Un generale inquietante

Un generale inquietante Un generale inquietante PARICI, dicembre. I corridoi del Ministero della Guerra hanno anch'essi 1 loro pettegolezzi, come le quinto di un teatro: e dal giorno in cui l'avvento di una nuova costellazione parlamentare ha reso necessari rimaneggiamenti o ritocchi anche nelle alte gerarchie dell'esercito, la politica fa sentire la 6ua voce sin 6otto le austere volte del vecchio palazzo della via San Domenico. Il più grosso argomento di ciarle e di dispute è stato indubbiamente il ritorno tn grazia di Sarrail, Imposto dai radicali e apnpssloni'tn.inente osteggiato dai olericaleggiunti. 11 ministro Nodlct aveva dapprima pensnto n soJvóf canni e cavoli nominando l'exeatrapo di Salonicco, già messo a riposo per limite d'età, membro del Consiglio Superiore della Guerra. Ma, a conti fatti, si scoperse che Sarrail era il più anziano dei membri dopo Pétarln. e che di conseguenza sarebbe toccato a lui d'i supplirlo quale presidente in caso di assenza. La cosa 6embrò troppo forte e il Consiglio si sollevò in massa, esercitando pressioni sullo stesso maresciallo perchè ponesse innanzi il proprio veto. NaturalmenteIn questa insurrezione non mancavano certi riflessi politici: i motivi più seri pare stessero tuttavia nella paura delle novità che la presenza di Sarrail a un posto cosi eminente non avrebbe mancato di provocare negli ordinamenti e nei metodi militari. L'ex-generaitesìmo degli eserciti d'Orlante è Infatti noto come un partigiano audace delle riforme tatti che e strategiche che dovrebbero adattare l'organismo della difesa agli insegnamenti scaturiti dall'ultima guerra, e soprattutto come un difensore convinto del principio della nazione annata sostituita al vecchio esercito permanente a lunga fermai che costando all'erario sagrine! enormi, non fornisce ai paese in caso di conflitto &e non una massa di copertura capace solo di poche settimane di lotta, mentre per la guerra vera e propria, che dura anni, ci. sarebbe ancora tutto da fare. Lo S. M. francese dopo n 19t8 ò invece venuto riaccarez^ando, a quanto pare, le vecchie teorie scolastiche e teme che ogni innovazione... radicalo — è l'aggettivo che fa al caso nostro — riesca fatale alla solidità del quadri e all'efficienza della macchina mflt tare. Ergo, il ministro non osò passar oltre all'opposizione, e Sarrail dovè rinunciare ad entrare nell'Olimpo -dei supremi moderatori dell'esercito. LMnvaithnra it Stri» In compenso, Nollet e il governo ebbero la soddisfazione di infliggere al Consiglio Superiore un piccolo castigo, imponendogli-di rinunciare a 6ua volta ad annoverare più oltre fra i suoi membri il generale de Boìssoudy colpevole di aver cancellato da un regolamento militare una frase relativa all'obbligo dell'esercito di far rispettare le leggi e gli istituti della Repubblica ; cancellatura che il generale sostiene aver fatta a tìn di bene, riservandosi J di spiegare meglio in altro luogo i doveri politici dell'esercito, ma nella quale la maggioranza radicale © socialista aveva veduto invece uua subdola manovra del nero Maginot In quanto al Sarrail. invece del Consiglio Supcriore, NpWet gli impartì, come sapete, la Siria, investitura che il generale non poteva non accettare con entusiasmo, memore dei fasti di Salonicco. E l'offerta della Siria, se accontentò i gradi supremi dell'esercito, essendo un'ottima maniera per levarsi di tra 1 piedi l'inquietante guerriero, gettò nella costernazione il vecchio personale del Quai d'Orsa y. persuaso ebe l'arrivo di un anticlericale e di un massone della forza del Sarrail segnerebbe il tracollo definitivo dell'influenza Iran, ceso in Levante, notoriamente raccomandata all'attivila, dalle missioni cattoliche. Ma, anche questa è probabilmente una paura ingiustificata. Quando Sarrail prese 11 comando a Salonicco, le cronache asseriscono che la 6ua prima visita ufficiale fu per il Superiore (lolle Missioni cattoliche, il gesuita Lobry. Le visite divennero di po,i così frequenti e cordiali, che una volta il padre Loliry non seppe resistere alla voglia di eternare quell'amicizia in un documento irrecusabile facendosi fotografare a fianco del generale, con la mano nella 6ua mano, e dintorno un'accolta dì missionari. La fotografia rimase inedita, è vero, non sappiamo se per volere del gesuita o del generale: mn come credere, dopo un precedente simile, che l'arrivo di Sarrail in Sirla possa segnare il principio dj un boicottaggio del religiosi esaltati dal Barrès nella sua celebre Inchiesta nelle terre di Levante? Senonchè i timori degli amici di Millerand e del generale Castelnau non si fondano soltanto sul sospetto che Sarrail possa non essere abbastanza imparziale, bensì 6u quello che abbia nd esserlo troppo. Le ragioni per cui quei signori erano tanto contenti del generale Weygahd stavano per l'appunto nel tatto che quest'ultimo, durante tutto il tempo della sua permanenza al comando della Siria, difese a spada tratta sii inleressi delle missioni cattoliche contro quelli di tutte le altre missioni religiose, a cominciare dai protestanti per finire con gli ortodossi. Era. evidentemente, la condizione ideale e il Vaticano 6l professava, per la bocca di monsignor Cerrettl. contentissimo della Repubblica. Ma la parzialità, del Weygand irritò u lungo andare le missioni proto Vanti, le quali pare 6ieno riescile a provocare una protesta abbastanza esplicita degli Stati Uniti. La protesta americana rese necessario il richiamo del generale, e fu cosi che si trovò vacante il posto oggi dato a Sarrail. Non occorre dire come, con tali precedenti,' la tattica del nuovo governatore sia bell'e tracciata: trattamento eguale per tutti.- Ed è appunto questo che fa strillare i portavoce delle destre, dall'Edio de Paris nìVAvenlr. Besaard e le Opposizioni Ma ognune si ditende come e dove può. Ecco perchè da vari giorni circolano voci strane sulle vicende romane di BesnarJ. Il nuovo imbasciatore era 6tato mandato a Palazzo Farnese nel nobile intento di rifare, come suol dirsi, una verginità all'ambasciata dopo il buon quarto di secolo regime Barrère. Un radicale, un democratico sincero ron avrebbe, finalmente, rutto U «hiaeem cht. da tanfo tempo rinchiudeva la diplomazia fran¬ cese nulla Città Eterna in una specie di vietato girone dantesco, togliendole cgni voce nel coro delle altre e allenandole le simpatie del paese? Quante volte non era già giunta a Parigi l'eco del desiderio italiano di veder QnaHmente Roma senza Barrare? la disgrazia fu che il giorno che Parigi ebbe un governo capace di mettere a riposo il vetusto diplomatico recalcitrante, a Roma dovesse esserci un governo che — fenomeno senza compio dal 1898 in poi! — pareva fatto apposta per intenderai con quel classico rapprr&mtante della politica reazionaria. Per Parigi questa avrebbe potuto nou essere propriamente tutta una disgrazia. Un ambasciatore radicale e massone accreditato presso un governo conservatore e clericaleggiante non era quello che ci voleva per formare 11 corrispettivo e-satto dell'ambasciatore conservatore e clerlcalegglanto già accreditato presso un governo radicale e massone, o in ogni caso democratico? Perchè il secondo non doveva poter ripigdtere quella politica di Intrighi che era stala la specialità del primo, alno al giorno in. cui si era trovato a fronte un governo che la pensava come lui? Ma queste considerazioni di puro machiavellismo non esistevano, fortunatamente, se non nella fantasia del soliti maligni. Herriot, da quel brav'uomo ohe 6, aveva pensato semplicemente a mandare in Italia un diplomatico capace di diventarvi in'certo qual modo l'amico dell'opposizione, dato che l'opposizione era democratica e cho fra democratici dovrebbe, secondo ogni buona regola, esser più facile andare, d'accordo che non fra reazionari. Viceversa lo spirito di Barrerò vegliava, e ali momento opporremo incanì ossi nei funzionari rimasti a laterb del nuovo ambasciatore. Cosi si epièga, per lo meno, che anche il BesnarJ, nonostante le direttive ricevute da chi gli concesse l'investitura, abbia, non appena giunto sulle rive del Tevere, sentito raffreddarsi le buone intenzioni che lo animavano e si sia, per esemplo, rifiutato a ricevere Peppino Garibaldi, per non aver l'aria di voler allungare la mano verso quell'Aventino ohe a Parigi eragli stato raccomandato di tener da conto come il Governò di domani. I papi della via di Vaiola, quartiere generale del partito radicale, rilevano con senso di scandalo queste deviazioni dal retto sentiero: ma prima o poi, se il tèmpo basta, ci sarà modo, di rimediare anche a queste, richiamando a Parigi anche 1 collaboratoci di Barrère, dai consiglieri e segretari al console, che pare sia un monarchico fervente, e a quel direttore del Liceo Francese, che pare sia un ecclesiastico ligio al gruppo del Maurras. La tlgnorlna negra Fra questi ed altri simili pettegolezzi, mentre la malattia di Herriot toglieva ogni interesse alle sedute della Camera, sono passate le ferie di fin d'anno. Il solo divertimento della stagione sarà stato il match oratorlo dei deputati negri nell'aula di Palazzo Borbone, con relativo intervento della signorina Boieneuf, ntgra sed formosa. La deputazione coloniale è sempre stata alla Camera francese oggetto di incidenti ameni,' con la sua inesaurìbile ricchezza di motivi operettistici a base di scandali pecuniari ed elettorali. I vecchi parlamentari evocavano gli scorsi giorni la figura rimasta leggendaria del deputato Legitimus, non so se della Guadalupa o della Marthilcn. Anche Legitimus era accusato dai propri rivali politici di corruzione elettorale: ma un segno' caratteristi co della, diversità dei tempi è che allora la corruzione veniva esercitata con Ri arti della stregoneria e non coi biglietti di banca. Paro cho il deputato attirasse gli elettori mediante procedimenti ipnotici e convegni misteriosi ni chiaro di luna in aperta campagna, epe. eie di Sabba dove candidato e votanti ballavano ridde frenetiche e 6agrlftcavano vit. time ai feticci locali. Alla Camera, Lnsi-rTmus, pronunciando un'autodifesa nel suo pittoresco linguaggio franco-negro, ottenno un successo clamoroso e fu cotrfaltdato. Ma subito dopo, nei corridoi, dove i deputati lo festeggiavano per. fare il chiasso, qualcuno gli I vide uscire da una tasca della giacchetta la testa di un serpente incantato... Lo spnvento fu tale che il Questore dovette intervenire affinchè il rappresentante della lontana colonia non facesse una brutta fine. Homonclator.

Persone citate: Herriot, Peppino Garibaldi, Vaiola