, l'enorme costo dei salari, l'esodo dei contadini verso i centri urbani e la conseguente diminuzione del potere d'acquisto delle campagne destano vive apprensioni negli ambienti industriali. Probabilmente il Congresso voterà ana legge per elevare le quote di immigrazione dal S per cento al 5 per cento, ma calcolate sul censimento delle nazionalità esistenti negli Stati Uniti nel 1890, allo scopo di favorire le immigrazioni dal nord Europa, considerate come desiderabili. Il programma della emigrazione selettiva, a danno dei paesi della Europa meridionale e della Russia, mentre risponderebbe alle richiesto industriali, non urterebbe troppo il geloso esclusivismo nazionale della grande massa americana e l'attiva opposizione dei Sindacati operai. Questi, essendo riusciti ad escludere la temuta cjneorrenza straniera alla mano d'opera nazionale, si preoccupano ora di mantenere "aldi e relativamente omogenei i quadri delle proprie organizzazioni. Un afflusso di lavoratori provenienti dai paesi ritenuti, spesso a torto, non progrediti, recherebbe pregiudizio alla loro influenza determinante, alla loro libertà di azione, e alle loro acquisite posizioni di privilegio. Sostengono poi la necessità di restrizioni, magari più severe, le chiese e le sette protestanti, che, nella campagna per l'amerlcanizzazione a oltranza, trovano buona messe di risorse professionali. Le preoccupazioni degli intellettuali, che, come al solito, si lasciano rimorchiare facilmente dai plutocrati, secondo le loro preferenze spontanee o ben pagate, potrebbero anche calmarsi. Ma come prescindere da considerazioni politiche di gran peso dopo l'esperienza dalla' guerra, che sembra aver offerta agli americani un'occasione per disilludersi circa il 1 grado di assimilazione di tutti gli stranieri? Gli ultimi" immigranti, in maggioranza sud europei, avrebbero mostrato di sapersi mantenere in comunità separate, secondo i ^aesi di origine, e di sfuggire all'influenza dell'ambiente sodalo americano, facendo negli Stati Uniti nna permanenza soltanto temporanea. E' quindi contro le immigrazioni dal sud Europa, compresa l'italiana, che si dirigono le antiche diffidenze o 1 nuovi pregiudizi. Il programma della emigrazione selettiva, non è in fondo che un programma di larvata esclusione dei sud-europei, a vantaggio degli inglesi, degli scandinavi, degli olandesi, dei tedeschi, dei francesi. Si Terrebbe, cioè, accrescere l'immigrazione bianca (l'esodo dei negri dagli Stati del sud verso gli Stati del centro e del nord ha assunto proporzioni impressionanti), ma si vorrebbe nello stesso tempo trasformarla ancora di più nei suoi elementi, scegliendo i piti facili ad assimilarsi. Questo è il movimento attuale delle opinioni e degli interessi in America riguardo al problema dell'immigrazione. Gli industriali e i plutocrati premono dà nna parte per un ragionevole aumento di c quote » e dall'altra per una prudente ripresa di attività internazionale. Ma i poteri politici rimangono in uno stato di pudore e di timore verso le tendenze xenofobe della grande massa media, la quale dopo aver provato l'inconcludenza dell'apocalissi wilsoniana, trae conseguenze sèmpre più esclusivistiche dalle fortunate esperienze del primitivo sviluppo isolato e protetto dell'impero transatlantico. Si parla cosi di elevare le quote di emigrazione, ma con la riserva della selezione a vantaggio degli elementi desiderabili ed assimilabili. Si parla anche di tornare in qualche modo ad occuparsi degli affari del mondo. Lega delle Nazioni? Ohibò.! L'America eviterebbe in ogni caso di inciampare nel cadavere delle illusioni wilsoniane, passando per la porta di servizio della cosidetta Corte internazionale di giustizia. Riaprire le porte all'immigrazione? Adelante Pedro, con juicio... Si farà la scelta fra desiderabili e indesiderabili, magari impiantando degli uffici di leva, americani nei paesi stranieri. La cosa saprebbe un po' troppo di mercato di schiavi e violerebbe inoltre la sovranità degli altri Governi. Ma l'America non bada a queste sfumature. Essa concepisce soltanto leggi sommarie e sbrigative e lascia le decisioni supreme all'onnipotenu business. Le dure leggi restrittive contro l'immigrazione sono indubbiamente inconcepibili con le effettive esigenze di un paese che ha cosi immense possibilità di sviluppo come il Nord America. Ma le profonde mutazioni intervenute nell'ambiente sociale degli Stati Uniti spiegano a sufficienza il fenomeno. Il problema dell'emigrazione non è semplicemente economico. Esso fa parte d'una totalità assai vasta e complessa di problemi che hanno tra loro mille interferenze. Negli Stati Uniti, come in Europa, la guerra ha sovreccitato il sentimento nazionalista, che conduce i popoli a chiudersi nelle loro frontiere. I confini eretti dalla natura fra popolo e popolo cadono umiliati dai nuovi prodigiosi mezzi di comunicazione e di trasporto. Ma per una misteriosa legge di reazione interiore, il processo spirituale del mondo moderno si attua in senso inverso a quello meccanico. Crescono fra le nazioni le distanze metafisiche, e in tutti i paesi la xenofobia impera sovrana. Sembra che la società umana si awii a provvedere ai suoi bisogni, non più con lo scambio intenso delle ricchezze mondiali, ma con la loro produzione diretta e limitata. Gli Stati Uniti, che si sono formati con la contribuzione di tutti i popoli del vecchio mondo, tengono ora chiuse le porte alla immigrazione a grande vantaggio ..elle classi proletarie, la cui espansione si svolge in tutti i paesi sotto la salvaguardia suprema del principio nazionale. Certi fenomeni storici si somigliano e si ripetono per una stretta interdipendenza di cause e di effetti. Ecco che perfino in America si manifestano tendenze istintive alla cristallizzazione sociale. L'industria e il commercio seguitano a godere tutte lo libertà, ma si prepara inevitabilmente un periodo di statismo, sii; le a quello europeo, che creerà potenti vincoli alla scioltezza delle opere e delle iniziativa private. U socialismo .> sempre fenomeno df ricchezza. Nell'America, satura .il dovizie e di oro, i conflitti sociali vanno prendendo sempre più un aspetto etimi co, e l'individualismo declina sotto la i ressione delle grandi masse, che nello sviluppo delle forze centralizzatrici e socializzatrici scorgono un grande miglioramento almeno momentaneo del loro stato. Dopo la crisi economica dell'immediato' dopoguerra, si è iniziato in America un nuovo cioio industriale, che trova da consumare enorme quantità di risparmio disponibile. XI rijo?lio industriale è naturalmento