Domenica sulla Senna

Domenica sulla Senna Domenica sulla Senna PARIGI, luglio. Ogni anno, col toni aro della canicola, l'illusione della gita di piacerò sulla Senna risorge dalle proprie ceneri, qpnie la Fenice o, più semplicemente, come la maggior parte delle illusioni. I delusi dell'anno innanzi si fauno cuore, aprendo al buon senso del prossimo un credito illimitato quanto repentino : — Vedrai, Emma: impossibile clie, dopo l'esperimento dell'anno scorso, ci sieiio ancora dieci imbecilli, a Parigi, per eredeTe sul serio cho in vaporino faccia menocaldo cho altrove. — "Saremo noi » soli, Armando. — (con un sospiro di beatitudine). Avremo l'intera tolda a nostra disposizione. — (smettendo di farsi vento). Mi par già di star meglio, a pensarci... Ma, poiché ci pensano tutti, giunta la domenica, gli imbarcaderi rigurgitano di viaggiatori e i yaporini partono stipati a segno che l'acqua lambe ribollendo la schiumajola dei boccaporti. Dove si vede comò l'attribuire al prossimo qualità superiori allo nostre sia umiltà non meno condannabile della superbia che consisto nell'attribuirgliene di inferiori. Nella calca, alcuni dei gitanti durano fatica a respirare, altri a tenersi in piedi, altri a sbirciare il paesaggio; i più, manco a dirlo, durano insieme le tre fatiche. La Senna ? Chi potrebbe vederla senza storcersi il collo preferisce, per non restarne abbagliato, fissar lo sguardo sul fondo del proprio cappello — Kingston, Londra, medaglia d'oro 1010 — o sull'occipite del vicino, dovo i sudori delle fatiche sullcdate si confondono fraternamente. Tratto tratto, al passare sotto i ponti, un breve razzo d'oro, una girandola su in alto, subito sponti nel nero velluto di una notto cho fugge dietro, scrosciante d'echi e di cateratte. Poi di nuovo il cielo bianco ardente, teso fra lo duo sbarre di piombo dei tetti frangiati di cimo pallide di platani. Ecco tutto il panorama della Senna. La 'donno grasse so no disinteressano, facendosi solecchio col ventaglio, per tema di una congestione, mentre il tromolìo regolare dei loro seni accompagna la .vibrazione delle caldajo conio una doppia tazza di gelatina messa a cuocere a bagno maria. Agli approdi, nuovi gitanti. Parasoli di colore. Giacchetto di alpagà. Ogni sopraggiunto, inciampando nel piede o nel finocchietto del vicino, ha l'aria di invocare a propria discolpa l'apologo della foglia Idi rosa di quell'emiro orientale cho chiedeva di essere eletto membro di un'accademia dove non o'era più posto. Ma troppe foglie per un scio bicchiere. Buon per loro che, pieni di illusioni al pontile del Louvre e di disinganno al pontile della Riva d'Orsay, al pontile del Trocadcro i passeggeri non sono già più pieni d'altro che di cristiana rassegnazione. ■ — Speculazione sbagliata ! Conveniva prendere il tramvai... — T'en fai» pas. Sarà per quest'alt ranno ! Lo sbaglio non potrà dirsi interamente da rimpiangere se avrà servito a_ riconciliare con la terra ferma i fanatici _ della navigazione. Col tempo e con la pazienza, del resto, a Suresnes si arriverà lo stesso. Intanto al ponte dell'Alma, ecco il piccolo trattenimento dolio Zuavo di Napoleone III: uno Zuavo cho sono quattro, collocati lì affinchè almeno un paio di volte all'anno, in tempo di acque grosse, possano farsi un pediluvio senza smontare di guardia. — Hai visto il segno dell'ultima piena? Gomiti; terga. Esclamazioni varie. Emma sospira, dandosi aria alle ascelle, quasi invidiosa della Etatua diguazzante vestita e calzata nell'acqua fresca e verde. Fortuna che la moda attualo lo consente qualche modesto sollievo, in giorni come questo. Si inorridisce al pensare quel che doveva essere una gita di piacere sulla Senna nel luglio del 1899, al tempo- della quarta Esposiziono Universale, quando alle donne toccava fasciarsi di stoffa dalla nuca ai talloni come mummie pronte a venir calate nell'ipogeo. La fantasia corre a quegli ineffabili sottobracci di guttaperca, che tia ragazzo io pigliavo ingenuamente per borse da tabacco, non riuscendo a capacitarmi dove fosse il buco per introdurvelo, c cui. non sempre riusciva di .salvare lo camicette da oltraggi non mono indelebili di quelli inflitti dalle acque della Senna ai pantaloni1 dello Zuavo dell'Alma. Allorché sparliamo del nostro tempo dovremmo almeno accordargli il merito di aver sotto]wsto l'abbigliamento muliebre a riforme che oltre a salvaguardarlo dagli inconvenienti naturali di una gita estiva in vaporino, permettono ai compagni di viaggio qualche distrazione supplementare. Al solo, 'lo distrazioni della vista: la pelle liscia e <;labra che tanto più brilla quanto più è pallida, pennellata di colore intenso al cui confronto non co pelame di animale o . piumaggio di uccello che regga. Sotto i ponti (aria : Sous les ponts de Fari/), nel nero velluto della notte che fugge gelida scrosciante di cateratte, le discrezioni del tatto. — Pardon, madame/ — Monsìcur ?... C'è sempre modo di sfiorare un braccio nudo senza aver l'aria di farlo apposta. No sanno qualcosa le guardie municipali di servizio al teatro dell'Opera le sere di ballo mascherato... Dopo la Torre Eiffel, che-fa gracchiare lo comitive di provinciali, dopo la collina di Passy, che fa morir di voglia le coppie in cerca di un appartamento, oltre.i cantieri di Javel, che fanno pensare a Citroen, i' ra delle automobili di piazza, al primo apparire dei boschetti di pioppi e delle prode fiorite le voci si animano, zampillano le risatine. La gente si è ormai abituata a strusciarsi, a strofinarsi, non si dà più fastidio. Dopo aver tentato invano di allontanarsi a vicenda, si finisce col puntellarsi gli uni sugli altri, e qualche volta più del necessario. E poiché lo superfici cutanee sono venute a tacite transazioni, anche gli spiriti trovano a poco a poco degli accomodamenti, raggiungono un cérlo unissono. Naturalmente, si e avuto appena il tempo di farla, l'abitudine, che suona l'ora di disfarla. A Sòvres le foglie di rosa ci tofliano via da sò senza insistere. — Giulietta! Armando! Eulalia! Le donne si danno un buffetto alla sottana, si raddrizzano il cappallino. Qualcuna di esse ha gli occhi lustri e lo gote in Ramina. V, caldo?... Piumini, cipria, rossetto. — Lai Cu y est! . Si comincia a star meglio. Il battello rulla, prim» di rimettersi a scendere, pigro, impigliandosi nel lenzuolo bianco steso dall'elica sul prato verde del fiume. Macchio chiare di sottane sullo duo rive. Tovaglie di trattorie rusticane. — Giulietta! Armando! Si tu. veceux, Fairc mori bonheeeur... L'inerzia ò finita. . Riappare, qua e là, fuori del marasma canicolare, la solita frenesia domenicale del dopo guerra. Arrivalo por ripartirò. Scenderò dal battello por saltare sul tranvai, o viceversa. Muoversi, correre, migrare, scoprire nuove terre. — Presto ! II tram se no va. -- Ferma, ferma ! Podismo, salto di ostacoli, alterchi pittoreschi, pugilato, piccoli squarci sportivi su un ring improvvisato. — Malajijiris! — Grossicr jicrsonnnrjcl — Basta, basta! — Cirtidez, messievrs... Le placide domeniche di prima della guerra sono finite. Non è più la scampagnata alla Maupassant, il godimento assaporato adagino, con calma sapiente, con discrezione e con un certo filosofico disdsgno dei particolari pratici. Ora si ha sempre sulla coscienza un programma da mandaro ad effetto. La gento è schiava di quel cho ha deciso il giorno prima, le gite avendo cessato di essere un passatempo individuale per diventare un'impresa collettiva, una manifestazione sociale o rumorosa, quasi un'operazione di guerra. Si fanno in corpo: la lega ginnastica, la scuola, il parentado, il vicinato. Si procedo per squadre, militarmente. Esisto quindi por tutti coloro cho vi. partecipano una sorta di obbligo morale di sottrarsi all'imprevisto, di rinunziare al capriccio e dì vietarsi l'inazione: proprio quei requisiti che un tempo rendevano belle lo scampagnato estivo. Per giunta, gl'asse o magre, le donne d'oggi non sono mai contente. Hanno addosso l'argento vivo, la sete del cambiamento, la fissazione di non fare mai duo volte, ristessa cosa, ciò che sarebbe, invece, così comodo. Ce, ogni domenica, un orario da studiare, una guida da compulsare, degli oraooli da interrogare. Ufi ! — Emma ! Giulietta ! Gli uomini adocchiano le taverne, di lontano. Sotto i pergolati, le comitive si riordinano o si sparpagliano, mentre il vaporino scivola di nuovo fra gli olmi già polverosi, gonfi di cicale. Il cielo si è fatto meno bianco, le acque meno abbaglianti. Tutto il verde delle rive vi si stempera dentro denso o grasso come lo scolo di una tintoria di panno da bigliardo, rabescandosi, qua e là, di lunghi ritagli neri che si avvolgono e si svolgono come nastri. Ma pendo sull'umidore viscido dell'acqua l'arsiccio impalpabile e allucinante dei boschi e dello radure pietrificate sotto il sole. E tutta l'Ue-de-Franco sembra indorarsi della polvere scintillante sollevata sulle sue strade dalla gento vicina e lontana, arrivante da ogni lato : formicolio di cappelli di paglia, di facce accaldate, di maniche di camicia, fuga di automobili, trepestio di campi di tennis, di-stadi olimpici, di ippodromi. Soprattutto fumo di pance piene di birra, fermento di vini cotti al sole, di assenzi venefici, immonso punto coronato rosso scavalcante la sinfonia gialla della terra. Sul vaporino si trovano ora cantucci dove si può baciarsi, terrazzini dove si può stringersi a piene braccia giurandosi fede eterna e pigliando appuntamento pel giorno dopo. Le ragazze si lasciano fare, canzonando con gli occhi umidi gli indiscreti cho le spiano di lontano fingendo ili contemplare il paesaggio. A Suresnes, in capo al ponte, le birrerie straripano rumoreggiando sulla riva in uno sfarfallio di gotti di birra e di tazze di porcellana. — Si balla, si balla! La musica. Due orchestre quasi negre si fanno la concorrenza, suonando contemporaneamento dai due lati della strada. Gli ottoni fumano come colubrine dopo la scarica. — Emma! Giulietta! Armando! Dimenìo, trinquellìo frenetico di coppie, nella penombra caliginosa di una tettoia che sembra una stazione ferroviaria, costellata dal solo obliquo di grandi losanghe verdi e gialle. E le noto dell'ultima operetta parigina : Aimo-moi Emma . V,: (bis) • \ Mon Emma tu m'as ,>;"•.• ■ Tu m'as mon Emma ' * Aime-moi Emma <bis> Emma aime-moi comme jo t'aime moi ! Di sopra, nei gabinetti riservati, i pianoforti strepitano, lo persiane si aprono e si chiudono, l'acqua corro dai rubinetti, mentro i garzoni rovinano giù dalle scalo di legno con le rituali due tazze di cioccolata sul vassojo asciugandosi per turno col tovagliolo il sudore e le scarpe. Aime-moi Emma (bis) Mon Emma tu m'as... Al tramonto, nel rauco barrito delle sirene di bordo che dà là nostalgia dei porti di mare e dei viaggi lontani, assalto ai pontili, ai tranvai, in mezzo allo pozzanghere dell'iiiaftiamento stradale c alle carte di caramelle. Le donne si fanno portare quasi di peso, discinte corno Sabine al ratto. Appiè del ponte, sull'orlo dell'acqua, un gruppetto di curiosi allunga il collo intorno a un agente dell'ordine, armato di taccuino e di matita. — Uomo o donna? — Lo hanno ripescato adesso? — Galleggiava. E' un barcaiolo die lo ha afferrato con l'arpione. Fasciato negli' abiti neri e lustri, corno una donna del 1889, il solito cadavere ha la pancia gonfia e le gambe ancora nell'acqua. L'onda lo lambe quasi volesse ripigliarselo, e si ritira quasi non sapesse elio farsene. Un uomo rosso, dal solino aperto, brontola stomacato : — Miracolo ! L'immancabile fatto di cronaca. CONCETTO PETTINATO chaidc

Persone citate: Aimo-moi Emma, Giacchetto, Maupassant, Napoleone Iii, Passy, Piumini

Luoghi citati: Londra, Parigi, Suresnes