La riforma scolastica

La riforma scolasticaLa riforma scolastica „ >.La riforma delL'on. Contila investe tutta tvita della, scuola media, e perciò l'aia e l'avvenire stesso della gioventù lana. Mai trasformazione di scuola fu to grande e tento audace, mai alcuna Jfu pensata — 6 giusto riconoscerlo — con Uanta rigorosa logicità. Non è la riforma [di un partito, ma di un filosofo. Il parjtito accetta in questo caso le idee del suo 1 filosofo. Ma nei riformare e trasformare tei sono due melodi. E rispondono a due pdistinto mentalità. Ce la mentalità sto■fcrica e liberale, che riforma volta per f volta ciò ch'è suscettivo di essere trasforV.mato senza scosse violente dell'organismo. C'è la mentalità filosofica e rivoluzionaria che vuole c::mbinre tutto ex novo, e che pur di scendere alle radici non si preoccupa di alcuna reazione dell'organismo su cui opera. Croce che pensò e tentò una riforma organica per gradi fu ministro di Giovanni Gioì itti; Gentile che la vuole tutta in una volta è il ministro del fascismo. Vero è che il liberalismo non ebbe negli ultimi trenl'anni, e prima del Croce, alcun ministro della Istruzione che, avendo una filosofia o perciò una visione della scuola propria, fosse capace di incominciare una riforma sopra un piano organico sul quale anche i successori potessero e doves?ero lavorare. Uomini mediocri ed inadatti alla testa; riformctie a sbalzelloni e incoerenti nel corpo. Questa accusa non si può certo movere alla riforma del Gentile: essa scendo alle radici dello spirilo e si presenta all'esterno fcon un'impalcatura superba. II fatto più caratteristico e più audace di cotesta riforma ò l'instiluzione dell'esame di Stato, liberamente sostenuto da tutti gli studenti in piena eguaglianza, da qualunque scuola provengano, dinanzi a esaminatori ignari del loro essere e giudici solo del loro sapere. E' istituzione di tale larghezza e tale portata che, quando la si fosse voluta coordinare con tutti gli altri esami, e preparare perchè dia tutti e pieni ì suoi risultati, crediamo avrebbe potuto offrire buon lavoro per parecchio tempo. Il merito di aver incarnata in un progetto di legge e di aver agitata tale idea è del ministero Giolitti; torto del ministero Giolitti fu di non essere riuscito a portarla in porto. All'audacia del pensiero non corrispose l'azione. Allora il progetto sollevò tempeste di discussioni e fortissime reazioni; oggi ed esso e tutto un più .vasto disegno in cui esso è incorporato, disegno che trasforma tutte le instituzioni culturali del popolo italiano, sono sanciti e attuati per volontà di Governo al disopra di ogni partecipazione cittadina. Conyien dire che per una parte il concetto si è fatta strada, e che per l'altra i tempi... si sono cambiati. Noi fummo di quel concetto non tiepidi sostenitori fino dal primo momento. Serietà di. scuola non c'è se non c'è libertà. Libertà per tutti gli uomini e tutti i partiti di lavorare e gareggiare per la formazione di .una scuola sempre più perfetta c sempre più rispondente ai bisogni della vita. Così hanno pensata e voluta la scuola i grandi uomini del nostro Risorgimento, da Cavour, De Sanetis e Spaventa a tutti i più fedeli interpreti del pensiero liberale. Libertà di scuola vuol dire che lo Stato non crede di possedere una verità' assoluta da insegnare e un metodo infallibile per insegnarla, e lascia perciò facoltà a tutti gli idonei di liberamente insegnare quello che essi reputano il vero c con quel metodo che stimano migliore. La libertà d'insegnare presuppone insomma la libertà di professare, e cioè la libertà politica. Senza dell'una l'altra sarebbe una lustra, per non dire un inganno. Giovanni Gentile filosofo, al disopra del suo partito ha voluto affermare in una leggo che più s'informa dal suo spirito questa grande e insieme semplice verità. E noi glie ne diamo lode non avara. Quel pensiero fruttificherà. In coerenza con cotesto concetto di li-' berta e di serietà il nuovo progetto si propone che la scuola abbia a ritornare di luogo e mezzo d'informazione, come ora per gran parte si è ridotta, centro e vivaio di formazione spirituale. Di qui la forma umanistica dell'insegnamento, di qui l'importanza data al latino. Non più il latino nei ginnasi e nei licei come nel passato, ma latino nel liceo moderno, latino nel liceo femminile ; latino nell'istituto tecnico e nel magistrale. Latino agli nomini e latino alle ,donne, latino da per tutto. Ora noi non neghiamo certo che l'insegnamento della lingua latina sia .« insegnamento eminentemente educativo e sintetico » ; reputeremmo anzi più che errore gravissimo, addirittura una iattura nazionale se l'Italia rinunziasse allo studio di esso, che 6 poi lo studio del suo passato. Una seria coltura classica è il fondamento alla formazione spirituale di una classe direttiva che intenda il suo ufficio nella vita nazionale e si proponga di attuarlo. Ma tale .virtù formativa non può essere nella lingua in sè e per sè, sì nella letteratura ; e perciò non nella sola letteratura romana ma in ogni grande e vera letteratura. E tale virtù non è di nessuna letteratura so lo studio di esse non è fatto con serietà ed a fondo. Ora Io studio a fondo della letteratura latina — e più della greca — per non diventare lustra rettorica. domanda lungo tempo e attitudini speciali. Quelle attitudini appunto che dovrebbe avere una classe dirigente, supposto che in Italia si possa finalmente, attraverso aspre fatiche e severi studi formare quella classe dirigente, che, appunto per tali deficienze, non c'è mai stata e non c'è. Quando in Italia tutti parleranno, scriveranno e spropositeranno in latino, non per questo tutti saranno figli di Roma, anche se tutti abbiano imparato — che sarà la cosa più facile — a salutare Romanamente. 1 In ogni modo — salvo che il latino non possegga una sua particolare virtù taumaturgica rinnovatrice della stirpe — non si vede come si possa conciliare l'efficacia jche effettivamente deriva dalla serietà del eub stùdio con ciò che si farà nel rinnovato Istituto tecnico. In questo infatti il latino non sarà inseguato che nei primi quattro' anni degli otto che costituiscono l'intero corso. Quando cioè il latino comincerà a rendere qualche frutto perchè si potrà iniziare la lettura dei classici, allora sarà abbandonato. Cui bono allora averlo incominciato ? Per imparare che Cesare scrisse i Commentari, e '.e aquile romane passarono in Gallia e in Briitania? Ad Insegnare questo basta anche il solo professore di storia e geografìa. Il ministro Gentile che non è solo un alto scrittore di logica ma è in effetti un logico sottile, vorrà convenire che per raggiungere i suoi fini o il latino « sarà insegnato dalla prima all'ultima classo », — come si farà per u nuovo Istituto magistrale — o è me KflO-iKm farne niente.- •<>'••-•""'• • A che poco serva il latino se viene abbandonato d'un tratto e non viene studiato con profonda intensità, lo si vede da quegli Istituti magistrali annessi ai Ginnasi isolati, che aveva fondato — se non erriamo — il Credaro. L'attuale ministro li sopprime perchè non hanno dato buoni fruiti. Noi francamente ci domandiamo se, intensificato e reso — diremmo — più austero lo studio della classicità per la cultura supcriore, l'Italia non abbia invece bisogno nelle classi sue medio e professionistiche di mettersi in molto più diretto contatto che oggi non sia con la vita europea. E ci spaventa il pensiero che da tanto sforzo per l'instaurazione universale del latino.— pur così nobilmente ed idealmente proseguito dal Gentile — non no debba uscire, contro la sua volontà e il suo conato, una generazione di rotori. Il fine della riforma è propriamente aristocratico, o lo si capisco dall'importanza logicamente attribuita al Liceo classico, che si vuole rimanga non solo ma diventi ■anche più la scuola formatrice per eccellenza; e che per ciò si vuole giustamente restituire all'antica austerità negli studi e negli esami. Ma il pubblico avvertirà più facilmente cotesta aristocraticità della riforma da alcuni fatti più sempiici e che lo toccano più da vicino. L'Istituto tecnico, ad esempio, viene diviso in due corsi di quattro anni ciascuno ; ma ni superiore non si arriva più come ora dalla Scuola tecnica. Questa — che non si chiamerà più tecnica ma complementare —■ « non darà accesso nè al primo corso d'Istituto tecnico nò al primo corso della Scuola. normaIo maschile come oggi avviene ». La Scuola tecnica o complementare — che si dica — diventerà insomma fine a sè stessa. Il che noi possiamo anche concedere che sia pedagogicamente ineccepibile. Ma poiché •gli Istituti tecnici vengono diminuiti, poiché i Licei scientifici che sostituiranno le sezioni di fisicomatematica saranno di numero limitato, poiché gli Istituti magistrali verranno diminuiti a 85, mentre le Scuole normali evano 156, ne verrà anche inevitabilmente che il proseguire gli studi e migliorare la propria posizione e della propria-famiglia diventerà privilegio dei signori e "dei fortunati che staranno nelle grandi città. Per i poveri diavoli condannati a vivere nei piccoli centri non ci sarà più verso di uscire dalla condizione inesorabilmente loro posta dalla natura o fór-j luna che si debba dire. Tutto lo sforzo di miglioramento soppresso. Ora se si considera che la scuola italiana fu sempre democratica perchè aperta alla mediocrità della famiglia italiana ; se si pensa che quasi tutta la classe dirigente italiana si è potuta formare, pur venendo da umili natali, perchè trovò la scuola aperta per salire, con cotesto sbarramento si andrà incontro a tutta la nostra tradizione storica. Non bisogna dimenticare che una delle ragioni per, cui il socialismo, e .tanto meiio iì comunismo, non poterono prevalere m Italia,- è venuta appunto da' cotesta potenzialità, data ad" ogni famiglia, dovè ci fosse un .ragazzo d'ingegno, di sa.lire da proletaria o piccola borghese alla media borghesia. Questo grande sforzo della famiglia italiana per salire è stato per gran parte opera della donna. Con il nuovo progetto alla donna, mentre vengono ridotte di tanto le Scuole Normali — che non servivano .solo per;-creare maestre — vengono instituitt i Licei femminili.: Ma sarà scuola essenzialmente per le signorine della ricca borghesia, le quali volentieri alle lingue straniere e alla danza che verrà' loro insegnata, uniranno un po'- di latino e di filosofia. Per le piccole borghesi non resta che royesciarsi nei Licei scientifici e nei classici, cioè andar a coltivare quelle forme di coltura alle quali la donna, in genere, ha meno disposizione, affollando le classi e snaturando il fine e l'officio di tali instituti. Una riforma scolastica filosoficamente pensata è certo nobile cosa; una ideologia pedagogica applicata d'un colpo ad ogni ordine di scuole e calcolata in ogni suo più minuto particolare, come non si è mai osato tentare in alcuna altra nazione d'Europa, è prova di capacità rivoluzionaria non dubbia; la scuola però anche in periodi rivoluzionari come i* presenti non può prescindere dalle condizioni sociali ove si costituisce e sviluppa. Una aristocrazia sì, quella dell'ingegno; e perciò il Liceo classico reso sempre più austero e più difficile, non riposo per ricchi oziosi, ma palestra per chi ha volontà e forza di salire, da qualunque luogo provenga. Le altre forme di scuola però sempre più aperte a'.tutti, in modo che nessuna attivila si trovi inesorabilmente fermata, e che chiunque possa, se vuole, salire all'Università.- Riconosciamo volentieri ed ammiriamo l'ardimento e la forza dell'uomo che ha' pensato una riforma di tanta mole; ma poiché se essa deve essere applicata fino dal prossimo ottobre, con le scuole che si chiuderanno e quelle che si apriranno, con i professori che saranno mandati a spasso e quelli che verranno di necessità chiamati, con lo spostamento di scolari cui darà luogo, tale riforma investirà una somma enorme d'interessi di ogni ordine, noi — per quel desiderio che abbiamo comune con il ministro di serietà e di elevazione spirituale del nostro paese — torneremo a lungo sopra l'argomento. Finora' non abbiamo che una relazione sommaria e di ordine generale, l'impalcatura, non l'edifizio. Ma la legge nella sua completezza non può tardare. Ad allora il riparlarne.-

Persone citate: Cavour, De Sanetis, Gallia, Giolitti, Giovanni Gentile, Spaventa

Luoghi citati: Credaro, Europa, Italia, Roma