Ritorno in patria

Ritorno in patria Ritorno in patria ■r Dalla novella «Tonio KrOgcr», col gentile j- consenso dell'autore. « Tonio Kroger », : come Thomas Mann stesso dico In un suo ! libro di confessioni, 6 una ballata in prosa, | in col risuonano clementi eterogenei : ma; llneonla e critica, intimità o scetticismo, — | che sono appunto gli elementi fondamentali dello spirito dello ecrlttoro di Imbecca, [ ma fusi nell'onda musicalo d'un elogia. Pro> suppone • Tonio Kroger » .1 « Budden' broolts», il gran romanzo delia decadenza d'una famiglia (Il mercanti anseatici, ed 6, corno 11 • Butldcnbrooks • ed altre novelle, ancor sempre la storia personal» di Tu. Mann. La unalo storia, dopo l'epico crollo famigliare, si volge alla nostralgica vocali one del passato. all'Ironica contemplazione del presente e sopratutto si sublima nello sforzo di consolidare col mezzi e nel limiti dell'arto, di fronte allo rumorose improvvisazioni carienti, li regno della coy.lenza. v. E Tonio Kroger parti per il Nord. Viaggiò concedendosi dei comodi (soleva dire d'aver ben diritto ad un po' di comfort chi ha intei-iorniento una vita tanto più diffìcile degli altri) e non si fermò prima d'aver visto levarsi nell'aria grigia davanti a 6è le torri dell'angusta città, dalla quale un giorno ora uscito. Foce colà una breve, curiosa sosta... C'cran le cittadine a duo cavalli nere, smisuratamente alte ed ampie fuori in fila! Non ne prese nessuna; le mirò soltanto come mirava ogni cosa all'intorno, gli stretti frontoni a cuspide delle case, le torri aguzzo salutanti dall'alto i tetti sottoposti, i biondi uomini indolenti e massicci dalla parlala larga o pur rapida; e gli venne un viso nervoso, che rassomigliava stranamente al singhiozzo. Cammi. nava a piedi, andando adagio, — sempre l'oppressione del vento umido contro la faccia! — dal ponte coi parapetti-ornati di statue mitologiche, per un pezzo lungo il porto. Gran Dio, come tutto appariva minuscolo e tortuoso! S'erano arrampicate sempre cosi strambamente erte verso la città lo viuzze dallo caso cuspidate? I fumaiuoli e gli alberi dei bastimenti dondolavano piano noi vento e nel crepuscolo sopra il fiume torbido. — Doveva salire quella strada laggiù, nella qualo era la casa ch'egli aveva in mente? No, domani. Era così insonnolito ora! Il viaggio gli faceva ancora il capo pesante, e lenti, nubi» losi pensieri gli traversavano l'anima. Talvolta in quei tredici anni, quando ad esempio non digeriva bene, aveva sognato di ritrovarsi di nuovo a'casaj nell'antica casa rimbombante della viuzza obliqua, e c'era anche suo padre a strapazzarlo della sua vita disutile; ed ogni volta egli aveva trovato la cosa perfettamente in regola. La realtà adesso non pareva diversa in nulla da quest'ingannevoli sogni... Camminava r lo strade ventose, poco frequentate, tenendo il capo piegalo contro l'impeto dell'aria, come un sonnambulo nella direzione dell'albergo, il primo della città, dove voleva pernottare. Un uomo dalle gambe storte, munito d'un asta alla cui cima guizzava una fiammella, andava davanti a lui con un passo sbandante da marinaio ad accendere i fanali del gas. Glie cosa sentiva il reduce? Che cosa era ciò che sotto le ceneri della sua stanchezza ardeva oscuro, dolorosamente senza riuscir a diventare vampa viva? Silenzio, silenzio e nessuna parolai Nessuna parola! Sarebbe continuato volentieri ad andare lungo tempo ancora così nel vento per le piccole contrade piene di crepuscolo e come in sogno famigliari. Ma ogni cosa era sì angusta e vicina, l'una all'altra! Si faceva presto ad arrivare alla mèta. Nella città alta c'erano lampade ad arco; appunto si accendevano allora. E c'era,- là, l'aibergo o sul davanti i duo leoni neri, dei quali da bambino aveva avuto paura. Si guardavano ancor sem- gre coll'aria di voler starnutire; ma semravan divenuti tanto più piccini! Tonio Kroger passò frammezzo.a loro.. Essendo a piedi fu ricevuto senza troppe cerimonie. Il portiere ed un signore molto distinto, vestito di nero, che faceva gli onori e respingeva di continuo coi mignoli nelle maniche i suoi polsini, lo squadrarono attentamente dalla testa alle piante, visibilmente sforzandosi di venir a capo del suo ceto sociale, d'indovinar la sua categoria gerarchica o borghese per assegnargli un posto nella loro stima, senza però riuscirvi, onde si decisero per una parca cortesia. Un cameriere, un mite uomo dallo basette biondo-pane, con un frack lucido di vecchiaia e i salvatacchi allo scarpe silenziose, lo portò, due scale su, in una camera pulita, mobiliata all'antica, dietro la cui finestra s'apriva nella luce crepuscolare una pittoresca vista medievale di cortili, di frontoni cuspidati e delle bizzarre forme della chiesa, nelle vicinanze della quale l'albergo era sigiato. Tonio Kroger rimase un po' di tempo dinanzi a quella finestra, poi si sedette braccia conserte sull'ampio sofà, contrasse i sopraccigli e prese a fischiettare. Col lume giunse il bagaglio. Insieme il mite cameriere depose sulla tavola la scheda per la polizia. Tonio Kroger vi scarabocchiò sopra qualcosa che assomigliava a nome, condizione e provenienza, poi ordinò una piccola cena, continuando dal .suo angolo di sofà a guardar fisso davanti a sè. Apparecchiatagli la cena, egli rimase a lungo senza toccarla; infine prese un paio di boccóni e passeggiò ancora un bel pezzo in su e in giù, fermandosi tratto tratto e chiudendo gli occhi. Quindi .si spogliò adagio e si mise a letto. Dormi a lungo tra sogni confusi e singolarmente nostalgici. Quando riapri gli occhi, vide la camera piena della luce del giorno. Rammentò stupito precipitosamente dove fosse ed aprì le tendine. L'azzurro già un po' pallido del cielo di tarda estate era corso da esili brandelli di nuvole sfilaccicate dal vento: ma sole splendeva sopra la città dei suoi padri! Pose anche maggior cura del consueto nell'abbigliarsi; si rase e si lavò con molta attenzione, si fego fresco e lindo come per una visita ad una corretta casa signorile, dove avesse dovuto fare una bella, impeccabile figura;. e. durante tutto quell'armeggio intanto sentiva il cuore battergli ansiosamente. Che chiaro fuori! Si sarebbe sentito meglio se il crepuscolo avesse inondato le strade, come ieri; invece doveva adesso camminare sotto gli occhi della gente nella luce del sole. Avrebbe incontrato conoscenti, .sarebbe stato fermato, interrogato, costretto a rispondere in qual modo aveva trascorso quei tredici anni? No, grazie al cielo, nessuno lo conosceva più; e pur chi si ricordasse ancóra di lui non l'avrebbe riconosciuto, perchè egli s'era davvero un po' cambiato nel frattempo! Si osservò attentamente allo specchio, e subito si senti più sicuro dietro la sua maschera, dietro il suo viso precocemente trasformato, più vecchio de' suoi anni... Dove andava? Non lo sapeva. Come ieri. 'Appena si rivide circondato da quella folla misteriosamente no 'e ed amica di cuspidi, di torrette, di portici, di fontane, appena risenti in viso l'impeto de) vento, del forte vento che portava con sè un tenero ed acuto aroma di sogni lontani, la sua anima fu come involta da un velo, da una trama di nebbia. I muscoli del suo volto si spianarono; e con occhi ridivenuti tranquilli egli contemplò nomini e cqse. Forse laggiù, a quell'angolo di strada, si sarebbe destato... Dove andava? Gli pareva che la direzione presa stesse in qualche rapporto coi tristi sogni della notte, gravi di pentimen to. Andava verso il mercato, passando sotto gli archi del Municipio, dove dei macellai pesavano con mani insanguinate la loro merce, verso la piazza del mercato, dova sorgeva alta, aguzza, ricca di dettagli, la fontana gotica. Là si fermò davanti una casa stretta, semplice, simile a tante altre, con un agile frontone traforato, e s'immerse nella contemplazione di essa Lesse la targa del nome, lasciò fermare gli occhi per qualche tempo ad ogni finestra. Poi si voltò lentamente per tornare. Dove andava? A casa. Ma fece un giro largo, una paàseggiata fuori porta, perdio aveva tempo. Passò dal muraglione dei mulini, sempre difendendo il cappello dal vento, che mormorava e strideva negli alberi. Non lontano dalla staziono abbandonò le mura, vide un treno passare sbuffando con una goffa fretta, contò per spasso i vagoni e diede anche un'occhiata all'uomo, che sedeva in cima a tutti sull'ultimo carro. Ma alla piazza dei tigli s'arrestò dinanzi ad una delle belle ville, spiò a lungo nel giardino e su verso le finestre e finalmente si sorprese a far girare sui cardini il cancello si da farlo stridere. Guardatasi dòpo per un tratto la mano fredda e rugginosa, tirò via di nuovo traverso la tozza porta antica, lungo il porto, su per l'erta viuzza ventosa verso la casa de' suoi genitori. Stava chiusa tra le case vicine, che soprawanzavano la sua cuspide, grigia e severa come da trecent'anni. Tonio Kroger lesse la pia scritta semistinta sopra l'ingresso, poi trasse un respiro profondo ed entrò. Il cuore gli battè affannosamente al pensiero che da una delle porte del pianterreno, davanti le quali appunto passava, potesse uscire suo padre in abito da lavoro, la penna sull'orecchio, e lo fermasse e gli movesse duri rimproveri per la sua vita stravagante, ciò ch'egli avrebbe trovato perfettamente in regola. Avanzò invece indisturbato. La bùssola non era chiusa, ma solo accostata, il che gli parve degno di biasimo; nello stesso tempo sentiva però tutto esser come in certi sogni leggeri, ne' quali gli ostacoli cedono da sè, onde noi possiamo, favoriti da una straordinaria fortuna, procedere senza impedimenti innanzi... L'ampio vestibolo lastricato coi grandi quadrelli di pietra risuonò sotto i suoi passi. Di fronte alla cucini! muta risaltavano come un tempo fuori della parete a considerevole altezza i bianchi usci curiosi e pesanti ma lindi dello camerette delle domestiche, alle quali si accedeva solo dal vestibolo per una scaletta provvisoria. Ma i grandi armadi e le cassapanche intagliate non c'eran più al loro posto. 11 figlio della casa salì lo scalone maestoso, appoggiandosi alla ringhiera traforata di legno laccata in bianco; o ad ogni passo levava la mano per lasciarla quindi ricadere adagio al ritmo del piede, come a tentar timidamente dijistabilire l'antica famigliarità col veceftio, solido sostegno. Al ripiano, fuori l'entrata al mezzanino, si dovette fermare. Sulla porta stava inchiodata un'insegna bianca, che portava scritto : « Biblioteca popolare ». — Biblioteca popolare?, pensò Tonio Kroger; gli pareva che nè il popolo nè la letteratura ci avessero a che vedere. Bussò all'uscio. Si udì un « Avanti I», ed egli entrò. Scorse ansioso e cupo un mutamento sconvenicntissimo. Il mezzanino comprendeva tre stanze, i cui usci di collegamento erano aperti. I muri eran coperti in tutta la loro altezza da libri rilegati uniformemente ed allineati in lunghe file sopra scaffali scuri. In ogni stanza dietro una specie di banco sedeva un uomo mal vestito e scriveva. I due altri voltarono appena il capo verso Tonio Kroger, ma il più vicino alla porta si alzò in fretta puntando le mani sulla tavola e, — il collo allungato in avanti, le labbra mosse per parlare, i sopraccigli inarcati, — guardò il visitatore strizzando precipitosamente gli occhi. — « Scusi », disse Tonio Kroger senza distoglier lo sguardo da quei molti libri, « io son forestiero, di passaggio per la città. Questa sarebbe dunque la Biblioteca popolare? Vorrebbe permettermi di dare un'occhiata alle raccolte? ». — « Volentieri », rispose l'impiegato battendo ancor più precipitosamente le palpebre, a certo, e lecito a chiunque. Guardi pure... Desidera un catalogo? ». — « Grazie », rispose Tonio Kroger, « vedrò facilmente da me ». E prese a camminare adagio lungo lo pareti dandosi l'aria di leggere i titoli sui dorsi dei libri. Da ultimo tolse in mano un volume, l'aprì e si mise con esso alla finestra. Questa era un tempo la stanza della colazione. Qui si mangiava al mattino, e non sopra nella gran sala da pranzo dove bianche statue di dei balzavan fuori dalla tappezzeria azzurra E quell'altra era una camera da letto. V'era morta la madre di suo padre vecchissima tra gravi lotte, perch'ella era una dama di mondo, amante del piacere e stava attaccata alla vita. Più tardi vi aveva tratto l'ultimo respiro suo padre, l'alto, corretto signore un po' malinconico e pensieroso, sempre con un fiore di campo all'occhiello. Tonio aveva seduto ai piedi del suo letto di morte cogli occhi caldi di lacrime, tutto sinceramente abbandonato ad un forte e muto sentimento d'amore e di dolore. Ed anche sua madre era giaciuta ginocchioni presso il capezzale, la sua bella madre vivace, scossa allora da un pianto dirotto; e dopo se n'era andata lontano sposa dell'artista meridionale.... Ma quella più piccola terza stanza, là in fondo, anch'essa ora zeppa di libri sorvegliati da un uomo malvestito, era stata per lungo tempo la sua camera. Colà egli era ritornato ogni giorno dalla scuola, dopo aver fatto una passeggiata, come oggi appunto; contro quella parete stava il suo tavolino, nei cassetti del quale aveva nascosto i suoi primi veritieri ed ingenui versi. — II noce !... Un'acuta malinconia gli strinse il cuore; guardò da parte fuori della finestra. Il giardino aveva un aspetto d'abbandono, ma il vecchio noce stava ancora al suo posto e mormorava e strideva pesantemente al vento. Tomo Kroger lasciò cadere gli occhi :ul libro 'che teneva in mano, un'alta opera di poesia a lui ben nota. Guardò le righe nere ed i gruppi dei periodi, seguì anche per qualche minuto l'onda sapiente del racconto, come si sollevava passionataracnte viva verso un culmine d'effetto per poi magicamente calmarsi. « Eh, fatto bene! », esclamò e rimise il libro a posto volgendosi per andare. Vide che l'impiegato ancora in piedi batteva le palpebre con un'espressione incerta tra di servizievole zelo e di meditabonda diffidenza. — « Una eccellente raccolta vedo », disse Tonio Kroger. « Ho visto quanto mi basta. Molto obbligato. Buon giorno !... ». Non aveva più voglia di veder altro. A casa c'era stato. Sopra, nelle sale grandi oltre l'atrio a colonne abitavano degli estranei, capi; perchè l'ultimo ripiano era chiuso da una porta a vetri, che prima non c'era, con una targa di nome. Uscì, scese la scala, traversò il vestibolo rimbombante, abbandonò la casa do' suoi padri. Rifugiato nell'angolo d'un ristorante fece, taciturno, un grasso pranzo abbondante, poi ritornò all'albergo. « Ho finito », disse al signore distinto vestito di nero, « parto quest'oggi... ». JSlfVm MANN. (IHjwodusfene iMmZ