IL FIORE BELLA PALUDE

IL FIORE BELLA PALUDE APPENDICE DELLA STAMPA (52 — Avete mentito! — ella disse. — Sono io ehe non voglio maritarmi eon lui. — Vi è un Adamo ed un'Eva in ogni crevelte bruna, (') — disse sentenziosamente la signora De-Witt, — come v'ha vigore e debolezza in ogni creatura umana. Può darsi che, in un tempo, quando Eva aveva il sopravvento in Elia, egli abbia potuto avere la strana idea di sposarvi, come può darsi clic altra volta, quando Adamo signoreggiava in voi, lo abbiale rifiutato. Ma io vi dico che Elia non vi sposerò, mai. E vi prevengo di una cosa... egli e troppo Adamo e voi lo siete troppo pòco... la vostra debolezza cederà dinanzi alla sua forza, alla sua ostinazione. Voi non potete resistergli; ciò che egli vuole egli Io fa. Gloria non rispose: tutta assorta nei suoi tristi pensieri, ella stava ad ascoltar la vecchia colle braccia incrociate sul petto, colla testa bassa e le labbra frementi. — Gloria, — prosegui la signora L)eYVilt, — ho dell'affezione per voi, e rni rincresce di essere stata obbligata a fare quel che ho fatto per le venticinque lire. Ve lo ripeto, me ne rincresce, ma non potevo fare altrimenti. " ari potevo morire di C) I bambini trovano nella pane anteriore • !. n» erfvUe bruna (granr.evola o pesce Muislierita). quando la strappano, due flgu- (jjr. chiamano Adamo ed Eva. fame... ero una povera vedova abbandonala, senza nessuno che pensasse più a me... Come v'ho detto, ho dell'affetto per voi, perchè siete la ragazza che il mio Giorgio... Il petto di Gloria si sollevò, ella gettò un grido mal Soffocato e si coprì il viso colle mani. — Il mio povero Giorgio ! — continuò la vecchia accorgendosi di aver ottenuto un certo vantaggio. — Come vi amava quel povero giovane !... Non faceva che parlare di voi, che far dei progetti pel vostro avvenire. 1! suo cuore era pieno d'amore... perchè egli ne aveva del cuore, e sono coita che non riposerebbe in pacenella sua tomba, se ne ha una, se sapesse tutto ciò che si dice sul vostro conto... — Ma che cosa posso farci io?... Che cosa posso farci? — disse piangendo la povera Gloria. — Sono la zia di Rebow, — proseguì la vecchia, — ed a me tocca vegliare sulla sua moralità. Vado a trovarlo per accomodare ogni cosa. E' mio nipote e posso fare ciò che voglio con Ini. Voi, mia cara, non dogete staro un giorno di più in questa brulla condizione. Siale e> non siale l'amante di Elio, ii mondo lo dice, e basta. Se vi sposasse... Ma che ! fidatevi di me per gli uomini, io li conosco. Sono come le ortiche: prendetele a manciate, non vi fanno nulla, toccatolo tremando, vi pun¬ — Voglio parlarvi di una cosa che deve interessarvi più di ogni altra. Adesso che sua madre e suo padre sono morti, chi deve occuparsi delta condotta d'Elia se non sua zia? Ebbene, la sua condotta non mi piace. Egii vivo con voi, là, in quella casa isolata, e il mondo ne parla. La. nostra famiglia 6 stata sempre rispettabile; tutti ci conoscono e nessuno ha. inni trovato nulla a dire sul nostro conto. Vengo qui. Gloria, nel bene di mio nipote e pel vostro; voi non siete al vostro posto alla Casa Rossa, fanciulla mia. Tutti sanno che Elia vi corre dietro, che, da gran tempo, vi fa la corte. Ora non potete vivere nella sua casa e impedire la gente di parlare. — Osate credere... — Mi sono sempre fatto obbligo, Gloria, di credere il peggio delle cose. Sono una persona religiosa, e le persone religiose agiscono così. Vediamo, Gloria; credete voi che Elia vi sposi per far di voi una donna onesta? Io credo elio non ci pensi neppure, che non ci abbia mai pensato. Egli appartiene ad una famiglia più elevata della vostra. I Rebow appartengono ad un'altra razza. Elia lo sa e non ha mui avuto intenzione di maritarsi con voi. Non lo poin bhe. Perita nel vi\o anche attraverso alla dura corazza d'insensibilità di cui s'era rivestita, Giuria si voltò vivamente verso la vecch''! : gono ; sono come le anguille: tentate di prenderle dove volete, esse vi scivolano fra le dita ; ma passate loro un ago fra le orecchie, e non si muovono più. — Che cosa venite a fare qui?... A far chiacchierare la mia serva?... — domandò Rebow uscendo improvvisamente di dietro alla casa dove Gloria e la signora DeWitt erano giunte. — Dio mio ! — esclamò la zia, — come m'avete fatto paura. Parlavamo appunto di voi quando siete comparso, E' strano come i proverbi sono veri; sono la Bibbia delle persone che non sanno leggere ; sono una specie di scrittura tracciata nell'aria. Ma. vorrei discorrere un momento con voi, Elia ; e per ciò che sono venuta. — Che cosa volete da me? — Entriamo in casa. Per dirvi la verità, ho la gola asciutta e una goccia di rlium non mi farebbe male. Ilo qualcosa a dirvi che v'interessa assai. — Seguitemi allora, — disse Elia con tono burbero mostrandole la scala. Gloria tornò adtlietro, ma non andò più i a fermarsi nel luogo dove s'era seduta prima, per paura che la vecchia De-Witt i venisse nuovamente ad importunarla al I suo ritorno. Si diresse verso il porle cho attraversava il fosso e clic conduceva a Salcott '; là giunta appoggiò lo braccia sul parapetto e la testa stanca sulle mani. Frattanto la signora De-Witt era nella sala d'entrata col nipote e faceva tutti gli sforzi per ravvivare il suo buonumore; ma egli rimaneva accigliato, insensibile. Finalmente ella riuscì a far cadere il discorso sullo scopo della sua visita. — Sono molto addolorata, mio caro nipote, di tutte le chiacchiere che si fanno in paese sul vostro conto. — Davvero ?... — risposo Elia. — Io credevo che null'altro potesse commuovervi fuorché la perdita di uri grog, — Non sapete, Elia, quanto la vostra reputazione mi è preziosa. A nulla tengo tanto quanto all'onore della famiglia. — Dite sù ciò che avevate in cuore di dire venendo qui, — disse Elia ; — poi andate a portare la vostra bava e la vostra lingua fuori di casa mia. — E' la mia casa paterna. Elia, il caro e vecchio tetto sotto al quale ho passato tanti giorni felici ed innocenti. — Ebbene, non è probabile ne passiate altri qui ; ditemi ciò che avete a dirmi a poi andatevene. — Mi riscaldale le orecchie, Elia. Quan* do ho dinanzi a me un bicchiere di qualche cosa di buono e di raro come questo, — mostrava il bicchiere di rhum, — mi compiaccio di centellinarlo standomene, tranquillamente seduta e discorrendo. (Continua], IL FIORE BELLA PALUDE Romanzo di il. H. LEAE ■ «•*-» ,. - — Gloria! — èsctamò lii pescivendolo. _ Per Iddio! ho bisogno di parlarvi! Fermatevi subito. Gloria non fece attenzione n quelle natole e continuò a camminare, La signora De-\Vitt era fuori di sé. S'affrettò ad ancorare la barca, poi si dette ad inseguire la fanciulla. Sacre! — gridò raggiungendola, — &vefe dei bei modi voi!... Non ini avole! intesa chiamarvi per farvi tornare indietro? Posò le mani sulle spalle di Gloria e iruesta fece uno sforzo per respingerla. — Non siete di buonumore oggi, a quante pare — riprese la vecchio. — Avete l'emicrania? Che. cosa significa tutto ciò. Non osate forse guardare una donna onesta in faccia? Lo capisco; gli occhi viziosi non reggono lo sguardo della virtù! — Che cosa avete a dirmi? — domando Gloria con tono asciutto.

Persone citate: Dewitt, Giuria, Quan, Witt