La rinascita del gigante

La rinascita del gigante La rinascita del gigante (Dal nostro inviato speciale) MONACO DI BAVIERA, luglio, Cominciata con imo scopo difensivo la ricostruzione economica della Germania, passa rapidamente all'offensiva. E' la ripresa o meglio la continuazione della guerra, che la pace di Versailles non ha chiuso ma solo trasformato. Per questo essa prende delle forme estreme e si sviluppa impetuosamente, concentrando tutte le energie nazionali in uno sforzo titanico di espansione, e. di grandezza che sembrerebbe inutile o sproporzionato al momento contemporaneo della crisi europea, se si ricercassero in esso solo delle ragioni economiche. I comandi tecnici La Germania non si riconosce vinta. La sua resistenza muta ora solo di armi. Ha vinto la Francia, con gli Alleati, nella guerra dei cannoni; vincerà oggi ancora in questa guerra più silenziosa ma più profonda, che ha por scena, di là dal cerchio delle trincee, tutte le terre o tutti i . mari del mondo? Più forte e preparata di lei appare veramente la Germania nel suo armamento di industrie c di commerci. Laguerra non l'ha toccata. Nessuna officina è stata distrutta; l'esercito operaio ' inasto intero; i comandi tecnici sono tutti al loro posto, ancora moltiplicati e agguerriti dalle esperienze della guerra. Si sono perdute terre, miniere, preziose ricchezze naturali : la nuova organizzazione internazionale delle industrie le riconquista. E nor: si sono perduti i valori spirituali che nello officine e' nelle banche, come nelle trincee e a torno i tavoli dello Stato maggiore, sono la forza che vivifica e moltiplica il valore delle macchine e del denaro, come quello delle armi. Pure passati a traverso un logorante travaglio si ritrovano in Germania la pazienza del lavoro, la disciplina, la fedeltà ai metodi, lo studio che non si scoraggia, la moltiplicazione delle idee, lo spirito aggressivo di grandezza dell'epoca imperialeSe e mancato in Germania il carbone, mentre sa ne va cercando per il mondo, si è intensificata la produzione nazionale della ligniti. Il petrolio dilata, intanto il suo dominio industriale. La chimica e l'ingegnosità tecnica trovano da per tutto dei surrogati di materie prime e di mezzi. E le grandi formazioni nuove dei trust verticali, con le loro infinite risorse, aiutano in ogni modo queste trasformazioni industriali. Uomini -o interessi M.i v è un'altra ricchezza naturale in Germania che non s'è distrutta. Aumentata i.'i territorio la Francia, dopo la guerra, è diminuita di uomini. Le nuove nascite in Germania superano invece le morti spaventose. Avviene cosi che lo sviluppo industriale, il quale ha bisogno di dense concentrazioni umane, non è sostenuto In Frantila da un sufficiente sviluppo di uomini. Lo squilibrio fra i poteri demografici e i poteri economici si fa qui già pericoloni-. Pi sa che in Francia la popolazione si rifiuta alla riproduzione. I bisogni in; dustriali sono stati fìn'ora, come iii ojni altro paese, compensati con l'urbanismo, l'eriigrazione dei contadini verso le città, ina'poi che gli uomini non si moltiplicano la campagna s'è spopolata. Si trovano già ora in Francia vaste terre incolte per mancanza di braccia da lavoro. E però neppure qnest'i gente di campagna è bastala alla industria francese, ancora ingrandita dopo la guerra. Ma si è aggiunta, un'immigraztone straniera di minatori spagnuoli, polacchi, belgi e di operai italiani. Ma se e.ìsa basta a riempire i quadri dell'esercito operaio ne sminuisce il valore nndonai1. E' una massa multicolore, senza unità, dissociata e disgregante, un esercito straniero di mercenari contro l'esercito nazionale unito nella lingua, nello spirito, nelia tradizione, che muove l'industria tedcL-. La vigorosa fecondità dei tedeschi, superata solo dagli italiani, è bastala sempre per rifornire di uomini le città e le loro industrie in progresso, senza che fosse ridotta la popolazione agricola o la superficie dei terreni coltivati. E' stati anzi questa ranida riproduzione di uomini, resistenti all'emigrazione, che ha spialo lo sviluppo dell'industria tedesca a quelle .--ne caratteristiche formo estreme ili violenta ostinata espansione, dalla quale è esplosa la guerra. Risognava dar lavoro a lutti. Ma hisognava pure trovare un compratore per il prodotto del lavoro di ciascuno. I.a crescente densità della popolazione diveniva' una causa diretta della intensificazione industriale e della sua agaressività commercialo per trovare uno shocco in qualcho mercato del mondo. Ma insieme a quesio sistema nazionale di uomini e t|j capacità della Germania -'è salvalo in gran parie un altro suo sisten'o interrinzionalf di non tini e di in te* ressi - - l'avanguardia fedele e operante di ogni sua espansione economici. Rollo i cittadini e i capitali tedeschi emigrati 1 j aueStero. Da quando la Germania, è di- venuta paese industriale la sua emigrazione si è ridotta di volume] ma, a differenza di quell'italiana, è cresciuta di qualità, con la sua pente che ha varcato i confini non per servire un padrone straniero, ma. per dirigere e comandare. Mentre lo vecchie colonie tedesche di lavoratori del Brasile, del Cile, degli Stati Uniti, dell'Australia, e dell'Africa del sud, sviluppate in pochi decenni, sono divenute forti e ricche oasi germaniche, interessate alle banche e agli affari, tutti i tedeschi emigrati nei paesi europei sono penetrati profondamente nel loro sistema economico e vi hanno aperto la via alle nuove espansioni del commercio tedesco. Dopo la guerra, nei paesi vincitori, essi hanno perduto molte delle loro posizioni avanzate, quasi mai, neppure in Francia, la loro influenza; nei paesi neutrali, in Svezia e in Olanda, in Spagna e in Sviz i zera, sono invece cresciuti di forza. E li j aiutano i movimenti nazionali nuovi, come quello dei tedeschi svizzeri e doi fiamminj gni jn Belgio, che abbiamo già studiato, 20 settembre i 'J7i miliardi) non si può ve- g Tutte le costruzioni polìtiche europee della Francia non bastano a equilibrare questa nuova costruzione di razze affini e di interessi economici concordati che, ri prendendo il movimento del passato, la Germania va creando in Europa. Nessun paese ha raggiunto ancora la capacità di penetrazione « di irradiazione internazionale, della Germania. Aiutata dal suo istinto nazionale, dal suo metodo vasto, dalia sua insuperata attitudine all'organizzazione e alla disciplina, la Germania si era costruito prima della guerra un sistema europeo di intese bancarie e di cointeressenze industriali che riducevano larghe zone economiche di ogni paese al servizio della sua economia. La struttura di questo sistema è rimasta. Lentamente, essa riprende anche le sue funzioni. I sequestri e le espulsioni dei paesi vincitori non contano più. Gli interessi tedeschi, combinati con quelli stranieri, prendono ogn. spesso ì colori nazionali dei vari paesi nei quali sono penetrati. La ripresa economica Rimangono nurp irraggiungibili ma imponenti riserve estere di capitale tedesco. E' inutile tentare di dar delle cifre. Nel maggio scorso il segretario del commercio internazionale ho. comunicato alla Camera dei Comuni qualche osservazione dell'addetto commerciale britannico a Berlino, il quale calcola in cinquanta milioni di sterline la somma delle disponibilità e dei valori dei toclnschi all'estero, ai quali bisogna però subito aggiungere altri centocinquanta milioni di sterline per i valori apnartenonti a tedeschi sotto nomi non tedeschi. In tutto quattro miliardi di marchi oro, ossia venti miliardi di lire italiane carta. Ma non si esagera la realtà se si quadruplicano intesto cifre e si decu'pla il loro potere funzionante, per la loro alleanza con il capitale straniero. La ripresa economica tedesca trova, dunque già in azione tutte le sue necessarie premesse. Non bastavano i cannoni contro .gli eserciti coalizzati: possono for\e bastare nella nuova guerra le armi intatte che la Germania serba contro l'economia e la finanza dissociata dell'Europa. Ma tutto l'ambiente economico creato dalla guerra, in Germania è stato fìn'ora, pur con le sue tremende passività f"vorevole alla resurrezione industriale tedesca. Non c'è più dubbio ormai che il crollo del inarco, cnnilunnue ne sia. la vera causa, ha aiutalo riridnsti'ir tedesca, nella, concorrenza e perciò nella sua espansione mondiale. Basta a provarlo il problema dei filari. Si sa rpianta parte essi abbiano nel costo della produzione indiisiriale. Ora in Germania In scala dei salari- non corrisponde al deprezzamento del marco. Per esempio: dal gennaio 19?! all'ottobre 1922 il marco si è ridotto, rispetto al dollaro, a un decimo del suo valore; il salario medio dei minatori, che era nel gennaio 1921 di 1,082 marcili, avrebbe dovuto perciò salire nell'ottobre 192? a fi!,920 marchi, e non ha raggiunto invece che 1fi.2tO marchi. Paragonalo ;\ ipiello degli operai americani, inglesi e francesi il salario degli operai tedeschi è veraniPiiie il.meno caro e peicio il più favorevole uH'industria tedesca di la potuto vendere a nu- esviorlazione chi glier mercato E' difficile dopo ciò credere che la grande industria non abbia contribuito a mantenere, se non ad ae;rrrnvare la donrossione del marco. I partiti onerai vo-.Mono appitnlo vedere nella politici di Hugo SHnnes una delle più dirette causo della precipitazione della moneta ua/ionalc. K se si pensa la forza finanziaria di questo re lei carbone e dell'acciaio, che nel settembre dell'anno scorso impei delle sue imprese .eni '■■ssifi più ili un tjjiaiM ione montitariii crern ia\ ;i con il sistema miM il'ili di inarchi, dell'intera circolali iea (che toccava. " ramente farla estranea alle vicende della moneta tedesca. Si sa del resto, che la Reichsbank è nelle mani della Volfaparlei, nella quale Stinnes che la finanzia ha pu-* re una grande autorità. Ma è pure evidente che dal giorno della pace i Governi tedeschi hanno sostenuto questa politica di resistenza della grande industria. Non si tratta solo più in essa di colossali interessi privati, ma anche di un interesse nazionale. Se "con la guerra economica la Germania ha da difenrlers e riconquistare le sue perdute posizioni e la grande industria è l'arma di.questa guerra, la-politica economica e finanziaria, della Germania deve farsi alleata dogli interessi industriali per una suprema necessità nazionale. Non importa se nella bandiera del Governo rii Berlino il color rosso si sia ora mescolato all'azzurro. In Germania, paesi! della realtà e della ragione, non c'è quasi mai stato posto per la demagogia. Ora dunque questa politica economica e finanziaria tedesca, che sembra assurda, perchè avvia verso un irreparabile fallimento lo Stato, mentre distruggo inesorabilmente intere classi sociali, non è mai stata bene compresa, -sreho non la si è misurata mai a traverso le sue vere funzioni di guprra. E' una politica di eccezione, di sacrifici e di tensione, clic, corrisponde a quello stato di eccezione, che è la guerra. Il crollo del marco ha distrutto il piccolo risparmio, i niccoli rentier*, vaste zone di popolo a stipendio fisso, ma è stato una barriera proibitiva contro l'importazione dell'industria straniera e una forza propulsiva per l'esportazione dell'industria tedesca. Se molte piccole fortune sono stato devastate, più di tremila nuove società per azioni si sono costituite in Germania nel 1922, contro mille costituite nel 1921 e solo 173 nel -1913, segno che prova, come la vita economica nazionale pulsi ancora vigorosamente e si senta protetta. Fino alla vigilia dell'occupazione francese della Ruhr in realtà due movimenti finanziari esattamente opposti, si potevano osservare in Germania: uno di precipitazione statale verso il fallimento (per l'annullamento della moneta, la ridda dei miliardi di carta messa in circolazione, i giganteschi deficit dei bilanci) : l'altro di ascensione dell'economia privata — industrie, banche e commerci. Lo Stato è oggi rovinato, ma la ricchezza nazionale e il meccanismo e 1» funzioni per la sua riproduzione rimangono intatti. E la Germania può vivere ancora ed espandersi. Il crollo irreparabile della Russia, che il lavoro di una generazione intera non basterà a restaurare, è cominciato non quando il rublo è divenuto carta inutile, ma quando si sono esaurite le capacità e le possibilità di lavoro neflo fabbriche c nelle campagne. 1 La grande industria E' il popolo tedesco che combatte la nuova grande guerra economica. Lo Stato, che è scio una sua forma, può scomparire in essa per trasformarsi e ricostruirsi. Tutto il mo\imento della Germania, contemporanea ci mostra appunto l'iniziò; si direbbe, di una rinnovazione dello Stato sotto la pressione delle nuove necessità economiche del popolo, impegnato nell'urto titanico. E' la grande industria che si sovrappone allo Stato e ai Governi. Essa è stata risparmiata fin che fu possibile, dalle imposi e ed ha potuto anche esportare i suoi capitali all'estero. Lo Stato si è vokmta,iad azzaqDou ans aipsp orcqSods ann-jirir aiutarla. Tipico fra l'altro è un progetto di legge presentato alla fine di aprile alla Dieta prussiana, nel quale si prevede la cessione «Ielle miniere, fiscali di Hindenburg e Rocklinghanseti fi5,090 minatori, otto milioni di tonnellate di carbone all'anno e stabilimenti metallurgici) ad una. società privata, la Preussisr/(<• Berqwcrks und Uiitteiigcscllschait, la quale dovrebbe anche ricevere dallo Stato, oltre una somma fissa di due. miliardi di marchi, i crediti necessari per i lavori. Ora la concentrazione industriale dell'ultrapotente, che associa gli interessi di Provincie intere, va creando pure una nuova forma di organizzazione nazionale, che p'otrà riflettersi anche sulla struttura statale. Un rapporto di Essen di una Commissione di inchiesta del Consiglio economico dell'Impero, nel quale Hugo Stinnes ha gran parte, ha proposto già la creazione in Germania di Provincie economiche. L'economia nazionale non può dipendere dalla politica. Le Provincie economiche devono essere costituite su una base ben precisa di carbone e di ferro, di materie prime, di forze motrici e di mezzi di trasporto utili alle industrie. Dovrebbero così essere create delle gigantesche unità industriali che assoderebbero per il rendimento massimo tutte le risorse e le attività produttive di' una regione. I Consorzi di Hugo Stinnes si sviluppano già per queste, nuove linee di topografia economica. E' qualche cosa come un assetto di guerra che si vuol dare a tutta la Germania economica, scomposta in poche armate, obbedienti'a un piano unico e armonico di combattimento. Ed esso varca già pure i confini e diviene, a traverso le associazioni internazionali d'industrie e di banche, anche un nuovo sistema di alleanze economiche, che daranno lo slampo alle nuove alleanze politiche della Germania. Dove va l'espansione, già illustrata, di Stinnes in Austria, e in Ungheria, che assorbe metodi t'amante le loro industrie e i loro interossi nei sistema economico della Gommina? Se si esaminano con attenzione alcuni suoi episodi, molti punti del suo occulto profondo programma prendono un limpido gnificato. Stinnes aiuta anche. )a stampa dell'Austria e dell'Uncherin ma è quella nazionalisti, che ha il suo favore. Stinnes va sviluonnndo pure una imnresn austroung.imeo-tedesca di aviazione, che, diretta da un antico aviatore militare, Petroczy vuole dominare una via centrale aer^a Budapest-Vienna, la anale deve er'-ndersi Imo a Monnco di Baviera e di là in Svizzera e nella Germania settentrionali». E qui può concluflersi il nostro rapido esmue della nuova espansione tedesca pr'ma fase della nuora (morra che la Germania si nrepara a combattere. T suoi caratteri e i suoi scopi appaiono ora. bene precisati. Cominciato, dalla difesa es=a passa all'offeso. Essa vuole' ricostruire la potenza economica e finanziaria della Germaflia •ritrovare degli arsenali di guerra, riorganizzare un sistema di alleanze, isolare il nemico penetrando fino al suo cuore. Non c'è bisogno di pesare il bene e il male di questo, piano che specchia il cervello di un gigante. La storia non ha partito. Ogni popolo ha il diritto che la sua forza gli dà. La forza, della Germania si misura già intera nella, ostinazione della sua rinascita. VIRGINIO GAYOA.

Persone citate: Hugo Shnnes, Hugo Stinnes, Laguerra, Mono