"La politila della Francia nella Ruhr viola il trattato di Versailles"

"La politila della Francia nella Ruhr viola il trattato di Versailles" "La politila della Francia nella Ruhr viola il trattato di Versailles" (Servizio speciale della «Stampa») Ld Londra, 27, notte. A rispecchiare le impressioni londinesi di stasera sulla crisi nella Ruhr serve meglio qualche cifra che mezza colonna di chiarimenti. Il marco tedesco è salito oggi nientemeno che a 12-ì.OOO 1 e il franco francese a 73,40, e quello belga a SI,70. Il carbone di esportazione, che a Cardili costava qualche mese addietro circa 22 scellini alla tonnellata, ba raggiunto oggi i 29 ed i 30 scellini. Si segnala inoltre, di fronte alla domanda che cresce, una tendenza generale al rialzo dei prezzi non solo del carbone, ma dell'acciaio. Per il momento l'Inghilterra, oltre a salvarsi in certa misura l'anima, si salva anqhe la borsa ; ma tutti sanno che si tratta solo di un momento... Oualche organo ministeriale del gruppo reazionario cerca bensì di far credere che da un in qua le grandi occasioni del commercio glese siano cresciute, anziché diminuite; ina all'obbiezione è tacile rispondere che, se momentaneamente ciò è vero, è pure innegabile che la politica di Poincaré non mancherà di infliggere un fiero colpo anche all'economia britannica. La risposta dei consulenti della Corona Stamane il Daily Express, in un telegramma da Magonza, diceva che era già in corso di stampa colà un proclama di origine francese, con la data del l.o febbraio, il quale annunzierebbe l'erezione della Renanìa in Ilepubblica autonoma. Il più profondo segreto era tenuto sui piani relativi allo sboccio di questa autonomia franco-belga. Sinora non risulta qui che la notizia sia stata smentita: anzi, certi fogli parigini, preannunziami uim grande sorpresa, tenderebbero piuttosto a confermarla. Neanche la Repubblica renana giungerebbe inattesa qui a Londra, e non è escluso che Bonar Law abbia ieri por il momento ceduto a quei ministri erre vogliono restare a Colonia, appunto perche subodorano il nuovo avvenimento. Con una zona di occupazione britannica accampata nel mezzo, la nuova Repubblica nateci ebbe con una grossa ralla a] piede. Colònia si (^sformerebbe in un rifugio politico, o vi Testerebbe naturalmente la Gazzetta <U Colonia, alla quale il comandante inglese,' il generale Gofiey. lascia inglesemente stampare tutto ciò che le piace. Se poi l'ancora sospeso richiamo del contingente britannico, come attestano varii telegram" J. soddisfa anello Parigi, tanto megliol La .rancofila Marnino Post ancora oggi nega che nella riunione di Gabinetto di ieri sia stato, riesnminnta la questione della legalità dell'invasione francese della Ruhr. Invece il libPrale Daily \'ews dice che negli ambienti politici coito insistente la voce che i consulenti giuridici della Corona (e il giornale li nomina personalmente) hanno fornito a Bonar Law il parere clic la politica della Francia nella Ruhr costituisce una violazione del trattato di Versailles. E si capisce perfettamente. Quando una guerra viene combattuta da più potenze è assurdo che si voglia o si ppssa conferire poi ad uno dei soci il diritto di amministrare per conto suo e secondo le idee proprie la riscossione di tutte le Indennità dovute dai vinti. Si afferma che Bonar Law ha fatto parlare di nuovo a Poincaré dal suo ambasciatore a Parigi; ed al tem^o stesso ha fatto, parlare al Cancelliere Cimo dal suo ambasciatore a Berlino, che ancora e sempre è lord D'Abernon, il diplomatico più inviso al Cual d'Orsay. E' possibile che si debba a queste ultime conversazioni la notizia secondo la quale il Governo tedesco non sosterrebbe ora che il trattato di Versailles è slato ucciso dall'azione francese : ma che è sialo soltanto sospeso. In pratica, per il momento, e la stessa cosa. il progetto americano per i debiti L'intera questione dell'atteggiamento americano verso l'Europa è. risospinta oggi in primo piano dal ritorno dell'on. Baldwin, il cancelliere dello Scacchiere inglese, che capeggiò la missione britannica a Washington per il consolidamento del debito di guerra. Ciò che egli ha detto ai reporters sbarcando a Southampton conferma alcune pubblicazioni dei giorni scorsi, secondo cui l'oo. Baldwin voleva accogliere senz'altro lo controproposte americane che conoscete già, ma fu pregato da Bonar Law di lasciare in sospeso tutto quanto, e tornare subito a Londra, per una relazione confidenziale. Baldwin, in poche parole, prima ancora di vedere Bonar Law, ha dichiarato sullo sbarcatalo che la sola alternativa possibile è di accettare il problema di soluzione suggerito dai com> missari americani per il debito, e pregare Iddio che il Congresso poi non lo bocci. Il progetto in questione esige che l'Inghilterra paghi il suo debito, di circa 900 milioni di sterline — pari, al cambio attuale, a più di 87 miliardi e 300 milioni di lire italiane — entro il termine di una sessantina di anni, con un fondo annuo di ammortamento pari al 1/2 % del capitale e con un interesse del 31/B %. Questi almeno sono i dati più attendibili, salvo la percentuale dell'Interesse. che ormai ft indubitabile, perchè 6 stata specificala oggi dall'on. Baldwin in persona. Tutto ciò impegnerebbe l'Inghilterra a versare al Tesoro americano da SO a SI milioni di sterline all'anno, secondo 11 livello del cambio. Quanto a quest'ultimo, il Cancelliere condivide la certezza degli Americani, secondo cui il dollaro e la sterlina torneranno presto alla pari. Non si tratterebbe però di una grande rivalutazione della sterlina, quanto di un certo svuotamento del dollaro. Non sappiamo se l'erario inglese, colle allegrezze in prospettiva per tutti, sarà capace di sborsare trenta milioni di sterline all'anno per un sessantennio (una somma complessiva che. coi debiti capitalizzati, si fa quasi iperbolica). Ma l'on. Baldwin crede che aspettare sarebbe peggio, poiché nel frattempo, il tasso di interesse provvisorio è del 4 per cento, e secondo lui non esiste la menoma speranza di ottenere che l'America offra condizioni migliori. La parola " cancellazione „ dà sui nervi,.. L'unico problema adesso, sempre secondo il Cancelliere, è se il GabineUo di Londra si adatterà alle condizioni suggerite da Washington. Egli, per conto suo, non intende affatto ritornare in America per questa intricata questione dei debiti. Meglio dare subito il benestare, ed è vano mantenere illusioni su eventuali risultati di ulteriori trattative. Qualsiasi mutamento di opinione prevedibile negli Stali Uniti non riuscirebbe più favorevole, ma meno favorevole all'lnghltorra. Non 6 neanche certo che l'Inghilterra troverà le agevolazioni prospettato dai commissari americani, giacchè la Camera dei rappresentanti ed il Senato avevano stabilito per legge che l'Inghilterra fosso invitata a rimborsare l'America entro -25 anni, e coll'interesse del 41/4 per cento. Circa la cancellazione, ahimé I proprio nulla da faro. « La sola parola di cancellazione — ha detto l'on. Baldwin — dà sui nervi al popolo americano. Tocca ora al Gabinetto prendere una decisione sollecita, nerchò la legislatura amerlcana in corso si chiuderà col 4 marzo ; e se si attende la convocazione della nuova Camera, che seguirà forse nel prossimo dicembre, l'intero 1923 significherà per il Tesoro britannico un tasso continuato del cinque per cento ». La più parte dei giornali ha finora esortato il Governo ad accogliere senza tergiversare le proposte americane. Se la questione finanziaria è importante, quella politica la supera di gran lunga: conviene sottoporsi a qualunque sacrificio, pur di mantenere la estrema cordialità di rapporti e la rispondenza di spirito che indubbiamente esisto ora (debili a parte), tra l'Inghilterra e l'America. Non inanca però qualche foglio, anche ministeriale, come il Dailu Express, secondo cui si fa presto a dire « paghiamo » ; ina bisogna vedere se ci sono i fondi; ed è imprudente comunque di rischiare di pagaie troppo. Nei riguardi poi degli altri debitori, sia verso l'America che verso l'Inghilterra, lenotizie apportate dall'on. Baldwin sono implicitamente alquanto malinconiche. L'America non può esigere tutto da Tizio e condonare tutto a Caio : mentre l'Inghilterra, da parte sua, non può materialmente pagare tutto a Caio e condonare tutto a Tizio. Ma le maschere del funebre veglione riapertosi sul continente non pensano certo a queste miserie... Un barlume di speranza : il senatore Borali Rimane un barlume di speranza ; e l'ironia della storia vuole che esso sia incarnato da quel senatore repubblicano Borali che fu il pili inesorabile paladino dell'isolamento americano nei giorni di Wilson : ma che ora non dà tregua a quella che egli descrive come « la politica cssenteistica ed egoista del Presidente Harding », verso gli sconquassi ed i patimenti dell'Europa. Il sen. Borah è interventista a fondo, specialmente contro la impresa della Ruhr, con annessi e connessi: vale a dire contro là Francia: Egli sostiene in pubbliche dichiarazioni che la guerra, dopo tutto, è stata vinta soltanto dal peso decisiva degli eserciti americani, e che anche la pace si potè fare per merito dell'America attraverso 11 Presidente Wilson. Perciò, se l'America facesse alfine sentire la sua voce, guai a chi non l'ascoltasse I Tempo addietro Borah aveva proposto al Senato un ordine del giorno che invitava Harding a convocare subito una conferenza economica mondiale; ma il Governo lo persuase a ritirarlo, assicurandolo che la presidenza si era già incamminata per tale via. Poscia, di repente, là Francia marciò nella Ruhr, e la Casa Bianca non si mosse più. Fra qualche giorno quindi Borali, i cui sostenitori dicono che il Governo americano si 6 lasciato ingannare e canzonare puerilmente dal Governo francese, tornerà alla carica, riprésentàhdo al Senato il suo ordine del giorno. Il dibattito sarà interessante, anche perchè ilari modo di sondare definitivamente l'opinione pubblica in America, la quale in teoria inclina senza dubbio a seguire piuttosto Borah che Harding e Hugues; ma in pratica non cava, e forse non vuole cavare, un ragno dal buco. Il senatore Borah tuttavia, sospinto anche dagli interessi finanziari dell'Est e da quelli agricoli dell'Ovest, sembra proprio risoluto a provocare il dibattito ; ma resta a vedere se le forze gli basteranno. Per ora la questione dell'intervento è discussa e ridiscussa in America traverso una congerie di pubblicazioni e di polemiche Scti/a fine ; ma l'atmosfera che queste sollevano si direbbe piuttosto di confusione che di deliberazione. Negli specifici rispetti dell'Inghilterra ad ogni modo si può ritenere positivo che da tutto questo gran discutere emergano le maggiori dichiarazioni di simpatia e di amicizia che questo paese abbia mal riscorso sull'altra sponda dell'Atlantico. Su per giù appaiono generalizzabili in grandissima parte dell'opinione americana le parole che il gen. Hallen, il comandante americano a Coblenza. versava in seno al corrispondente della Revter, alla vigilia di rimpatriare: « La ovvia concordanza di vedute fra il Governo americano e quello inglese verso certe direttive politiche e certe misure che vengono mandate ad effetto in Europa, indica — dichiarò il generale — quali siano le cose fondamentali che stanno a cuore delle due nazioni ». _ M. P.