Ottavio Bottecchia la rivelazione dell'appassionante "Tour"

Ottavio Bottecchia la rivelazione dell'appassionante "Tour" Ottavio Bottecchia la rivelazione dell'appassionante "Tour" I buoni italiani che si appassionano allo sport hanno vissuto quest'anno con. grande interesse le vicènde della maggiore prova ciclistica intemazionale su strada:: « 11 Giro di francia >. La corsa dell'auto, che ha veduto ieri il tuo epilogo nello' scenario stupefacente che {igni anno offre il Parco dei Principi per l'arrivo dell'ultima tappa del Tour, ha avuto il jgrande pregio, per noi sportivi d'Italia, di consacrare alla fama verso la quale tendono tutti i praticanti lo sport, un nuovo atleta,. ,un c astro », destinato, nella fantasiosa e <acib3 immaginazione del popolino, ad oscurare in meno che non si dica, il fulgido nome di .un inconfrontabile routier- italiano; Costante Girardengo. Quel Girardengo che il nostro collega Desgrange non ha la fortuna Idi conoscere e. del quale non dorrebbe parlase se non in tono rispettoso... La " .sorpresa ,, Bottecchia Molti appassionati, lietamente colpiti e feiustamente esultanti ai risultati conseguiti da Ottavio Bottecchia nella più severa e insieme .discutibile fra le corèe su strada, si sona posti il dilemma.-; Girardengo o Bottecchia? Per i nostri colleghi di Francia, il « nofvese » conta poco di fronte al quadrato •romtie? veneto. Infatti Bottecchia, dai competenti lodato e messo in giusta luce allora iquando il farlo potava sembrare artata ricerca di motivi nuovi intesi a dare lampi di vita' ad una scialba gara a tappe, nel Giro d'Itala, ha saputo non solo superare tutte le previsioni, ma giungere là dove nessun altro corridore italiano è pervenuto prima di lui. Giorni sono alcuni fra i più noti nostri routiers. dicevano che Bottecchia è un uomo ìortunato. Può darsi. Ma hanno torto di lagnarsene i suoi colleghi che gli invidiano ora (quattrini ed allori. Dal 1919 ad oggi, da «piando cioè, falcidiate o rose dagli anni di guerra, le file dei corridori ciclisti esteri sembrano in ben peggiori condizioni delle nostre, i migliori rouliers italiani avrebbero potuto agevolmente sgominare, nel Giro di Francia, i toro nwersari francesi e belgi. II nostro pubblico che in 'fatto di sport ci-, distico internazionale vive di ricordi, anela Ha,tempo al tentativo di una squadra nazionale nel Giro di Francia. Mal'industria dalla quale dipendono i corridori, preoccupata di riconquistare in Patria prima che non all'oefero il terreno perduto durante gli anni di guerra, non ha mai potuto favorire la realizzazione di un progetto sentito da tutti. La stessa còsa accade, del resto, per opera delle «case » e dei routiers stranieri, nei riguardi delle nostre gare. Lo grandi «scuderie» *rnncesi non cedono alle nostre « marche » p«r il « Giro d'Italia » — e non cedono più da quando i costruttori nazionali tentano con successo il mercato estero — nemmeno per la Milano-Sanremo, i Pelissier. Alavoine. Bellenger, Jacquinot, H. Suter, Sel3ier Thvs, Heusghem, Muller, GoeUK Sc'iùer, Lambot. E' comprensibile elio le fabbriche italiane non consentano a Girardengo Brunero. Belloni. Linari, Aimo, Zanaga. oremo. Arduino, Azzini. Gay, Gordini. ecc di massacrarsi, durante il luglio tropicale, lunE'i 1*- strade di Francia. Tanto più che danói la . singione » delle grandi corse su strajl-t non termina, come invece in Francia, su'-'!!" anno la classica prova a tappe. Pi può dire, ora. che il fenomeno BottecSi può dire, oia, che il • fenomeno, Bottecehia » può essere ' 'riero di novità, in fatto di furari tentativi nazionali nel Giro di Fran¬ cpc«pzspvntzBPacgdrshlatsvnObXdlLfvddldlgutu«qapanislmpGsepc cia. Sappiamo che qualche Casa italiana pensa seriamente so non convenga rinunciare, magari per un anno solamente, al « Givo » italiano, in omaggio al nobile è... proficuo tentativo di una clamor-osa affermazione del ciclismo nazionale all'estero. Per inerito precipuo di Ottavio Bottecchia i e/ diffusa nel mondo degli appassionati la persuasione che i routiers italiani possono vincere il Giro di Francia. Non importa, ai nostri entusiasti di sapere se ai Francesi ineressa il Giro d'Italia. Non si vuote sottilizzare su quanto noi abbiamo sopra esposto. Bottecchia ha tracciato la strada. 11 pubPlico, proteso in uno slancio di sublime amore sportivo e raggiante e torso pago anche del buon « piazzamento » del piccolo gronde atleta temprato ai cimenti sportivi dagli eroici perigli della guerra, ha imparato, alla fonte della rapida esaltazione, che si può vincere il Tour. Senza volerlo, taluno ha rivolto alle Case ed ai corridori iilallani, o invito a lontana scadenza, di partecipare alla classica prova dell'Auto, evitando pos- sibilmente l'errore di Bottecchia: quello di voler chiedere l'impossibile al proprio organismo..., Ottavio Bottecchia nel quadro dei valori internazionali ■L'anno venturo Bottechia, che a detta dei bene informati correrà prossimamente la XX Settembre della Forza e Coraggio «Macao di Roma, parteciperà a due sole corse itaiane: la Milano-Sanremo ed il Giro della Lombardia. Vestendo i colori di una Casa rancese. Desgrange assicura che il Trevigiano vincerà il proesimo Tour. Da buoni italii.ii dobbiamo rammaricarci — non si \a dicendo da tempo che Girardengo è stucchevole per a continuità dei suoi successi ? — di aver donato ai nostri cugini di Francia, per la oro massima corsa ciclistica e per la maggior valorizzazione della loro industria un probabile vincitore del Giro d'Italia. Botecchia, forse male consigliato, ha stipulato un contratto con una Casa francese, per le stagioni 1924-1925 » a condizioni inferiori a quelle che qualche Casa italiana era disposta ad offrire e ad accettare. Tutto ciò non ci preoccuperemmo, di sottolineare se il nostro animo sportivo non si sentisse amareggiato nella constatazione clic il nuovo « astio ». nvocato tanto, è stato accaparrato dal cicli sino francese. E' tempo poi di occuparsi del valore asso uto di Ottavio Bottechia. La stupenda afférmazione del routier veneto, rivelatosi campione di classe, nelle ultime tre tappe del Giro d'Italia di quest'anno, lusinga il nostro amor proprio di italiani. Possiamo.dirci esultanti. Tanto più che il « trevigiano » ha pienamente confermato quello che da qualche anno è un nostro saldo convincimento: essere cioè, i routiers italiani, più forti di quelli stranieri. n pubblico ha però bisogno di sapere, oggi, se Ottavio Bottecchia, partito tutto solo dall'Italia dieci giorni dopo l'epilogo della sua prima corsa a lapvpe. e classificato secondo nel Tour de France, k nu grande atleta, oppure il rnifflior routier che possegga attualmente il ciclismo europeo. Se la magnifica performance del veneto dovesse inquadrarsi sullo sfondo del trionfo di qucjl'Henry Pelissier che. badate, da qualche .'inno 1 competenti volevano finito sportivamente e rovinato dagli eccitamenti, non avremmo di che rallegrarci. Oprine, il pubblico, dovrebbe reclamare a gran voce la spiegazione di ceni coritfosensj sportivi. Nessuno infarti ci ha detto se dopo 9 anni, Pe¬ ) lissier, ha ritrovato se stesso, cioè il superbo grado di forma che nel 1914 gli consenti di occupare il secondo posto in un Giro di Francia vinto da Filippo Thys, per meno di 2 minuti, lasciandosi alle spalle uomini quali; Garrigou e Fabor, Lapizo e Petit-Breton, E. Engel e Girardengo, Brocco e Trussiellier, Marcello Buysse cil Egg, Defrayc e Mottiat, Heusghem e Lambot, E. Georget c Bossius... Non credo che il maggiore del Pelissier, corridore brillanto e campione di valore indiscusso, abbia vinto il Giro di Francia in rtù del riacquistato grado di forma miiore. Non è nel periodo del 'declino inclutbilo che'un atleta può ritrovare, intatta, .i forma clic lo ha reso celebro. Pure, ci si osserverà, Pelissier liti vinto. Ed ha consonilo quel successo del quale i tecnici più ioli lo ritenevano capace. Il «bel corridore» allievo del povero e grande Petit-Breton, 'atleta che a guisa dell' « argentino » famoso ci ha. sovente stupiti per l'energia della propria azione offensiva e per la drammaticità di certe rrisi di nervi, ha dominato in un campo piuttosto modesto. Ho scritto, in occasione dell'ultimo Giro Gl'Italia, che i maggióri « astri » non erano nll'apog»>o del singolo miglior grado di forma e che, di conseguenze., non prediligevano la lotta per la, lotta. I nuovi elementi — tempre nel Giro d'ilalia di quest'anno — non ■nlendo ancora, i <> tenori » degli stessi aulivano la condotta della gara. Se nel Giro d'Italia si ó camminalo piano, in quello di Francia si marciato peggio. La superba affermazione di un nuovo grande routier italiano ha trovato un ambiente fn■•ornvole. Bottecchia. atleta di indubbia oleata classe, non avrebbe, col peso di un Giro ^'Italia nello gambe, potuto arrivare a tanto se il Giro di Francia non fosse stato vinto "ucsi'anno, dalla classe superiore di un - veltro » in ilecLino, dominante, ripeto, in un campo scarso di valóri solidi. Chi scrive queste note ha avuto occasione ..i seguire gli uomini del «Tour» lungo il tratto maggiormente impervio del percorso della Nizza-Briancon. E vi può dire che nella tappa fatale per il modesto e magnifico Bottecchia, ne H. Pelissier. ne Luciano Buysse — oh. ricordi magnifici del Giro d'Italia di Ire anni sono! — né Jean Alavoine, che pure parve, nei confronti dei rivali, granitico, nè Bellenger. uè Tiberghien, nè Alancourt, lo impressionarono come lo possono atleti di fama e di classe in possesso del grado migliore di forma. Il "trevigiano,, è l'atleta delle corse a tappe Nel Giro di Francia che Henry Pelissier lia vinto lungo le salite della Nizza-Briancon, il concorrente maggiormente regolare è apparso Bottecchia; Da Parigi a Nizza, mentre i teaders franco-belga passavano di tappa in tappa, attraverso alti e bossi impressionami, Bottecchia si faceva ammirare attraverso la propria stupenda regolarità. Nelle prime tappe Bottecchia; troppo giovane di carriera per essere subitamente scosso dalle fatiche di una precedente fiacca corsa a tappe, primeggiò per assoluta superiorità di forma. Bottecchia non è un « velocista » In Francia ha battuto in volata, sovente, uomini che in pista lo dominerebbero, perchè sovente ha. trovato gli avversari sfiancati La forma ha sorretto il nostro nuovo grande atleta sino ai piedi dei Pirenei. Lungo le salite massacranti i muscoli del veneto si sono irrigiditi. L'atleta ha subito lo inevitabili conseguenze del surmenage. I competenti avevano preveduto il lento ripiegamento. Dopo Nizza, t italiano ha dato continui segni dstanchezza. S'egli ha potuto mantenere il superbo «piazzamento», ciò si deve alla accennata regolarità nelle prime tappe; alla «fortunata scomparsa di Alavoine e soprannfPo^hfi1?- CDnHen?' starei Der W** eroicosolirir?Chr„r! imJor,e',,u" fredd°' un nomò fi„i ,.' Eff'^ porta nelle competizioni sportivo 1 esperienza di un anziano. Niente crisè,Cioev7n-o^esS,lnc0lp0 * testa' Bottecchia tliSSSS8 dl carnera. non di età. L'ho veduto piangere senza imprecare. Vincitore, può non csaliarvM. subitamente, questo rude atleta che vi guarda stupefatto, attonitoTindUfcreAfèu?o Ìdnom»nU0Ve ^ào' d°P° «sere SS rctscSe? spasimo, cede senza invoca/inA-l1lind,il'iZ20 di Bottecchia tutti gli italiandevono- levare inni di lode, e testà e fioh le°?,wf« L('or^'à0}\che ha osato *utto soloe tutto solo ha fatto rifulgere ner la irinins±e/ole asPetto*ti il Buon nome del Stì" rSnPlt?lSn? in SU0L° «" lancia. Ma per rispetto e la considerazione che dobbiamo nf L'VHW c le hanuo Preceduto il veneto nelle fatiche dei passati Giri di Francia ei .^ftift. starr,?,a ''VI d°vere di illuminare il pubblico anche dal punto di vista tecnico di ogni avvenimento sportivo, dobbiamo aeTm!lgcve IValche cosa a quanto si è detto sulour. IVon si può tacere, ad esempio, che da qualche anno colleghi che vivono in Francia reclamano la partecipazione di « routiersTnostu alla prova dell'Auto, persuasi che gli italiani sono di gran lunga migliori - in una lì», i°o^lm.a a-tappe - dei francesi edei belgi. Non si deve tacere ancora die Bót wcchia, rivelatosi campione partleolarmenti adatto per lo grandi prove a tappe, non è au cora giunto all'altezza degli alieti imbatti dui. n trevigiano è un rude pedalatore, un Passista poderoso, un arrampicatore rapido più che felino e rabldoso. Bottecchia non i «piazzato » jt» macchina in modo inappuntabile; l'azione delle gambe è quasi perfetta ma il tronco non è abbastanza allungalo suculaio. Lungo le salite « pedalabili », per usare un termine abituale fra i corridori, il veneto e possente perchè non ha bisogno dtirare con le braccia, ma all'attacco dei disliyolli più aspri Bottecchia non è pulimentirresistibile. Bipeto: l'atleta devo correggere la propria posizione se vuole evitare di sentirsi legato e pesante nei movimenti lungo la seconda o la terza salita fra quelle sparsi sopra un percorso montagnoso. In Francia i nostro nuovo « astro » ha sfoggiato una ma gniflca regolarità ina non ha mai vinto stac cando ed è stato staccato nuche da avversar Inferiori di classe nelle tappe più difficili < su percorsi maggiormente accidentati. Anche nel Giro d'Italia Bottecchia impressiono maggiormente lungo le salite come quella del Bracco di Opcina e del Tonali che non sui dorsi di mulo di Bionero Sannitico e di Roccaraso. Detto questo si può alfine concBhdcro che il ciclismo italiane, a prescii doro dal valore attuale dei corridori stranie e dell'importanza tecnica alla quale possono essere assurte o meno le due prove a tappe d Italia e di Francia di quest'anno, può vai tarsi dell'atleta che si è classificato scconrl nella grande prova di Enrico Desgranges, d gno emulo dei maggiori routiers italiani grande classo e sicuro continuatore delle p fplglde gesta sportive nazionali. Di Henry Pelissier abbiamo detto. Il condoni caro al signor Manchon ha ritrovai sprazzi di valore antico e si è imposto per la superiorità della propria classe. Se Alavoine non fosse però scomparso dopo Briancon, la vittoria del vincitore di nijltc «classiche» italiane non avrebbe dormito il suo sonno tranquillo dopo la superba Nizza-BrianconBellenger, lerzo classificato, è un uomo dclasse ma discontinuo in una gara a tappeTiberghien ha fatto miracoli. Ottimo il Colleun glabro italo-svizzero dall'» allure » energica c piacerne. Uomo di fondo è AlancourtAncora quadro e solido Buysse Luciano. Elementi interessanti sono apparsi nella lappa Nizza-Briancon il biondo Muller e l'aitarne Beekmann. Taurino il Despontin. Fra « assi ed astri », fra vincitori e vintigli italiani non devono scordare il livornese Pratesi. Anche Pratesi aveva nelle gambe chilometri del Giro d'Italia; eppure si è coperto di onori. Anche Pratesi oduuquc ha fatto molto bene allo sport ciclistico italianoPerche, nelle feste ai reduci, non si dovrebbero onorare e il livornese e il pavese Róspignoli e il placido Ituffoni in unione all'astro III'tecchiaf - ■■■-^r-^iyf^y-•-■