II mistero delle polverine tra veementi voci di accusa e comiche testimonianze

II mistero delle polverine tra veementi voci di accusa e comiche testimonianze II mistero delle polverine tra veementi voci di accusa e comiche testimonianze (DOcalwLOstro inviato speciale) ALESSANDRIA. 13. ÌI presidente, cav. Nasi, Accomanda là Puntualità, ma inutilmente. Alle ore D ora in cui dovrebbe aprirsi l'udienza, l'aula è presso che deserta, li Presidente, il Pro:' Gen . lon. Hrezzi delia difesa, il cancelliere AgoMa, sono al loro posto, ma i starati sono nel.laula in numero esipuo e nella Rabbia nia.nca l'imputota. li corridoio clic métte nell'aula delle Assise, è ingombro di testimoni — i testi in questa causa sono molti per Quanto siano pochi gli importanti — e si stenta a trovare modo di entrare. 1 corridoi che mettono alle porte delle tribune, sono stipatissìmi. Ad bgni seduta osserviamo un aumento nel numero delle persone che vogliono vedere «l'av.velcnatricc» ed assistere a qualche fase del processo. La gente che cerca emozioni forti ha in_questo processo il modo di ampiamente soddisfarsi. E ohe dire di Ovada? Dalle polizia che si hanno qui, la curiosila ha raggiunto ad Ovada la fucina di una passione morbosa. 1 giornali sono disputali, contesi. Alle ore 9.30 il presidente dichiara aperta l'udienza. L'imputala à condoti» nella gabbia. Entra nell'aula uni gruppo di testimoni e con essi una folnta di profumo. .Sono mollo lo donne stamane, e taluna ha uriche una silhouette carina. Mentre: il cancelliere Agosta diligente e paziente, affaccendalo per le molto cure cui devo attendere, ma egualmente sereno, fa l'appello, entra il pubblico nelle tribune rumorosamente. Pochi visi nuovi. L'imputata ha ormai Ja sua schiera di fedeli, dirò meglio di fedelissime, perchè si tratta di donne, e.tulle tenacemente ostili alci. L'imputata sembra oggi più tranquilla. Non ha fi consueto volto acceso, conio per febbre. Entrata nella gabbia, si .-dibatte suila panca e rimane con la tosta appoggiati olla palma di Tina mano, quasi assente. Durante l'interrogatorio dei testimoni la vedremo dibattersi qualche volta con vivacità, ma solo per pochi secondi. La predizione della sonnambula li primo teste che viene interrogato è Car 10 Alberti, un calzolaio. Di calzolai è formata tutta la famiglia Gaione. L'Alberti fu garzone presso un tratelio del morto: Carlo Gaione. Non sa dire altro, se non che nel muggio del IDI!), senti dire da una donna elicla Cravino, dopo la morte del marito, aveo già speso in poco tempo quarantamila lire. Ecco, un teste di cui si poteva benissimo fare a meno. Ernesta Ivaldi, che si presenta dopo l'Alberti, dico, mentre prende posto sullo scanno dei testimoni, con tutte candidezza: « Confermo quanto ho detto nell'interrogatorio » Racconta, poi. die un giorno la Cravino si recò a trovarla nel suo negozio. Aveva al collo due mednglloncini con i ritraiti dei bambini mòrti. Era afflitta. — Mi disse: «fra poco a\ • nuovo grave lutto in famiglia», i.- thiarazione mi stupì. La interrogai, i e che la brutta notizia le cr stata data da una sonnambula. «Un nuòvi lutto — le domandai — nella 1ua famiglili o in quella di tuo marito? ». Mi risposo: « No. sarà la morte di mio marito n. Presidente: — Oliando è che la Gravino le avrebbe fatto questa dichiarazione? Teste:' — Due ò 1ve mesi prima della morti: ilei marito; non mi ricordo bene. Aw. Porrai! : — E quando seppe della morte del Gaione, che impressione ebbe? Teste: — Non buona. Finché si trattò dm tigli, sono sempre stata incredula: ma quando si trattò del marito, molti dubbi che avevo sono caduti. Pensai anche io come gli altri. So quanto si diceva e si pensava ad Ovada, e quanto si dice e si pensa oggi. Stefano Priolo. un parrucchiere. & n terzo testimone. Riferisce che Rita Della Cu, una teste che vedremo presto nell'aula, gli avrebbe detto: «La Cravino minaccia di avvelenale suo mayjto, perchè ebbe a bastonarla». La Della Cà avrebbe risposto alla Cravino: « Bada a quello dio fai, puoi andare in galega ». La stessa dichiarazione, secondo il testo, la Della Cà l'avrebbe fatta a certo Mocagatta. Aw. Brezzi : — Queste dichiarazioni sono smentite dagli Interessati : sia la Della Cà che il Mocagatta smentiscono il Priolo. Procuratore Generale: — Ma il teste conferroa.- II Priolo Si allontana e viene Filippo Mocagatta- Non conosce la Cravino : non ebbe mai niente a che fare con loi. Conosce la Della Cà, ma non ebbi da lei alcuna iniormazione relativa alla «'.rovino. Aggiunge: « Vedendo, mi giorno passare la Della Cà, un certo Surdi mi osservò: La Bito deve stiperò molte cose, perche era sempre in casa dei Gaione ». .Presidente: — Lei esclude, quindi, di aver 'detto al Priolo che la Della Cà avrebbe dichiaralo che la Cravino voleva avvelenare 11 marito? Teste: — To escludo. Non posso averlo detto. Quello che posso dire si ò die ad Ovada l'opinione pubblica, tutto il paese, ritiene che il Gaione sia stato avvelenato dalla Gravino', ma io non he sapulo nulla dalla Della Cà. SI fa il confronto fra il Priolo e il Mocagatta e l'uno conferma di aver sentito, l'altro di non aver detto nulla. Aw. Brezzi: — Ammettiamo la buona fe'de di tutti, ma constatiamo che questo elemento di accusa è venuto a cadere. Proc. Gen. : — 11 Mocagatta può non aver riferito nulla, ma rimane il fatto clic la Della Cà ha detto al Priolo che la Cravino voleva awelenare il marito. Avv. La Perna: — Questo lo vedremo. Giacomo Ottonello è chiamato a testimoniare su di una circostanza grave. Certa Priano Rosa gli avrebbe detto che la Cravino cercava del veleno. Interrogalo, conferma'. Teste:' — La Priano mi ha detto che la Cravino era .slata da lei due volle per avere del veleno Una " meisinoira „ cui fu chiesto il veleno E viene introdotta Rosa Priano, una «meisinoira». Curò la Cravino per male d'occhi. Presidente (rivolto alla teste): — Lei conosce la Cravino. Ebbe a curarla qualche volta? Teste: — Sì, per malattia di occhi. Una volta però venne da mo per chiedermi se potevo darle del veleno, che non avesse sapore, da poter mettere nella minestra. Mi disse che voleva farlo prendere a suo marito. Mi offerse, come compenso, per questo servizio quattromila lire. Rifiutai, sdegnata, dicendo che io non volevo fare l'assassina. A sgombrare i miei sospetti, la Cravino dichiarò che ni trattava di uno scherzo. Disse che voleva nene al marito. Avv. La Perna: — Lei ebbe perù a negare una prima volta questi fatti. Teste: — Negai si, ma perché mi si era riferito che io andavo in giro .dicendo queste cose. Ora, siccome io non avevo parlato con nessuno della visita fattami dalla Cravino, negai tutto. Negai che la Cravino mi avesse richiesto del veleno. Parlai, poi, quando fui interrogata a Casale. Presidente: — Una volta ella disse che al colloquio era presente la Minetto, e poi lo escluse. Testo: — Sì, la Minetto era venuta da me con la Cravino, ma quando si tratto del veleno, essa venne allontanata dalla padrona. La. domanda del veleno mi venne fatta mentre noi due sole si chiacchierava, camminando l<ongo la strada. 'Aw. La Pema: — Ma lei . . detto che la Cravina, per provarle che voleva liene al marito, si è inginocchiata. Si sarebbe, quindi, inginocchiai» per la strada? Teste: — Io non ho detto questo. 'Avv. La Penìa: — Ma so è scritto nel verbale. Il giudice istruttore ha registrato che lei ebbe a dichiarare che la Cravino, per provare ohe voleva bene al marito, avum la negazione per il veleno, si buttò in ginocchio. Teste: — lo non ho mai detto <ruesto. Io confermo quanto ho detto a Casale e lo giuro ^Avv" La Perna (scattando vivacemente) : — (Questo testimonio, in altre occasioni, io si farebbe ritirai*. Proc. Gei).: — Ma non per una circostanza simile. Su questa circostanza si apre un vivace dibattito fra l'avv. La Penìa e il Procuratore Generale e la teste, la quale finisce per dichiarare che conferma quanto ha detto a ca¬ sal^, ma che non lo sembra di aver dichiaralo che la Cravino si sia inginocchiata. L'avv, La Penìa, dopo uno scambio vivace di parole con il Procuratore Generale, per il modo con cui deve essere registrata a verbale la deposizione della teste, abbandona l'aula, deponendo la toga. I commenti sulla contraddizione della teste sono vivacissimi. Ess:i prima ha detto che la Minetto eia presente al colloquio; poi che non c'era più. La Cravino si è inginocchiata, e poi non si è inginocchiata. Imputata (rivolgendosi aliatesi,:': — I.ei s: ricorda clic veniva sovente a casa mia? Teste: — Una volta sola,' rara la mia donna. Dopo la morie di suo marito. Due. raalinì a vento - " Ma citi è lei ?„ L'imputala ricorda qualche circostanza, ma la teste rimane sulla sua pusizione di negazione. Teste.- — Rapporti « intimi » con la signora Cravino io non ne ho inni avuti. Allontanatasi la vecchia infermiera. o:ilra nell'aula un soffio di gioventù. Una dopo l'altra vengono a deporre due sorelle, cugine in sreondo grado del morto. Due dori di salute, due mulini a vento, che parlano tutte e due con grande vivacità e precipitazione. Non un momento di indecisione. Accusano, accusano implacabilmente. E abbiamo anche la curiosa affermazione della Cravino, la quale afferma di non conoscere le due Ghiglieri. La prima delle due sorelle che si presenta è la Maria Giriglieli. Vedremo poi l'altra, la Nina. Presidente: — Lei, signora,, conosco la signora Cravino ? Tesle: — Sono cugina del mono. La conosco, sì, purtroppo. Durante la malattia del Gaione fui sempre in casa sua. La Gravino teneva un contegno cinico, l parenti de! marito, clic eravamo ami. non li voleva in casa; diceva che il marito era ammalato gravemente e che ormai non vi era più speranza, che era avvelenato. E' a questo punto che l'imputata insorge e grida: « Ma chi è lei? Lei chi è? In non l'ho mai vista. Io non la conosco ». Come se fosse morsicata da una vipera, la Maria Ghiglieri insorge: .'Non mi conosci? Fai fìnta di non conoscermi? Ma mi conosci benissimo. Ero sempre in casa tua; ho visto tutto, so tutto». Poi. rivolgendosi alla Giuria, dice: « Quella donna dice che non mi conosco. Sono sempre slata vicina all'ammalalo. Quando gli hanno portato il Santissimo ero vicino al letto. Quando mio cugino ò morto, io non ini trovavo presente : ma subito però sono entrala nella stanza. Ho visto tutto; so tutto, lo e mia sorella abbiamo sapulo molte cose ». Procuratore gen.: — Lei sa clic si sia bevuto del vino nella stanza del Gaione, non appena il morto fu messo nella cassa? Teste: — No. Prcc. gen.: — Sa che il vecchio Gaione r-! ' . visitalo il figlio pochi momenti prima ... morire, lamentandosi del modo con cui eia stato fatto il testamento? — Non lo so. Presidente: — Che cc.-a deve dire di particolare? Teste: — Confermo quanto già ebbi a dichiarare al giudice istruttore, cioè che la Cravino, dando notizie della malattia del marito, aveva un contegno cinico: so che 10 e mia sorella ne rimanemmo impressionaiissime. Confermo che la Gravino parlava della morte di suo marito con indifferenza. Un giorno ebbe a dire a me ed a mia sorella, che mostravamo di stupirci del suo contegno : « L'amore non si dimostra a parole, ma col cuore ». Proc. gen. : — E lei lo ha dimostrato, infatti. La teste racconta poi quanto avvenne in casa del Gaione durante la malattia e ripete circostanze noto. L'imputata afferma che non sa chi sia la teste, che mai la vide, che mai ebbe ad intrattenersi con lei. La Ghiglieri Nina, la sorella che si presente dopo, dico che quando suo marito tornò in licenza corno militare, si recò a trovare il cugino Gaione. Seppe che era ammalalo, constatò che J'ammalato non aveva febbre, mentre si (liceva che èra colpito da iniiuenza. Senpe dei sospetti di avvelenamento. Ricorda poi quanto già disse la sorella sulla visita alla Cravino, quanto questa avrebbe detto, che si ama a fatti e non a parole, e afferma che la Cravino ebbe a diro che suo marito moriva awelenato. • Proc. gen. : — Che contegno tenne l'imputata dopo la morte del marito? Teste: — Nel prim tempo, il suo contegno fu tale che mi fece dubitare potesse aver avvelenato il marito. Qualche giorno dopo, trasse fuori un vestito da ballo. Questo fatto ed altro circostanze che venni a conoscere fecero si che ogni mio dubbio svanisse e mi convinsi della sua colpevolezza. Dice poi in tono melodrammatico concludendo la sua deposizione: « Si deve fare giustizia ». E se ne va a sedere accanto alla sorella. Questa dichiarazione « si deve fare giustizia » è queliti che ripetono lutti i parenti del mo>-;n. L'abbiamo sentita per la prima volta nelle parole profonde di rancore del vecchio Gaione. La ripeteva ieri il cognato, la ripetono oggi le cugine. L'avv. Brezzi chiede si sospenda l'udienza per qualche minuto per recarsi dall'av'v. La Perna per invitarlo a tornare in udienza. 11 presidente annuisce al desiderio e l'udienza è sospesa per qualche mintilo. Riapertasi l'udienza, vediamo l'avv. La Perna. L'on. Drezzi è riuscito a persuaderlo a tornare. L'incidente è appianato. Confusioni di... amanti Si presenta Felice Surdi. Ebbe nel suo negozio la giovane Itila Della Cà, e per quanto si riesco a comprendere ne fu anche l'amico intimo. Rimproverò la Della Cà perché non voleva che avesse rapporti con la Cravino. Ebbe anclie motivo di dire al Gaione che invitasse sua moglie a non frequentare il suo negozio, e ciò perchè gli constava che. la Cravino aveva delle relazioni amorose con un giovane del negozio. Il Gaione si mostrò incredulo. In questo conlradrlhtorio fra gli interessati, Ja Rita Della Cà dichiarò clic il giovanotto ohe si sospettava essere rumante della Cravino era invece il suo amante. Toste: — Il Gaione rimase persuaso, ma 10 rimasi con la mia prima impressione e cioè che il giovanotto fosse efl'ettivamfnto l'amante della Cravino, e che la Della Cà avesse semplicemente coperto l'amica. Avv. Brezzi: — Si dice anche che la Della Cà era l'amante del signor Surdi. 'Peste: — Lo dicovano, Proc. Gen. : — Quando è che la Della Cà ha dichiaralo che il giovanotto era il suo amante? Teste: — Quando fu messa a confronto con 11 marito della Cravino. Avv. Brezzi : — La Dellu Cà fu por molto tempo nel suo negozio? Teste: — L'assunsi nel 1915, e vi tornò più tardi. Avv. Brezzi : — Loi la mando via quando si ò sposato; è vero? Testo: — Sì; non mi necessitava più. Mia moglie era pratica del negozio {risate). Avv. Porrati : — Lei era amico dei Catone? Può dirci come si presentava fisicamente V . — Eravamo amici per modo di dire. Non posso rispondere in proposito. Viene un'altra donna: Timossi Margherita, una elegante ovadese. Fu inquilina dulia Cravino. Presidente: — Lei era in relazioni con la imputata, conio sua inquilina? Non erano quelli i tempi in cui la questione degli affitti avesse diviso proprietari e inquilini'; La eiavino non ebbe mai a parlare di suo marito? Teste: — Dc-H'affltto sì, me ne parlava sovente, quando non pagavo, ma dei marito no. Nulla mai ebbe a dirmi circa l'avvelenamento; non ebbe mai a farmi confidenze sul suo proposito di liberarsi del marito. Presidente: — Lei sa che il marito la bastonava? Teste: -- Lo dicevano. Ne dicevano tante; dicevano che Iti Cravino avesse degli amanti, e i lie il marito la bastonasse per questo, lo non avevo intimità con lei. Avv, La Perini: — Le risulta che la Gravi no curasse i suoi bambini? Teste: —- Si, eruno sempre ben vestiti, ben messi. Credo che la mamma stessa li curasse tj' Avv. Porrati: — Erano robusti? Teste: — Mi sembra. Avv. Drezzi: _ Il dott. Chiappori ebbe a dirle che la Gravino avesse avvelenato il marito ? Testo: — Non ricordo. Avv. Brezzi: -- Ma perù lo ha delto in istruttoria. Cosi infatti risulla dagli atti del giudico istruttore. La teste però persìste nel dire che non si ricorda. Poi afferma: «Ad Ovada lo dicevano lutti ». Avv. Brezzi: — Quando ni faceva l'istruttoria ella aveva la memoria più fresca, non lo sembra? Veda di ricordarsi.» Proc. Gerì.: — Se è scritto nell'istruttoria è segno che lo liti dotto. Testo: — Penso anche io cosi. Mira donna: Montana Giacinta; unti vecchiotta, una levatrice. Riferisce cho Ja Minetto ebb.i a dirle che il suo padrone, il Giovanni Gaione, aveva lo stesso nudo dei suoi figli. Presidente: — Conferma? Teste: — Confermo. L'avvocato dal morto L'avv, Alberti Luigi, che segue alla levatrice, è l'avvocato dei Gaione. Trovò nel gennaio del V.IJ9 ad Ovada il fratello del morto ed ebbe da esso la comunicazione sui sospetti di avvelenamento. « Il Gaione, dico il teste, pensava che l'ossero tutti morti per veleno, sia il padre, che i figli. Consigliai ad esso di fare la denunzia all'autorità giudiziaria. Morto il Giovanni, mi fu telegrafato dai fratelli che sollecitassi lo indagini, porche fi dott. Chiappori confermava i sospetti. Feci apporre senz'altro i suggelli alla casa del Gniono e assistetti a questa operazione del pretore col vecchio Gaione. La Cravino tentò evitare questi alti perchè erede universale, ma il pretore nnimiso che il padre, avendo diritto alla legittima poteva chiedere l'intervento dell'autorità giudiziaria». L'avv. Alberti narra gli atti che seguirono lino a quando vennero tolti i suggelli e fatto l'inventario del patrimonio. <•- Ebbi, egli dice, l'impressione, che il patrimonio potesse aggirarsi sulle trecento mila lire ». Avv. La Perna: — Loi è l'avvocalo che ha fatto i memoriali della parìe civile, vero? Sarebbe bene che l'avvocalo non facesse il testimone. 'l'oste: — Credo dì non aver superato i limiti che sono posti fra teste ed avvocato, C di essere testimonio no avrei fatto volentieri a meno. Avv. l.a Penìa:' — Como avvenne la transazióne? Teste: — Io consigliai il vecchio Gaione a chiederò di più; ma il vecchio preferì accogliere il consiglio del Giovaunelli, ed accettate la transazione. residente: — Ci race .iti come seppe della cartina esistente presso la signora Mazzocchi. — Senni ed Ovatto, dai Gaione, che la signora Mazzocchi possedeva questa canina. Consigliai di farla consegnare subito ni più vicino posto dei carabinieri. 11 maresciallo di Ovada mi lasciò la dichiarazione che mi autorizzava a far fare il deposito. Vidi la signora Mazzocchi a Genova, mi mostrò la cartina e mi raccontò pome l'avesse avuta. Tulle coso note. AW. Brezzi: — Oliando da Ovada andò a Genova, saneva dell'importanza della tartina che possedeva la Mazzocchi? Teste: — SI, e fui anzi io che volli che essa non parr.isse fra diverso mani, e che dnlln slessa Mazzoccì i fosse consegnata all'autorità giudiziaria. Avv. La Perna: — Sa cho in casa della Mazzocchi abitasse un parente del Gaione? Tosto: — Non lo so. Avv. La Perna: — I memoriali sono suoi? Teste: — Io ho scritto quello che mi è stato detto. Avv. Porrati: — Cho pensava la Mazzocchi della cartina? 'leste: — Su] principio pensò si trattasse di un mezzo per l'esonero, ma poi, insospettite, dalla dichiarazione dei due dottori, dichiarazione che accompagnava la cartina, non la consegnò e non la distrusse. La conservò per qualunque eventualità e no parlò col defunto Gaione, ma questi non vi diede Importanza. Avv. Brezzi: — Ne ha parlato con il Gaione? Questo è nuovo. Sarebbe bene precisare. Teste: — Io non ho interrogato la signora Mazzocchi; quello che so è quello cho ini è stato detto, e risulta dal memoriale. L'udienza di questa mattina sì chiude con questa deposiziono e con una breve discussione suil'auto-lesionismo durante la guerra.