Le memorie di Anna Wiruboff

Le memorie di Anna Wiruboff Le memorie di Anna Wiruboff Intrighi di Corte - L'invadenza del granduca Nicola - I sospetti contro la czarina - L'incosciente condotta della nobiltà russa - Un colloquio drammatico - Sospette conventicole all'ambasciata inglese .«I primi rombi dell'uragano ■ La catastrofe - Prigionieri! BERLINO, gennaio. 105 ho presentato un'altra volta la Riteneva Wirubofl, ex-dama di corte della zarina, ex-amica di Rasputin ed ex-reggitrice dietro lo quinto (cosi la pensava, «rme ricorderete, l'ambasciatore francese a Pietroburgo Paléologuc) della Russia imperialo. Ritorno oggi sulle memorie di Anna Wiruboff perchè, sebbene ella le inquadri in avvenimenti già noti, ci-racconta tuttavia particolari interessanti, momenti vìssuti del dramma russo. Oneste memorie non sono un quadro sótiale della Russia in guerra, non un esame delle cause profonde .che condussero quel grande paese alla pace di Brcst-Eitowski ed al bolscevismo, non una cronistòria nazionale : la Wiruboff viveva alla Corte e del suo ambiente ci narra gli intrighi ed i retroscena, alza nn lembo del ì»elo teso sull'intreccio ambiguo delle rivaHtà, dei pettegolezzi, delle sottili insidie... Sa, senza dubbio, un gran numero dello cause del tracollo russo le scopriamo, in questo libro — se si pensa che la Russia ni nelle mani d'una ristretta oligarchia. Sfa è anche imprudente prendere per oro 'colato tutto ciò che ci vien raccontando la signora Wirubofl, le cui .tenerezze per la zarina e le suo affermazioni sulla buona Volontà dell'imperatore Guglielmo ad evitare fl conflitto, giustificano abbastanza il sospetto dei rappresentanti dell'Entente cordiale sulle sue intelligenze col nemico. Il primo personaggio funesto che la Wirubofl ci addita è il comandante in capo degli esercita imperiali, il granduca Nicola: a sentire la Wiruboff, o almeno a yolee leggere tra le righe, si direbbe che il granduca meditasse di mettersi a poco a poco al posto dello zar : non pago del comando degli eserciti, il granduca Nicola faceva attivamente della politica, si teneva a contatto coi ministri anche più del necessario e li mandava a chiamare ài Quartier generale, impartendo ordini su ordini, mettendosi a capo d'un secondo governo, Hi cui natura dittatoria e militaresca costituiva un diretto pericolo per l'autorità, dello zar. n quale, nell'estate 1915, era più che. mai scontento del granduca e de' suoi sistemi di comando. L'esercito sprovvisto di mezzi, veniva spinto avanti alla cieca, senza avere le spalle protette da salde e ben munite posizioni. L'offensiva tedesca iniziò la serie delle disfatte : caddero una dopo l'altra Kowno, Nowogeorgijewsk e finalmente Varsavia. « Io ricordo — scrive la Wiruboff — una sera, in cui la zarina ed io sedevamo sul balcone a Zarskoje Selo. All'improvviso comparve lo zar, bianco conio un cencio, e ci annunciò la Pèrdita di. Varsavia. La sua calma abituale l'aveva abbandonalo. « Così non' si va avanti ! n esclamò e battè il pugi.o sul tavolino. « Non posso rimanere qui impassibile a contemplare come l'esercito viene distrutto ! Vedo gli errori e debbo tacere... ? Oggi Kriwoscliojin (uno dei migliori ministri dell'Impero) mi lia aperto gli occhi sulla situazione ». Lo zar raccontò alcune manovre del granduca e si mostrò preoccupato dei pericoli d'un doppio governo. Dopo la caduta di Varsavia, lo zar decise — senza che Rasputin, la zarina od io esercitassimo la minima pressione — di assumere il coniando dogli eserciti ». Qui comincia a svelarsi il triste quadro delle diffidenze e degli intrighi. La zarina p la prima-ad essere colpila dal sospetto i- polare : naturalmente, assicura la Wirn 3, a torto. La zarina si sacrificava por soccorrere ed aiutare i feriti : l'alta società russa, perfino i più alti personaggi della corte, la indicavano senza metafore come una spia tedesca, l'accusavano di corrispondere cui nemico. E invece la zarina aveva ricevuto una sola lettera da' suoi parenti, una secca lettera del fratello, il principe di Hesscn, che là rimproverava di non occuparsi dei prigionieri tedeschi. Insieme coti la zarina, erano sospettati di spionaggio quanti portavano un nome germanico : primi il conte Friederich e Stiinner, die pure non capivano una sola parola di tedesco... I nobili delle regioni baltiche passavano per agenti al servizio della Germania ed il granduca Nicola li mandava senza pietà in Siberia, « mentre i loro fratelli combattevano valorosamente nell'armata russa. L'imperatore avrebbe fatto molto meglio — commenta la Wiruboff — ad appoggiarsi su quei disgraziati baroni baltici che non sulla nobiltà russa, la quale non ha compiuto per la maggior parte il suo dovere .verso la palria ». Non ostante queste prime avvisaglie di sfacelo, l'esercito continuava a battersi, fedele allo zar : il quale ritornò una volta da una visita ai campi di battaglia meridionali e mostrò esultando alla zarina la croce di San Giorgio (il più elevato ordine militare russo), offertagli dall'annata del sud. La zarina stessa glie la appuntò sul petto e tutti i presenti dovettero baciare la decorazione. E*ti era fuor di sè dalla gioia. Ma il valore e la fedeltà dell'esercito, che continuava a lottare senza mezzi, nulla potevano contro il marcio della società '.li Pietrogrado, corrotta e pettegola, cinica e antipatriottica, che invece di dare un esempio di austerità o almeno di serietà ftivadova teatri e ritrovi eleganti, faceva f/roggio di ricchezza e dì lusso, portava da gn tutto il contagio deira sua indifferenza. Un sarto francese (il Paquin di Pietrogrado) assicura che non furono mai ordinati tonti, abiti e venduti tanti gioielli come lie.ll'invenio J915-16. Per la nobiltà russa la guerra non esisteva o, meglio, era una ragiono di più di spasso, una specie d'ebrezza barbara che pareva giungesse dalla fronte lontana come un gran soffio tra.volgilore e pieno d'effimera vitalità. La nobiltà russa — ritorna alla carica la Wiruboff nella sua difesa della zarina — ledeva tutto il suo compito patriottico nel calunniare la zarina : arrivavano alla sovrana lettere su lettere che quasi non rispettavano più le forme esteriori dell'ossequio. Voci malvage eran divulgate dai nemici dell'imperatrice. Così, una volta, Bina dama di corte si recò dalla sorella della Wiruboff e le confessò, tra i segni «ella-più pazza ilarità, elio ella ed alcuni amici suoi s'erano divertiti a raccontare fcra gli operai d'una fabbrica che la zarina tobbriacaya lo zar, regolarmente ogni giorno... « E bisognava vedero — aggiunse la dama — come quei poveri diavoli si mostravano indignati ! » Tra la gente di popolo e nei salotti dell'aristocrazia^ nelle redazioni dei giornali e al Comando supremo, il dire male della zarina diventò tino spasso ed una necessità. _ Calunnia od csageraziono di verità che fosse, la dignità della famiglia imperiale sfumava ; dal trono di Pietro il Grande e di Caterina II, i sovrani decadevano ncr la beffa e l'insolenza della nobiltà, che spensierata e perfida, dimenticava di royinare sè stessa insieme con i suoi domini!. I membri stessi della famiglia imperiale so la prendevano con la zarina. 11 granduca Nicola Michailovic-scriveva allo W, quasi imponendogli di far cambiare condotta alla moglie se non voleva che si attentasse alla sua vita. Il granduca Alessandro, cognato dello zar, chiese a tutti 1 eosti un colloquio con la zurina. Ella «ra ammalata e lo ricevette coricata, mentre lo sax stava in una camera vicina, te¬ mendo che il colloquio prendesse una piega drammatica, tanto erano tesi i rapporti tra l'imperatrice e il granduca. Questi volle difatti senz'altro imporro il licenziamento di Protopopoff d'ultimo ministro degli Interni dello zar ed ucciso più tardi dai bolscevichi), la formazione di un Ministero parlamentare e l'astensione assoluta della zarina dagli affari di Stato. 11 colloquio diventò davvero drammatico, tanto che lo zar accorse e preso le difese della moglie. ir granduea parlò senza reticenze : il sovrano doveva accordaro delle riforme, so gli era caro il trono. Il sovrano rispose decisamente che non poteva accordare riforme fin tanto che i tedeschi scavavano trincee nel suolo russo. Egli, per quanto conscio dell'ostilità de' suoi stessi parenti, non ebbe il coraggio di seguire il consiglio del duca Alessandro Georgijevic affinchè tutti i membri della Casa imperiale gli ripetessero il giuramento di fedeltà. Dal canto suo, l'Inghilterra, gelosa della sua padronanza dei mari e timorosa di trovarsi alla Conferenza della pace di fronte a una Russia strapotente e vincitrice, cercava d'indebolire l'Impero. Nell'agosto 1916 si cominciò a - sapere alla Corte di certi intrighi dell'ambasciatore inglese sir Buchanam, il quale, secondo quanto disse una volta lo zar alla Wiruboff, teneva sospette riunioni all'Ambasciata, riunioni cui partecipavano perfino dei granduchi. Lo zar aggiunse che pensava d'inviare un telegramma a Re Giorgio, perchè si ordinasse da Londra all'ambasciatore di non immischiarsi nella politica interna della Russia. Lo zar non osò chiedere il richiamo dell'ambasciatore : « Questo — disse — sarebbe troppo ! » Tutti gli stranieri parevano fare a gara per minare il trono. Racconta la Wiruboff che un giorno ella accompagnò la zarina al Quartier generale, dov'era lo zar con i rappresentanti militari dell'Intesa : il generate inglese WlUiaxns con il suo Stato Maggiore, il generale francese Janius, il generale belga Friquel, ufficiali italiani, serbi, giapponesi. « Prendemmo la colazione in giardino e ci disperdemmo dopo per i sentieri del parco. Io stessa udii un gruppo di ufficiali stranieri, che si facevan beffe della zarina e ne commentavano l'arrivo al Quartier generale con queste parole : te Sarà venuta a portare al marito gli ultimi' ordini di Rasputin... ». Di giorno in giorno cresceva il malcon tento nel paese. I soldati tornavano dalle licenze sfiduciati e col germe della rivol ta nell'anima. I casi d'insubordinazione diventarono più frequenti. Infine la fuci lazioue a tradimento di numerosi ufficiali uccisi dai loro proprii uomini, diede il pri mo aperto segno della ribellione. Qualcuno insistette ancora presso lo zar, esortandolo ad allontanare il turbine che stava per abbattersi sull'impero col concedere riforme. La risposta fu ancora la stessa : « Fin che i tedeschi calcano il suolo russo, nulla concederò. Sarebbe un troppo grave segno di debolezza ». Cotidianamenle, ormai, si presentavano informatori sulle congiure tramale dui rivoluzionarii. L'ultimo che si recò dalla Wirubofl fu un certo Tichanovic, che la supplicò di fargli ottenere un'udienza dallo zar. Ma lo zar non aveva tempo e pregò la zarina di ascoltare l'uomo, che portò prove sicure della propaganda d'una certa lega, cui appartenevano Guckoff e Rogjanko, per la detronizzazione dei sovrani. La zarina ringraziò l'informatore, osservando tuttavia che i suoi timori le sembravano esagerati. Come si poteva pensare che il popolo russo, i cui figli cadevano a centinaia di migliaia sulla fronte per la patria e per i suoi sovrani, congiurasse alla rovina ? Ma il popolo congiurava davvero : se congiura significa silenziosa condanna d'un regime e d'un sistema, stanchezza per una guerra terribile e non sentila, sdegno per il bagordo ignobile della classe dominante ; se congiura significa quel malcontento sordo che fa d'una massa aniorfa un esercito di rivoluzionarii al comando d'un manipolo d'uomi d'azione. Ed il granduca Paolo Alessandrovic portò pel primo alla zarina la notizia della principiata rivoluzione. Ad uno ad uno, gli alti cortigiani scomparvero ; alcuni per paura, altri perchè arrestati. La zarina non volle chiedere consiglio a nessuno, uà volle rivolgersi per aiuto alle rappresentanze diplomatiche estere. Restò sola, con qualche domestico e qualche amiC,H„ GJ' f'venti precipitano nel racconto della Wiruboff: ecco i soldati, i primi soldati rivoluzionarii, penetrare nel castello imperiale e guardare curiosi in ogni angolo e farsi dare timide spiegazioni dai servi rimasti. Parevano ancora spaventati dalla propria audacia. S'interessavano specialmente del principe ereditario e andarono a trovarlo nella sua stessa stanza dove se no stava tremando, mentre qualche colpo di fucile rimbombava nel parco • i soldati della guardia tiravano per diletto sugli animali cari allo zar. Anche la notizia dell abdicazione dell'imperatore fu portala alla zarina dal granduea Paolo. Ella vacillo sotto il colpo : « Il mio povero amato e solo in questo momento, e soffre ! Mio Dio, come deve soffrire ! ». Gli mandò un telegramma supplicandolo di tornare ; lo venne respinto con l'annotazione: «sconosciuto »... Ma lo rivide infine, il 22 di marzo del 1917, nel parco del castello circondato da sei soldati con la baionetta m canna. La dolcezza del rivedersi superò per un momento l'atrocità de le umiliazioni di quei giorni. Lo zar si abbandonò piangendo tra le braccia della moglie. Ottennero il permesso di passeggiare un po' insieme. La zarina stessa raccontò più tardi la scena alla Wiruboff : « Io non dimenticherò mai quanto ho veduto : nel giardino del castello stavano il signore della Russia ed il suo devoto amico, ij principe Dolgoruki. attorniati da un picchetto armato : i soldati colpivano spesso lo zar ora con i pugni ora con i calci dei fucili, gridandogli : « Di là non si può andare, signor colonnello ! Ci faccia il piacere di tornare indietro 1 Sia M& tgeUì'Ie dl o^edire a quanto le si dice ! ». Ad un cerio punto, lo zar li guar- stelì qU 6 "trÒ lentflI»ente nel ca- MASSIMO CAPUTO.

Persone citate: Anna Wiruboff, Bina, Paolo Alessandrovic, Paquin, Re Giorgio