L'industria verticale

L'industria verticale Iva difesa tedes-oa L'industria verticale MONACO DI BAVIERA, Giugno. La difesa tedesca contro gli assalii francesi sta, oltre che neiia sua rapida capacità di adattamento al mutato ambiente economico che s'è creato in Germania dopo la guerra perduta, nella suai nuova^forma di organizzazione. Tutto ha un metodo in Germania: e il metodo è la prima ragione della sua forza. Anche l'industria ha un suo sistema, sviluppato dalla crisi che poteva distruggerla e che essa invece già domina nella possente corazza che s'è creata. E* l'organizzazione dell'ultrapotente, della concentrazione massima, quella che i tedeschi chiamano il Konzern, il Irust verticale della produzione. Nelle lotte disperate i piccoli organismi sono i primi a scomparire, esauriti dalla estrema tensione dello sforzo e dalla vasta molteplicità, dei compiti ai quali non bastano le loro minuscole possibilità. L'arma di guerra è alloro, prima di tutto nella grandezza Lo Stato maggiore tedesco aveva creato il cannone colossale: l'economia tedesca crea oggi la grandissima industria. E come la storia della guerra, nella sua rapida evoluzione dei mezzi tecnici, è stata in gran parte scritta dai tedeschi, anche la trasformazione economica dell'Europa, dopo la guerra, ha già i suoi capisaldi nella rinnovazione germanica. Già alla fine del secolo scorso era co; minciato in Germania un movimento di concentrazione industriale, sulle, orme lontane di quella americana. Ma s'era sviluppato lentamente o non lino ai gradi estremi. Gli industriali tedeschi, anche nell'organizzazione delle grandi dimensioni, volevano conservare la loro individualità. Associandosi rifiutavano di fondersi e scomparire in una sola unità. E più che di trujst le loro intese prendevano la forma tipica dei Kartcllcn, associazioni orizzontali fra industrie della stessa specie, degli stessi prodotti, create più por le regole della vendita che per lo sviluppò tecnico della produzione, nelle quali erano fissate certe norme generali da seguire per evitare la precipitazione dei prezzi, sopprimendo la concorrenza e l'eccesso di produzione. Ma il movimento nuovo di concentrazione produttiva tedesca, dopo la guerra, espressione tipica ùeWEbwchrwirtsehaft, l'economia difensiva, è nell'organizzazione verticale. Essa affronta dalle basi originarie, dai fattori elementari, l'intero sistema dell'economia nazionale,' net suoi quattro capisaldi della produzione, del commercio, dei trasporti e dei crediti, che vengono concentrati per ogni grande zona d'industrie in uno. stesso gigantesco organismo unitario. Dal carbone e dal ferro, estratto dalla profondità delle miniere, si sale verticalmente, senza soluzione di continuità economica, tecnica e amministrativa alla fabbricazione del coke, della ghisa, degli acciai, dei prodotti finiti e poi alla loro vendita diretta per tutto il mondo, con un sistema diretto di trasporti per terra e per rhare e di banche che assistono per ogni loro grado di sviluppo industria e commercio. 'Tutto è ferreamente disciplinato in una unità sola, con un solo cervello direttivo. La solidarietà dei successivi cicli produttivi di trasformazione dalla materia prima al prodotto finito è cosi vivifi^aa e integrata da una loro nuova solidarietà sociale. Ogni fabbrica è associata al suo fornitore e al suo immediato cliente. Tutta la gigantesca multiforme attività dell'industria moderna è ripartita per grandi unità organiche, in pochi settori nazionali. Nella Rtihr. il cuore dell'industria tedesca dopo la guerra, solo sette grandi Konzern, quelli di Hugo Stinnes, Phoenix, Krupp, Klocchncr, Mannesmann e Stumm dominano quasi intera la siderurgia e i suoi derivati con ima produzione complessiva di .55 milioni 700 mila tonnellate di carbone e quasi nove milioni di tonnellate di ghisa. Hugo Stinnes. cho è oggi alla testa di questo movimento dell'industria integrale, produce da solo nella Ruhr 17 milioni e mezzo di tonnellate di carbone c un milione ottocento mila lonnellate di ghisa: ma le sue imnresc associate si irradiano di là per tutta, la Gei-mania, pei tutti 1 pjicsi europei, oltre gli oceani, conquistando miniere e campi di materie prime, fabbriche di ogni prodotto, dalle macchine alle automobili, dai prodotti chimici a quelli tessili, centrali elettriche che muovono le officine 0 danno per Provincie intere la illuminazione e muovono i trams compagnie di navigazione per il trasportò , ^aJ.er'° T>nme e l'esportazione dei prodotti -finiti, e banche per tutte le operazioni del credito e giornali per difendere gii interessi economici e politici delle va 1"d"?ine- «n'associazionè piramidale p5mi V Una scmPrc Pi" IfU'ga zona del ,ÌV„i\ • cc°noniIca tedesca, nazionale e ì"™Jl0imU!' "? sol° esprcit° Poderoso e senato, operante con i suoi quadri organici c il suo vario ordine di gerarchie mento titanica le lince strategiche e tatnìnLnn ? "A'0'11 s',erra economica che r-\mfrica Germania contro l'Europa e Questa è una organizzazione economica ma con tale vastità e profondità di risultati che prepara anche una nuova forma di organizzazione politica; la ricostruzione dello Stato sulle funzioni produttive del suo popolo. Si comprendono facilmente lo ragioni e le funzioni di questa vertiginosa còrsa alla concentrazione, all'immensainente grande. Se la Germania ha da risolvere un problema di riparazioni verso i vincitori ne ha pure uno ancora insoluto verso là sua economia nazionale, mutilata dalla disfatta. La grande industria tedesca ha perduto gran parte delle sue basi : il ferro della Lorena, la potassa di Alsazia, il carbone della Sarre e dell'Alta Slesia: la siderurgia, lo fabbriche meccaniche e chimiche, che si nutrono di ferro e di-carbone, se vogliono salvarsi nell'urto della concorrenza mondiale, devono neutralizzare e compensare questa loro passività con un nuovo sistema economico e funzionale. Erano necessarie un'associazione e una disciplina di tutti i cicli economici nazionali per intensificare al massimo il loro rendimento e ridurre al minimo il loro costo, per creare la forza colossale che resiste con le sue riserve ad ogni tempesta e riconquistare con essa i perduti mercati del mondo. Il consorzio verticale delle industrie realizza tutte queste necessità. Le materie prime c il combustibile, il carbone, il coke, il minerale, l'elettricità sono la base della produzione della ghisa e degli acciai grezzi, che sono alla loro volta la base di ogni altra produzione indùstrialo. Se tutte queste successive imprese si associano, la loro produzione viene regolata secondo i reciproci bisogni e non avrà allora crisi di eccesso o di carestia, mmd mentre, eliminati la concorrenza e 1 commerci intermediari, il suo prezzo saxa ndotto al minimo e le spese amministrative saranno semplificate e tutti i lavori tecnici saranno perfezionati per i loro scopL_^ precisi. Ma da queste funzioni tecniche il con; sorz'io verticale passa ad altro superiori funzioni economiche. Esso deve assicurare i rifornimenti all'industria c aprirle i mercati. Esso diviene allora anche strumento di alimentazione e. di vendita. E perciò anche un'arma di difesa nazionale. Non ci può essere autonomia nazionale, d'industrie, di vita economica, se essa non ha diretti rifornimenti propri di combustibile e di materie prime: e non ci può essete per un paese vera indipendenza politica se esso non ha prima una indipendenza economica c finanziaria. Per questo la Francia c entrala nella Ruhr e tiene saldamente le sue miniere c per questo In Germania vi si ribella, tentando di compensare le sue perdite ogni giorno con nuove conquiste economiche. Ecco, per esempio, — storia recente di queste settimane — il rapido tipico sviluppo del consorziò; di Otto Wolff, che è in lotta con Hugo Stinnes per la conquista del dominio sull'industria tedesca. La sua vastissima organizzazione d'industrie dei Ifheinischrv. Slahluierhen. dei Rhcinischen. Afctalluicrken. dei SUMwerkcn van. der Zypen c del Phoenix, che estendeva la sua iidluenza anche nella navigazione (Bolan> Argo Linie) e nelle imprese elettriche Otto .Wolff fa parte del Consiglio di Amministrazione dell'A. E. Ci:, la formidabile società elettrica mondiale) non aveva ancora una base solida di carbone.'E si è ora annessa \'Ha.rpfner lìcrgbau A. G. di Bochum, una delle più importanti imprese minerarie tedesche, con 48 pozzi di carbone in lavoro c Una produzione di nove milioni di tonnellate di carbone e '2.700. mila tonnellatu di coke. Il movimento è generale. Non si parla qui di Hugo Stinnes, che vuole una pagina tutta per sè. A canto i colossi già costituiti dei principi ereditari della gran- ■ de industria tedesca c'è la nascita di nuovi giganti, formati dall'impasto di piccoli organismi. E tutti sono diretti da una stessa preoccupazione: la concentrazione! , delle forze e l'allargamento delle basi « pesenti » della produzione, per assicurarle le materie prime e il combustibile. Ecco il caso recente della società Linke Hofman di'Breslavia, una fabbrica di vagoni di media dimensione — prima della guerra aveva un capitale azionario di soli dieci milioni. In poco tempo s'è trasformata in un colossale raggruppamento delle più variate produzioni, cominciato apounto con l'annessione della Società Lauchhammer, con le sue miniere di lignite e le sue acciaierie, e lu partecipazione a diverse al-' tre società di carbone e di ferro. Ne è) venuta una unità che produce ora. due ruilioni di tonnellate di carbone, quattrocento mila tonnellate di ghisa, strtcèinUy mila di acciaio e ogni specie di prodotti del'ferro, daffe locomotive alle vetttrrtViaei tram, dalle macchine allaSviti. Cosi organizzata, corazzata di miliardi e di gigantesche risorse, l'industria, tedesca può estendere i suoi diretti possessi e le sue basi economiche anche oltre i confini nazionali. Ciò che essa ha perduto, dopo la pace, sul suo territorio, nazio- 5 naie, essa ricerca e riconquista all'estero. J Si trasforma, non si piega nè muore."Dà m una prova mai conosciuta di resistenza, di anima vasta imperiale che insegne la ; sua fortuna, un giorno tramontata, per . tutte le vie del mondo. Con una metodica espansione di banche e di interessi fa rientrare nel cerchio economico della Cerniania ciò che la pace ha fatto uscire dai suoi confini politici. ,.r Che avviene, per esempio, nell'Alta S1e$ sia polacca? Le miniere che avevane mutato nazionalità .ritornano alla nroprietf tedesca. Grandi pacchi di azioni di societ slesianc, fra le quali la Bismarfctltfe, Kaltowitz, la Caro, sono state e sonò aL cora ogni giorno comperate da un'impreV renana di Niedersehelden la Charlotlert hiitle. E dall'Alta Slesia l'espansione e Ili conquista' bancaria tedesca delle minieri. e delle grandi officine basiche passa alti,,, Polonia, alla Cecoslovacchia. nH'Austriaj^ ai Balcani, e su al nord, in Svezia, e poi ivi Spagna e ili là nell'America del Sud, poprai^ tutto nel Brasile, dove ci sono vastissimi-'^! giacimenti di ferro e ricche colonie di tgitij deschi che. non disgiungono mai la feblirés, del loro interesse dalla devozione airfn|É| tercsse nazionale della Germania in rinfil novazione. Cosi la Germania rinasce. — La crisi: della Ruhr non la distrugge. — C'è ve.-ar mente qualche cosa di simbolico nella forma stessa di questa sua ricostmzione industriale verticale. E«sa riunisce in arandl fasci di Provincie infere, le sue forze etànomiche e va verso l'alto. Ha la potenza!,^ dei numeri e il movimento divino. Noiv.fti per queste vie clic un popolo rinuncia nlla| vita e all'impero. VIRGINIO GAYDA