Una battaglia in Conclave

Una battaglia in Conclave Una battaglia in Conclave Dall'inedito diario del cardinale Mathieu Nel ventesimo anniversario della morte di «ione XIII — l'ultimo papa molto caro alla Francia repubblicana e anticlericale — Edmond Renard pubblica sulla lìevue hebdomadaire (N. 20 - 21 luglio 1023) la prima parte di un interessante articolo: «La venta sulla elezione di Fio X ». Vecchia stona (agosto 1903). della quale tutti sanno 11 fatto essenziale: il veto austriaco Gl'elezione di Rampolla, segretario di Stato durante il lungo pontillcato di Leone XIII. Se n'è t.arlato anche recentemente per le rivelazioni di Maurizio Palcologue a proposito di Quel famosissimo mistero — già tanto volte svelato e ogni volta ripreso dagli svelatori come più misterioso che mai — della tragedia di Mayerling, dopo la quale Francesco Giuseppe supplicò telegraficamente Leone XIII di voler consentire le esequie religiose dell'infelice arciduca Rodolfo a malgrado del suicidio; al che il cardinale Rampolla si oppose non tanto da vincere nell'animo del pontefice lo insistenze imperiali, ma abbastanza per attirarsi implacabile il risentimento del vecchio imperatore, che quattordici anni più tardi poneva il veto alla nomina di lui al trono di Pietro. Ma il Renard porta alla vecchia storia di quell'agitato Conclave la luce di curiosi particolari fin qui inediti perchè solo ora rilevati dal diario personale del defunto cardinale Mathieu, che ebbe parte attivissima nel Conclave medesimo, stante il vivo interessamento della Francia alla candidatura Rampolla. Già nel marzo 1904 Io stesso Mathieu pubblicò al riguardo, nella Tìmiuc des deux Mondes, un articolo che fece chiasso per il suo tono protestatario contro il veto absburgico; ma in quell'articolo il cardinale francese non trascrisse tutti gl'interessanti particolari che oggi vengono ricavati dal diario di lui, minuziosamente tenuto al corrente, giorno per giorno, ora per ora, dalla malattia di papa Pecci alla nomina di papa Sarto. La morte di Leone XIII Il Mathieu era a Roma dal 1899 in qualità di cardinale di Curia, onorato dalla particolare amicizia di Leone XIII. Fu il primo ad. accorrere in Vaticano, la sera del 3 luglio 1903, apprendendo segretamente che 11 vecchio pontefice stava male. « Tutto è silenzio, tutto è solitudine. Gli scopatori vegliano nelle vaste sale. Il prelato, per conciliarsi le loro grazie, distribuisce qualche lira, e ottiene cosi che vadano a chiamargli Centra primo cameriere del pontefice •. E il fedele Centra rassicurò il Mathieu: il papa non tossisce, non ha febbre, ha dormito tre ore... Ma all'indomani, domenica, il cardinale francese è chiamato ad assistere alla estrema unzione dell'Infermo. Mathieu gli si accosta e gli mormora : — Santissimo Padre, benedite la Francia I Leone XIII non gli risponde e chiude gli 'occhi. R gran papa si spegneva quasi di nascosto, nel gran silenzio delle stanze deserte, ove il cardinale francese si stupisce di trovare tanta solitudine, non un segno di agitazione. « Perchè — scrive nel diario — questa estrema unzione somministrata cosi borghesemente? Leone XIII deve morire da gran Papa. Perchè tanta poca gente in Vaticano, cosi poca commozione visibile, cosi scarsa folla in piazza S. Pietro? ». Ma il vegliardo non spirò che nel pomeriggio del 20 luglio, e nel prolungarsi della lenta agonia le stanze vaticane ebbero tempo di affollarsi della pittoresca folla di cardinali, prelati, ambasciatori, guardie nobili, dignitari di ogni ordine. La sera del 12 il Mathieu è nuovamente ammesso con altri due cardinali nella stanza del morente. < Le sei e mezzo. La luce del tramonto, violenta e dorata, si spande sulle grandi tende bianche alle finestre ». Una viva emozione lo coglie. Si avvicina. Il papa lo scorge, lo chiama per nome affettuosamente come sempre, e il cardinale gli dice: — Santissimo Padre, tutta la Francia prega per la vostra guarigione. Degnatevi benedirla! E Leone XIII, in francese: — Sono felicissimo che preghi per me. Ma vorrei che essa desistesse dall'ostilità contro Ja nostra religione... — Santissimo Padre, la Francia non è ostile alla religione. Non c'è che un piccolo numero Si uomini che la perseguitano. — Certo, ma essi sono i padroni e si lascia che facciano. Il giorno della morte (lunedi 20) il cardinale Mathieu è al letto del pontefice. Il letto è nascosto da un velo che copre agli astanti il volto dell'infermo. Il cardinale Vannutelli impartisce al morente l'indulgenza plenaria. Si ode, di tanto in tanto, la voce di Leone XIII che si unisce alla preghiera. Finita la funzione, i cardinali si ritirano nella biblioteca dell'appartamento pontificale (quella che Pio X trasformò poi in studio), tutta in disordine per avere servito ad ogni uso durante la malattia del papa, anche da dormitorio e da farmacia. Sono le due del pomeriggio. Mathieu non ne può più e si fa condurre da uno « scopatore » nella cucina par ticolare del pontefice per bere un brodo e un bicchiere di vino. Quando rientra nella camera, trova Rampolla inginocchiato in un angolo; ogni tanto qualche parola del morente, al medico e al suo fedele cameriere, il Centra, giunge confusa agli orecchi del cardinale, ma più percettibili sono i gemili e l'affannoso respiro. Ecco la fine. SI tira il velo dal letto. Il viso del papa appare, con la bocca aper.ta. Le palpebre si sollevano per l'ultima volta, poi si chiudono per sempre sui grandi occhi spenti ove tanto fuoco aveva brillato. Una piccola convulsione ancora, e la morte. Quattr'ore meno dieci. Alla 9 di sera il cardinale Mathieu torna in Vaticano. Le fontane scrosciano incessanti in piazza S. .Pietro, dov'è poca gente. Nel cortile di San Damaso nessuno. Nessuno per le scale. Il Vaticano è divenuto dunque un immenso deserto? Nella sala degli Svizzeri non c'è che un picchetto di quattro uo mini, che presentano le armi. Nella sala seguente tre « scopatori ». Poi, nelle anticamere successive, più nessuno. Il prelato le attraversa, sgomento per tanto silenzio. Il rumore del suo passo si spegne sul tappeto. Entra nella camera ove Leone è spirato. E" là sol suo letto, il papa; rivestito col rocchetto e la mantellina rossa, senza croce pettorale, senza anello. Le guardie nobili vegliano con quattro penitenzieri di S. Pietro, Qual solitudine! Che abbandono, quasi 1 II cardinale Mathieu n'è impressionato. S'inginocchia, prega a lungo; poi, tornato a casa sua, annota: « E' il nulla di tanta grandezza pontificale, che questo abbandono, questa solitudine, questo rilassamento profondo, crudelmente denunciano. Sic transit. Folla e gloria circonderanno domani la bara. Ma il povero corpo senza cortigiani mi ha fatto pena ». La candidatura francese Ma prima ancora che le esequie di Leone XIII fossero compiute, Roma papale già era presa dalla febbre del Conclave: «ma lattia contagiosa e periodica di cui la scien za non ucciderà mai il microbo. Ordinaria mente nessuno ne muore — scrive il Mathieu — se ne guarisce dopo qualche giorno o settimana, quantunque alcuni restino presi per un certo tempo da dispepsia e umor nero... ». Prognostici, false voci, intrighi. Ma prima di entrare in Conclave (31 luglio 1903) il Mathieu scrive ni Brunetlère: « Entreremo in Conclave venerdì sera. E' assolutamente impossibile prevedere chi ne uscirà papa » ESgntcgetafcCpDdrvcsdftttcacdacllcTcscl—dSnaStsduenocsgais•nflsngs2artsFflcSiRlpftvp—edChduvRlmsvrgccnRmnt a e E alla sorella scriveva: « Possa lo Spirito Santo inspirarci una scelta che sia per la gloria di Dio e la salute del mondo! ». Vale a dire: Rampolla. Perchè questi era nel cuore non soltanto del cardinale Mathieu, ma anche della maggior parte del Sacro Collegio francese (corno di quello spagnuolo) ; laddove i voti dei cardinali tedeschi erano per l'Oreglia, o per il,Gotti, stante la tarda età del Camerlengo. Lo stesso Governo francese — sebbene l'anticlericale Combes, che lo presiedeva, ostentasse indifferenza pel Conclave — non tralasciò di « lavorare » a prò del Rampolla. Il ministro degli esteri Delcassé convocò i cardinali francesi prima della loro partenza per Roma (su sei, quattro risposero all'invito), e pur dichiarando di non volere menomare affatto la sovranità del Sacro Collegio, « fece appello al loro patriottismo », perchè venisse nominato un' papa «d'idee moderate e di sentimenti notoriamente favorevoli alla Francia ». Ed in Roma, all'antivigilia del Conclave, 1 cardinali francasi tennero riunioni per concordare la migliore tattica... elettorale a favore del Rampolla, che se poi questa candidatura non si fosse appalesata sicura ci si sarehbe messi d'accordo su altro nome possibile. La « feblire del Conclave » non avrebbe potuto essere più alta. Ad un prelato fu attribuita questa eroica uscita:. « E' la Germania che ora si frega le mani perchè io non sono cardinale! ». Alla vigilia del Conclave il cardinale Kopp, arcivescovo di Breslavla — « un colosso, geneTale tedesco vestito da prete » — tentò un compromesso presso i colleghl francesi, nel senso di appoggiare quel qualunque nome che fosse loro piaciuto, purché non prevalesse il Rampolla. E il card'nale di Cracovia — quegli stesso che aveva in tasca il veto di Francesco Giuseppe contro il Segretario di Stato — non dava requie, al Mathieu, che cosi ne scriveva sul suo taccuino : « Era venuto a trovarmi, mi aveva molto parlato dello Spirito Santo, mi aveva più volte abbracciato. Ma lo Spirito Santo gli aveva inspirato, sembra, una- grande antipatia contro il cardinale Rampolla. — Io voglio, noi vogliamo un Papa che faccia della politica un mezzo e non un fine... Mi ripeteva le stesse insinuazioni ad ogni incontro». Il veto contro Rampolla Ed eccoci in Conclave. Il cardinale Mathieu occupa la • cella » N. 26, nella sala delle congregazioni. C'è aria e fa abbastanza fresco (agosto romano) ; vi si trova bene. Mangia alla tavola comune con una dozzina di altri cardinali; dice Messa senza apparato in una piccola cappella; non manca di assistere alla • fumata » dopo ogni scrutinio. • Il tempo, tra uno scrutinio e l'altro — egli nota nel diario — si passa a chiaccherare, à fldner, a dire il breviario, a sospirare l'uscita. Si dorme, si mangia poco; ma la vita non è affatto banale e si fa del nostro meglio per lavorare ad una grande opera, a spese del proprio benessere ». La prima fase del Conclave passa liscia: 24 voti al Rampolla, 17 al Gotti. La vittoria appare peraltro ancora lontana, occorrendo raggiungere almeno 42 voti (due terzi del votanti). Il sabato sera — seconda giornata — sul nome del Rampolla se ne raccolgono 29. Freddo, impassibile, il temuto cardinale non fa nulla per attirarseli. Ma ecco levarsi — la domenica mattina, giornata terza — il cardinale Puzyna, arcivescovo di Cracovia. Siamo al primo colpo di scena. Legge costui, in italiano, la dichiarazione del veto contro Rampolla, a nome di Sua Maestà Apostolica l'Imperatore, Re d'Ungheria. Pallido, 11 Rampolla si alza a protestare con poche parole ferme e degne: quell'intervento di una Potenza secolare offende la maestà del Conclave e l'indipendènza della Chiesa I Veto superfluo, del resto, perchè anche senza di esso — osserva il Renard — egli non sarebbe stato eletto, essendogli contraria la maggioranza dei cardinali. Ma intanto la confusione del Conclave è grande. Il camerlengo (Oreglia) ha un bel dichiarare che la comunicazione del cardinal di Cracovia, ancorché in tono ufficioso, è nulla : a niuno sfugge che € il veto dell'Austria rende ormai la nomina del Rampolla un'operazione delicata: i cardinali gli si fanno attorno, gli stringon la maino, ma già parecchi dei suoi stessi partigiani sono decisi ad abbandonarlo ». Nel pomeriggio domenicale, prima del nuovo scrutinio serale, i cardinali francesi si riuniscono nella « cella > del cardinale Langénieux per esaminare la situazione e per concertare la protesta contro il veto austriaco. Il cardinal Mathieu conduce alla riunione anche lo spagnuolo Vlvès, devotissimo al Rampolla, e tutti convengono che il miglior modo di protestare consiste nel continuare a votare il nome del • non desiderato », nel non cedere assolutamente il campo alla parte avversaria. Qui lo Spirito Santo non c'entra: è una vera e propria battaglia a colpi di scheda, che bisogna combattere ad .oltranza. Lo stesso Rampolla, fino a quel mattino Impassibile, quasi estraneo alla lotta aperta sul suo nome, interviene prò domo sua a dichiarare ai suoi sostenitori che egli « mantiene la propria candidatura per ordine formale del confessore, imperocché la sua persona rappresenta ormai la libertà della Chiesa ». Cosi d'accordo, nella seduta serale il cardinale Perraud — solenne in mezzo alla Sistina — eleva la protesta contro l'Intrusione del potere laico nella elezione pontificale e fatto il nuovo scrutinio Rampolla sì ritrova con un voto di più: 30 invece dei 29 della sera prima. Al Gotti, che già ne aveva ottenuti 17, non ne toccano più che 3. E gli altri a chi vanno? Al cardinal Sarto: 24 voti. Colpo di scena numero du'e. Come uscì papa Sarto € Il cardinal Sarto ? E chi lo conosce ?... ». Spaventato dall'improvvisa affermazione sul suo nome, il buon patriarca di Venezia, scoti giura pubblicamente i colleghl di... non fare scherzi, di non votare per lui, che egli m ritiene incapace ed indegno di tenere le chiavi di Piero. In sua umiltà, l'antico prete di Riese — che ha in tasca il biglietto di ritorno per Venezia — non concepisce nemmeno per fantasia la possibilità di diventar papa, di succedere ad un Leone XIII, di prendere Il posto all'aristocratico Rampolla. « In nome del Cielo, non votate per me!... ». Ma ormai il dado è tratto, la cosa va da sè. « Dopo cena, i piccoli conciliaboli si organizzano nelle belle gallerie, intanto che la luce d'oro muore dolcemente sulle immense vetriate. Le preferenze e le antipatie, i temperamenti i caratteri, si manifestano apertamente ». Ma thieu si oppone alla candidatura Sarto, allegando che «egli non conosce la nostra linsua, non conosce la Francia, né si sa niente di lui ». SI sforza di farla scartare e subito propone la candidatura Di Pietro, pur non il H-.dondosi sulla riuscita di essa, « che questo cardinale lìa già settantacinque anni ed è anche lui poco noto, sebbene sia stato nunzio a Monaco, poi a Madrid quale successore del Rampolla ». Cosi propagandando, il car dinal Mathieu crede di avere già dalla sua l'Agliardi («amico personale di M. Barrère») nonché i siciliani Portanova e Francica Nava di Bonifé; lo stesso Oreglia insorge contro la candidatura Sarto considerandola un Intrigo per mascherare altro candidato, e Rampolla non la pensa diversamente. Ma, come nelle tenzoni omeriche, la notte cala a sospendere la sorda lotta cardinalizia nelle logge di Raffaello, e al mattino appres so — lunedi — i cardinali si ritrovano nella Cappella Paolina a pregare per il buon sue cosso della terza giornata di scrutini. Ma unito nel silenzio della preghiera, il sacro Collegio torna subito dopo a dividersi nel segreto della votazione. Il cardinale Satolli — il grande finitore di Snrto — dichiara in latino che il cardinal Sarto, cedendo alle Insistenze fattegli, «si rimette, per la elezione, alla Provvidenza » ; la quale si accosta al designato con 35 voti contro 14 dati ancora al Rampolla. Ormai non c'è più nulla da fare. Domani avremo il papa. Alle setto di sera, quel lunedì slesso, il cardinal Mathieu fa pregare il cardinale Sarto di riceverlo. Desiderava vederlo da vicino, conoscerlo, udirlo. « Gli dico — scrive poi nel suo diario — che tenevo ad assicurarlo della mia devozione, che sarò lieto di dargli domani il mio voto, che egli non avrà alcun cardinale più devoto del cardinale francese di Curia. Mi risponde che è confuso psr ciò che si prepara, che egli non è che un umile pastore d'anime e si scusa di non sapore il francese. Gli rispondo che lo impareà presto. Aggiungo che conto sulla bontà ua per il nostro povero paese di Francia e gli chiedo di benedirlo. Mi getto in ginocchio ed egli pronuncia le parole della benedizione, poi mi ringrazia, mi assicura la sua affezione per il nostro paese e me ne vado' commosso ». Ma ancora una preoccupazione restava allo zelante cardinale francese: «Il martedì mattina, andando a dir Messa, il Mathieu incontra nella sala ducale il cardinale Satolli. L'abborda e gli domanda a bruciapelo: — « Chi sarà segretario di Stato? » Ed aggiunge, insinuante: «— Agliardl mi piacerebbe... ». « — Impossibile, risponde il Satolli, perchè è stato nunzio a Vienna. Il miglior candidato è Vannutelli. che non è stato immischiato in alcun negoziato con le grandi Potenze e non si è pronunciato nè compromesso con alcuno ». Via subito, allora, dal Vannutelli a esprimergli il desiderio di vederlo alla segreteria di Stato sotto il nuovo pontificato; e poiché il cardinale ci schermisce, ritenendo schiacciante l'ufficio, monsignor Mathieu organizza lì per li un « passo » collettivo del cardinali francesi per indurre 11 collega ad accettare la successione di Rampolla. Non riuscendo a fare il papa, il sacro Collegio francese riuscirà almeno a fare il segretario di Stato, ben ricordando come i re di Francia dicessero ai propri ambasciatori in Vaticano: • Il papa dà di solito le benedizioni e le indulgenze. Il segretario di Stato fa gli affari ». Ed eccoci alla seduta decisiva. Martedì mattina. Ogni cardinale è al suo posto, sotto il suo baldacchino, davanti alla sua tavoletta, con la « bugia », il calamaio, lo spolverino, la penna e la cera. R'cardinale Mathieu è nominato scrutatore, insieme al Cassetta e al Martinelli. • La commozione è grande. I prelati avanzano lentamente, uno dopo l'altro, a capo scoperto, col bollettino del voto piegato e suggellato, entro il quale sono segnati il nome del candidato e il nome del votante col proprio motto. Quello del .cardinal Mathieu è: Sincerità!. Si proclama il resultato in mezzo al raccoglimento generale. Cinquanta voti a Sarto, dieci a Rampolla, due a Gotti. E' eletto Sarto. Gli amici più sicuri di Rampolla avevano dunque fatto opera ragionevole, rinunciando a votare per una candidatura che non poteva più riuscire ». E il cardinal Mathieu commenta : » Era 11 solo modo di finirla! ». HAMILCAR.