LENAU

LENAU LENAU La migliorocun poeta di terr straniera c di trovare non soltanto un tr^nttoro — il che. o beno o inalo (è piuttii*^ male cbo bene) capita abbastanza Bp330 — ma anche un amico, un congiunta un fratello. Questo è toccato per caso *ngolarissimo a Lenau. So mai i viventi npsano alcunchò per confortaro i morti, ni dolco appagamento, come di carezza ra^oroa^ passata sulla fronte, una beatitudi» luminosa come saliente da una religiosa 'fferta deve avere placato lo spirito di pi nell'oltretomba, Vincenzo Errante 6» più che amato il suo poeta; ha vissuto© rivissuto con lui in linea, colore, profugo; più profondo ancora: in musicanti 4 doloro. Di fronte a questo, parlar© j[i njiggiore o minore fedeltà estrinseca dela »ua traduzione faustiana; rilevare che 'e cinque piccole porlo dei Canti dei Cìiml•7j» sembrano un poco smarrirsi nello sciniùTìo della montatura foggiata con mano d'orafo amorosa ©d esperte, non ha alcun Eloro. Lenau rivive, si reincarna nel suo idnttore ed interprete, ed una medesima da musicale emana dai duo spiriti,, come da due arpe eolie geniollo. **» Lasciamo I raffronti. Hòlderlin, Heine, Byron, de Musset, Lamartine, Senancour, Prati, © purtroppo anche Leopardi, di spirito e di forme lontanissimo, sono stati più volte chiamati ad illuminare la persona o J'arte di Lenau._ Vinconzo Errante ne fa in_ gran parte giustizia, ed a ragione. La mtiea. comparatistica è un procedere metaforico straordinariamente pericoloso; per qualche rara volta che qualche felice spirito riesce a sintetizzare, a dare plasticità, .figura © vita interiore ad una serio arida 'di concetti, abbiamo il più delle volte fraintendimenti © traviamenti incredibili. Cerchiamo dunque di ricostruirò Lenau positivamente nel suo spirito, piuttosto che di frantumarlo negativamente nello spirito altrui o nello cose che l'hanno circondato ; cerchiamo in che cosa la sua voce si distingua dalle infinite altre intorno a lui, piuttosto che non quel che, dimostrandola in tutte amile alle altre, per ciò stesso la ìonsumi © distrugga. Lenau non fu un filosofo; ma, beato lui! un poeta. H che non vuol dire punto, ohe la sua poesia manchi di un contenute di pensiero-: tutt'altro; ma soltanto o piuttosto, che cotesto pensiero riusci in lai a perder© del suo peso terreno, a svincolarsi dei suoi vincoli formali, ad acquistare insomma ali © spiritualità. Il Faust di Lenau è certamente, dopo quello di Goethe, la più grande tragedia meditata, vissuta, cantata nel nome del dottore magico. Se non che, detto questo, è detto ben poco. Qual è il nodo di cotesta tragedia} Si scioglie o non si scioglie? E se si scioglie, in che modo si scioglie? In altri termini: abbiamo a che fare con un dramma di affermazione cristiana, idealistica, scettica? Chi n'esce con la vittoria? Lo spirito 0 la materia? Dio o Satana? L'io o la natura? La vita o il nulla? Come, nei vari momenti della creazione d'arte, affermazioni e negazioni varie ed opposte affiorano, s'urtano, s'amalgamano, per nuovamente scindersi e contrastare, i dubbi e i dissensi degli interpreti sembrano e sono più che 1 -ìustificatL L'Errante tende ad una valutazione finale scettico-eretica. Ma bisognerebbe bene intenderci sul valore di cotesta seconda espressione. Perchè eresia? Perchè Dio potrebbe con un minimo cenno d'amore salvare Faust e non lo salva? Perchè non gli offre neppure un bivio tra bene e male? Dal punto di vista cattolico, cortamente sì (sebbene non manchino neppure nella più ortodossa tradizione cattolica posizioni molto simili) ; ma dal protestante, è ortodossia perfetta. Dio dona a cui vuole e come vuole, senza merito alcuno di chi riceve. E' la dottrina della Grazia, che « scende per li rami a dalla parabola dei lavoratori della vigna, a Sant'Agostino ed a Lutero. Che Faust abbia delle buone disposizioni e si sforzi e si travagli; che possa essere tratto dal pelago alla riva anche con un solo dito, poco importa. Dio, nel suo incommensurabile giudizio, l'ha predestinato alla condanna: non c'è da recalcitrare. Dio sa quel che fa. Certo, la Tat, l'azione salvatrice del Faust goetbiano, a noi, cattolici di spirito, è infinitamente più cara ; ma non bì può chiudere 1© porte del cristianesimo ad una dottrina, che si conforta dell'autorità di Agostino. D'altra parte, anche di fronte alla valutazione scettica, mi sembra si possano formulare riserve o limitazioni legittime. Che cosa vuole in sostanza il Faust di Lenau? Elevare il proprio minimo io empirico ad 10 trascendentale, a traverso il cammino' dell'ironia romantica : negazione dell'io individuale, immersione nella natura, rinascita, palingenesi uell'/o trascendentale. Cammino sostanzialmente molto simile a quello dell'«idealismo attuale». Il quale, peraltro, ha il difetto, in poggio, di non saperlo percorrere con fervoro di poesia. Ma rinascita noli' Io trascendentale significa riassorbimento della Natura (o di Dio) e sua immanentizzazione in noi. Lenau lo dice in versi con una chiarezza e precisione da disgradare la prosa di parecchi filosofi: « Un tempio... ove starà qual nume 11 tuo pensiero... in cui adorerai l'essenza di te stesso »; oppure: c in un'unica essenza il mondo, Dio e la persona tua fondendo... ». Se non che, quando il suo Faust giunge all'Io trascendentale s'accorge, razionalmente non a torto, che il suo grande Io non e che il grande Kulla o si uccide. Ma una voce misteriosa, che sale dal profondo o scende dall'alto — Dio riesco a parlare anche a traverso Satana — sentenzia sovrarazionalmente sopra il suo cadavere: quest'uomo ha creduto che l'Io tra«ceudentale fosse il Nulla ; c ben peggio : è orgoglio e peccalo supremo, c tormento e (iannaziono eterna, e inferno. ..... In mio i>rjtci'Q sci piombato cosi, Perduto adesso io per l'eleruua ti li-nijo avvinto ! (La mono di Faust). 'A me sembra questa, indipendentemente dalle antiche e non del tutto disinteressate illazioni del Martonscn, affermazione di fede, e non scetticismo. Insomma, a traverso il Faust, io vedo affermarsi la posizione filosofica e religiosa di Lenau .in questo modo: io ho creduto potermi crescere, ingigantire ad Io universale e non sono riuscito che a stringere il vuoto; peggio, che a dannarmi. Ma voi che non avete questo mio maledetto orgoglio, voi potelo salvarvi. A me ì; mancata la possa, la buona volontà, l'aiuto di Dio; ho visto, mi c stato fatto vederb il meglio-, crai sono appigliato al peggio. Ma a voi è ancóra aperta la via della pace : (erra c ' .'la beatitudine in cielo, 7 'lo, sono il ' e , o , e o i o a a l ree,annaoaaccrno e in acternuvi; voi no, voi siete i buoni uomini destinati al cielo a traverso il pellegrinaggio terrestre. La quale posizione imprimo un carattere anche più tipicamente romantico all'intima tragedia di Lenau. Ma cho la fedo nella felicità * degli altri », sia in lui viva e profonda, e perciò appunto quanto mai scorata od amara, mi 6ernbra indubitabile. La dimostrano l'ardore scientifico di Wagner, la sana ed ospitale signorilità dell' <r amico della giovinezza », il relativismo gaudente di Gòrg — € uomo completo », so puro « da Dio reietto e da Natura» — e sopratutto il desco sereno, fiorito d'occhi di bambini, nella casa del maniscalco. Ah, quei bambini! sono l'ansia, il tormento, il sogno, la gioia segreta, il rimpianto disperato di FaustLenau ! La fanciulla tradita, la monaca violata, la nobile Maria, appaiono a Faust, nella realtà o noi sogno, col frutto inaridito ' della loro maternità desolata ; il capitano sulla tolda della navo sbattuta dai venti, non pensa che ai suoi bambini ; « v'attendo », dico la donna del maniscalco a Faust, cho torce il viso indispettito < forse la donna vostra, od ammalato v'aspetta un bimbo? » Ma quand'egli incontra nel folto della notte e della foresta la schiera dei bimbi ch6 compie il rito di San Giovanni, l'assale una diserta volontà d'amare e piango caldo lagrime d'ambascia sul bene perduto della fede. Davvero- un solo tendere di braccia, una sola parola, e Faust sarebbe salvo ! Ma Dio non vuole. Un bimbo dorme. Silenzio 1 Nel suol tratti potreste scongiurare 11 Paradiso. E ride dolce, comò se udisse cori d'angoli, ed un sussurro di letizia celeste sliora la sua bocca. Fa silenzio, o mondo 1 Lo tue canoro menzogno non turbino Questa verità di sogno. Lascia che lo oda 11 bimbo nel suo sogno parlare e cbo, obliando mo stesso mi perda nella sua innocenza. (Voce del bimbo). Bimbi e uccelli. Treccili cho cantano nello notti profonde, che battono le ali rorido di pioggia, cho fendono le nubi, che sussurrano col ruscello, sibilano col canneto; che gemono, piangono, sospirano, sorridono, come fanno gli uomini. E sopra tutti gli altri uccelli, l'usignolo, la cui dolco melodia flautata fa tremare i cuori. E questo, io ponsò, è vita; o questo è, anche so il poeta stesso non ne abbia consapevolezza o disperatamente lo rinneghi, fede © amore dli vita. Como fedo e amore di vita è la bellezza di donna neoplatonicamento cantata corno « essenza divina », o la gloria della maternità celebrata nei cimiteri deserti, o sulle onde dell'oceano, o pochi istanti prima dello stesso suicidio: Citi cbo per l'uomo 2, sappi l Conoscenza, e per la donna la maternità. So l'uomo, pago„ In quella un picelo! lembo dell'Universo serri, 6 già beato: l'intero mondo, invece, può serrare la donna nella sua maternità. Sia colei che la madre in so rinnega, sarà perduta irrimediabilmente. (Gorgia grande, certe» è l'amarezza del poeta cho 3crive: Più d'ogni altro felice è quel ohe chioda: al solo gli occhi non appena è nato; ma ancora più amaro era stato £1 grido delYEccles'astc : meglio non essere nati ! Fosse anche per poco, fosse anche per alcuni istanti, è buona dunque la vita, se santa è la maternità e paradisiaco il sorriso dei bimbi! La realtà è, che Faust-Lenau crede alla vita ben al di là delle sue scorato espressioni; crede alla vita per gli altri. Agli altri la luce, a lui le tenebre, agli altri la salvezza, a lui lajdannazione. Ùclai, poor. Lenau! «'•> Agli altri il riso, a lui il piante — e la musica. La musica, nella quale il pianto stesso miracolosamente si purifica, fino ad acquistare sembianze luminose di gioia. In nessun altro poeta forse la musica adempie alla funzione catartica e liberatrice, che Schopenhauer gli assegna, in modo così maravigli oso come in Lenau: nella vita (come squisitissimo violinista ch'egli fu) e nell'opera d'arte. Sotto la carezza delle armonie accorse allo spirito esacerbato del poeta, come madre al gemito del sofferente bambino, il doloro di Lenau si attenua, si placa, si addormenta; la maledizione, più d'una volta, si volge in preghieia. La musica non riuscì a salvare Lenau dalla follia, ma riuscì a protrarla ed a salvare per noi il poeta. Bene a ragione Vincenzo Errante vede nei Canti dei Giunchi la tessitura d'una sonata, e dimostra, con critica nuova o felice, l'unità musicale del Faust. Tutto è musica in Lenau; il che vale quasi quanto dire: tutto in lui è poesia. (Quando si persuaderanno poeti e critici nuovissimi, che senza afflato, tormento, gioia musicale non si fa poesia, nò critica di poesia?). "Vi sono Lieder, cho fanno pensare alla serenata di Schubert: — vecchie case viennesi dal- tetto aguzzo, dalle finestre fiorite di gerani, insegno di grasse locande, luco di luna schietta, tagliata giù per tetti e per vicoli: in lontananza il corno d'un postiglione... —; altri cho richiamano i walzer di Chopin: — figure diafane graziosamente danzanti nella viva luce d'una gran sala di castello, riflessi serici, profumi stanchi, e dalle aperte finestre, fasci luminosi sul parco, e tra il denso fogliame, coppie d'amanti c sommesse parolette sotto l'amico palpitare delle stelle... — altri infine, che, come una sonata di Beethoven, portano in se chiuso uno smisurato travaglio, ed ora sembra cho lo comprimano in una stretta poderosa ed ora che lo espandano in vertiginoso tumulto. Vero 1830 : non soltanto nella sua sentimentalità un poco femminea o nella sua squisitezza un poco troppo sognante, ma anche nel suo robusto soffrire e costruire. E per lui anche il paese : non più veramente, natura, ma umanità e stato d'animo. Siano lo soleggiate e desolate steppe dl'Ungheria, o i dolci colli del Wurteniberg, o le selvose Alpi stiriane, o gli interminati spazi dell'Oceano, o le chiuse riposte vallette; dallo orbo inaridite, dallo rupi scoscese, dagli albori annosi, dai sassi, dallo acque, dalle nubi, balzano incontro al poeta figure umane che pregano, incuorano, minacciano, sorridono, imprecano: visi pallidi solcati di lagrime, braccia stancho che disperatamente piegano. Non foreste, ma sposo che attendono il viandante ad un bacio mortale ; non stelle, non ruscelli, non lampi, ma la figura della donna amata in loro incisa o conchiusa, o luminosa, o soave, o irata, o sorridente ; non cielo e maro e nubi e acqua, ma maternità profonda (Slurmlied) e dolcissima amicizia (Stimine r/cs Eegens), e religiosa fratellanza : il mare o il cielo si confondono In un sn.ive abbracciamento, e t;irltt Man rome due fraklll inginocchiati o ncllsi piece avvinti (l'uUbt). C'o'iì Lenau, amareggiato, stanco, sa/.io di umanità, cerca rifugio nella natura. Ma ceco elio nella natura trova altre braccia che ai aprono o che respingono, altro bocche che si distendono per il sorriso o si contraggono per lo spasimo ; ancora e sempre altri uomini, anzi ancora e sempre un sol uomo: lui stesso. Di qui la disperazione e il naufragio; che è disperazione e naufragio di tutti coloro i quali, incapaci di donarsi, di abbandonarsi, di traboccare fuori di se, non sono riusciti a trovare Dio nel più profondo della natura. GUIDO MANACORDA. N. Lenau. Taust, dai tedesco a cura di V. EiuurrrE. Lanciano, 1021 (2* ediz.) ; V. Enhante, Lenau e i Canti dei Giunchi, Bologna, 1022.

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