La figlia di Madama Angot

La figlia di Madama Angot La figlia di Madama Angot (Nostra corrispondenza particolare) PARIGI, fchbraio. H 21 fcbbrajo del 1873, quella elio doveva diventare la più celebro fra le operette di Carlo Lecocq, venuta alla luco a Bruxelles tro mesi innanzi, si presentava por la prima volta all'applauso dei parigini sulle scene dello Folics-Dranuiliqii.es. Fu il primo sorriso di Parigi dopo la triplice tragedia dell'invasione, del crollo napoleonico e della Comune. iJer quattrocento sere consecutive, il pubblico più vario non si stancò di gremire il teatro dal proscenio alla piecionaja, acclamando attori ed autori. Ancorché non curnismentisatiplionalel'almilModi vmalpoenospiìitrionfale, la restaurazione, dopo tanto al- il rtro, del berretto frigio non poteva non reo-1 ronder gli animi degli abitanti della Capitalo I dfvi sensibili al repubblicanesimo testante del libretto di Clairvillo e Siraudin. In città, la gente, non aveva osato ricominciare a darsi del « cittadino > o della « cittadina », corno ai tempi eroici della sedicente sovranità popolare: la repubblica rinasceva anodina e stracca, nuda di orpelli e di festoni, , quasi una sposa condotta all'altare alla I tigattufamsonbel o cchealtchetichella, senza fiori d'arancio e in spolverino da viaggio. A tanto maggior ragione doveva piacere alla platea quel riapparire tatne nllènelle pieghe della sottana di Claretta Angot ' Bao fra i calamistri di Pomponnet della vecchia scapigliatura rivoluzionaria ; passata, puCper di più, al filtro di un temperamento . delartjstico quale quello del Lecocq, nutrito ' estdi butto il buonumore piazzajolo, scioperato dae Aulico, del Secondo Impero. Piacque j l'atanto, cho una ventina di anni addietro, I sciin provincia e "fuori della stessa Francia, | Pacome tutti ricordiamo, non aveva ancora finito di piacerò. Oggi, dopo una ecclissi che poteva a buon dritto giudicarsi definitiva, il cinquantenario della Figlia di Madama A^igot, celebrato con decoro pari alla reverenza ispirante l'esumazione sulle scene della Gaìté-Lirique, tenta, fra circostanze non molto dissimili ancorché in apparenza diametralmente opposte da quelle che ne accompagnarono i natali, rinnovale il miracolo di far ridere Parigi. Ce ne sarebbe bisogno. La vittoria ha lasciato i francesi più nervosi e preoccupati Ce Cnforcolradisla Leavbidi quel che mezzo secolo addietro non li ! chavesse lasciati la sconfitta. Mezzo secolo | covuol dir molto, nel corso di un'esistenza, fosia pure dell'esistenza di un popolo. La'ranatura fausta o infausta degli avvenimenti I beumani è determinata, in sostanza, novo si volte su dieci dall'età di chi li subisce; e disi sopporta meglio un rovescio di fortuna | laa trent'auni che nou un terno al lotto a I ancinquanta. Nel Settantatre l'evocazione frdella Parigi di Angelo Pitou e della signo- ; siblina Lauge nou poteva, ad onta di tutto, 1 trsuscitare nelle platee commozione parago- | nonabile a quella da essa suscitata oggi su I veplatee di cinquant'anni più vecchie. La Clrealtà specehiantesi nell'operetta famosa j necome una riva fiorita nell'onda di un ru scello non era ancora interamente morta o, per lo meno, non interamente morta era ancora in Parigi la speranza dì vederla rinascere. Cinque o sei mutamenti di regime in poco più di mezzo secolo avevano mutato la fisonomia della Francia e della sua Capitale meno di quol che non dovessero, dopo il Settanta, mutarla dieci lustri di intatta repubblica. Subito dopo la ca '.valgllamreduta del terzo Bonaparto, non era raro ; mtrovare a Belleville famiglie di oporaj in ! lecui il nonno avesse partecipato alla presa ' redella Bastiglia, il padre cacciato Carlo X i funel 1830 e Luigi Filippo uel 1S4S e fatto, gIo fucilate durante il colpo di Stato del 2 dicembre e il figlio si fosse battuto sulle barricato della Comune. Ecco tre generazioni che, per avvicendarsi di regimi, non dovevano aver duralo fatica ad intendersi. Oggi, senza rivoluzioni, nò colpi di Stato, fra nonni e nipoti l'abisso è invece insormontabile. I piani edilizi votati d'ufficio, fra la disattenzione generale, negli ultimi decenni hanno trasformato sin l'aspetto di tautiaadpcgParisi più di quanto non avessero fatto j fprima del Settanta i famosi sventramenti t Udel barone Haussmann, che avevano mes- i rso a rumore l'Europa. Il proprio della se- lconcia moti dell'Ottocento ò stato forse tquesto dar opera alla maggior copia di I imetamorfosi nella sostanza dei vecchi stati \mcol minor numero di segni esteriori dello j umedesime. Quel che si elaborava di nuovo jIo si sarebbe visto, tutfc'in una volta, uel | sqccisdclmsrirprd1914. E' così che .l'umiltà della pace piglia la propria rivincita sulla tronfia guerra. I periodi storici ricchi di date sono quelli nei quali in realtà uon accade nulla di nuovo. Nelle epoche veramente decisive pelle sorti del mondo gli annalisti depongono la penna, ed è dietro le quinte di un'apparente immobilità storica elio si accumulano le energie destinate a vouir spese nelle crisi di movimento. Ne consegue che se nel '73, ascoltando la Figlia di Madama Angot, si poteva ancora ridere, ascoltandola nel 1923 la cosa riesce assai mono facile: e non è raro che le stesse battute raggiungano oggi l'effetto contrario della prima volta, ossia dispongano alla malinconia, malinconia in cui al rimpianto estetico e romantico del Direttorio evocato dal libretto ó*ì Clairville e Siraudin si sovrappone quello del Secondo Impero critallizzato nella musica di Lecocq. Le stesse analogìe fra la visione che si poteva avere della vita nella Parigi di allora e quella che se ne ha nella Parigi di oggi acuiscono la coscienza dello differenze tra le due epoche e rendono il confronto tra esse tanto meno allegro quanto più suggestivo. A dar retta alio osservazioni che i casi quotidiani suggeriscono or qua or là a Pomponnet, a Pitou, n Claretta, a Larivaudière, si direbbe che il mondo in cinquant'anni, anzi in un secolo, sia rimasto tale e quale. Noi sappiamo, invece, ahimè, quanto esso sia diverso. Non ci consola' gran fatto il sentire le cittadine del Direttorio lagnarsi al mercato e in salotto del costo della vita -~ le candele a quaranta centesimi ì — uè Larivaudière constatare come « tutto si venda ormai, perfino Parigi ». Gli uomini sona sempre quelli: eppure si somigliano così poco! Larivaudière sborsa 30 mila franchi a Pitou, il celebre autore di canzoni satiriche, per indurlo a rifare alcuno strofe ingiù- i riosc scoccate il giorno innanzi all'indirizzo della sua protetta madamigella Lange, della Oomidie FranCaisc, amante di Barras, convertendole in un attacco contro ■ Larivojou, suo nemico personale ; e ciò j irli dà occasione di esclamare : « La poesia ° . a _ ., xt „.a i uosta troppo, quest'anno. Non ne comprerò , mai pm! ». ila Pitou giustifica la pròpria' incostanza osservando che « un ribaido nel„„!,, .,iim ... „ noi r,ir, „„; inta- vale un altro y o, nei gesto tori cui int.i-1eoa 1 assegno, non senza essersi prima assi- i curato che esso sia in debita forma, il cinismo è ancora un'ombra senza corpo, una entità, trascurabile. Oggi, contro le canzoni satiriche la signorina Lungo potrebbe somplioemente invocare l'assistenza del Tribunale, come quell'avvocatessa parigina ebo l'altro giorno riuscì a far condannare a mille franchi di ammenda un umorista di Montmartre irrispettoso della sua dignità di vestale ilei Foro, da lui esposta in strofe malizioso al dileggio dello platee. Ma la poesia non e che poesia, e vi sono ai dì nostri silenzi in prosa che si pagano assai piìi di trentamila franchi. Nò ci consola il ritrovare sul labbro di Pitou o di Poni ron,,ct> non "cordo più esattamente qualo dfvi rlue- esclamazioni rese ancora una volta , I tigiani della repubblica, allora rappreseli- i-o del ciò ([ihanccheprocorchimo FannTomN'orunadagcosbibconbisfati spiattuali dallo vicende politiche, quali quella > ci 1 giàK famosa: a Dacché abbiamo la libertà, io sono sempre in prigione », o nei salotti c'el bel mondo moscardini in « parrucca bionda o colletto nero » congiuranti con le duchesse come autentici camclols da Jloi o altri consimili animali e nialcdicenti ai par- tati dall'esercito, « ces soudards qui ventenne ni d'Egijpic et qui s'avkeht d'aimer la llèpub/ique pour elle me me », corno oggi ' Baudot maledice ai membri del blocco re- pubblicano. Certo, nulla ò nuovo sotto il sole, e le . delusioni dei popoli non sono una prero ' estiva contemporanea, se la figlia di Ma dama Angot cantava tanti anni fa, sul j l'aria ben nota e col pugno sull'anca, sai I scitando l'entusiasmo delle pescivendolo di | Parigi : i Ce n'èlait pas la pcin.c, ce n'clai.t pcs la pcinc. Ce n'ctnil pax la pcini as sur ime ut ne cìiangcr de n-<ivevnemeht\ Ma quello che non c'è più e che nessuna formale analogìa saprebbe renderci ò il colore del passalo, il senso degli imponderabili che erano come l'anima propria e distinta del passato. A eguale grado di malcontento politico, la Parigi di Madama Angot e quella di Lecocq, di Ofl'enbach, di Paolo de Kcck aveva, ai nostri occhi, il vantaggio di subirò almeno una sbirraglia pittoresca e spio ! che al palamidone nero come quello dei o | cocchieri da carro funebre, alla tuba spro fondante sulle fedine unte di sego e al paa'race] uà arrotolato, bitorzoluto come un ali I bero di trinchetto dalla vela ammainata, o si riconoscevano di lontano e permettevano e di battersela. Al mercato le comari spoetia | lavano sui prezzi dello derrate, ma avevano a I ancora il tempo di acciuffarsi pei capelli, e fra un baratto e l'altro, cosa oggi impos- ; sibilo in giorno di lavoro perchè hanno , 1 troppo da fare e in giorno di festa perchè - | nou vanno al mercato. In amore, gli incon, u I venienti, certo, non erano minori di-oggi, a Clai-etta Angot sa già che « va se fait inaia a j ne se dit pas », (a Cor l'amour est hy-po colStofimpecomNrluKaracogrritunprsuapgrgrzal'oramvicosi pamdiopscalseScsoInsicedecoKzizia a a o a sri a '.vite »), e madamigella Lange, incontrando, al balio Calypso l'oggetto dei suoi pensieri, gli chiede prima di tutto: « Come trovate la mia vesto? », mentre Larivaudière domanda a Pomponnet, fidanzato di Claretta : L. — Elle vous a trompè? p. — Pas encorc. L. — Ca viendra!... Ma c'era almeno, ancora l'amore, o al- o ; meno sembra a noi oggi che ci fosse. Oggi n ! le figlie delle Madame Angot non rinuncio, a ' rebboro così facilmente ai Pitou, che, a, X i furia di pescare nel torbido, possono da un o, giorno all'altro diventare deputati, aspet Gsnftcrccppzlvdcfzdcsel e an i. o, ro, mi di tando di diventare ministri, per sposare un modesto Figaro di quartiere. La loro era insomma uua Parigi romau. tica, o se non altro sentimentale, o se non altro pittoresca. La Parigi degli omnibus a cavalli sferracchianti sul ciottolato giallo di fimo; delle diligenze gialle e verdi coi postiglioni dalla trombetta e i clienti panciuti issati in serpe con un canestro sullo ginocchia, il parasole in una mano e un to j fazzoletto di "colore intorno al collo per ti t Uon macchiare di sudore la cravatta di s- i raso noro; dei lampioni a petrolio e dei e- lampionai in camiciotto azzurro, con la e tuba sullo ventitré e la scala a pioli in di I ispalla. Il terz'atto della Figlia di mudati \ma Angot, con le sue luminarie alla velo j ueziana e le sue sartine in capelli, ci provo jetta bruscamente dal nostro troppo realiel | stioo a strapuntino » della Galti-Lirique in questa Parigi lunare del petrolio e della candela di sego, tutta gomiti di strada e chiassuoli, tutta comignoli e impannate, intagliata a losanghe bianche e turchine strapiombanti l'ima nell'altra come i piani di un quadro cubista e in cui i corpi opachi ci sembrano prolungarsi nello spazio lattiginoso mercè fluide irradiazioni geometriche rotte qua e là dalla massa sinuosa di un'acacia, ricamate da gesti e sospiri di amanti. La Parigi di Gavarui, la Parigi di Daumier. Com'era bella! Le donne portavano le mutande lunghe, e, ad andare in carrozza, la velocità dei corsieri muoveva loro il capogiro, come alla Giorgetta del De Kock, mentre le cortine di broccatello di un'alcova ornata di amorini bastavano a mandarle in solluchero come borghesuccie di provincia. Ma por queste donno i Saint-Auge affrontavano la morte negli antelucani duelli alla pistola sui prati dei Campi Elisi, tornando dal ballo o dal teatro in scarpini lucidi e polsini di merletto, e i Lacaille dilapidavano un patrimonio... C'era ancora l'amore!, sospirano le sartine della via Lafayette, dondolando il capo con nostalgia alle vecchie note gaie dell'aria di Claretta: /•:/ de la mère Angot ]e suis la ftlle, je suls la »ile' l'i la Pile Annoi Tieni de tamii!" tieni de famili et C'era ancora l'amore!, confermano in silenzio i loro cavalieri socchiudendo la palpebra appesantita sulla guancia pallida contraila dalla logorante ansietà quotidiana. Evidentemente il cinquantenario della Figlia di madama Angot non riesce a far riderò Parigi, che non è più romantica e neppure sentimentale e, quasi, neppure più pittoresca... CONCETTO PETTINATO ia I lli di elno ano isi do nsa he tto n al et e do cq. si di rigi feonnto va or etdo sia ce, ci ne in e a ère ai, pre co! Pihe, iù- i snqgc0aq