Pietro Micca

Pietro Micca Il Carosello Pietro Micca Al Carosello storico-militare di domenica prossima in piazza Vittorio, alla presenza del Re, vedremo anche Pietro Micca. Inevitabile. Pietro Micca è la figura più popolare dell'umiltà, eroica, che in Torino, — fu scritto da qualcuno, — « ha per empireo il fumo della polvere e per aureola la fiamma di una mina che scoppia: Micca e Sacchi ». Da tutti i libri di lettura, con la solita figurina stereotipata, la gesta di Pietro Micca parla alla fantasia del fanciullo, indimenticabilmente. La più grande guerra dei nostri tempi conosce — ahimè! — ben altri nembi di polvere e di sangue, altre ecatombe; e l'eroismo, il sacrificio del soldato singolo non ha modo di resultare così evidente come negli assedi e nello difese c negli assalti di un tempo. Ma se niuno potrà mai parlarci dei nuovi Pietro Micca andati oscuramente sepolti, per eguale spirito di iniziativa eroica, ovvero per istinto del dovere da compiere, nelle esplosioni della « potenziata » guerra moderna, il nome e la figura dell'artigliere di Andorno — che nella notte del 29 agosto 1706 « si espose ad inevitalil morte impedendo, col dar fuoco ad una mina, che l'esercito francese entrasse vincitore in Torino », — resteranno nella memoria dei secoli a celebrazione del più popolare valor militare. E poiché il Carosello di domenica vuol essere ad esaltazione del soldato di Vittorio Veneto, ossia del popolo italiano combattente, il nome e la figura di Pietro Micca bene si inquadreranno nella storica rappresentazione. ** Salvatevi! „ Il pubblico del Carosello lo rivedrà idealmente tra i nostri soldati del Genio, i quali per l'occasione vestiranno la divisa dei « minatori » all'assedio di Torino. Lo rivedranno nella sua «cittadella»: r.n mastio lì per lì costruito, a tambur battente, sotto gli occhi degli spettatori, e contro al quale staranno* i vecchi cannoni di bronzo. Poi udremo un gran tonfo Niente paura! La mina scoppierà lontano, sull'alto della collina Non ci sarà ]1 sulla piazza, che del fumo. Ma dal fumo il forte riapparirà tutto festoso di bandiere, a significare la vittoriosa difesa compiuta dall'eroismo del Micca, « per il quale Torino fu salva quel giorno ». Tutti ricordano la pagina del Botta:' « Azione rara fra le più rare, virtuosa tra l<Lp"\vjrtU0Ì?' mer-toria fra le più meritorie, e degna di essere con opriti onore per tutti ^ secoli ricordata. Un plebeo la fece; perciò non fu stimata uè premiata come e quanto valse. Essendo le mura lacere pei passati assalti, pli. assediati temevano di qualche sorpresa notturna ; onde grandi fuochi la notte nel fosso, ed innanzi alle brecce accendevano ; jl che serviva eziandio ad impedire in quei lunghi le opere dei minatori nemici sotto terreni da tonti incendi soffocati Ma tale cautelarsi non giovò tanto che la notte dei 29 agosto (forse Iddio volle per ispeciale decreto che in due] momento 11 coraggio francese e la virtù piemontese meravigliosamente spiccassero), cento granatieri francesi non riuscissero nel fosso della piazza senza essere veduti ne sentiti dalle guardie della muraglia, e non s'accostassero alla porticiuoladella cortina per opprimervi la guardia esterna ed occupare l'entrata. Il luogo era stato minato prima, pel caso d'un assalto generale ; ma la minn, benehè carica, non era ancora munita del necessario artifizio onde l'accenditore avesse tempo di salvarsi, il pericolo ora grave e imminente. Un ufflziale ed un soldato minatore, per nome Pietro Micca, della terra d'Andomo nel BieUege.. intenti alle opere, stavano nella galleria della mina nell'atto stesso che i francesi minacciavano la porta. Credettero perduta la piazza se i nemici si impadronivano di quell'entrata ; perciocché veramente per lei nell'interno del recinto si apriva l'adito. Già. la guardia, sorpresa e dal numero sopraffatta, era andata dispersa, e già i granatieri di Francia, cresciuti di ardire e di numero, rotta la prima porta, o cancello di quella sotterranea via, contro la seconda, ultimo e solo ostacolo che restava, si, travagliavano, e lei scuotevano, con le scurì e con le leve e coi coni di schiantare s'argomentavano. Ma non Pietro Micca si stette. In quell'estremo momento: « Salvatevi — all'ufflziale che gli era vicino disse — salvatevi, e me qui solo pisciate, che questa mìa vita alla vatrla consacro; solo vi ■prego dì pregare il governatore, -perchè abbia per raccomandati i miei figliuoli e la mia moglie, i quali, non saranno -pochi minuti scorsi, più padre nè marito avranno ». < L'uf flziale, l'eroica risoluzione ammirando, si allontanò. Poiché il devoto minatore in sicuro il vide, diede fuoco alla mina, ed in aria mandò il terreno sopra posto, e *Se stesso e parecchie centinaia di granatieri francesi che già l'avevano occupato. Micca fu trovato morto sotto le rovine della mina, ed in poca distanza dal fornello. Micca, felice per avero salvato la patria, più felice ancora se più libera e più riconoscente patria trovato avesse ! Seppesi il mirabil caso per voce dello scampato ufflziale: le mine stesse con l'esposto cadavere parlarono. Al rumore la città tutta destassi e si scosse: accorsero le guardie e lo scompigliato muro con più soldati assicurarono ». La supplica del pane La moglie e il figlio di Micca s'ebbero una l'azione di pane a testa per tirare innunzi dopo la morte dell'eroico artigliere; e morta la vedova, morto suo figlio, restò solo un orfanello: il figlio di questi, in tal miseria che il tutor suo fu indotto, nel 1740, a supplicare, perchè la razione di pane venisse continuata al piccolo derelit to. Ecco il documento pietoso, così come fu scritto dal povero tutore, il quale non trovò manco uno scrivano che venisse in aiuto alla sua scarsa famigliarità con la penna. Ma il documento è eloquente nella sua umiltà, con le sue sgrammaticature, coi suoi errori ortografici, testualmente così : «Espone Antonio *u Gio. Micha" dl'Andorno Sagliano Tuttore prouisto al pupillo Pietro del fu Giacomo Pietro Micha del med" luogo che ritrouandosi detto fu Pietro Mirila «nolo di detto nupiilo al servizio di V. M. nella compagnia de Minatori nel 1706 nel terminar d'agosto e nell'assedio di questa Reale Città, accorgendosi che li assediatiti inimici erano per fare qualche progresso, crollando di già la terra in una mina, per il desio dell'onore et auantaggio di V. M. prese una Michia acesa con cui diede il focho alla mina senza far in tempo per la fuga, e nel dar la morie a li inimici sacrificò la propria Uita, lasciando nella sua famiglia la Moglie e il" Giacomo suo figlio, ancor infante; qual atto fu dalla generosità ed innata Regia Clemenza riconosciuto, con assignare una razione di pane per cadun giorno a caduno di d.i ucdova e figlio, che ha serulto pel sostenimento dei med.i nel loro stato miserabile : qual Giacomo s»ndosi reso deffonto anni cin cine sono con auer lasci..t < a presso di se d* Pietro suo figlio agid! pupillo, e resasi pur d'IT i)i!.i nocho fa dello suo Auia, rimanendo il medesimo In istaio miserabile e senza domestici, sendn lo di In* persona stata rimessa .'.ilio 'a'Tutela <l>.l Racconente suo cugino e: affidato nell'innata e grande pietà di V. M. nerso de suoi Sudditi, a piedi di essa nortre il presente i-accorso e preghiera. « Supplicandola umilmente che coniLi^nn- do • 1*1 m sfato di detto pupillo, per atto di mira c.'rmen'/.n e Carità, nogli (legnarsi ordinar pel rii lui sostentamento la remissione di pane nel modo come V. S. M. parerà, mentre per la grazia non tanto il Raeprrontu che detto nupiilo. rrionto clic sarà in stnto ili munizione, non cesseranno di suplicar l'Altissimo per la prosperità di V. S. R. c Ite l'in ''asti. . Il che « Antonio Micha ». Su questo 'documento, che trovasi nella idtnsCpndnlglacssndfpfiddm cartèlla 140 degli Ordini Generali dell'Ufficio del Soldo, è annotato d'altra mano: «Alla segreteria ai guerra. A dì 24 Marzo 1740, Capra, Consigliere Rifcr.' ». E più sotto, da una terza mano, è scritto : « S. M. ha ordinato che si faccia godere' il nipote e pupillo Micca pendente anni 6 d'una razione di pane giornaliera senza tratto dì conseguenza ».

Luoghi citati: Francia, Torino, Vittorio Veneto