I termini del conflitto

I termini del conflitto LA CRISI DELLA RUHR I termini del conflitto BRUXELLES, maggio. TTna manovra oCeusiva per la difesa — si pub definire, abbiamo detto, nel pensiero francese e belga l'occupazione della Ruhr. Offensiva, non soltanto contro la resurrezione economica imperialo della Germania, che minacciava già di schiacciare sotto il suo peso l'industria francese ancora in crisi, ma anche contro la superstito roccaforte della sua resistenza militare e della sua preparazione della guorra di domani. Dopo lo mutilazioni territoriali ed economiche del trattato di pace, l'industria germanica, l'arma possente rimasta all'cspansiono dell'impero, aveva concentrate tutte sul Reno le sue massime risorse di vita e di movimento. Su 191 milioni di tonnellate di carbone prodotte nel 1913 in Gormania, 141 sono venute dalla Ruhr e dalla Prussia renana: e qui si contano'anche 115 alti forni, che producevano però più della metà di tutto l'acciaio lavorato sui 316 che erano acoesi in Germania. Rimaneva dunque ancora alla Germania una forza possente di lavoro. Essa si sviluppava nella siderurgia, l'industria basica, lo scheletro necessario di tutti i grandi imperi contemporanei : ma di là si dilatava per tutta l'economia produttiva tedesca. E' ancora sul carbone e sulla distillazione che vive l'industria chimica dei colori, della farmacia, degli esplosivi — un'altra delle colonne centrali della Germania moderna — e da essa si passa per le tintorie a quella della filatura e della tessitura. Nella Ruhr e nella zona renana che ne dipende non sono infatti solo concentrati i sette gigautesclii Knnzern — i sistemi industriali verticali che uniscono in un organismo unico tutti i cicli produttivi, dall'estrazione del carbone e del ferro all'ultima fornitura della merce più elaborata pronta alla vendita — di Stinnes, Phoenix, Krupp, Thissen, Kloechuer, Mannesmann e Stumm, che producono insieme 45 milioni e mezzo di tonnellate di carbone e nove milioni di tonnellate di eln>a: ma si trovano sei delle maggiori fabbriche chimiche tedesche, la Badische Anilin, con 24 mila operai, e la Meister Lucius, con 16 mila operai, la Bayer e l'Elektron, ognuna con 10 mila uomiui, e la Balle e la Vailer Ten Meer, con duemila operai. E nella zona di Barmen-Elberfeld sono anche il primo centro delle seterie tedesche e il secondo centro, dopo quello della Sassonia, della lana e dei cotoni. Senza il ferro della Lorena l'industria germanica, s'è visto, ha potuto salvarsi. Non si può pensare ch'essa riesca durevolmente a resistere tagliata anche fuori del carbone. Il suo colossale edificio perdo le fondamenta: lentamente battuta dalle concorrenze straniere, oggi più rifornite ; debilitata nella sua resistenza deve crollare. Quando si misura la partita della Ruhr, con le evidenti immediate gravi passività che ha portato alla Francia, bisogna pensare a questa sua inevitabile conclusione finale se si vuole comprenderla nella sua evidente verità. Certo in apparenza oggi le posizioni francese e tedesca sono in perfetto equilibrio. I francesi hanno tolto il carbone ai tedeschi" ma hanno pure essi, nell'improvvisa paralisi che s'è creata nella Ruhr, perduto il carbone che con tanta ansia cercavano. Parrebbe dunque che le passività dell'impresa si ripartiscano in dosi eguali tra la Germania e la Francia : e si pensa ad un compromesso del loro duplice fallimento. Ma si dimentica il fatto oeutrale. La Francia, occupa la Ruhr e si prepara p. rimanervi molto tempo. Ora la sua occupazione non ha avuto soltanto lo scopo di dare più carbone alla sua industria ma anche e sopratutto di toglierlo alla Germania per tagliarle i viveri. Annullata la produttività della Ruhr rimaugono oggi alla Francia più risorso che alla Germania. La guerra diviene di posizione. La vittoria tocca al più resistente. Diceva giustamente poche settimane sono nell'assemblea generalo della Siemes und Tlahlic Oescllschaft, il presidente del consiglio di amministrazione, Karl Friedrich voli Sieme3, certo una delle maggiori autorità germaniche nei problemi industriali: «Più aucora che quello dei territori occupati ò l'avvenire economico di tutta la Germania ' non occupata che dipende dall'esito della lotta impegnata nella Ruhr ». Ma in Belgio e in Francia si aggiunge: « è pure l!avvenire della Germania militare, della pace o della guerra di una generazione, almeno che ne dipende ». Perche il sistema industrialo rimasto un'ora alla Vfermania c anche certamente un sistema di guerra, una forza di mezzi, che nelle mani del più sapiente popolo utilizzatore e intcnsificatore d'Europa, compensa bene t.utte le passività militari che il trattato di Versailles le ha imposto. La guerra passata ù stata, l'abbiamo già 'detto, o in Germania più che in ogni altro paese, un'applicazione industriale. La guerra nell'avvenire, so mai dovesse un giorno esplodere, non sarà che la vertiginosa dilatazione di tutti i progressi tecnici industriali raggiunti o oggi ancora superati, in questa intensa gara di produzione e di elaborazione di officine e di laboratori che dà le ali all'età contemporanea. E darà ancora il trionfo al ferro e al carbone, alle materie prime e allo macchino e allo capacità che le lavorano. Acciaio per lo navi, i cannoni, le armi d'ogni specie, i proiettili, carbone per muovere i treni e trasportare le masse di milioni d'uomini e distillare attraverso i più disparati processi gli esplosivi, i gas asfissianti e acciecanti. Sessanta milioni di uomini rimasti alla Germania, fra una generazione ottanta milioni, sex-rati in un blocco più compatto e affine, oggi dopo la perdita della Posnania per metà ancora polacca e dell'Alsazia-Lorena per metà francese, infiammati da una iuestineuibile disperazione di rivincita, al centro dell'Europa, sommati al più perfetto sistema industriale dell'Europa continentale, restano per la Francia, dopo la sua sanguinante vittoria, la minaccia permanente inesorabile, che il trattato di Versailles pur con ]o suo amputazioni, i suoi divieti, le sue pressioni delle Commissioni di controllo, e la meravigliosa energia mobile rimasta a questo popolo latino o la sua sapiente costruzione, del cerchio politico premente della Polonia e della Piccola Intesa non riescono a fronteggiare e crea oggi, sempre più vastamente sentita in Francia, quella che abbiamo definita la crisi della vittoria. Vibrare un colpo mortale all'industria tedesca della Ruhr può dunque bene significalo por la Francia tentaro di battere il nemico anche nel suo punto massimo di concentrazione militare. Due politiche può senstpcscEzamaopggcrvmcdmarrfrvtdsopbvfRmifov e i a e a a e e e i à o o n à a e e , e e o s i n a seguire la Francia verso la Germania : una economica, l'altra strategica — diceva or non e molto il signor Loucheur, quello stesso elio a Wiesbaden contrattò già con Ratheiiau l'accordo dei carboni : per la prima, per dare più carbone alla Francia, era necessario un accordo fra i duo paesi; per la seconda, per fare più sicuri i confluì francesi, non oo che l'occupazione della Ruhr. Esseh, la città dei cannoni, il regno corazzato di Krupp, ò nella Ruhr. Con il suo acciaio e il coke la Germania ha armato 10 milioni d'uomini ed ha resistito per quattro anni contro l'Europa coalizzata. Ora tutto prova, si afferma a Bruxelles o a Parigi, che l'industria della Ruhr preparava occultamente le armi della nuova guerra. Vigilate, da un potente stato maggiore di ufficiali e di scienziati, le fabbriche chimiche distillavano dai carboni nuovi terribili gas ed esplosivi e i laboratori studiavano e congegnavano nuovi sistemi di armi, mentre tutto il meccanismo dell'industria, che fa un organo solo con le ferrovie e lo dieci vie d'acqua, si sviluppava metodicamente in un assetto di guerra ! Si è potuto accertare che nella Ruhr e nella Renania, rimaste per molte settimane in perfetta paralisi, la maggior parte dell'esercito dei ferrovieri, dei capistazioni, ispettori e direttori — centosessanta mila uomini — óre volte più del bisogno, era costituito di .antichi ufficiali e soldati prussiani della riva destra del Reno, in servizio attivo o in riserva. Obbediente automaticamente agli ordini di Berlino, ancor oggi esso non si piega agli ordini delle autorità francesi e belghe, che sono riuscite a mettere in movimento i treni solo con l'aiuto di ferrovieri francesi e belgi. Ma tutto il sistema dello ferrovie della Ruhr sembra pure congegnato per i servizi militari. Le stazioni sono stato rapidamente ingrandite, con lavori e spese enormi, e fornite di depositi, di centrali elettriche, di officine, di macchino perfette: il telefono è da per tutto, anche nei piccoli centri, vi sono passaggi sotterranei e si sono trovati vasti depositi di infermeria. Lo linee ferroviarie si sono moltiplicate per i bisogni del ferro e del carbone e per quelli che sombrano di un loro impiego militare dell'avvenire. L'allarme ò stato gettato. Improvvisamente è apparsa un'associazione delle attività o degli scopi industriali con quelli militari, una unione nazionale tra la guerra la metallurgia e la chimica, tra i bisogni dell'espansione economica della Germania e il sogno e il metodo della sua rinascita politica. Questa associazione era del resto arrivata già in Russia. Chi sa con precisione che cosa avviene là in un paese dove le barriere proibitivo e l'isolamento creano il mistero sulla sua verità? Ma non si può pensare che i tedeschi, pionti a valorizzare tutte le loro risorse economiche e politiche, lascino senza produttività il trattato di Rapallo, con tutto le suo clausole segrete. E' certo intanto che Krupp e Ugo Stinnes sono già all'opera per ricostruire in Russia una industria pesante cho potrà, fuori di ogni controllo, preparare anche le armi di guerra. Si sa per esempio che in "Ucraina Krupp ha ottenuto per trentacinque anni una concessione di '250 mila desiatine, con il diritto di occupare il cinquanta per cento della mano d'opera e il settantacinque per cento della direzione tecnica straniera. E con gli industriali sono andati in Russia anche i militari. Fra l'ottobre e il dicembre 1922 sessantatre ufficiali piloti, cinquanta ingegneri, duecentoquaranta meccanici tedeschi sono partiti per riorganizzare l'aviazione militare russa. A Bruxelles o a Parigi si pensa che essa può facilmente associarsi a quella tedesca, se la sostengono l'organizzazione industrialo della Germania e gli accordi politici e militari, che nessuno mai può conoscere interi fin che non esplodono noll'azione. Alla fine dell'anno scorso la Russia possedeva già settanta squadriglie di aeroplani. Può moltiplicarle. Mille operai sotto una direzione tecnica in gran parte tedesca, lavorano ora in un gran cantiere di aviazione a Mosca. Una scuola di aviazione soviettista, con istruttori tedeschi, e aperta a Egorievsk ed aveva alla fino di febbraio licenziato già trentatre piloti comunisti dell'aria, fra i quali una donna, Nina Gordevtor. Una societìi tedesca Junkers a Dessau ha concluso con il Governo dei Sovieti un importante contratto per varie forniture. E v'ò oggi chi afferma che la Germania possiede già in Svezia, Norvegia e Russia duemila aeroplani e no possiederà quattromila alla fine di luglio. Importanti trasporti di- azoto sono anche avvenuti dalla Germania in Russia: si può credere che essi siano destinati alla fabbricazione degli esplosivi. Si vede allora bene come quello della Ruhr non sia soltanto più per la Francia un problema di riparazioni, di clausole di trattato, e neppuro di carbone por lo industrie, ma riassuma di nuovo intero il problema della guerra e della vittoria, della definitiva sottomissione della Germania per una generazione almeno, cho il trattato di Versailles non è ancora riuscito a mantenere. Un blocco dell'industria e insiemo dell'arsenale di guerra della Germania — dovrebbo essere l'occxipaziono franceso di Essen e di Duesseldorf. E' la guerra che continua. Si comprondo la disperate resistenza della Germania e la ferma intransigenza della Francia, per arrivare al risultato estremo, non raggiunto dalle armi vittoriose. VIRGINIO ÒAYDA. smtcgrItrld(TJsnIaarrmaFndi6tddppMezdmggncmdccSci pubblicare queste, lettere di. VlTlttnlO Gamia, ricordiamo il nostro sistema di lasciare ai collaboratori la più ampia, libertà di giudizio.