Il sanguinoso episodio della marchesa Durazzo a Pechino

Il sanguinoso episodio della marchesa Durazzo a Pechino Il sanguinoso episodio della marchesa Durazzo a Pechino Versioni contrastanti - A colpi di cravache colla rivale? Troppo amatoA Abbiamo pia fissato i rnnti principali dc1 oscuro dramma passionale che ebbe il susanguinoso svolgimento nell'estremo oriented abljtamo accennato alle tre versioni chdi esso si hanno nelle carte d'istruttoria. Ispst fiuto Procuratore Generale ritenuta eompietà 1 istruzione ilei procèsso, ha chiesto innvici deirimrutula. marchesa Ambru Armanda 'Maria in Durazzo al giudizio deTribunale di Ancona quale responsabile dlesioni personali volontario per avere in Pehino la sera, del n giugno 1921 senza il findi uccidere .:pn istrumenu di. naiiira contundente e da taglio, rimasii imprecisati, cagloriato a Maria Cioci lesioni mujnp le lquali produssero complessivamente ^malattiper giorni, diciannove, un transitorio. aggravamento di tino sUito islerico preesistente ed una permanente debilitazione dell'organo della prensione, ai sensi dell'ari. 372, N. 1Codice Penale. La Difesa della marchesa accetta come abbiamo visto solo una parte di queste conclusioni, cioè le lesioni infcrte con arma contundente (una cravache) ma non quella da taglio ai polsi sostenendo che questa ebbed infliggersele In stessa Cioei a scopo suicida. La Parte Civile. Cioei sostiene addirittura la tesi di mancalo omicidio. Interessanti sono le conclusioni del Procuratore dr.; Re come quelle che non sono inspirate da scopi di difesa o di accusa ad oltranza, ma da nn (lue superiore di giustizia al di sopra d'ogni passione o d'ognrancore, il fattaccio viene cosi ricostruito secondo la istruttoria operala dal nostro console italiano, ti Iti giugno 1921 il R. Consolo italiano di Tienfsin, in seguito ad una urgente chiamala telefonica del R. Ministro d'Italia in Pechino, si recò subito in detta città, giungendovi circa le ore 12.30. Recatosnella sedo della Legazione, il ministro marchese Carlo Durazzo gli fece prendere conoscenza di un rapporto della Polizia del quartiere delle Legazioni relativo ad una aggressione che avrebbe avuto luogo la sera innanzi all'HStcl dei Wagons Liti, e di cui tanto l'aggressore che la vittima, dei quali non si faceva il nome, erano sudditi italiani.Un angoscioso dovere 11 ministro ci Italia a Pechino doveva compiere un angosLioso de vere. Quello di iniziare e far condurre a termine quelle praticità secondo la legge italiana, che dovevano addurre in un pruno tempo, nei ritardi della propria consorte alla grave imputazione di mancato omicidio. Lo stesso marchese Durazzo espose al uonsole quanto era a sua conoscenza, e cioò di essere rientrato la sera prima verso mezzanotte e di avere trovato la consorte, che non era stala con lui a «atro parche si sentiva indisposta, già coricata nela propria camera. Essendo stato dopo la mezzanotte tolelonaio dall'Hotel dei Wagons Lits che una signora italiana era stata trovata coli lerita, e la si trasportava all'Ospedale Americano, si era recato ad interrogare la marchesa, la quale gli disse di essere stata dalle ore 22,20 lino a poco dopo le 23 all'Hoel dei Wagons Lits per persuadere la signora Cioei Maria giunta a Pechino, a desistere dalla sua persecuzione verso il capitano Piri, addetto alla Legazione. Essa osseri di esere riuscita a farla persuasa che il detto capuano non intendeva più riunirsi con lei, l che la Cioei aveva dato in ismanie, faceno accorrere persone dell'albergo, ma poi si ra calmata e coricata. 11 marchese Durazzo ggiunse di essere stato il mattino stesso ad sporre l'accaduto al Ministro d Inghilterra, ssendo le autorità britanniche competenti per le prime investigazioni del caso per esere il detto Hotel di proprietà inglese, e gii veva comunicato l'arrivo di esso Consoie er compiere una inchiesta. La -ssa marhesa Durazzo in presenza del marito confermò al Console quanto esso gli aveva già espoto, aggiungendo maggiori dettagli sulla conersazione avuta con Iti CiCci, sulle accolienze deferenti fattele da questa, sugli argomenti svolti con lei per persuaderla che :1 Pitri non aveva nessun legame"con essa, e essuna intenzione di tornare a convivere inieme. Asserì che 1 Cio:i aveva dato allora n escandescenze, battendo più volte la testa ul ietto di ferro. Una vicina aveva bussato lla porta predando ui far silenzio., ed essa veva 'risposto che si trattava di una signoa italiana molto agitata, che essa tentava i calmare. Aveva poco dopo sentito suonae le 23. La Cioei le ave\a raccontato dei ieci anni passali insieme al Pitri, delle ue buone, relazioni con la famiglia di lui, d aveva estratto da una valigia delle lettee del Pitri. per mostrarle quelle più receni. Indotta a calmarsi ert a visitare il Minitro il domani, la Cioei s'era coricata. Il Conole rimasto come ospite a colazione dei marchesi Durazzo, insieme a pane ilei persoale della Legazione, pur ritenendo erto ta marchesa, data la sua posizione, avease commesso un'enormità imperdonabile a.d ingeirsi nelie querale ariorose del capitano Pitri. on ebbe però alcun sospetto che avesse po't'j '•■ '. j = ■••--*i-1- alcuna azione delittuosa, tanto iù che durante la colazione essa si dimostrò articolarmente disinvolta e brillante. fi console italiano, d'incarico del ministro ritannico iniziava le prime indagini con un opraluogo. Recatosi nell'albergo, e- richier-io il direlore sig. H. Schromli fu da questi accompanato a vedere la camera n. 71 ove il fatto rasi svolto, e della quale il direttore conervava !a chiave in tasca. Passando nel coridoio del secondo piano lo stesso direttóre bbe a mostrargli li posto in cui fu trovata a Cioei, immersa ne] proprio sangue. Apera la camera n. .71. che non era slata sugellata, fu trovata abbastanza in ordine. Nnnvasi una larghissima chiazza di sangue ul tappeto e davanti alla porta. Macchie di angue si notavano anche sulla maniglia e ul'a porta come se una persona vi avesse, ppoggiale a tentoni ambo le mani insanguiate, cercando di aprirla. Tracce di sangue -isicvono inoltre sul lavandino di maiolica i acqua corrente e leggermente insanguinao era un asciugamano a spugna. Cocete di angue bene distinte ed isolate ciano anche ull'unico lenzuolo disteso sul letto. Nella tessa camera si trovavano ancora i bagagli iù grossi, mentre quelli a mano erano stati al direttore portati per più sicura custodia ella camera di sicurezza. Delle due finestre che 'danno verso il corile interno dell'albergo una era completamente nascosta dal cortinaggio di Muffa rosa, l'altra era rhiusa da una gelosia solleabile ed inclinabile, fatta di leggere e sottii stecche di legno verde, disposte in senso rizzontale, le quali lasciavano fra loro uno pazio di quattro dita, particolare importane come- si vedrà più sotto. Il riii-etiorc narrava al nostro console come veva, trovato la Ciuci e come fu soccorsa. Durante la prima medicazione la signora parlava più o mei io concitatamente accusando la marchesa Durazzo di aver tentato di ucciderla. Le ultime volontà... Poi. scambiando il. detto direttore per un medico, c dicendo di sentirsi morire e di voere manifestare a lui le sue ultime volontà, gji raccontò che era tornala da Shanhaikuan ol treno della.-'sera ; che la marchesa Duazzo era venula nella sua camera per impadronirsi di alcune carte molto importanti he essa si era rifiutata di consegnarle ; che allora la marchesa aveva assunto un contegno terribilmente violento e l'aveva percosa sulla testa con qualche cosa tino a farla adere .a terra priva di sensi, e aumdi le veva tagliato i polsi, andandosene i un le ue carte, di cui erasi impossessata. Gli condò di essere stata per parécchi anni l'amane de! capitano Pitri. che questi a causa deimarchesa non voleva più sentire parlare di ei, che la marchesa aveva saputo del suo rrivo, e temeva qualcne grave, scandalo, eperciò aveva tentato di ucciderla. Essa imlorava ogni momento che le fosse salvala a vita e chiedeva di essere mandata in un spedale, lamentandosi assai per i dolori. ifatti a mezzo' dell'ambulanza venne traportata all'ospedale americano. La camera enne chiusa a chiave ma dopo qualche tempo direttore Schramli. riflettendo di non aver eduto l'istrumento con ii quale era stato ommesso il delitto, andò di nuovo nella tanza, e si mise a ricercarlo. Era cola da ochi n imiti, miando entrarono nella camea il medico della legazione italiana dottor Giura eri r.r nffleiale che disse di nopartene;ùardià della Legazione iialiana stes- P<i. Essi guardarono attorno dovunque, mo .arandosi meravigliati del rome la signora avesse potuto ferirsi. Ed avendo il direttore tirilo loro: «domandatelo alla marcliesai >, es.M dì rimando replicarono che la Marche sa aveva fatto del suo meglio p«r impedire che la signora si suicidasse. Ouindi si era no allontanali per recarsi all'ospedale r,a Cioei interrogai» dal nostro console narrò una sene ni pressioni e violenze che \r sarebbero state fatte a Phar>gai e Shan Haìknsn da agenti del capitano Pitri. Ae PUlItóe f.i,e gì era appena coricata quando sentl DUssara alla por1a c domandato chi era Jfi si rispose: -La marchesa Durazzo.. chiesto mi momento permettersi la vesta glla ]n cloci a„n la poria mos;rando la suasoddisfazione nel vedere finalmente una don na, dopo tutte le violenze che aveva subite in viaggio .. dagli uomini. Essa ragguagliò la marchesa sui nove anni, durante i quali aveva convissuto col capitano Pitri. sui rapporti che la legavano alla famiglia di cosmi, e su quelli ininterrotti rhc ebbe con lui fino agli ultimi anni. A riprova di ciò voleva mostrare alla marchesa gli ultimi biglietti ricevuti da lui, ed aperto l'armadio a specchio, ne eclraeva una piccola valigia contenente la più recente corrispondenza del Pitri. I documenti, compromettenti Mentre era a ciò intenta si senti colpire violentemente all'occipite con un corpo greve e masseeio, che essa ritenne essere stato 11 calcio deila rivoltella. Una diecina circa di colpi seguirono al primo, ed essa cadde tramortita al snolo, perdendo i sensi. Riavutasi dopo qualche tempo comprese che sarebbe morta svenata, e con un supremo sforzo si alzò, apri la porta ed usci sul corridoio rhinn'.ando aiuto. Disse di aver potuto constatare la sparizione della valigia contenente i documenti. Riteneva che la marchesa avesse cosi agito per essere gelosa ilei Pitri. di cui secondo le era stato detto era l'amante. Dichiarò il console che alle sue contestazioni la Cioei confermò il suo racconto, giurando avanti a Dio come se fosse in puntò di morte, entrando poi in uno stato di grande, agitazione 1anto da consigliargli di rimandare di qualche giorno la sua regolare deposizione. Ritornato alla sede della Legazione il Console trovò la Marchesa molto pallida ed esitante, la quale tuttavia insistette con abbondanza e precisione di particolari sulla propria versione. Nel mattino del successivo giorno 11 giugno, il Console, avendo saputo che il capitano Pitri accompagnato dai medico della Legazione, Lodovico Giura, erano stati veduti di buon mattino all'ospedale ameiicano, telefonò ordinando di non lasciare passare nessuno nella camera della feriia senza il suo permesso, ma gli fu risposto che due persone c'erano già state. Il Console assunse le dichiarazioni di vari testimoni, fra i quali il capitano Pitri. Questi riferi al Console che essendosi recato a visitare la Cioei all'ospedale, ebbe da essa la'confessione di essersi inferte le ferite battendo la testa per terra e contro il letto tentando poi di finirsi segandosi i polsi con un pezzo di vetro. Il Pitri aveva cercato di calmarla, promettendo che un giorno si sorebbero riuniti come per il passato e che intanto l'avrebbe assistita fino alla guarigione. Aggiunse che a spiegavo l'accuca lanciata contro la Marchesa Durazzo, la Cioei aveva deiio di averla escogitata come unico mezzo per poterlo vedere. Recatosi il Console allora nella: camera della Cioei questa si rifiuto di essere assunta nelle forme legali, ed insistè perchè fosse allontanato il Cancelliere. Rimasta sola con l Console essa si raccomandò che il fatto non venisse a conoscenza della famiglia del capitano Pilri. Dimostro il desiderio di voer fare le proprie devozioni, tar.to che il Cònsole rilasciava il permesso di far passare 11 cappellano della Legazione e della Guardia, padre Gerolamo Leonetti. Avendo nella sera la Cioei fatto sapere che voleva vedere qualcuno il Console ne avvertiva il Marchese Durazzo, volendo che dalla bocca stessa della cioei egli udisse il racconto dell'attentato, al quale non voleva prestar fede. 11 Marchese volle che il Console si recasse con ui. e non osi ante 'le proteste del Console stesso, si volle far accori,pe~nare anche dal capitano Pitri e da un ufficiale di marina. Alla presenza del ministro la Cioei ripetè il suo racconto, concludendo però di perdonare utto e chiedendo ehe il Pitri col quale avrebbe voltilo poi ritornare in Italia, le fosse, asciato vicino, al che il Console credette acconsentire in vista dell'effetto favorevole che la presenza dPl Pitri produceva sulla guarigione della Cioei. Più firdi la Cioei dichiarava eh» effettivamente aveva voluto suicidarsi, dichiarazione che al Console parve non veritiera. Esaminali i vestiti della Marchesa, il console non rovò tracrie di sangue ma ebbe la intuizione che si fosse avuto evidentemente il tempo per foro scomparire qualsiasi morchia. Trovò invece delle macchie molto chiare di sangue, sfuggite ad ogni ricerca, nell'interno dei guanto destro portato dalia Marchesa. Il Console si recò nuovamente nella camera n. 71, che, dopo il sommario riordinaménto fello nella sera del delitto, era rimata conservata nelle identiche condizioni e a rui chiave era siala custodi!.! personalmente dal Direttore dell'albergo. Le " cravache „ del negriero Entrato nella camera, appoggiato ai due braccioli della poltrona, posta nel mezzo dela camera, il console osservò un astuxio tii gl'ossa tela marrone, eli quelli rlie si usano per riporvi i bastoni ed ombrelli fn viaggili. Apertolo vi trovò una cravache di pelle di ppopotamo quasi spezzata dal molto uso ad un palmo dalla impugnatura che è abbastana pesante. Il Console lo reperto: pei.'-uaso di avere trovalo uno dei corpi del reato, pur oncependo qualche sospetto che si trattasse h cosa preparala a bella posta per il fatto ito le penne volte non aveva avuto ragiono i notarlo benché situato in un posto cosi in vista. Tornato in Legazione, interrogò il dotor Chain'jery della Guardia dilla Legazione Americana, che aveva prestato le primo cure alla Ciad, ed esso dichiarò di ritenere che on quello scudiscio avessero potute essere nserte le ferite riscontrate sul capo della onna. Ritornato all'ospedale lo mostrò alla Cioei, chiedendole se fosse stata colpita con uello. La Cioei si mise a ridere c gli disso he quel frustino le era stato regalato a Malana da uno rhe doveva lentr lontano i negri dalla scala del piroscafo o elio essa lo aveva onservalo, pensando che a Pechino avrebbe ponilo fore delle passegeiate a cavallo insieme al Hitri, e. glielo offerse in dono, chiedendole essa stessa se io avesso trovato nella btila porta-ombrelli. Gli disse poi, ritornando ompletamente alla versione dell'aggressione, e non più del suicidio, di essere stata olpita con un corpo nero e pesame, racconandogli nuovamente tulio lo svolgersi del atto, Poiché in Cioei stava guarendo orontamentc dai le sue ferite o aveva detto dì voler perdonare a tutti, il-Console credette opporuno avvertirla che non era necessario fare d'Ile finzioni e dire cose contrarie alla verià, giacche, guarendo nei dieci giorni e non denunziando l'aggressione subita, le cose non avrebbero avuto seguito. Lo slesso ragionamento il Console ripeto al capitano Pitri, che aveva trovato nella stanza della Cioei, ed aveva fatto allontanare durante lo svolgimeno dell'interrogatorio. ^ L'estremo congedo del cap. Pitri Asserisce il Console che il Pitri, tutto stravolto, mostrò di non comprendere il discorso da esso fatto, tanto che ncll'allontanarsi lo invitò a venirlo a trovare più tardi per spiegarglielo meglio. Ma mentre slava pranzando stila terrazza dell'Hotel de Peklu. il cencellicro io avverti da parte del comandante Pardo che il Pitri, rientrando a casa dall'Opodale. si era suicidato con un colpo di rivoltella alla testa. Vittima di due ardenti amori, ecco la vera vittima del romanzo di Pechino. Troppo amalo! Recalosi prontamente con il dottor Giura alla infermeria deila Guardia, ove il pitri era stato trasportato lo trovò rantolante e circa ire quarti di'po in mezzanotte .-piro senza aver ponilo pronunciare parola. Riferiva più tardi padre Leonetti al Cdnsole che quella sera il Pitri si ora congedato dalla Cioei dicendole che andava a suicidarsiEssa aveva voluto subito faTe avvertita la Legazione, ma lo difficoltà di farsi comprendere le avevano reso impossibile la cosa. II pitraveva chiesto la rivoltella al suo segretario Zolli, il quale, dubitando, gif aveva ceduto l'arma dopo avervi tolto il caricatore. Temendo un atto disperalo da parte del Pitricorse a chiamare il comandante pardo, insieme al quale ritornò all'alloggio del Pitri. Trovarono lo porta della sua stanza chiusa al'interno, e. non avendo ottenuto una risposta a sfondarono. Accesa la luco trovarono ji piri grondante sangue dalla testa, e steso sulla poltrona. Toltagli la rivoltella dalla manomandarono subito a chiamare il dottore ed icapo infermiere del distaccamento della RMarina. Più tardi veniva esibita all'autorità copia d'una dichiarazione, rilasciata dall'ufficiale, di tutto suo pugno, all'amante prima di recarsi a morire. E' un documento estremo e anche di estrema gravità. In quell'istanto supremo quest'ufficiale, straziato da due furie femminili, vuol ristabilire la verità, la sola verità vera dinanzi alle autorità del suo paese. Il Console, ritornato a Pechino con il capo della Polizia della Concessione italiana dTien-Tsin. il giorno 19 giugno, cioè dopo dieci giorni dal fatto, si recò all'ospedale, ove la Cioei gli mostrò una dichiarazione scritta dal Pitri la sera del giorno 13 e della quale prese copia. In tale dichiarazione confessa, sulla sua parola di ufficiale e sull'onore della sua amiglia, che la confessione fatta dalla signora Maria Cioei in seconda istanza ò stata riasciata solo in seguito a sua richiesta giacché i fatti avvenuti, e che portarono al suo ferimento, furono quelli da lei esposti nella prima versione data al sig. Console di TienTsin, ol Ministro, al padre Leonetti, ed a quanti la sentirono prima delia sua ultima deposizione dovuta al suo amore per lui. La lettera pericolosa e la terribile scena La Cioei rese poi un'ultima circostanziata deposizione. Venendo al colloquio colia «Marchesa narrò che mentre questa si industriava di dimostrarle che il cap. Pitri non ne voleva più sapere di lei aveva replicato essere asurdo quanto diceva per i sentimenti che il Pllri le aveva sempre manifestato nella lunga orrispondènza che essa conservava presso di sé. La Marchesa mostrò desiderio di vedere tale corrispondenza e di poter leggere qualche lettera. La Cioei le rispose: «Gliene mostrerò una da Pechino dalla quale ella porà capire tutto quanto». Così dicendo la Cioei si alzò c prese la chiave dell'armadio, mentre la Marchesa seguitava a parlare, con e mani nelle tasohe della veste, andando su giù per la stanza. La Cioei aperto il vis-a-vis i chinò per prendere la valigetta. Mentre era osi chinata senti un colpo fortissimo alla esta, cosi da darle l'impressione che il vis-ais le fosse caduto sul capo. Ma il colpo fu eguito rapidamente da altri che la stordiono, essa gridò ma cadde a terra bocconi fra ! vis-a-vis e la porta. Mentre appoggiava la mano destra in terra per sostenersi si sentì nferire un colpo terribile al polso destro. Rinenne, ma comprese che era meglio non griare, per timore cho la Marchesa la finisse. Essa le girò attorno passandole davanti e le nferse un altro colpo al polso sinistro. Parve llora alla Cioei di vedere nella mano della Marchesa una lama. I colpi alla' testa le sembrò che le fossero nferii con un corpo nero, pesante, forse il alcio di grossa rivoltella. Vide che la Marhesa aveva in mano una valigia, quindi con recauzione spense la luce, aprì la porta c sci. La Cioei facendosi forza riuscì a rialarsi, apri la porta con la mano sinistra e ece qualche passo invocando aiuto e griando che la Marchesa l'aveva assassinata. 11 esto è noto. In seguito all'abbattimento prodotto dnlla otizia del suicidio del Pitri le condizioni ella Cioei peggiorarono, e solo il 27 giugno otè rientrare in albergo ove si trattenne fino lla sua partenza per Sbancai, ove, U 3 agoto potè prendere il piroscafo per essere riondotta in Italia. Ad essa furono restituiti utti i suoi valori: ma il Console procedette ni equestro di tre pacchi di corrispondenza Inerceduta tra la Cioei, il Pitri, e la di lui famiglia. Tale corrispondenza era contenuta ppunto nella valigetta a mano che la Cioei tava aprendo quando fu colpita. 1! Console sserisce che la stessa Cioei, non ebbe poi a onstatare alcuna mancanza. Giunta in Italia la Cioei affidava le sue raioni a noti avvocati penalisti i quali, come i è detto, insistono sulla versione del manato omicidio. Diremo in altra cronaca quali ircostanze e quali testimonianze suffragaono il rinvio della nobile ed elegante impuala al giudizio del Tribunale Penale di Anona per lesioni senza scopo di uccidere e riostruirono l'avvenuto sulle basi di un imrovviso scoppio di furore femminino nella ontrsa — In quell'estremo lembo di mondo — i un uomo amato. Anzi troppo amato. M.