Il romanzo dell'imperatrice Eugenia

Il romanzo dell'imperatrice Eugenia Il romanzo dell'imperatrice Eugenia Quindici anni fa, por un saggio biografico su Felioo Orsini, pensai di rivolgermi col tramite di persona amica all'Imperatrice. Eugenia, sollecitandone impressioni c ricordi del fa moso attentato. Ij& cortese risposta, fu cesi colorita, esauriente die mi azzardai di chiederò se a rivendicazione daodioso leggendo avrebbe, la, Sovrana lasciato Memorie da pubblicarsi dopo la sua morteLa dichiarazione solenne che n'ebbi, leì.tcTalmente tradotta, suonava cosi : « Un So.vrano deve assumere la responsabilità degli atti, del suo regno, e mai su chicchessia riversarla. Siccome io non potrei giustificarmi, se non accusando altri, preferisco tace». D'altronde, più forte della storia,' ò in 'Francia la leggenda. La mia h fatta, senza essermi favorevole, nò. giungerei a modificarla. Nella prima parte della, mia vita, si è voluto vedere in ino soltanto una creatura futile e frivola, assorbita in cianfrusaglie donnesche. Nella seconda, io divento la femmina fanatica e fatalo, a cui s'addensano tutti gli orrori, tutti i disastri. Nelle farmacie si vedono vasi sui quali sta scritte: veleno. Avreste un liei riempirli di cordiali, antidoti, contro-veleni, elisir*! di lunga vite, gli avventori diffidenti s'arrestano e s'attsngono alla primitiva etichetta definitivamente stampata. Hanno scritto veleno per me, e veleno dovrò rimanere per sempre t>. Sostanzialmente questa dichiarazione fu ripetuta nel testamento, dov'olia protestadi non aver mai scritto Memorie; doversi quindi considern.re apocrifa, e perseguibile subito dai suoi eredi, ogni pubblicazione olio editori poco scrupolosi tentassero. Così sdegnoso silenzio anche di fronte ai posteli riesco tanto più rincrescevole, quanto più numerose, evidenti sono ornai le prove della energica personalità dell'Imperatrice, che avrebbe saputo, volendo, narraro in un libro attraentissimo, con originalità di pensieri e d'espressione, il romanzo della sua procellosa esistenza ; e opporre, se non a tutte, a molto dello accuse più gravi la trionfale smentita de' documenti racchiusi negli archivi di Farnborottgh Hill. « Pieni dì sorprese o di lezioni », li dico il Daudet nel vohimetto l'Incanirne, di cui h recentemente uscita la seconda edizione, rifatta di pianta dopo la disparsa della sua adorata Sovrana. Luciano Daudet, figliolo dell'autore del Nabab e de' Re in esilio, ma più equilibrato e sereno del fratello Leoni:, era uno dogli intimi, che formavano la piccola Corte dell'Imperatrice spodestata: a lui solo fu consentito di scriverne, quando ella ancora viveva, un profilo apologetico, del quale Ylneonmie si compiacque cosi, vivamente da indirizzare al suo paladino una lettera riprodotta in facsimile in testa all'ampliata ristampa. Eugenia di Montijo io ringrazia e felicita d'aver per primo « dissipato le leggende cho incrudeliscono sui vinti d già troppo bersagliati dal destino con l'aver dovuto affrontare un compito superiore alle forze. La lettera, è del 1912 : contava allora l'Imperatrice 86 anni, e sorprende la sua grafia ancora cosi fine, elegante, sicura. Ma la prima edizione dell''litùonnuc aveva in fondo discutìbile valore per le- troppo vaghe generalità di ammiratore fervente: altra importanza rivestono lo aggiunte delle quali il Daudet ha arricchito la seconda — corroborando i Souvenir/! del Filon, che pubblicati con un bel proemio del Lavisso costituiscono la testimonianza più autorevole a favore della « grande, misconosciuta n, come i due cavalieri concordi la chiamano. » • * Eugenia di Montijo sorvisse mezzo secolo giusto alla catastrofe del Secondo Impero: morì nel 1920, e benché la Francia potesse allietarsi della conseguita piena re vane li e ; benché durante la guerra la vedova eli Napoleone III avesse prodigato parecchi milioni a sollievo de' soldati, do' feriti (un solo Ospedale le costava 60 mila, franchi al mese), pure non una parola di perdono,- di ossequio fu pronunciata da' rappresentanti del Governo sulla bara di lei, che attraversava di soppiatto Parigi per essere condotta dalla Spagna in Inghilterra, alle cripte ove riposano le spoglie del marito, del Figlio. Egli è che malgrado l'eloquente discorso funebre pronunciato praesenlc cadavere dall'ab. Cabrol, l'Imperatrice veniva e vien riguardata come l'artefice prima de' disastri del '70, ritenendosi indisputabile l'autenticità della stolta frase attribuitalo r ctest ma guerre ». Ma l'aveva, realmente pronunciata? No, o torna a suo onore che potendo in tempo utile distruggere, l'accusa, avesse ricusato di farlo per un delicato, generoso riguardo al suo testimonio a discarico, che n'avrebbe risentito gravissimo danno. L'accusa le venne lanciata dal Thiera allora onnipotente, come fondatore della Repubblica e, liberatore del territorio: questi designava nel Le Sourd, diplomatico, la. persona che avrebbe raccolto Halle augusto abbra le incoscienti parole. Da confidenti dell'Imperatrice fu chiesto conto al Le Sourd della gratuita asserzione: e lealmente ei> si profl'erso disposto a rilasciare una perentoria smentita, pur non dissimulando che avrebbe giocato la propria carriera, poiché una rappresaglia officiale non poteva tardare a colpirlo per la mentita scagliata n pieno viso al Thiers. L'Imperatrico rinunciò magnanima a questa soddisfazione: tenendo chiusa nel suo cassetto la lettera del Le Sourd, che senza ambagi respingeva « il.racconto di fantasia » in malafede affibbiatogli. Ma la responsabilità dell'Imperatrice nella funesta dichiarazione di guerra potrebbe egualmente sussistere — prescindendo da quel motto immaginario — quaora avesse effettivainento premuto e su' ministri e sull'animo di Napoleone III per vincerne le reluttanzo, forzarne la mano. Orbene tanto il Filon, quanto il Daudet, a cui s'aggiungo la testimonianza de' Ricordi di Madama Baroche, osservano giustamente che con l'avvento dell'Impero liberale — il cesi detto Ministero del 2 gennaio 1870, presieduto dall'Ollivier — era cessata ogni influenza di Eugenia sulla poitica francese.. Un esplicito patto imposto dall'Ollivier, accolto da Napoleone III, la escludeva dai Consigli di Gabinetto, a cui era stata ammessa dal '59 in poi per desiderio di ministri deferenti al suo vivido ingegno, alla sua rapida percezione. A questa capìiis diminutio non si era punto ribellata, poiché esiste una sua lettera al marito del 27 ottobre 1S69, quando ella viaggiando in Egitto era tenuta al corrente , del nuovo indirizzo che il Secondo Impero assumeva. Lungi dal dissuaderlo, esortava Napoleone TTT a proceder animoso nella via per oaì 6i era messo : a persisterò di buona fede nelle concessioni, mostrandole ispirato da « ideo t e non già adottate come espedienti. La vera forza sta nella perseveranza : e io non amo i colpi di testa, c son persuasa che non si ripeton duo volto i colpi di Stato in un medesimo Regno Lamia vita e finita, ma io rivivo in mio figlio: in sole vere gioio per me non saranno che quello del suo cuore n. La bellissima lettera faceva parte dei Papier» secreta trovati alle Tiiileries dopo la rivoluzione del settembre '70 : il Governo repubblicano, disconoscendone, l'importanza con cecità partigiana, la pubblicò con dei gir. pedanteschi a qualche lapsus calo mi: circostanza notevole, perché dai biografi d'Eugenia sappiamo che quanto volte, incanisti dalla sua verve di narratrice, la incitavp.no a. comporre le Memorie, rispondeva briosa ; «Eh, no, elusa guai pioggia di rie mi si rovescerebbe addosso!». * *• * Nello disposizioni pacato di spirito con cui aveva accolto il Ministero Olliviér, nello preoccupazióni desiatele dal deperimento fisico e inoralo del marito, non c presumibile cho Eugenia andasse a cuor leggero incontro alla catastrofe. A buon conto lo stesso Ollivier nello prolisso autoapologia àsAl'Empire liberal, (voi. XIV) dipingo dapprima l'Imperatrice come profondamente abbattuta, o solo via via rimorchiata dal partito guerrafondaio, stillatolo attorno. Ammette cho più d'una volta la Sovrana. « jjeusò e parlò ghfsto »: e all'Ultima Jetalo risoluzione non partecipò nò con la parola nò col voto (p. 393). Il i'ilon, il Daudet insistono Dell'asserire cho caldeggiasse la. mediazione inglese. A concentrare ogni colpa su lei concorsero dunque più che altro i militari o cortigiani veramente responsabili della criminosa follia : coloro, ohe avevano garantito la vittoria ed a disastro avvenuto trovarono comodo salvarsi a spese dell'Imperatrice, già naufragata nell'estimazione pubblica per un qpn.plc=io ài prevenzioni inveterate, indistriiotibili. Lo aveva nociuto anzitutto a sua origine, straniera. Malgrado la fra. tcllauza latina, la qualifica di a spagnola » veniva adoperata por Eugenia di Montijo a un dipresso con "l'uguale intensità d'odio c disprezzo, con cui Maria Antonietta — 'ombra familiare che inseguiva l'Imperatrice con ossessionante ricordo-—s'era udita chiamar l'austriaca. Una spagnola non poteva essere cho bigotta, .gretta, intollerante, fanatica, ecc. : e questo preconcetto si radicò negli animi con tanto maggioro accanimento quanto meno rispondeva alle reali sue doti, alla sua giovanile educazione di bas blcih. Era cresciuta avendo per mentori duo dei francesi piii liberi e spregiudicati dell'epoca — Stendhal, Mérime'e : vantava tra i primi suoi amici non solo V. Hugo, allora passabilmente reazionario, ma E. Sue, cho nsWEbreo Errante 'aveva presa a. modello della sua eroina, Adriana di Cardovillc, celebrandone più cho la radiosa, bellezza l'indipendenza di carattere, di opinioni. E invéro la giovane contessa di Tcba spingeva il suo liberalismo ino ad esser infervorata delle utopie di Fouricr, e ammiratrice di L. Bonapaj-te come, autore d'un trattato ?ca\Y Estinzione del, pauperismo. Nulla di più curioso quanto l'apprendere che la bollente spagnuola avrebbe voluto ari ogni patto penetrare nel forte di Ham per visiterò il prigioniero, e confortare, venerare in lui non il pretendente napoleonico, ma il sognatore umanitario. Portata dal Bonaparte inopinatamente ul trono, Eugenia non fu mai consigliera di reazióne, secondo il Filon, il Lavisso, il Daudet, cho ne. adducono dello prove non rascurabili : il fatto p. c. ohe V. Hugo nella colluvie di libelli contro Napoleone il piccolo — molti dei quali stampati clandestinamente a Torino da un tipografo francese — si guardò sempre, .nonché dal trascinarla nel ango, dallo scoccare qualsiasi allusiono malevola all'imperatrice, che di questo riserbo cavalleresco i> gli fu grati.sima ; l'appoggio pieno dato da lei al riconocimento del diritto di sciopero ; l'adito aperto all'elemento femminile nei pubblici offici, per lo insistènze di Eugenia, a cui pure si dovette unicamente la prima legione d'onore, conferita ad una donna. Questa modernità di sentimenti indispetiva l'ambasciatore Hùbner, cho una volta e disse, con impertinenza austriaca: non aser lo Sovrane pagato per liberaleggia.ro. .Con gli anni maturi le sue opinioni s'improntarono a sempre maggioro larghezza, quanimità: il Lavissc, che fu pure de' uoi intimi, la descrive totalmente aliena a intolleranza ; religiosa bensì, ma poco amante di preti, di frati, avversa, agli anisemiti, partigiana di Dreyfuss. E allora come si spiegano le sue attitudini clericali ne' rispetti d'Italia? Molto emplicemente: con ragioni politiche anziutto, dacché sentiva quanto la Francia vversasse l'unità italiana : e l'interesse dinastico esigeva non toglierà all'impero malfermo il puntello del partito cattolico. Con ragioni sentimentali poi, essendole parvi gli italiani dopo Villafranca » ingraissimi « a Napoleone III: tanto da dolerene con V. Emanuele IL Un'altra cagiono econdita, anche più delicata, eccitava la mperatrice contro l'Italia: ella non ignoava corno per istigazione di Cavour l'affacinante Contessa di Castiglione avesse rretito l'Imperatore con seduzioni fatali lla salute dello stagionato adoratore. Da onfidenze d'Eugenia al Filon s'intravvede ual profenda ferita ciò a\resse recato al uo sentimento di sposa: senza diro che molto voci calunniose contro lei, illibata c radita, venivano sparso con particolare ompiacenza da giornali-libelli italiani. Napoleone III le rese piena giustizia nel uo testamento, dove non si limitò a riconoscerlo tutte le qualità necessarie per ondurrò il partito buonapartista alla ricossa, durante la minore età del figliolo, ma volle anche chiederle perdono de' suoi trappi alla fedeltà coniugale. <r J'espére uo irton souvenir lui sera eber et qu'aprcs ma mort elle oubliera les chagrins quo 'ai pu lui causer ». Di che genero fossero uegli « chagrins » si può sapere dalle Memorie del Viel Castel, che eccettua l'Imperatrice da ogni taccia e rimprovero per a corruzione dilagante — descritta dallo Zola in romanzi, che Eugenia ammirava malgrado* la loro atroce spietatezza d'analisi. » » » Appunto perché la rancheggiava l'usbergo di sentirsi pura potè l'Imperatrice resitere, al cumulo di sciagure, piombate sul uo capo. Già si può dire elio vera felicità non aveva inai goduto sul trono. Quelle fete fantasmagoriche, di cui parlava tutta Parigi e talvolta tutta la stampa europea, erano non di rado accompagnale per leda ineffabili noie, sofferenze, torture. Ugiorno ad es,, per non rimandare certe cerimonie ufficiali ebbe la forza d'animo dassaporare sino all'ultima stilla il tedio d un'interminabile, corvée, mentre aveva itasca il dispaccio annuucianto l'agonidella sorella, duchessa di Alba. Fra i suomotti originali registrai i dal Daudet, caratteristico c quello sul mestiere di Re« Un Ro mi fa pensare a un affamato chvenisse posto dinanzi ad una tavola da Gargantua, ma avvertendolo nel momento stesso che varrebbe, accingersi a divorar tutto — essere uno dei piatti, non precisabileavvelenato ! n. Ne' doveri di madre, ansiosa di assicu raro intatto l'avvenire del figlio, conoen trava ogni pensiero, ogni cura: e quandlo annunciarono disparso anche quest'obbiettivo supremo della vita, fu tale lschianto che i .suoi più intimi la crederoncondannata alla demenza. La libra dellfortissima, donna (a 94 anni volle subire l'operazione dello cateratte contro il parerdo' medici) resse anche a quella orisi : ma dono quali pa-ovo tremendo! Altamente drammatica, squisitamente poetica, riescla narrazione, riferita dal Daudet, certo con10 parole medesimo dell'Imperatrice, deviaggio di lei sui luoghi dove l'inconscia zagaglia barbara lo. aveva tutto rapito. Pepiù mesi non poteva ottenere qualche ora di sonno, so non ingoiando lunghi sorsi»dcloralio: viveva come una sonnambula. Eppur volle imprenderò la rischiosa spedizione: e la notte stessa dell'arrivo alla penultima tappa, corno destata di soprassalto da una voce che la. chiamasse, usci dall'attendamento, avventurandosi sola nell'inospite. landa. Inoltratasi di qualche trattosenza, mete, nel buio, per un'improvvisa allucinazione sensoria, le parve diffuso nell'aria un acuto odor di verbena : il profumo prodiletto dall'estinto Principe imperialo. Leggera, come s« ella, non avesse più corpo, e solo vivesse in lei l'affetto materno, l'Imperatrice segue quell'effluvio che la trascina e la guida. Senza, saper come arriva ad un tumulo di rozze pietre, dove l'invisibile presenza del figlio l'avvolgo della sua carezza, tinche il profumo si dileguaed ella si sentii sola nelle tenebre. Intanto uomini della scorte, spediti in cerca di leisopraggiungono per riportarla, nell'attendamento. L'indomani il generale inglese che la accompagnava fa sorpreso di notare come ella riconoscesse il punte esatto ove11 Principe era spirato combattendo come un 'file: e cadesse in ginocchio, tra la coni mozione degli astanti, per baciare le zollo ancora insanguinate ai suoi occhi. Uscita da quella, erisi d'esaltazione materna, Eugenia senza tragiche pose, senza ostentazioni teatrali, prese la croce che Dio le destinava, con rassegnata fierezza : accettando di considerarsi come sotterrate viva, moria, per sempre ad ogni gioia, leche era stata il centro della mondanitàsulla più gran scena d'Europa. Immune • affatto da superstiziose ubbie del sesso debole, aveva soltanto per il giorno di domenica quel sacro orrore, ohe molto e molti professa.no pel venerdì. Ciò derivava dall'esser i suoi più orribili lutti — rivoluzione del 4 settembre 1870 ;, morte del figlio, Lo giugno 1879 —■ avvenuti di domenica. A sua volta inori VII luglio 1920 — domenica, ancor così piena d'energia, da aver voluto assaggiare a Madrid un cibo nazionale passabilmente indigesto. » ' * * Le'accoglienze, prodigatele in patria, l'avevano un po' risarcita,'dopo mezzo secolo d'esilio, delle amarezze ingozzate allo spettacolo della, viltà e ingratitudine umana. Tante il Filon, quanto il Daudet ricordano scatti eloquenti, di Eugenia Montijo nel flagellare l'abbiettezza de' beneficati che abbandonano o insoiltano i vinti. La .conoscenza non ha limiti, se vi. si, associ a paura. Tipico l'affronto fatte alla, così detta, clericale Imperatrice dalle monache d'un Istituto cho ella aveva, fondato a < > ebrazione del suo matrimonio, intitolandolo a S. Eugenia. Ci aveva speso 600 mila ire: e le monache, caduto l'impero, sbatezzarono l'istituto, sostituendo' a S. Eugenia... S. Antonio! Contro questa ed altre siffatte laidezze morali, reagì Eugenia virilmente più volte, occorrendo anche in tribunale, sia per esigere la. restituzione di beni di sua privata proprietà — da lei poi regalati allo Stato —; sia, per imporrei che questi doni fossero almeno accolti senza, compensarla con ingiurio grossolanamento repubblicane. Per esempio nell'atto d'una sua graziosa cessione d'un palazzo al Comune di Marsiglia, il Sindaco preten deva che la donatrice venisse chiamata moglie di Bonaparte » e nulla più. Eugenia insorso ed ottenne per le vie giudi ziario che le si desse la dovuta rispettosa qualifica di S. M. Funesto, forse, tornò il dono ch'ella fece nel 1918 al Governo francese, d'una lettera ricevuta da Guglielmo I di Germania (2.8 ottobre 1870) : che, secondo lei, conteneva 'psplicita prova come anche l'Imperatore vittoriosi") riconoscesse « francesi » l'Alsaia-Lorena e. si scusasse di doverla annettere ppr ragioni militari. 1/interpretazione è un po' forzate ; comunque, vai la pena di conoscere il testo preciso : i Io amo il mio paese, come voi, Madama, amate il vostro: o per conseguenza comprendo lo angosoie che v'empiono il cuore, e con tutte sincerità lo compatisco. Ma dopo aver fatto immensi sacrifici per la sua difesa, la Germania vuol essere assicurata che la prossima guerra la troverà meglio preparata a espingere l'aggressione su cui noi possiamo contare appena la Francia avrà riparato le. ue forze, o acquistato alleati. E' solo quota triste considerazione, non già il desiderio d'ingrandire la mia patria, il cui terriorio é abbastanza vasto, che mi forza ad nsistere su cessioni di territorio, le quali non hanno altro scopo se non quello d'alontanare il punto di partenza delle armate francesi che in futuro verranno ad ataccarci ». Guglielmo I anticipava purroppo quella fatai logica della sicurezza assoluta da future aggressioni, che per l'atuale, rovesciamento della situazione udiamo adottata dall'opinione pubblica francee, E' un circolo vizioso, malefico, da cui bisognerà uscire, impostando la questione u altre basi : se pur non si vuole che l'umanità sfinite sia perpetuamente condannata a rinotere i versi manzoniani: una feroce — Forza il. mondo possiede, e fa nomarsi — Dsttto, la man, degli avi insanguinata --- Sepiinà l'inr/ììistiziii e ornai la terra ■ Altra messe non- dà. ALESSANDRO LUZI0.