Un direttore d'orchestra immaginario

Un direttore d'orchestra immaginario Un direttore d'orchestra immaginario g...Scolaro di un buon maestro, suonava straordinariamente; intellige e colto. Direttore d'orchestra, fu congoahto perchè si »ra rifiutato di mettere in musica un'opera •idei Poeta, di Corte, ed anche perchè aveva pubblicamente pallaio con disprezzo del € primo uomo »... Fantasia ardente, mancava di equiiibrio, c però non riuscì u concluderò opere di poesia... L suoi amici non riuscivano a fargli scrivere una composizione, o ad impedirgli di distruggerla quando l'aveva scritta. Talora componeva di notte, in proda alla più viva agitazione; svegliava il vicino e gli fuco va udire al piano torto la composizione; versava lagrime di gioia, si stimava il più felice tra gli uomini, ed il giorno dopo dava al fuceo lo suo pagine. Uu giorno, spari. Molti dissero che era pazzo, che l'avevano visto uscire dalla, città, con due cappelli, l'uno sopra l'altro, saltellando e cantando. Quando ogni speranza di ritrovarlo fu perduta, si discusse intorno alla sorte dei suoi manoscritti. Una signorina, sua allieva, reclamò le carte e le ottenne; e poiché dietro ad alcuni fogli di musica orano scritti a lapis parecchi frammenti di prosa, in gran parte umoristici, la fedele scolara di Giovanni Kreisler permise ad fin amico di copiarli e di pubblicarli... Così Ernesto Teodoro Hofmann, che si imposo anche il nome di Amedeo, in omaggio al suo adorato Mozart, presentava il suo imaginario direttore d'orchestro. Giovanni Kreisler, protagonista della llrchlerianq, su cui fantastici) Roberto Scliumann, e della Biografia frammentaria. In occasione del contenario della morie, ricorso l'anno scorso, c ftato un gran fiorire in Germania di edizioni e di studi sull'Hoffmaun, nelle sue molteplici» attività di poeta c di musicista, di pittore e di giurista; e pure in Italia c'ò stato un riflesso di tale attenzione, con l'avvenuta pubblicazione di novelle e delle duo opere in prosa aventi per protagonista quel musicista Kreislcr in cui l'Hoffmann, musicista e critico, tracciò se stesso (trad. Pisaneschi, ed. Carabba). Non mancheranno neppure tra noi critici della letteratura, solleciti nel rileggere il fantastico novelliere romantico, troppo obliato o scherzosarryente ricordato dall'operetta ofTembachiana, e nel rivederne la posizione storica fra i suoi contemporanei . Per quanto riguarda la sensibilità critica musicale dell'Hoffmann, che collaborò M'Attgemeine Musikalische Xeitung, coglieremo qui qualche appunto nella Kreisleriana, poiché non sarebbe possibile discorrere brevemente delle numerose sue opere teatrali, tra cui quell'Ondina, che, oltre ad un duraturo favore teatrale, s'ebbe un caldo elogio da C. M. von Weber. Più che il musicista, ed il critico è l'Hoffmann novelliere ed ironista che descrive, in un ameno capitolo, i « dolóri musicali del direttore d'orchestra Giovanni Kreisler », invitato in casa do1 consigliere di corto Hoederlein, che « ha due figlie, di cui tutto il mondo elegante dice che ballano^ come dee e disegnano come muse ». Lauto pranzo, poi ricevimento. Accanto al the, al punch, al vino, al gelato, è servita un po' di musica. Kreisler è messo, voglia o non voglia, al pianoforte. Uè due Roederlein, invitate a cantare; •si'-schermiscono, adducendo il solito mal di gola. Ed Hoffmann-Kreisler descrive quello terribili « serate musicali ». In circa quattro anni di studii, Nanette Roederlein è arrivata al punto di saper cantare, in modo da far comprendere di che si tratta, una melodia udita dieci volte a teatro è provata dieci volte al piano; Maxia si sbriga con otto volte, ma le accado spesso di ritardare d'un quarto di battuta. Ap plausi generali. Altri cautanti si fanuo coraggio e si esibiscono. Kreisler accompagna tutti. Infine, 6Ì organizza un coro di Mozart. H canonico Kratzer, o ritto dietro di me, suonava al di sopra della mia testa, quasi cantasse in Duomo, con trombe e tamburi obbligati. Coglieva le note magnificamente, ma rallentava il doppio del tempo ; fedele a ec stesso, rimase costantemente mezzo tempo indietro. Gli altri mostravano tutti una spiccata simpatia per Ja musica greca, che, com'è noto, ignorando l'armonia, si fondava sull'unisono ». Poi, quando Kreisler sta per alzarsi, ceco che lo invitano a suonar da solo. Ed egli, per dispetto, attacca io Variazioni di Bach. Alla terza, molte signore si allontanano seguite 'dagli elegantoni. Lo Roederlein, per rispetto al loro maestro, resistono fino alla dodicesima... In fine, Kreisler si trova solo. E quella società piccolo-borghese gli fa dire: « Di nessun'arto si fa maledettamente così cattivo uso come della grande e cara musica, che con tanta facilità vedo profanata la sua tenue essenza ». La'sua ammirazione per il <t bel canto » italiano — egli scriveva verso il 1810 — risulta dalle chioccaci un'aria del grande virtuoso CrescentiÉE "Nelle fioriture risonanti con maravigliosa luminosità e trasparenza, scriveva, l'anima vola attraverso nubi risplendenti ed è un giubilo echeggiante di •piriti illuminati. Gli abbellimenti casuali di Crescentini gli sombravano i gioielli splendenti che rendono ancor più beUo il vago volto dell'amata, sicché gli occhi splendono più luminosi ed una porpora più viva colora le labbra e le guance. Il più notevole capitolo della iKreislerìava c quello dedicato alla musica strumentale dei maggiori contemporanei dell'Hoffmann, ed c notevole per il riconoscimento dell'essenza musicale in Haydn, in Mozart ed in Beethoven. Esaltata la musica come l'arte che » lascia tutti i sentimenti determinati per abbandonarsi ad una nostalgia inesjjrimibile », dorisi i tentativi di <r musica descrittiva », l'Hoffmann 'afferma che tra i suoi contemporanei Beethoven fu quello che per primo penetrò il vero essere della musica. L'espressione d'un animo ingenuo e lieto, egli dice, domina nelle composizioni di Haydn ; le suo sinfonie ci conducono in verdi boschetti sconfinati, fra uomini felici ; giovinetti e fanciulle danzano innanzi «a noi in schiere leggere. Una vita d'amore e di beatitudine, nessuna sofferenza, nessun dolore. Mozart ci conduce nello profondità del mondo degli spiriti. Un terrore ci prende, ma senza martirio; esso c piuttosto presentimento dell'infinito. Amore e malinconia risuonano in vaghe voci spirituali. La musica di Beethoven ci dischiude il regno dell'imperscrutabile e dell' incommensurabile, muove lo leve del terrore, dell'orrore, dello spnvento, del dolore, e ridesta appunto quei desiderii infiniti che sono l'essenza del romanticismo. Descrive poi, da letterato e da musicista, una sinfonia di Beethoven ; passando alla musica pianistico becthove/.iiana, loò-i spcciulmcntc, tra gli strumenti, i' pianoforte « elio raccoglie in pioni accordi il regno dell'armonia e sviluppa i 6uoi tesori in forme c figure che stupiscono il conoscitore ». In quanto a Beethoven, così conclude: a Non c'è bisogno di poco talento j'cr l'esecuzione esatta e disinvolta d'una composizione di B., giacché occorro comprenderlo, pcnetraro nell'intimo della sua animo, e con la coscienza della propria missione, osare arditamente di penetrare nel circolo delle apparizioni magiche evocate dai suoi potenti incantesimi. Chi non sente in se questa missione, chi considera la sacra musica come un trastullo, come un passatempo per le ore d'ozio, come un'eccitazione momentanea di orecchi induriti, o, ancor peggio, come un pretesto per esibirsi, se ne tenga lontano ». Accenni alla musica italiana sono in uu capitolo, scritto evidentemente sotto l'influenza delle polemiche- gluckinne, a proposito d'una frase del Sacohini, che affermò esser necessarie» di escludere dal teatro le musiche intricate e dotte, poiché « sul teatro bisogua essere chiari e semplici, commuovere il cuore piuttosto che stupire, rendersi comprensibili anche agli orecchi meno esercitati ». Il Sacehini era disposto ad accettare in chiesa la musica intricata e dotta. Tutto ciò rispecchia la mentalità estetica italiana del tempo, :n un periodo in cui il teatro era meramente diletto e la musica « chiesastica » soltanto esercizio professionale e contrappuntistico. Con molta saggezza l'Hoffmann ribatte al Sacehini, non distinguendo una musica dotta e una musica commovente, ma ricordando che ciascun autore dà la musica semplice o complessa che più conviene alla sua espressione, c che tanto più le conviene quanto non è più scindibile il fatto emotivo da quello tecnico. Osservava il novelliere tedesco che n gli italiani non giunse¬ ro mai a convincersi che l'opera deve ap. patire come un'unità di parole, aziono e musica e elio quell'unità inseparabile devo fare un'unica impressione totale sullo spettatore ; - per essi la musica era piuttosto l'accidentale accompagnamento dello spettacolo, e solo qua e la le era concesso di mostrarsi come arte indipendente ». lliecheggia in questi periodi la fervida polemica settecentesca sulle relazioni di poesia e musica nell'opera, e l'Hoffmann prospetta con line acume quei postulati della concomitanza delle arti nell'opera teatrale che sono anche nostri, d'oggidì. Ma nel suo citato periodo co un mai di troppo, poiché nella prima metà del seicento alcuni italiani, basterebbe ricordare Claudio Monteverde, raggiunsero tale unità verbale e musicalo — e, per quanto lo consentiva la parte spettacolosa nell'opera del tempo, fors'anco scenica — che non è stata ancóra superata in efficacia ed evidenza drammatica. Poi venne il virtuosismo del « bel canto » e l'unità fu rotta. Impetuosi slanci lirici, descrizioni colorite, esagerazioni verbali, di schietto gusto dello Starni imd Drang, danno atteggiamento letterario ai volumi d'argomento musicale dell'Hoffmann, e talvolta viziano la lucidezza e l'esattezza del giudizio. Il quale, malgrado ciò, denuncia quella finissima sensibilità artistica, che rese possibile all'Hoffmaun non solo di essere fra i primi romantici che si volsero indietro a mirare la colossale ed ancora oscura persona di G. S. Bach, ma di intendere, ciò che è anche tjìù significativo, lo spirito del contemporaneo Beethoven, cui molte pupille s'erano volto senza riescire ad avvistarne la grandezza. A. DELLA CORTE

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