Il cinghiale fumista

Il cinghiale fumistaIl cinghiale fumista Compilatori Papini e Giuliotti, soci in salvaticheria, è uscito ora, pei tipi dei Vallecchi, il Dizionario dell'Omo Sai-valico, Volume primo A-B, compatta mole di ben cinquecento pagine, senza i rotti. Con la quale fatica gli autori, deliberati a dar fondo allo scibile, sono appena alle fondamenta del fabbricone enciclopedico che culminerà nella Zeta del dodicesimo ultimo volume. Ma fatto il disegno, scassato il terreno e fissato il pietrouo angolare, speriamo che i due giovani volonterosi sentano il bisogno di prendere tempo e di tirare il fiato. Questa idea di redimere la gento con una specie di Somma cattolico-reazionaria in seimila facciate; da offrirsi a pacchi di mezzo migliaio l'uno alla sporca borghesia del dopoguerra, arricchita dai subiti guadagni e vogliosa di farsi con qualche decina di lire un corredo di opinioni belFe fatto sui problemi della cultura e sui casi dell'anima, oi sembra squisitamente papLniana d'origine e tradizione: tra il burlesco e il fanatico, fra lo smargiasso e l'accorto, fra il paradossale e il pratico, come tutto quel che disegna di fare e fa da qualche anno il solitario di Bulciano, e quel che esco dalla sua ricca e bene avviata bottega di prosa, così fiorentina nelFabbondevole stile come nell'uso illuminato dell'abbaco. Ma l'estensore della Storia di Cristo, che, fra l'altre cose, intende a una nuova Storia delizi Vergine, di cui è largamente sentito il bisogno in questa età del « Ritrovamento », come dice Dario Niccodemi, cercava uno ^.palleggiatore ; e nel Giuliotti, autore dell'Ora di Barabba, ha trovato l'anima gemella dell'allievo sperticato e devoto, necessario a compiere tin'opera catechistica di tanta portata. Vediamo così i due nomi appaiati in copertina e lo loro fatiche incollate e fuse nel corpo del libro, sì da non potersi più distinguere i meriti dell'un fabbriciere dnll'altro. Ela perfetta società dei Salvatici, il nuovo Binomio, canonizzato, ohe prende posto accanto ai più celebri del passato. Difatto a pagina 440 del Dizionario sotto la voce Binomio si può leggere:, « Nell'Antichità : Castore e Polluce, Oreste e Pilade. Da ciò tragedie e favole. Nei tempi moderni: Mazzini e Garibaldi, •Vittorio Emanuele e Cavour. Da questi: la terza Italia. Ma oggi: Giovanni papini e Domenico Giuliotti. Ed ecco il Dizionario dell'Omo salvaticoindispensabile a tutti coloro che vogliono lmttarsi alla macchia ». E buttiamoci alla macchia anche noi, dietro i due cattolici cinghiali. *** A dire il vero, che sia questa loro vita salvatica che essi tanto raccomandano alla povera umanità, smarrita per le vie delle concupiscenze cittadine, non risulta troppo chiaro se stiamo a quel che ci descrivono e narrano gli autori nel presentare il libroArtificiose e stolte macchiette, mezzo di provincia e mezzo di borgo, si levano, di fatto, proprio sul limitare della selva selvaggia, a darci perfino coi nomi, anzi più coi nomi «■he con la rifritta scipitaggine delle fisionomie, un senso repugnante di rancido e di chiuso, di sorpassato e di angusto, di mediocrifcà; letteraria sbandellata o corrente come lo strutto tepido, ricascante nello forme del giornaletto umoristico a venti centesimi. Niente di più provinciale, nell'uso meno nobile e saporoso del vocabolo, il quale ha pure così ricche e fruttuose radici. Rivoltisi in vario tono al lettore benigno, al lettore nemico, al lettore pedante, al lettore erudito, al critico geroglifico, al filosofo senza filo (gustate lo spirito!), con una serie di prefazioncelle antropofaghe ed autoapologetiche della più vecchia maniera papiniana, i due sedicenti salvatici, prima di buttarsi a al lavoro ch'è umilmente dedicato alla conversione delle animo, all'amore di Cristo, alla gloria d'Iddio », schizzano sui fogli di introduzione sedici ritratti di contemporanei fra i più comuni e volgari, uomini e donne; che sono: il prof. Mediani, il cav. Deifobo Luciferini, il comm. Quattrosto machi, il dott. Enteroclismi, il rag. Consuntivi, Faw. Pappagorgia, il signor Teofilo Pajtciadoro, il cav. Paride Colossi, il prof. Chiodoro Sofopanti, Fosco Raspanti, Euterpe Bellachiorba, Narciso Prancatrippa, il prof. Peleo Pocosale, Naborre Colafulmini, Diomira Doppiopetto, signorina Fiorenza Tirummi... E questi sono i collaboratori civili e borghesi di tanta salvaticheria, gli autori di tante opinioni che- nel corso del libro i Salvatici trascriverauno, si capisce, a gloria d'Iddio. Per esempio, sotto il termine Alpi : « Io non capisco, — diceva con un sorriselo il prof. Mediani, — tutti quei fanaticdella montagna che si arrampicano sull'Alpper la mania di sentir freddo di luglio e col pericoLo di ruzzolare in fondo a un precipizio. — Hai torto, — rispose il dott. Enteroclismi — l'alpinismo e uno sport, altamente igienico e sulle cime maestose delle Alpi si "respira l'ossigeno vivificante e si eleva lo spirito ». E via per una pagina e mezzo. I Salvatici hanno un bel dedicare il libro così pieno di futili annotazioni ai Mani onorati e onorandi di Ser Ciappelletto e di Margutte, di Calandrino e di Falstaff, di Stenterello e Trissottino: figure genialmente create, letterariamente e spiritualmente vive, ancora e sempre : fortuna che certo non tocca i vari Quattrostomachi e Colafulmini del dizionario cattolico, nato morto in tutta la parte e funzione di sciocchezzaio moderno materialista e ateo, democratico ed anticlericale, che dovrebbe presso gli allocchi far la fortuna del libro. Probabilmente il Boccaccio era squisito quanto potentissimo artista, -e i nuovi Salvatici sono un poco tonti e molto predicatori. Da un lato la creazione vera, l'arte che non si propone di redimere nessuno, redenta com'è per se stessa, dall'altro il bluff della salvaticheria predicante, il trionfo dell'eloquenza verbale, il regno di quel generico letterario che è morte dell'osservazione della fantasia e dell'invenzione. A gioia dei lettori più diseredati, nei due Salvatici difensori della Fede abbonda tuttavia la malafede, ohe fa sempre colpo e chiasso, e può servire a prestare un'anima a ohi ha l'abitudine dello scrivere fanatico, che è poi lo scrivere freddo senza intelligenza e senz'anima. Dopo aver dedicato il libro ai masi di Ser Ciappelletto e di Calandrino, crearioni boccaccesche, i salvatici cinghiali delle lettere così conciano messer Giovanni :Dottissimo e fecondissimo uomo: scrisse il Telacelo romanzo; la Tellide, poema; il Filostrato poema; YAnceto, romanzo; l'Amorosa iasione, romanzo; 11 Mise-ale flesolano, poemaKt Fiammetta* Ttnxitgaoi eppoi Veclaris mu- lieribus. Ve. casibus virorum Ulustrium, De genealogia Deorum, ne. Monti&us, Silvis, Fonlibili tacubus Fluminibu.s Stagnis et paludibus et de nominibus Marls, una Vita di. nante, il Commento ai primi 17 Canti della Commedia, il Cdrbaccio, rime, egloghe ed altre operette. Stimato dal Petrarca come dotto, fu ambasciatore del Comune di Firenze il quale gli affidò anche l'incarico di leggere Dame nella chiesa di Sauto Stefano. Nel 13C2 si propose di darsi tutto alla religione e nel 1370 passò un po' di tempo nella certosa di Santo Stefano in Calabria. il volgo (ecco la zannala del ringhiale) fa gran caso di una sua raccolla d'i novelle detta Decamerone, dove una prosa pesante e Iniineggtante è usata a. raccontare monotone storielle d'inganni c lussurie ». Sor Ciappelletto rido : è l'ora di Barabba. (Dove ò da mettere in chiaro che, con tutto il suo dispetto per la l>occaccesca prosa latineggiante e ciceroniana, il Papini è sempre stato un accademicissimo prosatore, fraseggiatore, linguaiolo e vocabolarista, un ciceroniano legatissimo alla tradizione prosastica italiana del Boccaccio minoro. Negato all'invenzione fantastica o all'osservazione e creazione di carattere comico o drammatico, a cui assurgo il Boccaccio del Decamerone, il Papini non ha ancora capito che al suo paragono il dileggiato De Amicis è un Balzac della letteratura italiana). **# Ma l'Omo non si c fatto salvatico per nulla. Le misure del giusto e del vero non gli servono, lo impacciano; egli ha bisogno di scorrazzare libero fra lo stramberie del cervello e del sentimento, e di vestirsi del proprio salvaticunie come di un apparato esteriore chiassoso e fumista, che richiami la gento attorno alla sua vendita. Con tutti i suoi sdegni e le singolarità e lo esortazioni all'interiorità, il Papini c diventato sempre più uno scrittore superfìcialo o di chiasso, follatolo e accomodante, democratico e demagogico quanto è possibile essere senza parere. Il tono retorico predomina in tutta la sua prosa : nel Dizionario siamo addirittura al sermone. Per quanto i duo ci tengano a parer bestie di greppo, il vero c che dalla bigoncia accademica passano al pulpito del curato. Siamo lontani perfino dal satanismo (di pessimo gusto) della Storia di Cristo; siamo al fanatismo del luogo comune, a una volgarità di reazione cattolica che non vale molto di più, spiritualmente e artisticamente, di quelle posizioni materialisticho, oggi superato e dimenticato, che qui si vorrebbero rivivificare por il gusto di batterle trionfalmente in breccia. Iniziatosi come scrittore di avanguardia e di battaglia, il Papini è ormai un grigio territoriale dello lettere italiane : che lavora col fiato grosso per il genere asfissiante. La Chiesa, la reazione, lo Spirito Santo, la Verità rivelata, la disciplina cristiana sono tutto storie, occasioni, pretesti. La verità vera è che in questo libro l'artista esaurito o stanco conduce a spasso il proprio periodo senza una meta, senza un piano, senza più nè rigore ne controllo d'intelligenza, senza più lirismo nè fede. Ogni tanto una parolaccia, di quelle che i sommi poeti dicono una o duo volte in tutta la vita, quando c il momento di dirle, e la prova è che i-estano famose. Ma il Papini le adopera a tutto spiano e si può giurare dinanzi a Dio che ogni qualvolta le usa se ne può fare a meno, tanto vi colpiscono all'impazzata c vi urtano con la prosopopea di una forza, di un vigore di un effetto che mancano in via assoluta. E questi due Salvatici, che ogni cinque minuti hanno una debolezza di reni, hanno il coraggio di diro che imitano Dante, la virilità di Dante ! Il loro cattivo gusto non farebbe presa sul pubblico più grosso se non lo doppiasse la proannziono di seguire grandi esempi e la pedanteria di citarli. Quando si dico i venditori di fumo ! Ma una volta lo spaccio delle monete false menava allo forche. «*« Le lettere italiane, s3 Dio vuole, si rinnovano per altre vie. Questa perpetua accademia papiniana, per la quale, a un corto momento, ci accorgiamo che tutti i tomi sono ugualmente buoni (ora fa la volta di Gesù Cristo e della Chiesa cattolica) è sorpassata, è vecchia, c rancida. L'anticlericalismo contro il quale si è mosso a scaraventare sermoni di chiesa l'Omo salvatioo, non esiste nemmeno più. Non esiste più in nessuna cittaduzza d'Italia una Loggia intitolata Viva Satana! Esiste, fa vero, una civiltà meccanica, chiassosa, brutale, velocissima, ma non è detto che salire su un tram, dormire in uno slecping) viaggiare in areoplano sia meno estetico, meno cristiano, meno cattolico che abitar nelle selve retoriche dell'Omo salvatico, c vivere in un castello alto sui monti, o leggere un libro in una grotta che può esser visitata dai lupi. Di questo baironismo di quarta mano, di pose tutte esteriori, che non hanno nulla a che faro con l'interiorità dello spirito ne con la coscienza, siamo stufi, arcistufi, sazi, nauseati. Questi non sono più ami da jirender pesci : nò argomenti da persuadere animi bennati. Tutto questo è fondaccio romantico, da cui la stessa reazione cattolica, se fosse cosa seria, dovrebbe mettersi in guardia. Con questa farmacopea cristiana, che vorrebbe rigenerare il mondo, siamo ai rimasuglio!i ultimi dei veleni personalistici, individualistici, egoistici, antitesi dello spirito della educazione e tradizione cristiana. E nulla può urtare le animo cristiane poggio di questo papiniana e giuliottiano cristianesimo litigioso e gretto che noi Dizionario dell'Omo salvatico cerca, ma invano, di vendere a buon prezzo gli scampoli della Storia, di Cristo. Tanto non per fare, come si dice, la recensione di un libro che crediamo nessuno arriverà a leggere fino alla fine, ma per mettere a verbale, in quattro righe, che Ì'Italia non è poi un paese di lettori, da conquistarlo col gesso due scrittori diventati, sopratutto, sonnolenti e noiosi. LUIGI AMBFIOSINI.

Luoghi citati: Calabria, Comune Di Firenze, Italia