La nuova Conferenza per l'Orinte che s'apre oggi a Londra

La nuova Conferenza per l'Orinte che s'apre oggi a Londra La nuova Conferenza per l'Orinte che s'apre oggi a Londra L'arrivo delle Delegazioni italiana, francese e giapponese - Venizelos " consulente per le questioni greche „ - 11 programma della seduta inaugurale (Servizio speciale della SXA.lv!PA) Londra, 20, notte. Con lo stesso treno, dopo aver fatto penitenza nella traversata della Manica che oggi era particolarmente inquieta, tre delegazioni sono giunte stasera a Londra per la Conferenza che su aprirà domani sulle controproposte turche: la delegazione italiana, quella francese e una partidi quella giapponese. La più piccola è quest'ultima: due consiglieri dell'Ambasciata parigina, alla testa dei quali si metterà il barone Hayashi, ambasciatore nipponico a Londra. 'La delegazione più numerosa è invece la nostra, che 6 scesa a 11'« Hotel Carleton », sede di varie all re nostre ambascerie durante i quattro ullimi anni, cioè per tuttn il tempo in cui si parlò invano della Turchia. 11 nostro ambasciatore marchese Della Torretta, insieme, con una parte del personale dell'Ambasciata, accolse alla stazione il marchese Garroni e gli esperti Montagna, Guariglia, Nogara e Guarnaschclli, che sono i membri principali della nostra rappresentanza. Anche il Forni «in Office schierava naturalmente alci; capi sezione sulla piattaforma, per i soliti convenevoli a nome di lord Curzon. La delegazione francese, composta del signor Rómpard e di tre esperii, oltre parecchi segretari, è scesa all'» Iiyde Park Hotel ». Non si ricorda sul «miai» degli arrivi continentali alla stazione di Vittoria tale una ressa di diplomatici di carriera. Predominava in compenso l'assoluta indifferenza del pubblico. La cronaca per altro non e finita. Domani mattina arriva anche l'« eminenza, grigia », ossia Venizelos. Egli sarà ufficialmenle estraneo ai lavori della. Conferenza;, ma lord Curzon ha gradito che non fosse assente dal nuovo circuito conferenziale; e lo ha invitato a venire ospite del Governo inglese, per fungere, se necessario, da a consulente per le questioni greche ». Qualche foglio molto profano, udendo ciò, aguzza le orecchie: ma gli ufficiosi gli lisciano il pelo, assicurando che «juesta volta non è proprio il caso di allarmarsi. Nessuno vuole la guerra: neanche il già famoso colonnello Plastiras, il dittatore ellenico, il quale sull'accondiscendente «Pali Mail Gazette» nroclama stasera in un lungo articolo che la Grecia, d'accordo con tutte le Potenze, prenderà qualsiasi misura considerata necessaria per assicurare là pace. Siccome i turchi lo comprendono a menadito, si può soggiungere che le Potenze per questo nobile scopo appaiono realmente pronte a parecchie ultramisure... «< Ad ogni modo — spiegano gli ufficiosi — perchè mai si dovrebbe negare ad una nazione amica corno la Grecia la facoltà di fare riudire anche qui a Londra la sua voce, dal momento che all'altro belligerante, la Turchia, si è dato modo di esporre con tanta pienezza le sue ragioni? ». Per domani si prevede una mezza giornata di discorsetti inaugurali. La prima riunione è convocata per le 11 al Foreign Office, sotto la presidenza di Lord Curzon, che tiene già pronto un solenne discorso. Gli risponderanno gli altri tre capi delle Delegazioni, il signor Bompard per la Francia, il marchese Della Torretta per l'Italia e il barone Hayashi per il Giappo ne. Si ragionerà poi della procedura da seguirsi e saranno nominate subito varie sottocommissioni di esperti, le quali nel pomeriggio incominceranno a sommergersi nel mare magno delle voluminose controproposte cucinate per la bisogna fra le filosofiche catapecchie di Angora. Singolarmente interessanti saranno per noi i lavori della sottocommissione che studierà le clausole politiche delle contro proposte e di quella che studierà le clan sole finanziarie. Si conferma infatti che i nostri delegati hanno ricevuto la stretta istruzione di opporsi alla retrocessione dell'isola di Castellorizzo alla Turchia, e di considerare con la maggior cura possibile le domande turche relative alla responsabilità delle isole del Dodecanneso per una controparte del Debito Ottomano, Si prevede inoltre che i nostri rappresen tanti vigileranno con estrema diligenza tutti gli aspetti del problema delle conces sioni estere in Turchia. Quanto ai delegati francesi, a parte la questione delle concessioni, si crede che dedicheranno attenzione speciale al Debito Ottomano e alla protezione degli interessi commerciali, finanziari e scolastici francesi in Turchia. Quanto all'Inghilterra, in ultima analisi, soltanto la questione di Mossul e quella della proposta fusione del trattato francoturco di Angora col trattato di Losanna assumono un interesse particolare. Sul tema della Mesopotamia, che in elude la questione di Mossul, il sottosegretario alle colonie ha avuto stasera occasione di fare alla Camera dichiarazioni abbastanza interessanti in replica ad al quanti deputati che tornarono a sostenere la necessità di una generale evacuazione immediata. Egli disse che un immediato ritiro delle truppe inglesi dalla Mcsopo (amia, nonché da Costantinopoli e dalli Palestina, costituirebbe una politica im possibile, e sarebbe del tutto contrario allo spirito con cui il Governo inglese ha condotto i negoziati colla Turchia. Lo « statu quo » a Mossul verrà mantenuto sinché la Turchia e l'Inghilterra non rag giungano un accordo al riguardo, oppure sinché il Consiglio della Lega delle Na zioni non risolva il problema, u Itnlian e francesi ■— soggiunse l'oratore governativo — avrebbero giuste ragioni di lagnarsi so l'Inghilterra cominciasse di punto in bianco a ritirare i suoi areoplani da Mossul. Non è stata affatto presa la decisione di continuare in permanenza l'amministrazione inglese in Mesopotamia. La decisione finale del Governo potrà essere pubblicata soltanto quando sarà raggiunto lo stadio finale delle trattative di pnee colla Turchia ». La Camera, dopo qualche altro no' di dibattito, -il quale, incidentalmente, diede occasione ad Asquith e a Lloyd George di bisticciarsi qualche istante, approvò la politica governativa, che è, anche in Mesopotamia, politica di attesa. Intanto la relazione della Commissione ti inchiesta istituita in seno al Gabinetto sul da farsi in Mesopotamia fi stata rtislribuita a tutti i ministri. Sembra che essa raccomandi che pli aiuti finanziari inglesi alla Mesopotamia abbiano a terminare entro il periodo massimo di cinque anni, durante il quale avverrà un graduale ritiro delle forze britanniche. Prima dblcbnltfLcllpntafntcctisgdaDdidlmcadplmtpc dell'evacuazione definitiva per altro sembra che l'Inghilterra si proponga di stipulare col Governo arabo di Bagdad un accordo, per usare quella città come una base aerea. Telegrammi da Costantinopoli mostrano che i Turchi, di fronte al riaprirsi della discussione a Londra, comincino a battere il tamburo. Questa manovra era perfettamente attesa, ed ù già scontato. M. P.