Natura fiamminga

Natura fiamminga Natura fiamminga Ripensiamo a quelle pitturo caratteristiche dei vecchi maestri fiamminghi in cula meravigliosa naturalezza rasenta la volgarità, o il buon umoro chiassoso e rutilante si spando con indicibile potenza d'arte fino al particolare realistico indecente: a corti quadri di Rubens — per esempio — o meglio ancorai, ai Jordaens in gazzarra ai Temere buffoneschi, pieni di ingenuo diavolerie; varchiamo idealmente la Mesa interiore, limite di due diverse antiche civiltà cattolica l'unti, protestante l'altra, e con la guida di Eugenio Fromentin o dell'IIavard temperiamo alquanto la crudezza delle immagini rievocato nella memoria, con lo raccolto luminosità prodigioso di Pietor de IIoccli e di Johannes Vormocr, con le trasparenze o limpidezze pacate di Ruisdael, Hobbema o P. Potter, senza dimenticare il giocondo Franz Hals. Poi loggiamo Felix Timmermans, lo scrittore fiammingo che, a trentasci anni, ha ormai conquistato uno dei primissimi posti nella letteratura contemporanea del suo paeae, s'ò reso popolare in Olanda, in Germania e nei paesi scand'navi, o si appresta a fare altrettanto in Francia. E allora quei faccioni rubicondi della Festa di famiglia del Jordaens, quella scapigliata allegria paesana della kermesse di Téniors, quelle viventi carni esuliorr.nti, quei cumuli di vivande apprestate per banchetti pantagruelici, quei mangiatóri formidabili dai ventri poderosi, e insieme certi atteggiamenti non contemplati in nessun galatèo latino, che ei stupiscono un poco nella pittura fiamminga, oj appaiono chiari, plausibili, naturali come ogni atto spontaneo ch'è espressione e carattere della vita quotidiana d'un popolo. E' un tocco di bacchetta magica: chiudi a ma gli occhi: ed ecco le figure animarsi, uscir dal quadro ringiovanite di due o tre secoli, e con mutati costumi muoversi, agiio, vivere con una giocondità, una salute, una infantilità di sensazioni che per riflesso ci illuminano l'anima di un sorriso; ;:cco lo fisarmoniche e le cornamuse accompagnare con accordi gravi e con trilli di loto acuto le canzoni e i balli degli allegri bevitori di birra ; ecco le albe, i chiari :ieli d'Olanda, i meriggi di maggio profunati, le limpidezze invernali e i soavi grigiori dell'autunno destarsi e vibrar di ripetuto poesia sui pacati orizzonti che cingono i tranquilli piani verdi solcati di calali, accarezzati dal vento largo e dolce che loffia vittorioso e fa girare le grandi ali dei ìmlini solitari. Timmermans, insomma, per noi S come in uomo che a parole efficacissimo comncnt-i la pittura delle sue contrade; il che •ale a dire ch'egli ò scrittore originalissimo, nterprote magnifico e sincero dei costumi radizionali del suo popolo, descrittore sorirendento degli aspetti della sua terra. Nato a Iiierre nel 1886, Felice Timmer- ìaus esordì a ventun anni con un libro di •oesie, Door de Dayen, cioè Attraverio i tomi. Fu durante la guerra, nel 1916, che sì suo quarto volume, Pallieter, egli aogui;ò di colpo una fama clamorosa: anzi, il accesso costituì uno dei maggiori avvenienti letterari del tragico periodo. Oggi opera del Belga conta altre nove opere; giova trascrivere qui alcuni titoli, traolti in francese dal fiammingo, perchè aai significativi e rivelanti argomenti per oi originali © nuovi: Conte» du Béguinage 1918), Le Petit Enfant Jesus en Fiandre 1918), Les tris belles heures de Mademoiselle Symforosa, béguine (1918), Bauli cwyn, epopèe animale (1918), Tryptique ' es Pois Magcs, Le Cure de la Vigne fleurie : Notre-Seigneur (in corso di stampa gli ulna duo). Si indovina in questo scrittore i; a certa tendenza mistico-religiosa, un ■costamento ai sentimenti primitivi ed eiaSi catari, e insieme una curiosità, un gusto, ia simpatia per quella tipica vita di rac•glimento propria dei beguinages, i quasi •ìivenli caratteristici dei Paesi Bassi, do^o béguines oi ritirano in un'esistenza di vee e di calma degna d'altri tempi, e, non | gate da alcun voto, passano i loro giorni jÉcucire, a far pizzi, a pregare e a visi taro runalati, godendo d'una discreta libertà, •olito ancora con l'antico costumo fiamtntro, serene e vispe come bambine malade la regola e la i Grande Dame ». Oh, mmermans deve amarle molto le soavi eco!'' beghine del suo paese, so ha»saito faro di Mademoiselle Symforosa uu'inmrnticabilo miniatura di grazia e di demitizza, una creaturina pura come un re n"l!a sua ingenua e timida passione n'inalo! A leggerlo, si comprendo il succio di questo scrittore presso i Buoi oomtricti : a parto ancho lo sue splendide alita d'arto, egli ò un conservatore delle idizioni più schiette del popolo da cui ■e ; orli ò uno di quelli che rompendola lisamente con tutti i generi dofiniti, abniloniudo lo vie comuni del romanzo a Ellissi internazionali e della solita narrane psicologica più o meno adatta a raci-!l ■>". conio un calco banale, gli scoladei vari drammi spirituali germinati Sto svariato latitudini, si rifanno al pan-.oy.'.n più genuino della propria gente, fe ! : propria terra, doi propri costumi: ; è autoctono, e perciò interessante; eei finse anche lui di tempi in cui, dopo bufera, ciascuno sente un po' il bisogno v.' ; - i-; in casa sua a riparare i vetri riconfortare il cuore con la vista -.- ■ ■■'.< mobili di famiglia. Timmermans, r,4:a!" — fa notare P. Cclin — b il più :•—••••talivo e il più curioso degli sorit,!.•.! cv.o paese, appartiene a quella scuoclie ha rinunziato al realismo di cui •n Btrouvels fu l'eroe, o che ha saputo •re la erisi neo-romantica nella quale rei Y:in Woestyne è naufragato. K>\'V ufi', l'interesse di Tiiareermans ò ua L,. l'appagamento di quella misteriosa ■ - di otitiosceuza dol lontano e del diverHBÌL-V 5; ridesta nell'animo nostro allo Btornofctaigico degli uccelli migranti alti ci io. H' il desiderio di penetrare in , vita che noi non viviamo, avvolta nell„dell'inverno fiammingo, risveictesi ;-' -magico ritorno dello chiarezze maveriii. paesi di rigidi geli e di merafioritura in maggio; uomini espanini alla natura come fanciulli, manhcri o bevitori formidabili, pronti sem. ali 'allegria, al canto, al ballo, e a boj rc sereni ciò che il cielo manda sulla ssa terra, Rubens, esuberante donatore ; da brancicare, vivo ancora, se dobm, crederò a Timmermans, noll'auima nniinga cam'ptvgnuòla. ,,„, Pallieter, tradotto da Bob ...is ".i frnricose o pubblicato ora dalo parigino Kicdcr. Non è un roniane non ò quindi il caso di discuterlo cotale- E' un'unica, ininterrotta rappre¬ sentazione della natura campestre di Fiandra. Pallieter, possidente e fattore, è un uomo ridivenuto fanciullo, in preda a un perpetuo stupore che la terra brilli di tanti colori, risuoni di tante musiche, e tanti profumi ne emanino. La sua ebbrezza pànica non ha limiti : ad ogni passo egli scopre nuovi tesori; ogni stelo d'erba ò un mondo ignorato che gli si rivela; inverno ed estate, primavera e autunno, pioggia © sole, brezze e nevi, calore e gelo, Bono altrettanti doni che Dio offre con magnifica prodigalità di oui bisógna ringraziarlo. E questo stato d'estasi continua è interrotto soltanto da canti e da baldorie, da bevute prodigiose e soorpaociate monumentali. Dunque Pallieter è un bruto ripugnante che smaltisce l'indigestiono in un lacrimoso misticismo? Tutt'altro ! E' la più candida e avvincente creatura del mondo. Nulla in lui dello sconcertante contrasto cho lascia noi latini un po' dubbiosi al cospetto della languida e bionda vergine tedesca che rimedia alla commozione del Vergissmeinnickt ingoiando un Wurst mit Saucrkraut. La ribotta di Pallieter ò schietta, è disinteressata e ingenua come la sua ammirazione mistica. Egli è il Téniers che dipingeva la taverna in tripudio e il Sant'Antonio tentato. H suo amoro per Manette, fresca come un pan di burro, è sano corno la birra bruna che gli piace bere col pittore Franaoo e col curato allegro; a l giorno in oui sorprende la sua bella al bagno la rincorre, fanciullo, curioso di vederla, ma appena appena la bacia, • quando 8'accorgo ohe lei piange: « Quoil Des armes ! Non pas cela ! Nous allons chercher tea h ab ita >. Mari otte dovrà esser sua soltanto dopo >1 matrimonio, quand'egli se a porterà via sul battello che naviga la Nèthe, carico di frutti profumati dell'auunno. Buon Pallieter fiammingo 1 quanto ei più onesto di noi, e quanto noi siamo ontani da te ! Lontani perchè noi abbiamo dimenticao il suono delle più grandi voci della Naura. E il canto dionisiaco offerto alla magnanima Madre prorompe invece dal cuore esultante di Timmermans. Piove, e Palieter si precipita in giardino per riceverò l dono del cielo: l'uomo è ritornato alle ensazioni primitive, è ridivenuto selvaggio: <r Il pleuvait il pleuvaitl La lumière filtrait à traverà la pluie tombante, et mainten&nt c'ètait de l'or qui tombait, dog òvea d'or. Pallieter se crovait les yeux à regarder... — Cest de la manne —, dit-il, t il jota sa téte en arrière, ouvrit la bouhe, et y laissa couler les gouttes d'or »; novica, e Pallieter esulta : e Dieu ! Mon Dieu!... L'émotion, le bonheur lui coupaient la parole. La neige, partout la bianche et grasse neige I ». Egli si arrampia sugli albori per visitar le nidiate novele, o dall'alto di un pioppo che ondeggia nel cielo il mondo gli si scopre come un paradiso ignorato, f Guardate la terra ! Partorisce! Si prodiga! Venite, festeggiamo, corriamo attraverso il frumento, abbracciamo la terra, confondiamoci nel suoo! ». Di eccesso in eccesso l'estasi raggiune uu diapason intollerabile. Pallieter non più un uomo: è Pan ridisceso sul mondo dopo lunghi secoli di sonno. E allora, ebbro di Natura, non può più appagarsi della piccola porzione di terra fiamminga he abbraccia col suo sguardo breve di gricoltore sedentario. H sangue degli anichi padri naviganti affascinati di mistero gli ribolle nelle vene; il mito di Odisseo ncora una volta si incarna nel giocondo bevitore di birra, forse insieme a un vago ogno di dominio ideale: e Pallieter, con a moglie e i figliuoli lascia il dolce paese ella Nèthe per correre il mondo largo e plendido, come gli uccelli e il vento, alla icerca della conoscenza universale. Tempra rara di artista, Timmermans ecelle nella descrizione. Tutto il suo romano non è che la rappresentazione dell'avviendarsi delle quattro stagioni. Egli cerca utti i pretesti per rivelarci le sue valenie pittoriche: albe, tramonti, luna, sole, telle, pioggia e nevicate, fino alla sazietà. Ma l'insistenza, l'efficacia è tale che a poo a poco noi ci sentiamo vivere in quegli rapi piani verdi e uguali rotti dalle acquo uviali e dai boschi azzurri nella lontaanza, sparsi di grandi mulini con le ali ese corno braccia a chiedere il soffio beneco del vento; e ci sembra di non aver vuto mai altri orizzonti che quelli tagliai dalle dighe della Nèthe, oltre le quali 'alzano le immenso vele bianche dei batelli, gonfie di brezza e inondate di sole otto il luminoso cielo perpetuamente vaio di nubi. Timmermans è come un uomo ho prenda per mano il lettore e gli dica orridendo affettuosamente: « Vedi corno si uò vivere », mostrandogli un paesaggio di uce e di innocenza. Mademoiselle Symfoosa esulta perchè il giovane frate Martino a capito finalmente ch'ella lo ama in sereto, e non chiede più altro all'amore e lla vita; Pallieter è felice perchè è torato il sole, e allora, in onore del bel tempo, issa nel suo giardino un grande stenardo bianco. Ambedue sono dei semplici, egli ingenui e dei buoni : hanno le qualià, da noi perdute, per essere sereni. Ed così che le creature di Timmermans sono pronte alla risata grassa, e aperte, insieme, alla bellezza spontanoa. La fanfara di Barbariccia strappa urli di gioia ai rubiondi fiamminghi; e alla Kermesse i ventri i gonfiano spaventosamente di vivando o di sughi. Ma la sensualità eho ride non è izio, e i bevitori passano tranquilli dalla birra alla preghiera Pallieter insogue la anciulla sorpresa come Diana, ma si arreta alla sua prima lacrima ; asciuga le botti, ma adora i doni di Dio; combina grotxi scherzi, ma si reca a spinro i nidi novelli e si commuovo accarezzando le frà: gili ova rosate ; vorrobba che la serva gii permettesse qualcho audacia galante, ma on la sposa è casto nella sua ineffabile feicità. E ciò perchè Pallieter è meravigliosamene vicino alla natura: meglio ancora: è 'anima fresca della natura stessa cho cana il suo armonioso inno d'amore per la vita semplice ed ingenua. Timmormaus, di questo inno, fissa tutto Jo note, tutto in voci perchè la pura melodia non vada dispersa. Ma noi ascoltiamo il lontano canto fiammingo, e pensiamo non senza mainconia cho la nostra civiltà è troppo stanca, raffinata e inquieta, per poterci unire festosamente al coro. MARZIANO BERNARDI.

Luoghi citati: Francia, Germania, Olanda, Paesi Bassi