Il dramma di un cuore

Il dramma di un cuore Il dramma di un cuore Romanzo di JULE8 CLARETIB «-e-» Tracciò rapidamente, in mezzo al silenglo generale, qualche linea su un foglio •he porse in seguito al Marchena dicendogli; — Legga! Marchena lesse ad alta voce, col suo accento fcpagnuolo, la notizia immaginata ria Favrol per colpire l'opinione pubblica, «nobile allora come in tutte le grandi crisi politiche. ti Ai Parigini. fiNotitia positiva « Le condizioni della pace, «La nazione ba sete di verità; da trop«po tempo le si mentisce; da troppo temei po, servendosi del suo oro e del suo santi gue, si continua una guerra inutile. Oggi 11 la Francia deve eaper tutto. Cittadini, « La pace, quella pace tanto desiderata, « è analmente possibile, e sarà completa. « I preliminari firmati a Léoben possono « essere definitivi se le trattative con la « Gran Bretagna verranno conchiuse. u Quella pace benefica l'Inghilterra ia proci pone, le potenze del continente la accettano; l'imperatore e il re di Prussia proli mettono di non pii turbarla, ma ad una « condizione, condizione assoluta, che cioè « l'Europa abbia, pe: par-te sua, garanzie « assolute di ordine e di riposo, mediante « il ritorno al trono di Francia del discen« dente dei re legittimi. « L'erede de) treno esiste; è il figlio di « Luigi XVI, è l'infelice Luigi XVII che i « suoi carcerieri hanno falsamente fatto « passar per morto. La nazione non ha che « da fare un segno e il fanciullo reale sor« gerà dalla tomba mal chiusa Egli non « dorme nel cimitero di Santa Margherita, « egli è qui, è a Parigi, è in mezzo a noi, « e non domanda che di essere portato alci le Tuileries dalle braccia di quei popolo •c che non ha mai cessato di amare. et Francesi, « Volete la guerra senza tregua, la guercc ra implacabile, la guerra eterna, la colei legazione più forte e l'invasione più cruci dele? Conservate la repuDblica, conser¬ ti vate il Direttorio, conservate le feste di ci Barras e le esecuzioni della piazza di ci Grenelle. « Volete la pace, la calma, la prosperità, « la libertà, la fortuna? Prendete il figlio ci innocente del sovrano che dei scellerati ce hanno assassinato. L'Europa aspetta, la ce Inghilterra spera, tutti sono pronti a dice sarmare. Gridate : Viva il rei Viva Luie< gi XVII! ». — E Unni, — aggiunse Favrol, quando José Marchena ebbe finito di leggere, — firmi: «Il Comitato realista». Poi, con una superba espressione di audacia: — Lo vede, — egli disse, — si risuscitano i morti quando non si può far nulla coi vivi! I redattori del Thè si guardavano l'un l'altro un po' sorpresi della risoluzione assoluta di Favrol. La sicurezza di quell'uomo evocante uno spettro e promeltentegli un trono li rendeva tutti stupeiatti. — Bravo! — esclamò Cadenet; — comincio a comprendere Gli scritti prima ed i colpi in seguito. Vi sarà da fare per tutti — Sono contento, — disse Fontange tentando di staccarsi dal muro e star ritto sulle gambe. — Capiscono? — riprese Favrol rivolgendosi o Marchena ed a Bertin d'Antiliy. — Parigi si sveglierà dopodomani sotto l'impressione di quella notizia. I cervelli ri¬ scaldati si esalteranno e la certezza di aver finalmente la pace lusingherà molti che oggi non pensano al re, ma che saranno domani per noi. Nello scompiglio sollevato da quel proclama tutto ci sarà possibile; basterà non aver paura di farsi spaccar la testa. — La mia è solida, — disse Cadenet. — Non è necessario, — continuò il conte parlando ai giornalisti, — non è necessario, signori, che io raccomandi la discrezione la più assoluta. Si tratta di una causa troppo cara a tutti e che nessuno, ini immagino, vorrebbe compromettere con parole imprudenti. Bertin d'Antiliy sorrise ed i suoi amici s'inchinarono nuovamente per assicurare il conte della loro abituai; discrezione. — Non le auguriamo che una cosa, signore, — disse Bertin, — ed è di riuscire... — E di darci, — aggiunse ridendo uno dei redattori, — una piccola parte della focaccia il giorno della riuscita... — Luigi XVII avrà la fava, — fece un altro, — io mi accontenterò delle briciole. — Luigi XVII? — domandò Bertin d'Antiliy, che, dopo la lettu a del proclama, guardava Favrol con aria un po' sospettosa, — Luigi XVII esiste davvero? — Esiste. — disse Favrol. — L'ho visto, — aggiunse Jose Marchena con tal sicurezza che non ammetteva replica. fsSicrvIcpsvPdaplsgdbpptageqs — Il re è morto, viva il re! — mormorò fra due singhiozzi Maiagrin. — Il Delfino sarà presto re di Francia, signori, — riprese Giacomo di Favrol. — Siamo vicini alla fine dell'orgia. Favrol domandò allora u Bertin d'Antiliy se si poteva 1ar stampare subito il proclama letto da Marchena: desiderava correggere le bozze e portarsene via una prova. Il redattore del Thè esitò un momento. Il documento era d'una importanza tale che valeva forse meglio farlo comporre più segretamente ancora Gli operai della stamperia erano uomini sicuri, ma bastava una parola leggera di un indiscreto, di Publicola, per esempio, per far nascere, al di fuori, qualche sospetto. Il segreto più assoluto era necessario. Bertin d'Antiliy propose dunque al signor Favrol di tener lui il proclama, di farlo comporre sotto ai suoi occhi e di farne tirar subito il più gran numero possibile di copie per farle distribuire all'indomani. Però quella distribuzione bisognava ritardarla d'un giorno, perchè coi mezzi di cui disponeva la stamperia di Bertin era impossibile ultimare la tiratura in ventiquattro ore, e rivolgersi ad un'altra stamperia sarebbe stata una grave imprudenza. — Signori, — disse Bertin d'Antiliy, — ecco ciò che bisogna fare. In tempi come questi uno scrittore deve pur sapere essere stampatore. Aiuteremo noi i nostri operai, comporremo noi il proclama realista. — Ben detto, mio caro d'Antiliy, — dio se Marchena; — mettiamoci all'opera.. li redattore del Thè s'era già messo, secondo l'espressione popolare, « in maniche di camìcia » e, rialzando i polsini, s'incammino verso la porta dalla quale era scomparso Publicola. I -suoi collaboratori lo imitarono, e Cadenet, un po' confuso, guardò Favrol comt per dirgli: — E noi che cosa dobbiamo fare? — Signori, — disse Favrol, — tnnanisl tutto diamoci la nostra parola d'onora <9 mantener tutti il segreto di quanto avvi»» ne qui. — Parola da gentiluomo, — fece BerttS d'Antiliy. — Lo giuriamo di buon grado, — dieserà i redattori del The. — Infatti, — pensava il conte, — a chi nuocerebbero se non a loro stessi divulgati, do checchessia? Pel momento soao confi, denti, ma da gran tempo erano complici. Cadenet, Fontange e Matagrin avevano giurato come gli altri ; il primo abbaatan» za di mala voglia e mostrando il suo cai» tivo umore, gli altri con un sentimento va» go della situazione. Cadenet si sentiva unii* liato di divenire stampatore.