Pretese antistatutarie

Pretese antistatutarie Pretese antistatutarie La Giunta esecutiva del partito fascista dichiara, in relazione al presentato disegno di riforma elettorale, che il partito è » deciso oggi più che inni a difendere il regime fonduto con Ja Marcia su Roma » ed aggiunge: « L'ipotesi di una sostituzione di governo di fronte alla eventualità di elezioni e assurda e ridicola. 11 governo fascista è in possesso oggi di tutto le pos- j sibilità di decisione. E le manterrà». L'organo "personale del Frnsidcntc del Consiglio proclama su sei colonne: «Le nuove elezioni saranno fatte sotto il governo dell'on. Mussolini ». 15 nell'orticolo di fondo, a cui sono apposte le solito iniziali, ò dello: «Ad ogni modo, in ogni tempo e in ogni evento il timone deve essere tenuto dal Fascismo e dal suo condottiero ». Nulla di nuovo, certo, in queste affermazioni: esse rispondono perfettamente alla concezione antistatutaria e dittatoriale, e cioè antimonarchica, del Fascismo e del suo capo. Giova., tuttavia, prender nota, all'indomani della nuova oseillazione normalizzatrice del pendolo mussoliniano, di queste manifestazioni, ufficimi od ufficiosissime. Dalle quali si ricava, innanzi tutto, questo: che il fascismo e il suo capo negano al Sovrano la diswisizione del mandato di scioglimento della Camera. L'attuale Camera può essere sciolta; nuove elezioni generali possono avvenire: ma ad un patto, che tutto questo si faccia per opera dell'on. Mussolini. 11 diritto di scioglimento della Camera è appannaggio del capo di un partito, non e più una prerogativa sovrana. Anche nel campo delle opposizioni si ò discusso, si discute e si discuterà circa il governo che dovrebbe sciogliere la Camera e presiedere alle elezioni : e si sono esposti e si torneranno ad esporre i motivi gravissimi che fanno ritenere l'on. Mussolini assolutamente disadatto a compiere un tale ufficio. Mà nessuno ha pensato a negare che lo scioglimento della Camera sia prerogativa della Corona ; si sono sottoposti, invece, alla Corona, quegli elementi di realtà politica e morale che possono ragionevolmente illuminarne la decisione, nel senso favorcvolo agli interessi della patria e alla saldezza delle istituzioni. Si sono illustrate, cioè, e s'illustrano le condizioni in cui il diritto di scelta del Sovrano si viene ad esercitare, e le conseguenze che da tale scelta possono derivare: non si è pensato a contestare la realtà del diritto medesimo. In tanto, anzi, si 6 fatta o si fa quella discussione o quell'illustrazione, in quanto è presupposto questo diritto, che, naturalmente, come tutti 1 diritti, implica un dovere ed una. responsabilità. Di più : se le opposizioni hanno esposto i motivi — veramente formidabili, ripetiamo — contro la scelta dell'on. Mussolini per il. compilo delle elezioni generali, esse non hanno preteso di dare alcuna indicazione imperativa circa quel qualsiasi altro governo a cui il compito medesimo dovrebbe essere affidato, ed hanno, anzi, dotto espressamente che non pretendevano di costituire esso quel governo. Si sono invece limitate a rilevare la necessità che si tratti di una formazione volonterosa e capace di ristabilire la legalità e di assicurare la libertà della lotta elettorale. Da una parte, dunque, riconoscimento del diritto statutario della Corona, accompagnato — come ó obbligo di partiti e di organi politici — dalla esposizione motivata del proprio parere circa un grave pericolo che, nell'esercizio di questo diritto, occorre evitare, per il bene del Paese e la saldezza delle istituzioni. Dall'altra, negazione di questo diritto del Sovrano, o, che fa lo stesso, incameramento a profitto esclusivo di un partito e di un uomo. Solo Mussolini ha diritto di fare le elezioni: altrimenti avremo « il fascismo in piedi, unanime, per tutte le eventualità » (sottotitolo a sei colonne del titolo idem, sopracitato, nell'organo presidenziale). li per che questo? forse perchè l'attuale capo del governo ha avuto ì voti di fiducia della Camera e del Senato? Il motivo — a parte le altre questioni, tante volte esposte — non ha valore ; giacché la permanenza al governo, in forza dei voti parlamentari (ai quali, peraltro, mai è stato riconosciuto, da Mussolini e dai suoi, questo valore) ò una cosa ; il diritto di sciogliere la Camera, prima del termine (anzi, appena al principio della sua vita! è un'altra. Il Sovrano può concedere questo secondo diritto ; ma allora si ha il concorso di motivi particolari, che ni quésto caso ci sono, e gravissimi : soltanto, essi, militano in pieno contro l'attribuzione del mandato all'on. Mussolini. La ragione di sciogliere l'attuale Camera', (piasi appena costituita, ò doppia: mancanza in essa di valore rappresentativo del paese, per lo sue origini c la sua. composizione ; necessità di interrogare liberamente la volontà nazionale, dopo quanto è accaduto od è stato rivelato, dalie ultime elezioni in poi. Questa duplico ragione si risolve in una duplice esclusiva contro l'attuale capo del governo. Ma da parte del direttorio fascista e dell'organo presidenziale si ragiona in maniera ben differente. Non esiste la volontà del paese, per essi, più di quello che esista la prerogativa statutaria del Sovrano : esiste umicamente « il regime fondato con la Marcia sa Roma », cioè la dittatura fascistaniussoliniana, al postò della monarchia costituzionale. Inutile ripetere ancora una volta come la lesi, antistatutaria e antinazionale (cioè, contro l'autonomia del popolo italiano) in diritto, sia arbitraria in fatto, per non essersi mai verificata,- in seguito alla Marcie su Roma, l'abolizione eìol regime esistente e la creazione di uno nuovo, ma essere invece avvenuta, da parte del capo della Marcia, l'accettazione del3'investitura di poterò dal Ile. e dal Parlamento, ed essersi giurala fedeltà al Re ed pilo fallii... Osserviamo, l'iuUoslu, conici /J*< iuJiemo. jlklnaraziuui, ufficiali od ulii-j ciose, rappresentino il pronto annullamento della dichiarazione fatta dall'on. Mussolini in Senato, prima dell'ultimo voto e a scopo di ottenerlo favorevole, ch'egli sarebbe stato sempre pronto ad andarsene a un cenno del Re. Abbiamo ora invece — molto più sinceramente, certo — la riaffermazione dol diritto di un partito e di un uomo alla permanenza illimitata al potere, indipendentemente dalle decisioni del Ré e dalla volontà del popolo: riaffermoziotie nella quale si inquadra quella, più specifica eri attuale, del monopolio per lo scioglimento della Camera e le nuove elezioni. Uno scandalo postelegrafonico Alti funzionari denunziati o trasferiti Roma. 23 notte. Qualche mese fa al Ministero dello Comunicazioni pervennero denuncio anonime sul funzionamento della Cooperativa di Mutuo Soccorso tra LI personale postelegrafonico. Si assumeva nelle denuncio che la Cooperativa, sorta anni or sono col programma di favorire Il personale bisognoso, si fosse trasformata in una vasta organizzazione di strozzini-aggio. Si aggiungeva che, data l'opera compiuta su vasta scala dalla società, alcuni alti funzionari avevano contribuito ai l'aumento del caputale, su cui percepivano un lauto interesse. 11 ministro on. Ciano inviò un ispettore su- I periore per oompiere unMincfiiiesta. Le rlsul: tanze sono state cosi gravi, che l'Ispettore ha i denunziato al Procuratore del He l'amminiI stratore della Società cav. Luigi Maritai, cx[ capo dell'ufficio telegrafico, il presidente della : Cooperativa Alberto GaìuUli, i primi ufficiali : Jandoli e Mazzoi, cassiere il primo e contabile | il secondo della Società. Un altro gruppo dil i provvedimenti concerne il trasferimento del cav. uff. Dante Ceccotsi, direttore principale i dei telegran, del cav. Ettore Ricciardi, capo 1 sezione ai servizi elettrici, del cav. uff. Frnn; cascò Gigante,. isjmtlore compartimentale tn| wlato a Lecce, do! cav. Filippo Monetti, dirctj toro aggiunto della direzione dello costruzioni e di altri funzionari minori doll'ammiriii strazione.

Luoghi citati: Lecce, Roma