BBuon senso

BBuon senso BBuon senso Che l'on. Mussolini, avendo taciuto alla Camera, parlasse al popolo, poteva significare ch'egli si considera diretto rappresentante di questo, senza investiture parlamentari. Il parlare, invece, all'Assemblea vitalizia, dopo aver taciuto in quella elettiva, non ha più alcun significato politico, essendo da escludere che l'on. Mussolini pensi ad una assurda contrapposizione del Senato alla Camera, valorizzando il primo al disopra della seconda. E' stata, dunque, codesta una inutile dimostrazione di sdegno verso la Camera elettiva, legittima rappresentante, fino a che non è sciolta, del popolo italiano ; sul quale, pertanto, lo sfregio va a rimbalzare. Ed è strano che il Senato, e, per esso, il suo Presidente, non abbiano ancora trovato il modo di dividere la loro responsabilità, cosi da non apparire consapevoli strumenti di questa meditata — se anche non appropriala — svalutazione parlamentare. L'on. Mussolini, nella sua lunghissima esposizione analitica, ha voluto trattare, successivanlente, la politica estera e l'interna. Ma il tono, Io scopo, le affermazioni della seconda parte, non potevano non danneggiare la prima. Quando si ritiene di esporre le linee di una politica estera nazionale, intorno alle quali occorre raccogliere il consenso dell'intera nazione, non conviene mescolare una simile esposizione con polemiche di partito, necessariamente destinate a sollevare ampi dissensi. Occorre, invece, che l'esposizione medesima apra o conchiuda un largo e libero dibattito della assemblee srappresentative, e attinga dal loro consenso la sua forza rispetto all'estero. Così si procede, oggi, in tutta Europa, salvo, al più, nella Russia del bolscevismo. In quanto alla sostanza di questa esposizione di politica estera, essa è stata assai più riassunto di fatti noti, che sintesi programmatica ed organica. Quel tanto di criteri in essa contenuti merita generalmente approvazione ; sopratutto, il nesso esplicitamente affermato fra gli interessi italiani e « quell'azione politica di ordine generale, che tende a normalizzare 11 più sollecitamente possibile la situazione econòmica del nostro continente». E', codesto, il criterio stesso del « ricostruzìonismo », tanto deriso dai nazionalisti, e alla cui derisione indulse talvolta, in tempi non lontani, lo stesso on. Mussolini. Che egli oggi l'adotti, deve esser causa di vivo compiacimento per chiunque abbia a cuore le sortì del nostro paese ; occorre, però, che alla sua adozione teorica si accompagni una mentalità capace di tradurlo praticamente ad effetto, sia con un adeguato- sistema di politica estera, sia con nna politica interna di pacificazione, di libertà, di equilibrio e di continuità organica. Parleremo ora del secondo punto: in quanto al primo, osserviamo che il sistema adatto per una politica di ricostruzione economica europea non può non basarsi, innanzi tutto, sopra un efficace affiatamento coll'Impero britannico. Di questo, non è affatto parola nel discorso dell'on. Mussolini ; ove neppure si enuncia nettamente l'esigenza già proclamata a Londra — di un ritorno della Francia e del Belgio all'unità interalleata, mentre si appoggia la esigenza francese della capitolazione tedesca nella Ruhr. Ma' noi temiamo che questa prima parte del discorso Mussolini, pur degna di considerazione e discussione, sarà stata e rimarrà trascurata • quasi completamente dal pubblico ; e ciò sarà dovuto alla natura della seconda parte. Qui il capo del Governo fascista ha voluto, se non ci inganniamo, fare opera di chiarimento e di rassicurazione, pure attraverso le asprezze del linguaggio. Ma l'on. Mussolini devo, alfine, persuadersi di una verità elementare: che pensiero e linguaggio sono fra loro strettamente connessi, tanto stretto mente da scaturire insieme nello spirilo di chi parla e da comunicarsi come una cosa sola allo spirito di chi ascolta. Non si fa opera di pacificazione, minacciando stragi future in compenso di quelle non compiute in passato ; e non si dà affidamento di ortodossia costituzionale parlando del Governo col linguaggio personalistico di chi lo consideri come sua privata proprietà. Il chiarimento, del resto, è venuto a mancare non soltanto per questa discordanza fra espressione e intenzione, ma soprattutto per la intrinseca indeterminatezza, inorganicità e contraddittorietà dello stesso pensiero espresso. Esempio tipico, lo dichiarazioni circa la milizia « nazionale », proclamata contemporaneamente organo dello Stato e milizia di partito ; e la relativa giustificazione dell'omesso giuramento al Re, giustificazione completamente fallita, perchè, se la milizia l>. corno armato di un partito (ciò che appunto giustificherebbe che il Ite ne sia tenuto fuori) essa è illegale ed anticostituzionale ; mentre se è davvero milizia statale — e non guardia pretoriana — tale suo carattere deve appunto trovare la sua prima manifestazione nel giuramento medesimo. Su .tutto il tema, anzi, della legalità e dell'illegalismo il pensiero dell'on. Mussolini manca di precisione. Pare che egli ritenga l'illegalità un fatto puramente privato, e che pertanto la creda eliminata coll'impedire ai fascisti, come privati, di commetterne. Ma — a parte anche la recrudescenza di illegalismo confessata da lui stesso (e di cui gli omicidii di Trieste sono il più gravo episodio) — l'on. Mussolini deve persuadersi che l'illegalità può benissimo essere commessa dalle stesse autorità governative, e che, anzi, allora è più grave. Ciò per quella semplicissima constatazione, fatta da noi tempo fa e recentemente ripresa dall'on. Canepa alla Camera, essere gli Stati europei — salvo, tutt'al più, la Russia bolscevica, e prima Quella zarista — Slati di diritto, e non di arbitrio; tali, insomma, che neppure il Go¬ verno vi è legibus solutus, ma deve esso medesimo obbedire alle leggi. Questo è un punto fondamentale — più fondamentale ancora delle questioni sullo Stato liberale e parlamentare — ; punto non rispettato in pratica dall'attuale Governo (l'ultimo episodio, per ora, è la rinnovata sospensione di un giornale a Trieste, non essendo la sospensione di giornali contemplata da nessuna legge italiana), e sul quale, in teoria, l'on. Presidente del Consiglio non ha pronunciato parola. In quanto alla questione statutaria, l'on. Mussolini l'ha imposlata — attraverso le rievocazioni erudite della storia del Risorgimento — come se t critici liberali del fascismo pretendessero fare dello Statuto una Bibbia immutabile ; mentre è proprio nel campo fascista che si è preteso — a torto, del resto — di evocare, a proposito della riforma costituzionale Bianchi, il « Torniamo allo Statuto » di sonniniana, anacronistica memoria. La verità ò che il Governo rappresentativo dello Statuto nlbertino si è immediatamente sviluppato nel Governo parlamentare ; e che, a tutt'oggi, questo è il vero Governo statutario. Intende, l'on. Mussolini, accettare o no il sistema parlamentare, per cui il Governo in carica deve godere la fiducia del Parlamento? Ecco il punto da chiarire, e che non ò affatto chiarito escludendo « la teorica dell'abulia e dell'acefalia del Governo innanzi al Parlamento » : teorica di cui non conosciamo sostenitori. Tutti gli altri sviluppi, poi, sul sindacalismo e perfino sul giornalismo, come nuovi poteri dello Stato accanto al Parlamento, sono vane deviazioni. Si possono immaginare tutte le trasformazioni costituzionali che si vogliano ; e per conto nostro noi abbiamo indicato più volte il problema delle rappresentanze parlamentari sindacali. Ma ciò non sposta di un millimetro la questione, che è, precisamente, so il Governo debba essere, o no, in un rapporto di dipendenza con i corpi rappresentativi della volontà nazionale, siano poi questi uno o più, puramente politici o anche tecnicosindacali. Come pure rimane intatta — dopo quanto ha proclamato l'on. Mussolini sul rigoglio, l'armonia, l'invincibilità del fascismo — la questione del rapporto tra fascismo e Stato, tra fascismo e nazione ; se, cioè, il fascismo si creda un elemento dell'uno e dell'altra, accanto al quale i restanti cittadini conservino parità di diritti di fronte alla legge ; o invece ritenga l'uno e l'altra come a sè inferiori, e precisamente come suo proprio dominio. Ci permettiamo di chiuderò dando all'on. Mussolini un amichevole consiglio. Egli ha detto che non si ubbriaca di grandezza, ma vorrebbe, piuttosto ubbriacarsi di umiltà. Noi gli diciamo di non ubbriacarsi di nulla, ma di pascersi sanamente d'idee precise e di propositi coerenti : ir: una parola, di buon senso, di quel buon senso che anche oggi non o molto più frequente di quel che fosse nella Milano secentesca dei Promessi SpoH ; e che perciò cosi Unisce, ben più di ogni retorico misticismo, la vera superiorità e l'autentica aristocrazia.

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