Parigi e gli americani

Parigi e gli americani Parigi e gli americani parici Maggio. Da una settimana, Parigi è in angustie. !Un giornale d'oltre, Atlantico l'accusa di essere diventata una città monotona, incapace di sollazzo, esente da vizi, puritana. Una inarea di moralismo, starebbe per sommergerò sinanoo Montmartro, Arturo Meyer, contende ai curiosi lo lettere scatologiche di Gustavo Flaubert; il fratello di Marcello Proust rivendica a prezzo d'oro il carteggio intimo del medesimo ; il senatore Lamarzelle si scaglia contro la licenza degli spettacoli teatrali; la polizia moltiplica lo retate di malviventi nelle taverno di Belleville; le pellicole estratte dalla Garsonne soccombono sotto il veto censorio. La trappa, via, la Tebaide; la fine dell'allegria, la mortificazione della carne, il purgatorio ! La dièta lattea ai pasti, o dopo i pasti la tragedia in cinque atti alla Comédie Francai&c, ovvero la granatina soltz ni Gajè de la Paix, il concorto radiotelefonico, un passo doppio della Zanibelli all'Opera, e, alle ventitré e tre quarti, tuiti a letto, col berretto da notte sugli occhi o la consorte legittima sullo stomaco. Figuratevi gli americani! Passare l'Ooea!no per cospargersi il capo di cenere e fare acquisto di indulgenze? Se si tratta di annoiarsi, tanto fa annoiarsi a casa propria ! Adesso specialmente che Cecilia Sorel ha preso l'aire a traversare l'Atlantico e che Mistinguett promette di emularla, che cosa mancherebbe loro per ottenere telo risultato senza sobbarcarsi alla noia supplementare di un. viaggio? A dar retta agli allarmisti, i figli dell'Unione sarebbero dunque li lì per riuuuziaro a Parigi e volgere altrove i passi delle loro carovane. Figuratevi i parigini ! La minore delle tentazioni cui debbano resistere c quella, di dar loro, pensando alle carovane, del cammello. Parigi monotona' Parigi puritana? poco, manco a dirlo, i frutti della propaganda tedesca! Ch? cosa fa il Governo? Come si intende provvedere alla difesa della buona riputazione — che nella specio sarebbe quella cattiva — della capitale della Repubblica? Aspettando una interpellanza parlamentare, che non è escluso venga ad allietare ile sedute di palazzo Borbone a difetto di interpellanze sulla Ruhr, riviste o giornali non escluso il grave Tempi, pigliano lo di■fe»e della calunniata, metropoli. E coiivien riconoscere che tauto le prime che i secondi risolvono il problema delicato di negaro la moralità di Parigi senza proclamarne la immoralità e di destreggiarsi, come gli antichi, condannati al giudizio di Dio, tra i fuochi di duo opposte leggende, l'ima più deleteria dell'altra o insieme luna più necessaria dell'altra, con una eleganza che basterebbe a ristabilire il buon nome francese qualora, ciò che fortunatamente non è, esso corresse davvero qualche pericolo. Ma non ne corre alcuno; rassicuratevi, o possessori di dollari dei due mondi. Ce ne c garante Giuseppe Galtier allorché, dalle colonne del sullodato Tcmps, evoca le ambasce consumanti invano i Catoni preposti alla tutela amministrativa del buon costume alla vista dello mille e una nudità piroettanti ogni sera sulle scene dei cosi detti teatri di varietà — dove la varietà consisto nella cosa meno variabile fra tutte quello create,— senza che riesca a un solo agente deU'ordine di stenderò un velo, se non pio per lo meno non interamente retorico, sull'immediato oggetto dello scandalo. H Tempi assertore della scostumatezza del boulevard?... 11 caso ci mera vigilerebbe infatti, se moderando il proprio zelo, l'autore dell'articolo non ristabilisse, dopo aver destramente insinuato, mai Parigi esser stata più scollacciata di adesso, la purezza, a difetto di meglio, delle proprio intenzioni mercè una preterizione che farebbe onore a un Mariana o a un Bellarmino: « Noi ■non andremo, di certo, a diro all'americano: Badate che la nostra è sempre la capitalo della baldoria e che non ci sognanio neanche di essere così puri e virtuosi corno •vi hanno detto. Sarebbe questa, invero, una strana propaganda o un'apologia abbastanza comica! ». Cari tropi dei nostri v.erd'an,ni; assillanti gli austeri convitti vegliati dalla inenarrabile pazienza del crocifisso inchiodato al muro! È pensare che c'e chi vede di mal occhio il ritorno dei popoli alle umanità nella versione tonsurata!... Ma non divaghiamo. Non e d'uopo, d'altronde, dello asserzioni del Tcmps per riconoscere in Parigi una città dove si può ancora staro allegri. Che, a rigore, l'arte di ridere non vi fiorisca più col rigoglio di una volta lo scrissi, se mal. non ricordo, anch'io, con un par d'anni di anticipo sul giornale d'oltre Atlantico. Ma 10 parlavo allora dell'arto di ridere, non di quella di far baldoria, cho non ba con la prima nulla di comune. Quest'ultima, al contrario, vi è sempre in fiore; e, per poco che si voglia e possa. abbandonarsi alla pazza gioia, non consiglierei davvero a nessuno dr volgere i propri passi altrove che alla volta della via Pigalle. Non mi diffonderò sulle attrattive Hi questo quartiere illustro, non avendo io il menomo interesse, nella mia semplice qualità di man in the Street, ad attirarvi gli. americani riè tampoco gli olandesi nò gli svedesi ne gli spagnoli, tutta gente cho non ,ini ispira, dall'alto del. proprio cambio, la menoma simpatia, mentre non di rado mi dà parecchio fastidio, ingombrando la stararla con la propria importanza, rovinando 11 morale -dei fornitori con le proprie negligenze di contabilità e l'umore di mia moglie coi mantelli da teatro delle proprie consorti. La Parigi che attrae me b un'altra, e quella là non sta a Montinartre e non si vede dopo l'ora del coprifuoco. Del resto, chi volesse approfondirti nella scienca dei divertimenti di Parigi non avrebbe se non da abbonarsi a uno dei tanti periodici ad hoc, da Paris-plaisirs a Paris la nuli, dei quali l'industria dei forestieri —a anche meno — fornisce le edicole della capitale e le stazioni ferroviarie delle reti francesi. Non sia mai, tuttavia, ch'io deponga la penna senza essermi prima associato al signor Galtier nel riconoscere, per lo meno, che Parigi è mia città dovo si sta, allegri o no, a meraviglia. Chi pretonde di anuoiarcisi non può estere se non un uomo noioso. E un ingrato, per giunta. Giacche non si ha il diritto di ignorare, quando si viene a Parigi per divertirsi, la fatica che vi sostengono per rendere la cosa possibile migliaia e migliaia di parigini,, dagli impresari di teatro alle direttrici di ostelli del libero scambio, e dagli Amici della Francia ai membri del Jìenvcnuto. francese. Vi «infeuderei, se vi 'dicessi che in questo momento diecino e diecine di volontari con tanto di blasone sullo sportello dell'automobile o, in mancanza di meglio, sul biglietto da visita dLviilbpFtlGsrnrtnvNdVCBRvdegsdaarp«bqmCpntdrovllterunsptqmppcc i i to o e o a e r r , i e i o o a i o i i . a , ù l. i dal conte di Kobau al conte di Cramont, Lesparre e dal duca Pozzo di Borgo al visconte Andrea de Fouquicres, ti fanno in quattro per allestire una festa da ballo, il Ballo dei Fiori, destinata a trasformare l'Hotel Claridge, por una notte, nella più bella serra del mondo, a tutta delizia dei possessori di dollari. E dopo il Ballo dei Fiori so no farà un altro ; e dopo quest'altro, altri ancora. La duchessa di Brissac, la principessa d'Arcuberg, la principessa Galitzine spendono le loro notti vegliando sui relativi piani di battaglia come generali in oampagna. La. penna di un Panni non sarebbe, affé, di troppo per tramandare ai posteri il ricordo di tante fatiche. E poi, e poi, o poi... Ci sono forse soltanto i balli per render gradito un soggiorno a Parigi? Dovo mettete i vini, i vecchi vini gloriosi, onore della terra di Francia? Non soltanto lo sciampagna chiassoso e, diciamolo pure, un po' volgare: ma il CIosVougeot, il Sautcrnes, il Pouilly-Fuissé, il Chàtcau-LaroRe, gli illustri prodotti della Borgogna e del Bordolese, della valle del Rodano e delle rive della Loira, i tesori polverosi dello cantine di Épernay, di Beaune, del Médoc? Non scandalizzatevi a tanto entusiasmo: sono astemio. Ma non lo sono già gli americani: e se costoro conoscessero un po' meglio i paesi che attraversano dall'alto dei loro moto-cara, col naso in aria e il paracqua tra le ginocchia, intenti a boro semplicemente la parola anodina e refiigerante di un cicerone gallonato, scoprirebbero che per il suddito di un paese « asciutto » una città come Parigi potrebbe diventare la. Mecca. Disgraziatamente, quello d'oltre Atlantico e un popolo primitivo, incapace di distinguere un vino di Chablis da un vili del Reno come di assaporare un buon pranzo, e la sua attitudine a gusterò le gioie d»l palato non va oltre il bruciarselo con uu puerile intruglio di misture alcoolichc. In mancanza di meglio, alla fin fine, Parigi offre qualche seddisfaziono anche a ohi si limita ad andarvi a spasso, a menarvi l'esistenza del cittadino pacifico, la quale, tutto ben considerato, ò forse la più allegra delle esistenze. So non altro, la capitelo francese « ancora imaiuno dai terrori del K.i!-Jilus.-.Klan. E a sudditi di una repubblica come quella nord-americana, dóve nello spazjo dei duo ultimi anni si contarono, tra bianchi e negri, centodue persone linciate, sessantatre incatramate e tuffato nella piuma, centosette fustigate, quattrocento sessanta deportate a tradimento e novanta trucidate in sommosso popolari, una città in cui nonostante il passaggio, su una sola delle sue piazze, di conto mila automobili a.l giorno non si deplorano, in capo a un anno, più di una settantina di morti e di quattordici mila feriti in accidenti stradali devo parere, tranne che si voglia denigrarla ad ogni costo, un paradiso terrestre. Gli angeli custodi del quale, obbedendo ai cenni del signor Naudin, non mettono nel proteggere i giorni del cittadino pacifico meuo impegno di quanto la duchessa di Brissac, la principessa d'Arenberg, eoe. ne mettano nel rendere agitati quelli del cittadino che non lo c. Prova ne sieno lo famose strisce rosse tra i marciapiedi, le guardie di città equestri, i segnali luminosi ai crocicchi più affollati e cento altre invenzioni mirabilmente accoppianti l'utile al dilettevole. .Quando mancassero a Parigi altri titoli di benemerenza, lo rimarrebbe quello di essere la sola città dell'orbe in cui sia possibile dimenticare in una vettura di piazza un portafogli pieno di banconote, uno scrigno di gioielli, un busto, un paio di giarrettiere, una scatola di canditi e ritrovarli, nove volte su dicci, un'ora dopo, al prossimo Commissariato di polizia. — Giammai in America si verificherebbe un caso simile! — dichiarano, scotendo il capo, i transatlantici in cerca di emozioni, con un'aria prossima alla pietà. E se ne vanno, con l'oggetto sotto l'ascella, senza aver dato un soldo di mancia, ]>er scrivere poi ai giornali dei quarantaquattro Stati dell'Unione che non mette più conto di venule a Parigi. L'ingiustizia del procedimento, in verità, e rivoltante, e il signor Galtier ha mille ragioni di adontarsene. Ma il signor Galtier, trasportato da santo sdegno, tralascia di impartire agli americani il solo consiglio che veramente farebbe al caso loro: so si vuole divertirsi venendo a Parigi, l'unica è non venirci per divertirsi. CONCETTO PETTINATO uvFFsmdsmt—fscpofllobU2ssSn