Marco Aurelio

Marco Aurelio PROFILI Marco Aurelio « Ecco il grand'uomo delle Università a dello. Accademie ! », grida in un suo recente volume André Snai-ès, scagliandosi contro il saggio imperatore, e ben si comprende come alla natura impetuosa dello stilista francese, fabbro di magnifiche fra»' « di involute pagine (che non sostiene e lega, costante anelito vitale) la. serenità splendente, la spoglia nudità di Marco Aurelio ripugnino. Umberto Moricca ci dà ora una nuova versione dei Ricordi (Torino, Chinntoro. ed. 1923), destinata a sostituire quella classica dell'Ornato o del Picchioni: condotta su di un testo criticamente accertato, tracciata con modernità di forma, preceduta dalla- vita del!Antonino, essa preBeuta un interesse di prim'ordine. Uopo le ricerche degli eruditi, gli studi degli specialisti di filosofia greca, il libro di Renan, i saggi di Tàino, Saint-Victor, Mathew Arnold, sarebbe presuntuoso chi non sapesse limitarsi a trascriverò ordinatamente le proprio note di lettura. **•* lì temperamento di Marco Aurelio è anzitutto costituito di umiltà schiva, di avversione al piacerò istintiva prima di essere meditata conseguenza della dottrina stoica. Dodicenne, si esercitava alle pratiche della continenza o della macerazione, dormiva su di un lotticciuolo coperto di alcuno pelli. Affabile, virtuoso, serio, sgomento dell'obbligo di viver© nel palazzo imperiale, lieto di sottrarsi alla vicinanza delia concubina del suo avo, capace di ringraziare gli dei per averlo allontanato e guarito da amorose passioni od illecite, egli qrshbe coltivando la solitudine interiora, si compiacque di un'esistenza familiare, fui la studio; perfezionamento etico. Supero le attrattive della retorica, lo vanità della lup.iugatn'co eloquenza per ccncftdcrsi alla ricerca della verità con animo sgombro: il Sfn/incile di Epittcto divenne il suo breviario. Chiamato al potere, lo divise con Lucio Vero, soldato di sregolate abitudini, amante d?lle gozzoviglio scandalose e delle orgie brutali. Ma, come gli sfuggi — o non no ebbe cura — il contegno della moglie Faustina, donna di egregia lussuria, cosi non seppe o non volle reprimere i vizi del collega. La suo facoltà di perdono erano infinite, ed un esempio ne offre il mltissimo epìlogo di una rivolta asiatica. Sacrificati Vanghi anni del suo regno in guerre contro i barbari, in difficili vittorie, con il presagio forse del periodo in cui le orde selvaggio avrebbero calpestata la muraglia dell'impero sotto gli zoccoli dei loro cavalli e l'angoscia di constatare i pravi sentirne»» ti del figlio Commodo, tristo erede del tròno, Marco Aurelio se ne andò ormai disilluso, abbandonando la sua tetra corte di filosofi: • Nessuno è tanto fortunato che, essendo vicino a morire, non abbia intorno a se chi si rallegri della sua sventura. Per quanto virtuoso e saggio egli sia stato, non mancherà inai all'ultimo chi dica dentro di so : — Finalmente respireremo da questo pedagogo. A dir la verità non era cattivo con nessuno di noi : ma io mi son accorto che in cuor suo ci condannava ». Nonostante le gloriose azioni militari, le pro-videnze sociali, la squisita bontà e la scrupolosa giustizia, Marco Aurelio non ci sembra un grande imperatore. Per' ovviare alla decadenza inevitabile, il carattere romano era privo di risorse, e_il mirabile spettacolo di un regno equo ci fa sentire la fragilità degli ordinamenti, la precarietà delle costruzioni anziché rivelarci lo splendore fecondo di un'epoca. Il crollo che seguì dimostra come ogni cosa fosse provvisoria, ogni fioritura testimoniasse un estremo rigoglio: non lo sbocciare di un nuovo mondo, ma la fine dell'antico. L'autore dei Ricordi (il vero titolo è Confidane fatte a sè stesso) fu un timido, fanatico d'introspezione morale, persuaso dell'assoluta potenza della ragione, convinto che ,la bellezza dell'attimo che fugge perisco, come noi, senza lasciare odorosa traccia o memoria. Egli, che giudicava «ccellente quello Stato il cui reggitore » stimi sopra ogni cosa la libertà dei sudditi » piegò la sua anima sotto il ferreo cerchio delfe leggi naturali. Volle « tutte le azioni ponderate ad una ad una, come a bell'agio, senza turbamento, con ordino, con vigore, ed armonizzato le une con le altre » ed elesso ad iu fallibile specchio la natura, (la quale agisco fatalmente per motivi di utilità) le cui opere non possono esser male e ci servono di norma. Il mondo è_ ordine, trama fittissima, successione meravigliosa di eventi legati por via di trasformosione. Se l'uomo può influire sugli altri individui e suìle cose, lo faccia, se no c il lamentarsi che giova? Senza scopo non si deve agir mai ». Di qui si corre c all'unità, che è secondo natura » e ad una filosofìa di rapporti sociali, animata da buon volere reciproco. Disegnata l'orbita, stabilita l'universale dipendenza, gli stoici s'inserivano in un'umanità che non Bucitava sorprese, pronti a scendere nel nulla od a salire alla gloria dei cicli, la coscienza pura. Sotto il velo ottimistico, la dottrina supponeva una spaventosa lucidità. Per guardare con occhi limpidi, quale rinuncia alle divine illusioni ! La porpora imperiale « è lana di pecora bagnata nel sangue di una conchiglia v ; il corpo « non è altro_ che sangue, ossicini, e una rete di nervi, di vene e di arterie i ; la preda aul nemico orwì è schernita: « Un ragno monta in superbii per aver preso una mosca... altra, un certo numero di Sarmati ». La gloria non e più che addobbi e scenari, e tutto si pensa in atto di dissolversi, o d'infradiei'.ire. Il raziocinio uccide realmente la vita, sino al gelido precetto per cui le forine si annullano: e Per ogni oùceet&nz* guarda bene quale sia l'obbietto ohe euscìtn. iu te la rappresentazione, e fanne l'analisi, risolvendolo in causa, materia, fin? e tempo, entro cui esso dovrà immanenti emerite cessar di esistere ». Marco Aurelio guarda qui alle schiatte degli umani come a foglie vizze e disperse, secondo la irnmagin« di Omero. , m Ed ò nelle descrizioni e comparaaieni derivanti da questa suprema lontananza, che si manifestano i segni dell'art» nelle pagine severo. Il sospetto che la chianamma grazia di alcuni spunti sia attinta non a.la vita, ma artificiosamente composta — che sorge da qualche ripresa poco dis»ir:\ile Hi medeahni termini e paragoni — si dilegua quando, esaminati i posai, ai rilevi la fragrante loro spontaneità. Stupite'.' che un osservatore dei moti dello spirito s:'».j<ii notare eh» « nelle ulive, lasciato lentamente a maturare sull'albero, finoll'essere appunto già vicine a corromrinferrare al frutto una certa singo;.ì • • bellezza ». Del resto, Marco Aurelio clecVlierigcpismtmgttee è stilista eccellente, atto a rendere i più riposti fili della riflessione, a sgrovigliare le complicate matasse dei concetti, a dire con soavissima forma le sensazioni più lievi od immateriali. Ordisce i ragionamenti con sagace avvedutezza e trascina imperioso al consenso, oppure formula il dilemma risolutivo, forzandoci a prender partito. Nessuno, se non forse Pascal (Leopardi è troppo artista e letterato) lo vince nel creare quel tratto breve e significativo che «di botto ci solleva ad incommensurabili altezze. Quando l'aria rarefatta ci ferisce nel volto e lungi si disegna la teoria dei compagni affaticati, allora esclama che dobbiamo essere indifferenti verso tutte quelle coso di cui la natura si disinteressa. Ma presto viene l'ombra e punisce, ed ancho Marco Aurelio conobbe scendendo il senso penoso di stanchezza ohe nasce dalla disannonia della vita in comune, ed invocò la morte, desideroso di pace. Fortunato, venne alla liberazione finale allorché l'equilibrio si era in lui ristabilito e preoccupazioni terrene più non lo toccavano, c O uomo, hai vissuto come cittadino in questa grande città. Che importa se per cinque o per tre anni f Ciò ohe avviene secondo le leggi è giusto per tutti. Che c'è dunque di terribile, se chi ti scaccia dallo città non è un tiranno o un giudice iniquo, bensì la stessa natura che ti aveva introdotto t Gli è come ss un pretore mandasse via dalla scena un attore, dopo avercelo chiamato. — Ma io di atti ne ho recitati tre, non cinque. — Benissimo ! Ma, nella vita, tre soli atti possono comporre un dramma intero. Poiché colui che stabilisce la fine è quello stesso che un tempo fu autore della composizione, ed ora lo è dello scioglimento. Tu non sei autore nè dell'una nò bell'altro. Vattene, dunque, serenò : sereno c pure colui che ti congeda ». #»* Sentiamo che, oltre questo magnifico ' fenomeno di macerazione interiore, uno stato d'animo vive prepotente, che il nostro filosofo non ha sfiorato: non è quello che — diverso nelle sue conclusioni ed improntato ad una speranza futura — si realizza in attitudini parallele, aspirando alla divinità e mortificandosi durante l'esperienza terrena, bensì ci appare come il saccheggio dell'infinito gioia della natura. Questa non è più la dea che incide il corso delle stagioni e pesa su di una moltitudine sottomessa e cieca, ma la compagna gioconda dello ore e dei giorni. La nobiltà dell'uomo non si misura dalla sua capacità di sottrarsi ai comuni piaceri, di concepire la propria esistenza come missione, come ufficio. Egli è libero — non al pari di colui che, terminato correttamente il compito sociale si ritrae per meditare e si spoglia dei sensi per meglio riflettere — ma come l'operaio che tripudia. Però, contrapporre Rabelais o Boccaccio, la. follia mondana, a Marco Aurelio, non servirebbe gran che ad illuminarne per riverbero il profilo. Non le baccanti di contro'all'asceta ma Orazio « Montaigne ci scoprono la povertà di sangue, la malinconia persistente sotto la maschera della calma sovrana, la pallida linfa di quelle VWU5 . Marco Aurelio nasce esausto e rassegnato, muore spossato, con tristo dolcezza, docile ai voleri della natura, lieto di consegnare ad altri 10 scettro pesante. La sua statua è di un legislatore meglio che di un guerriero. Si era sbarazzato internamente di tutti gli orpelli di cui il popolo riconoscente Io andava coprendo, e li lasciava cadere, nell'intimità. Credeva — egli, imperatore della più vasta contrada — di non esser più che un granello di sabbia che il vento solleva o depone eoi mutar del suo soffio. Per fondare o rabberciare nn florido dominio occorre l'ostinato spirito di Candido, intento solo a smuovere le solle del proprio giardino. Marco Aurelio non aveva avuto mai l'aspra brama d'edificare: su qual terreno se fugge 11 mondo e la vita? A che prò' eccitarsi ed ardere f II corso della natura stritola il germe o dirige il frutto ai suoi fini misteriosi: la parto dell'uomo è limitata a seguire le leggi oniveraalL Non più pensare: sono il falerò della creazione, la stringo e la possiedo, ma osservare : ne sono un trascurabile accidente. Di tappa in tappa così, raggomitolato nell'unica attesa: la morto, che non si teme. Nessuna nostalgia della bellezza perduta, delle sensazioni fuggitive non fermate o goduto dall'intelleeto e dall'esperto cuore ; il cielo è freddo cristallo, non una tela sconfinato su ani le ore disegnano colori cerulei, sanguigni rossori, strisce di rubini, a riflesso del tempo. Il mare non canta nella memoria, e non freme, eoi suo candore latteo o la grigiastra spuma ; le acque opaline dei laghi non specchiano nelle loro cavità la purezza dei monti. Non sospira la terra sotto il languido, umido fiato del vento, non stormiscono, le fronde per l'incalzare della bufera, non ai agita il grano sotto la sferza del temporale, ne imperversa lo scroscio della pioggia che si raggruma nella polvere o lava le erbe dei prati. Muta e silente, iter lui, l'ubertosa natura: l'uomo ha rinunciato a impadronirsene, spregiando i carnali amori. Sorride stanco Marco Aurelio, avvolto nel suo rozzo mantello, e si getta sul tettuccio a riposare, dopo le discussioni con i filosofi e le cure dell'Impero: affranto è il debole corpo, sereno l'animo invitto. Non ode, fuori, la sinfonia eterna, scherzosa e impudica, che ricomincia, il riso gorgogliante di una ninfa inseguita, non scorge l'artista che contempi* per la posterità il viluppo lascivo. A. CAiWH

Persone citate: André, Leopardi, Lucio Vero, Marco Aurelio, Mathew Arnold, Picchioni, Rabelais, Umberto Moricca

Luoghi citati: Torino