La ridda delle monete d'oro rubate sull'"Orient-Express,,

La ridda delle monete d'oro rubate sull'"Orient-Express,, La ridda delle monete d'oro rubate sull'"Orient-Express,, Due nuovi arresti - La sorella del ladro ed una conoscente - Sequestro di notevoli somme e di 869 monete d'oro Il lurto delle monete d'oro sull'i Orient Expresa •, di ver. tato pressoché famoso col Homo di « lurto del riibli-oro » ha avuto, come si ricorda, una ramificazione delle indagini lanche a Torino. Queste Indagini si nono concretate quasi inaspettatamente con Un colpo di scena: il sequestro di quasi novecento moneto d'oro, e dell'equivalente ai danaro di altre monete vendute, accompagnato (la due nuovi arrosti: quelli di una sorella del ladro, e di una conoscente di essa. n sensazionale furto di oro avvenne, come i lettori ricordano, verso la fine dello scorso dicembre, sul!'- Orient Express ». l-a scoperta del furto avvenne il 25 dicembre a Parigi, e precisamoute alla stazione denominata di Lione. Sul treno viaggiavano '»■! colli, del peso complessivo di enea 75 chilogrammi, contenenti oro in divise estere, «tfoì in rubli russi, in lire turche, in moneta germaniche e ungheresi, rappresentanti U valore di circa un milione. L'oro era di proprietà di una Banca e di una Casa ili commercio di Parigi, alle quali era siato spedito sono la tutela della Compagnia di assicurazione « La Minerva >. Le indagini a. Venezia La scoperta dol furto fu fatta appunto tla- fii agenti della Compagnia di assicurazione, colli erano giunti • ?golarmcnte piombati a Parigi, senoiicbe quando furono apertt 3i Srovò che, anziché oro, contenevano mattonelle di carbone per un peso equivalente. ^ polizia giudiziaria di Parigi venne subito messa ai corrente del 'atto, ed 11 brigadiere Delaugeres fu incaricato di compiere ie opportune indagini per scoprirò i ladri. Si cominciò con lo stabilire che le mattonelle provenivano da una fabbrica di Venezia, e se ne arguì che a Venezia dovevano essere stati aperti i colli, e cambiato l'oro In essi contenuto con le mattonelle. Il Delaugeres filò a Venezia, e Iniziò le sue inve•Ugazionl nell'ambiente ferroviario, dato che con ogni probabilità il colpo doveva essere stato fattedal personale viaggiante sull'express. Il funzionario francese, coadiuvato dalla polizia di Venezia, potè cosi apprendere che un impiegato dell'» Orient Express ■ aveva persentalo le sue dimissioni dalla Compagnia dei vagoni-letto in un'epoca che corrispondevia a quella del furto, che aveva perfino dimenticato di riscuotere 11 suo stipendio, tonto era la fretta di allontanarsi. fi brigadiere interrogò U compagno di viaggio del dimissionario ed apprese che quest'ultimo aveva avuto momentaneamente In suo possesso la chiave della cabina In cui si trovava rinchiuso il prezioso metallo. Infine seppe che il dimissionario aveva spedito a Milano parecchi telegrammi che il brigadiere Delaugeres, si incaricò di ritrovare presso l'Amministrazione delle Posta italiane. E non soltanto trovò i telegrammi che gli orano stati segnalati, ma anche altri scritti con la stessa oaHigraila, e firmati Mario e Margherita. Ih uno di questi telegrammi lo sperfitore annunziava alla signora Albert, abitante nel sobborgo del Tempio a Parigi l'arrivo di Mario; ed in un'altro chiedeva acL, un'altra signora, certa Margherita Unurangg, abitan. te nella stessa casa, di fissargli una camera presso la sua padrona di casa. Il brigadiere tomo a Parigi, e si recò a far visita a queste due persone. Le trovò intente a far colazione, urtata per questa visita la signora Albert pregò il poliziotto di ritirarsi. Questi non insistette, ma si nascose, sulle scale. Non attese a lungo, poiché .e due donne venti minuti dopo uscirono. 1 poliziotto, allora, saltò fuori e invitò le due donne a rientrare nell'appartamento. Le due signore, di buon grado aderirono, ma il poliziotto si accorse che con abilità la signora La<range aveva deposto una cassettma sopra un mobile e l'aveva subito ricoperta eoa la pelliccia che portava. Il brigadiere si impadronì subito della cassettina e constatò che conteneva lire turche e rubli in oro por circa 100 rni'a franchi. Fatta questa scoperta il brigadiere accompagnò le due donne alla Prefettura di Polizia. La signora Albert invoco la sua buona fede, che fu del resto riconosciuta, cosi che vanne immediatamente rilasciata in liberta, ma la sua compagna, la signora Lagrange dovette confessare che essa era 1 amante del ladro, certo Mario Aimarettl. di 30 anni, modenese Poi, méntre a tutta prima aveva dichiarato di non essere mai stata in Italia, interrogata abilmente dal funzionario, tini per confessare che essa era tornata da poco da Venezia, ove si era recata a ricevere il pacchetto che aveva cercato di nascondere oidi occhi investigatori del poliziotto. Marrìàertta Lagrange narrò quindi di essers-l recata alla fine di dicembre, dietro invite dell'Almaretti che le aveva fissato un convegno, all'Albergo Bonvecchiati, dove egli 1 aveva messa al corrente del furto che egli aveva commesso sull'« Orient Express ». All'albergo Bonvecchiati la Margherita Lagranre aveva domandato al cameriere Guglielmo Parentela presso quale cambiavalute avrebbe potuto cambiare qualche migliaio di ritbii-oro. Il cameriere le indicò il cambiavalute Bellinato. dove la donna cambiò infatti per 50 mila rubli in moneta italiana e francese. Poi ella si allontanò da Venezia. La figura del ladro La donna confessò di essere appunto l'amante dell'Almaretti, il modenese che ha compiuto il furto, essendo iielVOrten Express baulista. L'Aimaretti. secondo quanto dichiarò la donna, l'aveva incaricata qualche giorno prima del furto di recarsi a Venezia, ove si sarebbero incontrati. Durante la fermata del treno alla stazione di Venezia, egli avrebbe consegnato alla donna una pane 1 mbli che aveva già progettato di rubare. L'incontro avvenne e la donna ricevette più della metà dei rubli rubati: circa 40 chilogrammi d'oro. Poi, l'Aimaretti fuggi in Germania. B brigadiere Delaugeres trovò infatti presto la Lagrange degli avanzi di scatola che avevano contenuto dello monete d'oro spedite con l'Ori ent-Express. In quanto all'Aimaretti era riuscito a passare in Germania e si acquistò ben presto la certezza che egli viag¬ nete doro giava continuamente fra Amburgo e Berlino, sotto 11 nome di Lawson. Siccome l'arresto, se chieste dalle autoriltà francesi, forse avrebbe incontrato qualche dit'lleolta, la polizia si rivolse od un banchiere danese, che richiese l'arresto par mezzo della polizia danese. L'arresto è staio compiuto e l'Aimaretti verrà istradato in Francia. La polizia considera l'arresto dell'Almaretti coni; eccezionalmente importante. Egli infatti sarebbe responsabile di numerosi altri furti dal genere, commessi da parecchi anni a questa parte. E' considerato come un ladro Internazionale in grande siile. Nel 1904 era corridore ciclista ih Italia ; nel 1013 si faceva passare in Francia per medico e durante la guerra venne segnalata la sua presenza in Italia, In Germania, in Francia. SI erode che esercitasse anelili lo spionaggio, ma la sua colpabilità non aveva mai potuto essere stabilita. Egli era impiegato da circa due mesi della Compagnia dei vagoni-letto. Si comprendo facilmente che egli aveva sollecitato questo posto con l'intenzione di fare qualche buon colpo. Un funzionario di P. S italiano, incaricato di collaborare alle indagini, ha potuto anche stabilire che l'Aimaretti ha truffato per circa 80 mila lire le ferrovie dello Stato. Egli mandava ad un suo oompltco dei pacchi contenenti, secondo la designazione, oggetti preziosi : mentre effettivamente non contenevano che del materiale vllissimo. u commissario, di P. S. italiano ha potuto compiere sequestri d'oro presso alcune banche, le quali avevano appunto acquistato in buona fede dalla Lagrange e dai suoi complici. A Trieste, per esempio, tale sequestro venne compiuto presso la Banca Bolcfflo. Oro venne pure sequestrato a Genova, anzi una parte di esso oro era stato fuso in verghe. Anche a Torino si sono esteso le indagini relative al furto dell'oro, e questo perchè nella nostra città si trova la famiglia dell'Almaretti, che abita in via Genovesi 9. Delle pcrqol6lzii-.nl furono eseguile appunto quivi, ma diedero risultali completamente negativi. SI pervenne però usualmente a due arresti. Era risultalo alla polizia francese che tale Giovanni Clampoli fu Luigi, da Livorno Toscana, abitante in via San Donato 13, e la sua amante Ilda Brunetti, da Nizza, erano in rlazlone col famigerato Aimarettl. Per di più la Brunetti era già stata l'amante del modenese. Quantunque interrogatori e perei uiisi.'.ioni non sollevassero nessun elemento positivo contro i due — che anzi vivevano poveramente in due soffitte coi proventi di un malissimo commercio — nondimeno la coppia fu dichiarata in arresto ed accompagnata olle carceri di Venezia da un funzionario di quella Ouestura, per essere colà intergata minuziosamente. La sorella spende troppo... Fin qui il lavoro compiutosi a Torino per ispirazione, diremo oc-si, ufficiale della polizia francese. Ma le indagini furono continuate per proprio conto dalla nostra Squadra mobile, ed i risultati cui essa aervenne, brillantissimi invero, attestano dell'abilità del comandante commissario cav. Bossi, del suo fine intuito nel ritenere che le investigazioni potessero proficuamente essere approfondite, e della operosa sagacia con cui egli compi l'operazione, avendo a validissimo auro! in l'Ispettore Ctimmaudo ed i suoi agenti della squadra. Il Questore, gen. Zamboni, che subito si rese edotto dell'Importanza della cosa, se ne interessò personalmente e fu largo di consigli e di incoraggiamenti al funzionario. Gli occhi della Squadra mobile si posarono sopra una sorella dell'Almaretti, a nome Ines, di anni 27, la quale, sebbene fisicamente indicata a rinunciare ad ogni velleità di eleganza e di lusso, pure da qualche tempo si era data a farà acquisti per la sua personale toilette che stonavano non solo con la sua povera nersona ma anche con la... sua borsa. Stabilito 11... principio che la ragazza spendeva troppo, si osservò attentamente intomo a lei. Ed allora balzò alla luce un'altra figura: quella di tale Gabriella Sona, da Alessandrla. di anni 56, abitante in via Morostni. Costei vendeva oro in verghe e blocchetti agli orefici, è cedeva monete d'oro ai cambiavalute e alle Banche. La cosa non potè fare a meno di insospettire il cav. Bossi, che, di sorpresa, praticò una perquisizione in casa sua. I sospetti furono confermati. Si seouestrò un bel sacchetto contenente monete d'oro che, in seguito contate, risultarono essere in numero di R69: moneto russe, turche, germaniche, nnirheresi : cioè, proprio dei conii di quelle rubate suTTOrt'enf Express. Inoltre venne sequestrato presso la Sona una busta contenente cinquantamila lire in biglietti da 500, flutto, lo si seppe poi — della vendita dell'oro da essa fatta in precedenza. Condotta in Questura ed interrogata, la donna confessò che aveva ricevuto le monete dalla Ines Aimarettl,' che glie le aveva consegnate perchè glie le smerciasse. Si giustificò dicendo che aveva saputo trattarsi di denaro rubato al... bolscevichi, e che quindi, convertendolo in denaro italiano, era convinta di fare opera patriottica I Ma questa curiosa affermazione non fu tenuta per buona, e la intraprendente signora venne arrestata. Ugualmente fu arrestata la Ines Aimarettl. Questa confermò le dichiarazioni della Sona per quanto si riferisce all'incarico ad essa dato di venderò le monete, ed anche all', opera patriottica. Soggiunse cho aveva avuto il denaro da un individuo sconosciuto, il quale le si era un giorno presentato, accom- 5SPf?,"(d?i1 ,"S?pe,,ìatt> dono con un biglietto del fratello. Chi gli mandava ì soldi era appunto il fratello, e nel biglietto era scritto iJo^iJfif cosl: 5 5' oro sottratto a quelle canaglie di comunisti. Fanne dunque l'uso darà noie °, tran(3uUla» ch° nessuno ti Entrambe sono state inviate al carcere E continuano intanto le indagini per stabilire coni precisione la loro responsabilità eT quella di eventuali comnlici