Il sequesstro dei beni agli emigrati

Il sequesstro dei beni agli emigratiMANZONI S N E OS TO Il sequesstro dei beni agli emigrati o a a , . n o a i r o i ) ra oo a o oal i, i mio ad U ci rL'airtografo del Manzcul, scouerto 0 trascritto da Domenico nell'eretti, c.ontlnua. senz'alcuna lnterrii7.l>nie, a raccont.tre un altro contrasto de.l l'iotnontc con fAustrla; dal «piale contrasto gl'Italiani approderò a semine pi ri amaro il nobile Piemonte e a .-.empre più desidrra.ro e «volerò» l'unita della Nazione ». Le vittorie del debole sono, perà, ben di ado pcrfcllc r. definitive. Se quella fermezza era arrivala a preservar le persone denti emigrali non poteva sollmrU ugualmente da ogni vendetta del. loro potente nemico. Il quale, e irritalo dalla inutilità di que' suoi sforzi, e, nello stesso tempo, tut'aUro che risolalo di venire a una guerra odiosa agli altri Stali, e principalmente a que.' due che ne facevano bens). uno spauracchio al debole, ma solo affine di tenerla ontana, messe il. sequestro sulle sostanze degli, emigrati veneti e lombardi, situale nel territorio occupato da lui, e prendendo pretesto da una loro, affatto supposta, complicità nella sommossa tentata da pochissimi in Milano, il C, febbraio 1853, e compressa anzi svanita, in qualche ora, da sè. L'Austria imita la ftivolnrione francese Era una tale risoluzione, bisogna diro, l'imitazione d'un decreto rivoluzionario francese, e fu sostenuta con gii stessi argomenti. Il governo sardo, dalla sua parte, protestò subilo e altamente contro quell'alto, in quanto violava i diritti di quella parte de' rifugiati, per la quale sola, pur troppo, aveva un titolo uflziale d'intervenire; per quelli, cioè, ai quali aveva conferita la sua cittadinanza, in virtù, d'un decreto solenne, con cui l'altro governo, mentre dichiarava die sarebbe stalo ammissibile il sequestro delle sostanze degli emigrati senza il suo assenso, permetteva, per atto di grazia, che fossero parificati a quelli che l'avevano chiesto * ottenuto, e. rimanessero ugualmente sciolti dal vincolo della sua sudditanza. Ora, quale risposta mai dare, qual titolo opporre alle proteste d'un governo, il quale, per quei divenuti cosi legalmente suoi sudditi, allegava di più un trattalo di commercio, con cui l'altra parte aveva assicurato a tutti i sudditi sardi, senza distinzione veruna, il pieno possesso delle proprietà situate ne' suoi Stati? Come giustificare un alto, che si dichiarava ingiusto da sè, poiché con lo stesso supporre, senza alcuna prova e senza nemmeno alcun esperimento giudiziario, un numero indeterminato di colpevoli, ammetteva un altro numero di certamente innocenti, e gli assoggettava a una medesima pena? Il titolo addotto fu, e non poteva esser altro che quel del tristo esempio accennato dianzi; il titolo che, nella Rivoluzione Francese, scoppiata ollantatrè anni sono, all'intento, si disse, di sostituire il regno della legge al regno dell'arbitrio, e tutt'altro che finita, fu addotto, a quest'ora, molte e molte più volte, di quello che in vari secoli prima; e servì, in tutte le sue diverse fasi, ai suoi successivi governi che volessero commettere qualche aperta ingiustizia, alle sue assemblee legislative, che la volessero decretare, agli oratori che la volessero persuadere, alle associazioni politichee ai tumulti, che la volessero imporre ai governi e alle assemblee: la necessità, quella che il Voltaire aveva chiamata l'excuse des tyrans. Cosi non n'avesse mai delle che d'altrettanto giuste, 0, a tante altre delle sue, i suoi discepoli avessero àato retta come fecero a questa. "L'excuse des tyrans„ E fu quel medesimo titolo il solo addotto, nel caso nostro, dal ministro che aveva la disperata impresa di giustificare il sequestro di cui si tratta. Dopo avere tergiversato e cercato di sfuggir la questione, disse, cioè dovette confessare che quell'alto non era legale, ma aggiungendo che era comandalo e, quindi, giustificato dalla necessità; che non era quella una questione giuridica c da tribunali, ma un provvedimento di pubblica sicurezza, di difesa contro de' nemici irreconciliabili, che, col vantaggio dell'impunità personale, facevano una guerra aperta e incessante a uno Slato vicino; che le sostanze de' rifugiali, situate in questo, servivano loro non solo a far le spese a una stampa che, dal luogo immune, eccitava nell'altro le sollevazioni, ma anche ad assoldarle, come era accaduto, in quella di Milano, un mese prima; che il sequestro non era altro che un levar di mano le armi ami nemico; c che a nessun altro Stato s'aveva a render conto della IcuilUmità d'un allo sovrano di politica interna. Dalle difese saltò poi subilo quel ministro, come è d'usanza nelle cause insostenibili, a delle recriminazioni contro l'altro governo, il quale, a delta sua, aveva una parte essenziale in quella guerra de' rifugiati, in quanto non adoperava i debitmezzi per impedirla, e costringeva cosi igoverno offeso e. minacciato continuamente a valersi di quelli ch'erano in sua manoNon occorre qui di riferire gli argomentdi fatto, con cui il governo sardo ribatteva tali accuse, quasi tutte generali e tutte mancanti di prove: giacchè, quand'anche avessero avuto fondamento, crono estranee alla questione. Que' torti, quando fossero stati veri, avrebbero bensì potuto dare un giusto motivo di pretendere e anchdi prendersi una soddisfazione contro il governo che ne fosse l autore, ma non madisobbligarc dall'esecuzione d'un patto, coquale, erano stali costituiti dei diritti a delle persone, un numero indetcrminatdelle quali erano riconosciute dall'accusatore medesimo, com esenti da ogni colpaAvrebbero, dico, potu'to, al caso, rendelegittima anche una guerra contro un governo che l'avrebbe, in tal modo, provocala; non mai una rappresaglia sopra deterzi, un saccheggio sotto il nome di provvedimento. Lealtà del PiemontUna di quelle accuse però, e questa sopra un fatto particolare, merita d'esserammentala come un esempio singolar(/((ii/- coni radi-Jone, e della dirnenlicunzin cui possa cadere chi va in cerca di ragioni per scusare un fatto incscusabilcI ZcmI urvriddndasi'reistmqs , o i o i i e , lo n e Il o nena e lli i, o lsee' ai à, \ a ai e o „ ta eie, lra ene innno asi a go ni, ua; lehe I Z'ru <i/t allenta!.: di quella emigrazione contro i1 proprio governo, de' guati gucl m.i,,i.;l.ro dura in parie cagione ul chiudere I un occhio del governo che. le dava ricovero, era, come s'è dello, l'insensato tentativo d'alcuni pochi, per eccitare una solleva. rione in Milano, il giorno fi del febbraio del 1853. Ora, la condotta del governo sardo, in quella occasione, era stala quale, anrebbe potuto desiderare un virino, non dico solamente in pure con. lui. ma intimo amico e allealo. Avvertilo a tempo dello sciagurato trambusto che si preparava in 'filano, aveva guarnito di truppa il conimi, per impedire che. delle bande armate ''■•corressero dal Piemonte, in aitilo alla rivolta, fatti arrestare i rifugiali che toserò avviati, a quella parte, e sfrattali qtiei. i. di. etti si venisse in cognizione, che avessero delle intelligenze coi rivoltosi. Tina tale condona era, per verità., naturnlissima; giacchè si trattava deli'inlcresse del Piemonte, ilei pari, che di quello del querelante ricino. Chi potrebbe, infatti, supporre che degli uomini di mente sana, non dico facessero un assegnamento qualunque sopra una mossa d'alcuni, fosse av.che stata d'un'intcra città, contro un grande Stato che, al bisogno, poteva di■-porre di tulle le sue forze, ma non prevedessero il danno che ne sarebbe venuto ni loro paese? fin detto che l'interesse dei due Stali era uguale: dovevo dire che quel, lo del Piemonte eri maggiore. Il governo, così slravagantimcntc assalito, poteva, infatti, trovarci un'occasione di reprimere e di spaventare.: l'altro non .re ne poteva aspettare se non un accrescimento delle molestie, de' contrasti, de' sospetti, delle impulazion*, che aveva già a soffrire per la catt.'f. de' rifugiali. E come una tale condotta di quel governo era facile a presumersi, era poi stola evidente nel fatto: evidente, dico, a segno che il governo medesimo, il. quale ne cavava un pretesto d'accusa, gliene aveva fatti de' ringraziamenti e delle offerte d'amichevole contraccambio. Questa volta, anche le potenze mediatrici trovarono giuste le proteste del governo sardo, e non dissimularono all'altro un tal sentimento. Ma quest'altro, sapendo di non aver che fare se non, da una verte, con chi non voleva andare più in là del consiglio e di blande interposizioni, e, dall'altra, con chi non poteva andar più in là delle proteste e di qualche sterile dimosUazione, si mantenne irremovibile. Dimostrazioni contro l'Anstria Di tali dimostrazioni, ne furono fatte due, forse le sole possibili : un manifesto all' Europa, e la sospensione delle relazioni diplomatiche. Il manifesto fu accolto dall'Europa con la giustizia dovuta a una delle parti contendenti, c meritata dall'altro; ma non ebbe verun effetto di più; come non n'ebbe, naturalmente, l'altro rimedio. Dopo 'due anni incirca, essendo stala tentata invano una nova inl-rposizione della Francia, il governo sardo dichiarò a questa e all'altra intermediaria, che, per non suscitar loro de' novi imbarazzi, si rassegnava a rimanere in aspettazione. 1 fatti intervenuti dopo non dettero adito a ulteriori negoziali sopra una tale controversia. Il tentativo, tornato vano riguardo allo scopo diretlo e immediato, non fu però senza frutto, riguardo all'avvenire dell'Italia. Ed ecco, ce non m'inganno, in qual maniera. Ci sono, in ogni impresa che richiegga uno spazio più 0 meno lungo di tempo, e de' momenti d'azione e de' momenti di preparazione, cause, e gli uni e. gli altri, o iti vantaggi e anche di piena riuscita, se saputi disccrnere c usali a proposito, o di scapili e anche di rovina totale, se presi a rovescio. Nel momento di cui si tratta, e che non era per finir così presto, cioè nell'insufficienza della forza piemontese, nella mancanza d'ogni altra vera forza italiana, senza l'aiuto, anzi a fronte delle repulse d'ogni gran potenza europea, era chiusa la strada a ogni azione che avesse la più leggiera probabilità di buon successo. Da un'altra, partt, la pace, non cordiale, col solo avversario, ma mantenuta dalla necessità e dalla prudenza del Piemonte, dalla volontà concorde, c metile cure delle gran potenze, c dall'interesse dell'avversario medesimo, lasciava alla preparazione un campo abbastanza sicuro. Ma preparazione a che. Dio buono! davanti a un avvenire che poteva parere voto d'ogni speranza? ALLSSANDEO MANZONI (dgtabtoaòCdleIdccrg.-cntingslmervipspdecgppRddesc

Persone citate: Manzoni