La schiacciante vittoria confederale contro l'estremismo al Congresso di Milano

La schiacciante vittoria confederale contro l'estremismo al Congresso di Milano La schiacciante vittoria confederale contro l'estremismo al Congresso di Milano 70 mila voti di maggioranza sui massimalisti e comunisti uniti - La ripresa ascensionale della Confederazione attestata dalle cifre - Il discorso Buozzi Milano, 2-2, notte. La seduta si apre alle 9,45. Presiede Morlara. di Torino. Ha la parola il comunista Vota, segretario della Federazione dei lavoranti in legno di Torino, Egli difende la frazione cui appartiene, dalle accuse che le sono state rivolle dagli oratori dello altro tendenze; respinge sopratutto quella, secondo cui i comunisti avrebbero tutto diistrutto, mentre, dice, noi siamo stai! sempre all'avanguardia del movimento sindacale: chi ha distrutto tutto ò flato il fascismo; nega che la Confederazione abbia il diritto d'i applicare le sanzioni della disciplina ai comunisti. In ogni modo — dice — se anche i comunisti'fossero espulsi, essi non sarebbero per questo soppressi. La Confederazione del lavoro non ha fatto quanto doveva per attirare nella Confederazione stessa anche quello altro organizzazioni operaie che sono fuori. Dice che i comunisti vorrebbero l'unità di tulli i lavoratori, compresi i popolari. Voi, aggiunge, vi alleate con i popolari sul campo politico, ma noi che. non ammettiamo l'alleanza politica, sosteniamo l'unità nel campo sindacale. Il vice presidente della Confederazione del lavoro francese. Lenoy, porge il saluto al proletariato Italiano; parla dell'opera che la Confederazione francese compie per aiutare gli emigrati italiani [vivi applausi). L'on. Buozzi rogati sctrchganochcochestostdtansaqunstcacinsqvfasvPrende quindi la parola, salutato da vivi ' diplausi, l'on. Buozzi. Parla ufficialmente coappi a nome del Consiglio direttivo; dira perciò pensieri ohe saranno suoi personali e della maggioranza della Confederazione. Prima di entrare nel vivo della discussione, crede suo dovere raccogliere alcune delle bricciole denigratici che qua e fuori di qui si sono lasciate cadere. Respinge l'accusa che questo sia un congresso di funzionari; esso è, afferma, un congresso di organizzatori, di rappresentanti di autentici lavoratori. E' opportuno inoltre ricordare che i dirigenti la Confederazione sono tutti ex-operai. Confuta anche l'accusa di non aver convocato con troppa frequenza lo assemblee degli organiznald. \fferma che, contrariamente a quanto dicono i comunisti, si promosse la costituzione delle Federazioni, e alla direzione di esse, per ragioni ovvie, furono scelte persone di fiducia dei dirigenti. Venendo a parlare dei rapporti fra Federazioni, afferma che questi sono i più cordiali, e l'afflalamento tTa di esse è fortissimo. Passa quindi a trattare dei rapporti delia Confederazione con le organizzazioni internazional;. Ricorda i frequenti viaggi in Russia drfrli organizzatori degli altri paesi, non per rendere omaggio al regime russo, ma per influire nel determinare la maggiore indipendenza delle organizzazioni operaie rus. se dal governo soviettista. Voci: — Governo e organizzazione sono la medesima cosa. Buozzi : — Non è vero e ve Io dimostrerò ; d'alrtrond», poco ci credete anche voi. — E l'oratore dimostra come i realizzatori di ieri della rivoluzione russa siano oggi divenuti traditori. * Nelfl'Iniernazionaìe ai Amsterdam — dice — ci Iroviamo a fianco di organizzazioni favorevoli alla guerra. Questo 6 un appunto che ci viene mosso dai comunisti, ma che non regge, perchè a dieci anni dalla guerra non è ormai più lecito parlare di neutralismo e di interventismo •. (Applausi). Gli scioperi Trattando degli scioperi ricorda che Repossi ha affermalo ciie le organizzazioni, iniziando le loro agitazioni economiche, non devono preoccuparsi dotile condizioni degli industriali, ma soltanto della forza di cui dispongono. Errore gravissimo, poiché ì contratti non sopportabili dalle condizioni degli industriali sono destinati ad infrangersi al primo urto. Ripudia i contratti a lunga scadenza, per aver occasiono di ripetere con frequenza le agitazioni. La teoria dell'oggi a me. domani a te, non è accettabile. Oggi ti prendo per il collo io... l'oc*' di comunisti: — Lo fanno i padroni. Buozzi : — Non tutti. E' questo un fenomeno di immaturità propria di alcune categorie più retrive di padroni e di operai. Comunque, se anche lutti i padroni seguissero auesto sistema, noi li ripudieremmo. perche con il tono economico noi vogliamo elevare anche il tono civile degli operai. Si dichiara contrario alla sistematica generalizzazione delle agitazioni, predilette dai comunisti. Solo casi eccezionalissmii possono giustificare tale metodo. Nelle agitazioni sa- Rdsndgcpmbchqtiintrlivpmtedradctecovmlirezgdsilrctazdmppldi gdsapvammrslariali mai, perchè vi sono diversità di si-! ctuazioni e di potenzialità industriale fra pae: dse e paese, e perfino fra industriali ed indù- ~striali, che non si possono ignorare. A pro-I posilo dei contatti delle organizzazioni con | gli avversari mente per il suo temperamento, poco propenso a tali contatti, sostiene che essi si devono avere con tutti gli avversari, di qualunque coloro essi siano. Non esclude persino Bia possibile di avere rapporti con le Corporazioni I contatti, poi, sono necessari con i Governi D'altronde la questione p molto semplice; o si ha fiducia nei propri uomini, « si possono mandare o lasciare andare ovunque o non si ha questa fiducia, e allora non si mantengono a posti di responsabilità. Ricorda a questo proposito, a chi imputa ai confPderazìonisti di non aver programma, un articolo scritto nel 190R, nel quale si ribadiva il concetto che più le organizzazioni si sviluppano più esse 60no portate alla'transazione. I patti di lavoro, in fondo, non sono che transazioni. Venendo a parlare dei colloqui con l'on. Mussolini, ricorda che a Mussolini fu posta chiaramente questa condiziono: con voi discuteremo quando darete al popolo italiano tutte le liberta. Bice poi che non crede 6ia il caso di rispondere all'accusa di prouclcrie ministeriale. Piamo ancora fortunatamente abbastanza piovani, egli dice, per non aver fretta (si ride). La disciplina E passa a trattare del problema disciplinare interno delle organizzazioni. Contesta ai comunisti che essi siano col loro contegno pratico coerenti con le loro dichiarazioni di disciplina. Questa deve essere sentita nei cuori. AltobelJi: — Non conoscono neppure la dieci pi ina formale. Buozzi : — La disciplina si può sintetizzare nella formula : rispettare per essere rispettali. Sulle modificazioni proposte allo Statuto osserva che per respingere queste modificazioni 6i 6ono sostenute le còse più assurde ; per esempio quella che, essendo l'Italia un paese agricolo, le Federazioni di mestiere non potrebbero sostituire le Camere del lavoro. Ricorda opportunamente che in Inghilterra e nella stessa Russia non esistono le Camere del lavoro. Non comprende poi come i comunisti, che hanno una disciplina ferrea di partito, pretendano per le Camere del lavoro la più assoluta autonomia. Ma l'azione dei comunisti — dice — non ha che un obbiettivo: denigrare la nostra attività. Così si potrebbe fare un istruttivo confronto tra l'efficacia dell'opera svolta dalle organizzazioni dirette da confederali e quelle dirette da comunisti. Non lo fa perchè sarebbe antipatico e perché è convinto che le organizzazioni fanno quello che possono fare. Non può però tacere il subdolo tentativo comunista, nascosto nella continua richiesta al confederali di più di ciò che essi possono dare. Fra sindacalisti e comunisti c'è questa differenza: che i primi predicavano e facevano lo sciopero generale ogni qualvolta l'occasione era propizia; i comunieli spingono invece gli altri a farlo, per lasciare ad altri la responsabilità di speculare sull'eventuale sconfitta {applausi fragorosi, rumori dei comuni sii). La Russia deve aver insegnato qualcosa All'accusa di non aver creato rapporti con le organizzazioni aderenti alla Terza Internazionale osserva che la Confederazione ha il dovere di rispettare la disciplina dell'Internazionale di Amsterdam. E' per l'unità sindacale internazionale. Crede però non sia possibile raggiungerla se non con la sop: pressione dall'Internazionale dei Sindacati riT m'ir "didiiaran^ il suo temperamento, poco pro-I»vtescpsqTcsggcmeagbvBldrisdmaocmnepssrmrsnncuaSmpdclnmtt4csd rossi, che raccolgono la minoranza degli organizzati, e con la inscrizione degli aderenti all'Internazionale di Amsterdam, che agisce sul terreno della lotta di classe. Vota : — Vuoi dirci la tua opinione sulle trattative in corso per l'unità Buozzi : — Mi sembra di aver espresso ben chiaro il mio pensiero. Se saranno interrogati i dirigenti di Amsterdam non parleranno diverso linguaggio. Sostiene la necessità che fra operai e tecnici i rapporti siano più cordiali. La Russia deve aver insegnato qualche cosa. Il governo degli operai non deve essere il governo degli imbecilli [rumóri). 11 controllo nelle fabbriche è slato sabotato prima da voi, comunisti, e poi dai fascisti. Appena uscito il documento ufficiale del controllo, è stato immediatamente svolo, tato. I comunisti non lo volevano, perche non era stato imposto con la forza, ma sancito in una logge scritta dello Stato, «■ quando la loro mentalità lo respingeva. Non nasconde che il controllo è una concezione strappata agili industriali. Esso non è applicabile clie in pochissimi stabilimenti, dove ci sono operai preparati a tale ufficio. Ferrari: — Dimentichi che i padroni, per non subire il controllo, hanno creato le squadre di azione. Buozzi : — Ho detto : svalutato prima da voi, quindi dai fascisti. Cosi i consigli di fabbrica di Torino furono anche da voi svalutati. Secondo i vostri teorici, i consigli ' di fabbrica non dovevano essere organi di controllo, ma i sabotatori degli industriali. o - Repossi ieri ha detto che 11 nostro motto durante la guerra era: nò un uomo, ne un soldo alla guerra. Sarà il suo pensiero, ma non quello del partito. Il motto era quello di Lazzari: Non aderire, non sabotare. Vota: — Sempre contro la guerra borghese! Voci: — La guerra è la guerral Buozzi: — Non dimentichiamo, per non cadere negli errori di ieri, che noi abbiamo perduto simpatie più per quello che abbiamo detto che per quello che abbiamo fatto. Il partito del lavoro Passa quindi a trattare dello scottante problema del partito del lavoro. Trova 6trano che si assuma l'atteggiamento degli sdegnati quando 6i parla della costituzione di un partito laburista in Italia. Si è constatato quali inconvenienti porti con sò il demandare ai tre partiti socialisti la trattazione della politica della Confederazione del lavoro. Conviene che su questo punto ognuno porti il proprio giudizio, scevro di pregiudizi. Comunque, nei rapporti con i partiti, si deve tenere per fermo questo principio: i parliti devono interpretare e fiancheggiare le aspirazioni e l'azione della Confederazione, non devono pretendere mai di aggiogarla al loro carro. Non devono, quindi, i comunisti pretendere che il loro movimento sindacale faccia una politica comunista. Vola: — Chi l'ha mai detto? Buozzi: — Qui no, ma fuori di qui, nelle organizzazioni si (applausi). Quindi l'oratore, venendo alla conclusione, afferma che nel movimento si deve ragionare da sindacalisti, da uomini che hanno rivendicazioni da realizzare. Si oppone che nell'organizzazione entri la politica. Per l'avvenire così sintetizza il suo pensiero: rafforzamento delle organizzazioni e disciplina. La Confederazione deve dimostrare che ha costantemente presente il bene 'del paese, promuovendo, con il miglioramento economico, l'educazione morale del proletariato. La fine del discorso dell'on. Buozzi 6 accolta da una prolungata ovazione. La seduta è rinviata al pomeriggio. Meno male: la seduta pomeridiana 6i inizia con l'approvazione della chiusura della discussione generale. Ma si perde un'altra mezz'OTa fra battibecchi, invettive e discorsi per stabilire quali oratori debbano ancora parlare. Se ne falcidiano molti, tuttavia la lista resta cosi numerosa, sostenuta a spada tratta e a voce... grossa dai comunisti i quali gioiscono del baccano, che Bentivoglio si sente spinto a proporre che, dopo il discorso Bottai per i ferrovieri, e dopo il discorso di Stagnetta per i tranvieri, a tutti gli altri la loquela sia limitata a cinque minuti precisi E cosi si decide. Bottai porta il saluto del Sindacato ferrovieri che da qualche tempo, come è noto, ha aderito alla Confederazione. Infatti è la prima volta che il Sindacato partecipa ufficialmente ad un Congresso confederale. L'oratore assicura che la sua organizzazione sarà sempre ossequiente alle direttive confederali -! c.che fra le diverse tendenze essa si propone : dl P?rtare }l ramoscello di ulvo. « Vi sono - ~ dlee - tr0,?P1 6eml"a,?n d' zizzania... ». -I Repossi: - Faremo la Legai dipilamlaprsionivemfumdequarCodirovenologivozer.mprine apddriaadlasedmcqsdfoslaCaCcoppcmmvmctasqspstppzvn | o n o , e e , . a o a e r a o i i o e ù o i e n e e — i o o a i i i e , a n a à a : i Bottai : Sarà una I^ega comunista ! Il Sin ferrovieri fu una delle organizzazio- -I».1 P'u colpite dalla violenza fascista. Tutta, via. sebbene quasi tutte le sue sedi siano state devastate o incendiate, nonostante i 45 mila esonerati, i bastonati, gli uccisi, esso resiste e comincia anzi a rifiorire. Scagnettl, del Sindacato tramvieri, si dichiara anarchico e come tale non vuole saperne della fusione caldeggiata da taluni coi sindacati non permeati di socialismo come quelli cattolici. Ha parole di lode per Filippo Turati, cho però, dice, ha il torto di avere consigliato la resistenza passiva contro il fascismo. Chiama rinunciatari ed evangelisti gli -unitari ed i confederali. Ferrari: — L'evangelismo ce lo ha insegnato la Confederazione... Voci: — ...ed il maestro è Buozzi. Dugoni: — Buozzi ci ha insegnato ad educarvi ! Scagnetti polemizza imperterrito sull'argomento schierandosi per la violenza difensiva e per la resistenza nazionale. Il rappresentante dei poligrafici Una maggiore attenzione si fa quando sale alla tribuna il segretario generale dei tipografi, Tommaso Bruno, il quale dichiara subito che a nome della 6ua organizzazione voterà a favore della mozione confederato. Bruno ci tiene quindi a scagionarsi da tutte le accuse di collaborazionismo e quasi quasi di acquiescenza fascista. Egli può dimostrare che la Federazione Tipografi è la soda che il fascismo non sia riuscito a sfiancare, la sola che abbia mantenuto intatti ì suoi quadri, la 60la che durante questi anni di tormenta abbia proclamato lo sciopero quando a Trieste fu massacrato dai fascisti un suo organizzato (applausi vivissimi). Voci: — Che co6a hanno fatto i comunisti contro il fascismo? Altre voci: — Hanno suggerito l'amnistia.. Bruno: — E' facile chiamarci ventraioli, ma quando per trentanni, senza gioie e benefici, minacciati perfino nella vita propria e in quella della propria famiglia (ne è esempio magnifico l'on. Gaetano Zirardini) 6i sta sulla breccia senza piegare, occorre un rispetto maggiore anche nella polemica. I dirigenti della Confederazione meritano la massima considerazione. Quando si è superato un periodo come questo, con tanto senso dì responsabilità, e tanti sacrifici personali evidenti, la fiducia della massa ad es6i non può mancare (applausi). Si avvicendano alla tribuna due giovani comunisli: Verni e Fusco di Messina, il quale ultimo riesce per mezz'ora a movimentare ed a rallegrare l'ambiente. Segue Canini, de] Sindacato tramvieri, che si proclama massimalista. La verifica dei poteri: 400 mila inscritti Si passa poi alla lettura della relazione presentata dalla Commissione per la verifica dei poteri. Risulta che gli iscritti regolari, con le quote pagate, alla Confederazione del lavoro sono 269.754, così appartenenti : 252.386 alle Federazioni e 17.368 alle Camere del lavoro. Dal diritto di voto si può quindi calcolare che siano esclusi circa 150 mila soci non in regola con le quole, in causa specialmente alle registrazioni scomparse e distrutte nelle numerose spedizioni, invasioni subite alla sede confederale. I quadri della Confederazione raggiungono, in conclusione i 400 mila inscritti, cifra non inferiore a quella che poteva vantare nell'anteguerra, che si valutava sui 350 mila iscritti. la Coinmissiune di verifica '"n Ire voti favorévoli e ' due contrari, riconosce il diritto e la legalità icmèrLChtcgtvmnppsseczplcderls e n à ù e e e a ■ n e e r e a i i i i . o n a o n o . oo ti ri ai onil oe ti in o ece e, el aa ne zrne en ocunila ra si ra la ati o il igli ti oha rialorà li ne no ». di rappresentanza della Federazione dell'impiego privato e con 4 voti su 5 escluse dai lavori congressuali i rappresentanti del Comitato di ricostituzione della Camera del lavoro di Bari. Alla tribuna si succedono quindi due rappresentanti della minoranza nella Commissiono di verifica, il massimalista ed il comunista, ai quali risponde un confederale. Attraverso le ragioni dei due oppositori, che lamentano soprattutto la rigidità con la quale furono escluse dal voto alcuno federazioni e molte Camere del lavoro, vengono alla luce degli episodi curiosi. A Bari, ad esempio, quel segretario camerale passò un bel giorno armi e bagagli al fascismo, portando allo Corporazioni anche lutto le suo migliaia di associati. Numerosi di questi si rifiutarono più lardi di seguirlo: intanto non avendo potuto essere consultati regolarmente, non sono ammessi a votare. Così per altre località. Ad ogni modo, la relazione di maggioranza è approvata. Finalmente si è al voto. Sono nominati scrutatori Cesari di Firenze e Cagini di Roma per la Confederazione; r.iovacchini di Firenze per i massimalisti, mentre i comunisti si rifiutano di eleggere il proprio. Si danno per lette le tre mozioni in lotta, cioè la confederale, la massimalista e la comunista. Si procede alla votazione per appello nominale, prima coi rappresentanti di federazioni e poi con quelli delle Camere del lavoro. Mano mano che i vari delegati rispondono al voto, si incrociano apostrofi, anche brillanti- Così quando il delegato degli addetti agli ospedali e manicomi! vota per la Confederazione, i comunisti esolaimano: — Evviva gli infermieri ! Dugoni : — ... per curare voi. Buscaglia vota per i tranvieri, e rappre sentando sia i massimalisti sia i comunisti dichiara con solennità: — 4916 voti ai miei massimalisti e 1260 ai comunisti. Questa è correttezza! Tutte le più importanti Federazioni, corno quella dei portuali, dei metallurgie!, dei tessili, dei lavoranti nelle aziende elettriche, della terra, degli impiegati e dei postelegrafonici, riversano la maggioranza dei vóti sulla mozione confederale. Poi fa seguito l'appello delle Camere del lavoro. Quella di Torino dà 2680 voti alla Confederazione, 2088 ai massimalisti e 1646 al comunisti; quello di Roma ne dà 2348 alla Confederale, 3288 ai massimalisti e 2826 ai comunisti. Solleva qualche mormorio di Sorpresa la dichiarazione del rappresentante repubblicano della Camera del lavoro di Roma che associa 1-566 voti a quelli'massimalisti, ma anche le Camere del lavoro nella grande maggioranza, come Milano, Firenze, Genova ecc., sono confederai iste. Soltanto la Camera di Trieste è totalmente nelle mani dei comunisti con 3178-votili voto Mentre gli scrutatori al termine della votazione si appartano per il computo e le somme, il presidente pone al congresso il quesito se si debba o meno riprendere la seduta nella serata. La diatriba tra chi approva e chi è contrario è lunghissima, sinché si decide di rimandarla a domani, con l'intesa che sullo statuto parli solo un oratore per frazione e che la parola non sia concessa per più di cinque minuti. Le buone intenzioni come si vede non mancano. Alle 19 l'on. Calda comunica l'esito della votazione: no- a, Iordnoagcoturd'oin allmuIl PonecoSeziolibprla steveplraRul'Iradi6ovisel'unoscsctibmziOaguncositudie ziedriBe ala siiaoi me po re asti euova ale oune to. te si ahe la aordo uo sti .. li, beria msta ridi la peensos6i ni ale ed de] sii ne ca ri, del 86 el alci alutbin i la si is e ' !in d'ora tà ile mistir Mozione '•onfederale voti 153.316 Mozione massimalista roti 54.792 Mozione comunista voti 32.596 Astenuti 2.880 Iscritti regolari non rappresentati 26.170. La mozione confederale, riuscita vittoriosa con oltre 70 mila voti di maggioranza sui massimalisti ed i comunisti riuniti insieme, è la seguente: « Il Congresso: udita la relazione sull'opera svolta dalla Confederazione Generale del Lavoro dal 1921 ad oggi; constata con viva soddisfazione che il Consiglio direttivo e il Comitato esecutivo hanno saputo, non ostante le difficoltà dei tempi, mantenere inalterata la fisionomia di classe dell'organismo e opporre una intelligente e tenace resistenza all'aziono disgregatrice dei nemici del proletariato; ritiene 6uo primo e imprescindibile dovere elevare una alla protesta contro il regime di violenza che ha portato alla distruzione di gran parte dei presidi operai, alla soppressione delle pubbliche guarentigie e al perpetuarsi della guerra civile; convinto che non vi 6arà nò paco operosa, nè prosperità nazionale insino a che non saranno ripristinate le libertà costituzionali e non avrà termine la dittatura del Partito che si è impossessato del governo con la forza armata e sulla forza fatta strumento di parte si regge, perseguitando coi mezzi legali ed illegali tutti quelli che non lo servono ciecamente; mentre proclama che la Confederazione del Lavoro ha ben meritato della fiducia in essa riposta dalla classe lavoratrice italiana, riafferma la sua decisa volontà di proseguire la lotta per la riconquista di tutti ì diritti manomessi e, salutando l'alba della ripres.» sindacale, invita la Confederazione stessa ad attenersi per l'avvenire alle seguenti direttive: 1) Il Sindacato professionale libero ed autonomo è i1 mozzo di cui la classe lavoratrice si serve por compiere la propria missione storica, la quale adduce alla liberazione di tutto il lavoro socialmente utile, intellettuale e tnanuato, da ogni forza di asservimento. Il Sindacato lotta sul terreno di classe contro il sistema capitalistico. Esso eleva gradatamente la posizione morale e materiale del proìelariato, e, in pari tempo, gli conferisce le capacità tecniche, politiche ed amministrative necessarie a gestire la produzione socializzata e a rendersi arbitro dei propri destini. 2) n Sindacato ripudia la teorica secondo la quale le rivoluzioni devono essere fatte dalle minoranze che si impongono con la forza alle maggioranze. In quanto esso non intende rovesciare i termini della lotta di classe, ma costruire un sistema sociale e politico in cui la libertà di ognuno sia la condizione della libertà di tutti, deve attenersi al concetto dei consensi mediante l'opera di persuasione: ciò che implica l'adozione di ordinamenti democratici all'interno e la pressione per la democratizzazione dello Stato all'esterno. Quindi governo di maggioranza, dentro e fuori, con pieno rispetto dei diritti delle minoranze; quindi disciplina in tutti gli organi e in tutti I membri di uno stesso aggregato. Compito del Sindacato è quello di forgiare le attitudini per questa libera ed armonica convivenza. 3) Il Sindacato deve mantenersi indipundente da tutti i parliti politici, esso 6 di lutti per diritto professionale, senza pregiudiziali di carattere politico o religioso. Ma il Sindacalo e, pili ancora Ja Confederazione che e. la sintesi di tutto il movimento, fanno una loro politica la quale può interferire con quella dei partiti che hanno le stesse finalità vicine o remote. 4! La politica della Confederazione del Lavoro, pur essendo più particolarmente volta alla soluzione dei problemi che le necessità quotidiane del proletariato pongono innanzi (la differenza dei partiti che 60no, per loro natura, meno pragmatisti) deve sempre mirare alla proprietà collettiva degli strumenti di lavoro. 5) La Confederazione del Lavoro deve mantenere la sua adesione alla Federazione sindacale di Amsterdam, e partecipare diligentemente ai suoi lavori," in modo che la voce dei lavoratori italiani si tacca sentire ogni volta che si discutono gli interessi del proletariato internazionale ». « 6.o Le organizzazioni confederate e i loro soci sono tenuti ad uniformare la loro azione alle direttive tracciate dalle Sezioni. Il Consiglio direttivo della Confederazione i 9,dlahvetabrmgpddmdcrcmfcssesgulvaGqGg2s1tsPnmcpzdsvcanspfiSsqcapdgdeacsvn2d1ss«laptqatecccsf1plcldsrcdsidzcesitorizzato, indipendentemente dal-1n!isciplin:iri ohe saranno stabilite | i nel nuovo statuto, a prendere provvedimenti nei confronti di chiunque (organizzazioni ed organizzati) agisce in i6pregio alla linea di indirizzo approvata dalla maggioranza ». I congressisti, dopo gli applausi di rito tributati all'e6ito della votazione, 6ono in piedi e si affollano all'uscita. Ma sono trattenuti dalla lettura della relazione finanziaria, che fa Mico Gasperini, e cho conclude con l'eloquente: «mano alla borsa», affinchè le finanze confederali non si esauriscano. Il grido di "Viva l'Italia,, opposto a quello di "Viva la Russia,, I comunisti presentano alia Presidenza un ordine del giorno, che stigmatizza il Governo francese per il trattamento che infligge agli emigrati italiani. L'ordine del giorno è condito di invettive e di apostrofi contro naturalmente la democrazia ed i democratici d'oltre Alpe D'Aragona si rifiuta di metterlo in votazione e propone che sia demandato alla Commissione delle proposte varie, l comunisti inscenano una gazzarra di protesta. Il torneo oratorio minaccia di riprendere. Por fortuna l'on. Reina rimette la faccenda nei' suoi veri termini. L'ordine del giorno, cosi come fu presentato, non è accettabile. Se i comunisti vogliono che la Confederazione protesti contro la reazione e invochi la libertà, i confederali sono entusiasticamente pronti a seguirli, ma purché sia condannata la reazione in quei paesi ove veramente esiste, sia invocata la libertà nelle Nazioni dove per davvero fu soffocata. Il Congresso plaude a Reina e approva la proposta D'Aragona, o la seduta si chiude alle 20. Qualche grido comunista di: « Viva la RussiaI», a cui fa eco l'altro di: «Viva l'Italia! Viva la democrazia!». 1 suffragi raccolti dalla mozione confederale 60no favorevolmente commentati e l'indirizzo attuale della Confederazione trova 6onza dubbio anche tra lo masse un più fervido consenso, che pare tanto più evidente se si vuole raffrontare il voto odierno con l'ultimo di Genova del 1922. Per poco a Genova, qualche mese prima dell'avvento fascista, la Confederazione non rimaneva schiacciata, e certo la sua vittoria fu discutibile di fronte a 40 mila voti, coi quali i massimalisti, i comunisti e i terzi internazionalisti, sebbene divisi, la sorpassarono. Oggi i 70 mila voti che i confederati 6i sono, aggiudicati di maggioranza rappresentano una maggioranza assoluta su entrambe le correnti avverse e costituiscono un monito significativo. Se altra volta i dirigenti attuali dovettero adattarsi ad una tattica guardinga, ovattando spesso i loro intendimenti e giocando più spesso di reticenza e di astuzia, questa volta non dissimularono alcunché ed indicarono ben chiaro dove vogliono arrivare. Il discorso di Baldesi e quello di Buozzi compendiano il pensiero confederale e non abbisognano di chiose. Giuseppe Bevilacqua. Mocgvspcnfdgmrctvcaadlmt