II processo contro i 26 fascisti per l'occupazione del Municipio di Castelnuovo Caicea

II processo contro i 26 fascisti per l'occupazione del Municipio di Castelnuovo Caicea II processo contro i 26 fascisti per l'occupazione del Municipio di Castelnuovo Caicea Asti, a notte. La spedizione punitiva contro Pamministrazione comunale di Castelnuovo Caicea, rea di esser composta di popolari e di contadini e capeggiata da un fascista non della prima ora, sollevò molto rumore tra le popolazioni delia Val Tigllone all'epoca in cui avvenne. Oggi al processo, l'interesse #er il fatto non si manifesta in forme singolari. Niente ressa, nessun assembramento alia porta della Corte d'Assise, ove l'autorità non ha creduto neppure necessario di disporre un particolare servizio di polizia. In fondo la deplorevole vicenda, per cui wentisei persone vennero rinviate a giudizio, na un po' dell'operettistico e, per fortuna, quasi niente di tragico. I fascisti, sull'imbrunire del 19 febbraio dì quest'anno dopo avere compiuto azioni, diciamo cosi, coreografiche sulla piazza del paese si diressero al Municipio, che era presidiato da qualche carabiniere, e vi diedero la scalata. Intervenuti altri carabinieri ed il commissario di P. S. avv. Russo,* sgombrarono senza indugi, senza colpo ferire. L'amministrazione castelnovesc. che prtaia della spedizione punitiva e della tentata defenestrazione aveva subito le noie di alcune inchieste amministrative, si mantiene in piedi tuttora. Daò ras In 180 Gli organizzatori della spedizione, a quanto è risultato dall'istruttoria scritta ed orale, furono due piccoli « ras » : Antonio Benek, già tenente di cavalleria, di Castelnuovo Clicca, noto in quasi tutto l'Astigiano per le sue prodezze, ed il sindaco di Belveglio, Francesco Masuello, detto « Fratin n, ma ben poco serafico, a quel che si narra, per le sue vivendo politiche e non nel territorio della Val Tigllone. Il primo di questi starnano non si è presentato all'udienza; contro di lui, come contro una diecina di altri, era stato spiccato un invito a costituirsi, trasformato poi in mandato di cattura. Il Benek ha creduto bene dunque di tenersi lontano. Il Masuello per contro fu arrestalo un mese fa sotto l'accusa di estorsione, ecc., e stamane fu trasportato in istato di arresto, assieme ad un altro imputato, detenuto per altra causa. Gli altri imputati, ad eccezione del Benek padre, che è deceduto in questi mesi, e di certo Pesce che è soldato, sono giunti al palazzo di giustizia, inquadrati, cantando innocenti canti campagnoli. Quelli che erano colpiti da mandato di cattura si sono andati ad offrire ai carabinieri, che li hanno fatti passare nella gabbia, gli altri han preso posto 6U due panche, anteriormente ad loro compagni. Sono in maggioranza giovani contadini sui 20 anni; nessuno veste ora la camicia nera. Sono difesi dagli avvocati Carlo Barberis, Borasio, Borello, Cerniti, Orsi o Farinelli. Presiee il cav. >uff. Audoly; P. G. il cav. Perocchio. Esaurite le non brevi formalità della chiamata ed ammonizione dei testi, può iniziarsi l'interrogatorio degli imputati. In molti punti le dichiarazioni di costoro coincidono, tendendo ud escludere ogni parte, cipazione ai fatti. Uniformi saranno anche, sotto un altro aspetto, le deposizioni dei testi, 1 quali conte in tutti i processi politici — non ricordano e si mantengono riservati. E' interrogato Luigi Castine II giorno d.?i fatti non era a Castelnuovo ; giunse a casa sul tardi, quando tutto era finito. Mentre si apprestava ad andare a cena gli fu detto che il Direttorio fascista era convocato d'urgenza. Andò alla riunione, ed il commissario avv. Russo lo dichiarò, cogli altri, in arresto. Presidente: — Chi aveva radunato in quel giorno i fascisti? — Non so; io mancavo da casa da cinque giorni. Una sfortunata lana di miele Triberti Bartolomeo dice di non saperne niente; giunse in quel giorno dal viaggio di nozze, stanco, e non 6'occupò di niente. Fu arrestato perchè membro del Direttorio. Barbero Giovanni, studente e fascista Influente, tanto da essere stato chiamato a far parte del Direttorio. La mattina del 19 febbraio non si sentiva bene e restò in casa; nel pomeriggio andò in Municipio, a cercar del padre, scrivano del Comune. Giunsero nel frattempo i fascisti ; non prestò aiuto, nè partecipò all'impresa. P. G. : — Non 6iete voi che avete indicato agli invasori il passaggio secondario, mentre i carabinieri proteggevano la porta principale ? — Io 60no andato in Municipio venti minuti prima dell'occupazione. Capusrotto Sisto fu estraneo anch'agli all'azione; in istnittoria disse che dell'Amministrazione tutti erano malcontenti.,Oggi all'udienza non dice altrettante: — Non sapevo di malumori contro l'Ara ministrazione ; io ne ero contentissimo. L'imputato continua dicendo di essere rimasto nel 6uo ufficio postale, di cui è titolare, mentre i fascisti operavano; l'unica colpa che gli si potrebbe addossare 6 quella di aver dato corso ai telegrammi spediti dal Benek al prefetto, e in cui 6l chiedeva la deposizione- 9eH'Amministrazione... Ferraris Anselmo, decurione delia Milizia, sa che si voleva fare una «piccola protesta ». Ignora però la natura ilella prolesta. Capitanò al mattino i fasci;'.i. che compirono un giro per il paese i-a-nuindo inni patriottici. Presidente: — Perchè quando avete sniec-60 di cantare non ve no siete andati? — Io non ne r>o iii'nto, non ho partecipato all'occupazione. Esortai al mattino i miei compagni ad andare a enea, dicendo che gli ordini erano di stare quieti: invece quelli qualche ora dopo compirono l'irruzione. L'avv. Giovanni Clemente, segretario comunale di Noàsca, andò, con altri, nel pomeriggio del 19 ad Alessandria, per comunicare al prof. Buronzo,'fiduciario fascista, ed al prefetto che i fascisti volevano procedere ad una rumorosa protosta. Il Buronzo non c'era; il prefetto dal canto suo era già informato , , Presidente: — Chi radunò 1 fascisti? — Il Bennk : io fui estraneo. Il fratello del precedente, Giuseppe Clemente, andò a curiosare in Municipio e fu arrestato. Reggio Antonio esclama : — Non ho niente da dire. Avvocali: — Dica, non ricorda più? 0 era ubbriaco allora o lo è adesso. L'imputato si decide e narra che andava a casa, recando della legna sulle spalle, quando vide che i lascisti venivano radunati dal Benek. cectdsftrtvpfsnbaccldqsPcrttdctdcCntcinfitcsicfdtdrlsnfsldlbadvri ! l | 1 I | ■ I . ì • I I ' , | ; j | i i i o . . a 9 ; r o è to a a l a , . o i i i oid e n neu e a a e, uPresidente: — Non siete andato in Municipio ? — Si, me quando non c'era più confusione e la scala era già sgombra. P. G. : — Però avete detto al carabinieri che erano i protettori dei sovversivi e li avete chiamati • carne da macello ». — No, per carità! Galoppino elettorale Masuello Francesco, sindaco di Belveglio, dioe di aver sconsigliato 1 fascisti dal trasgredire agli ordini dei capi. Vedendo l'effervescenza degli squadristi, mandò, in automobile, ad Alesa -ndrla l'avv. Clemente. Il ritorno di questi però non avvenne che molto tardi. I fascisti intanto 6i erano avviati verso il Municipio. Cercò di arginare l'impeto di essi, ma senza riuscirvi. L'imputato fa la storia dei malumori che nel campo fascista si nutrivano contro l'Amministrazione, a capo della quale era un fascista non beneviso, il dott. Succi. P. G.: — Voi vi siete recato a Castelnuovo anche il giorno prima dei fatti. — Si, per cercare di ottenere adesioni alla candidatura del cav. Martinengo, di Rocchetta Tanaro, che 6i voleva includere nel listone. P. G. : — Non avete pregato il segretario del fascio dì Monibercelli di tenere pronti quei fascisti per la giornata del 19? — Non è vero. Gapra Paolo è di quelli che rimasero est.ranei. Fu arrestato mentre andava a casa. Piano Vincenzo si trovava ad Agliano : seppe che a Castelnuovo c'era un'adunata e vi si recò. Il Benek chiamò tutti a casa sua. Si trovò, per forza d'inerzia, con quelli che entrarono In Municipio dalla porticina secondaria : non sa chi abbia forzato l'ingresso. P. Ci, : — Già, ma avete puro insultato i carabinieri. Grassi Enrico, di Calair.andrana, fu invitato ad andare a Castelnuovo dal Benek e dal Masuello. Durante l'invasione rimase nel cortile a vedere. Altrettanto narrano Giovanni Cordara e Pietro Caligari?. A costoro il Benek disse che agiva d'accordo col prefetto. Gia.no.glio Stefano, ria Belveglio, fu invitato a Castelnuovo dal Benek, il quale disse che ci sarebbe stata una festa. Portò perciò il gagliardetto. Dal Benek ebbe poi dei manifesti che dovevano essere affissi, ma che finirono invece nelle mani dei carabinieri. Anche un commissario prefettizio Ratti Defendente era commissario prefettizio a Noasca. Uno dei tanti giovanissimi commissari prefettizi. Transitando per Castelnuovo vide quel po' po' di movimento e inteso il motivo si uni al Clemente die si recava ad Alessandria per conferire col prefetto. Intendeva contribuire ad evitare incidenti incresciosi. Squillar! Carlo, calzolaio, si accodò al corteo della mattina. Nel i>r«m>eriggio per prudenza si tappò in casa, usci quando vide che una finestra del Municipio era stata aperta. Il coimputato Reggio gli ordinò di procurargli una scala: andò a prenderla, ma s'allontanò tosto, mentre gli altri la appoggiavano alla casa comunale. Ferraris Tarquinio vide alcuni fascisti che salivano per la scala appoggiata ad una finestra del Connine: sali alcuni gradini, ma fuggi tosto impaurito quando 1 carabinieri si affacciarono spianando i moschetti. Dopo l'occupazione portò sul campanile una bandiera, mentre di sotto la rolla inveiva contro la Giunta. L'ultimo gruppo di imputati: Giovanni Barbero, Reggio Antonio, Con6avella Giacinto, Bigi ino Stefano e Triberti Eugenio, negano anch'essi ogni partecipazione. Quelli che devono rispondere di violenze contro gli osti del paese, per obbligarli a somministrare vivande ai fascisti convenuti, si scolpano narranno che gli osti imbandirono le mense di loro iniziativa. L'avv. Clemente, che è accusato di omessa denuncia di armi, essendogli stati rinvenuti in casa fucili, rivoltelle e cartuccie, dice semplicemente che erano ferravecchi di proprietà dei suoi due fratelli. S'inizia cosi Ja sfilata dei testi. Passano sulla pedana i consiglieri comunali che invano si cercò di defenestrare. Tutti la mattina del 19. avendo sentore di cosa si preparava, si allontanarono dal paese. Tutti poi furono obbligati, un anno prima, dal Benek a sottoscrivere una lettera di dimissioni, che però non ebbe corso. Lajolo geom. Agostino, segretario del Comune, in istruttoria precisò che gli organtzi aut'Vi della spedizione erano Benek, Ma! suelk) p Clemente. All'udienza esita a con l fermarlo. Presidente: — E dire che non ho mai fatto qpgedqcas«nscdc«bmcrcbVp0m2ansmdprgpcqm1cszqsdppempncpszldlgl| il dentista I I saveri ordini delie Autorità 1 L'avv. Luigi Russo, commissario di P. S. I Fu inviato a Castelnuovo dal sotto-prefetto | di Asti Trovò all'ingresso del Municipio il ■ colonnello Benek, il quale gli disse che i I fascisti agivano di loro iniziativa. Ordinò di sgombrare tosto il Municipio, ciò che av. venne senza che gli invasori opponessero ì resistenza. Dall'Autorità politica ebbe ordini • severi di arrestare i responsabili. Con uno I strattagemma riunì il Direttorio nella casa I Comunale, verso le 19, e dichiarò tutti in a'r' resto. Gli altri fascisti arrestati furono indicati come responsabili dal tenente dei carabinièri, che era sul posto dalla mattina. Presidente: — Circa la violenza contro gli osti? — La sera stessa vennero gli osti a dirmi , che il Benek aveva loro ordinato di servire da pranzo ai fascisti. | Presidente : — Con violenza? — Non credo; erano ordini categorici. ; Presidente: — Chi ora vestito in camicia j nera '.' | — II Masuello; il Benek, quando io giunsi, i si ora allontanato. Il sindaco, dott. Marcello Succi, si era recato in Asti nella famosa giornata. Ebbe precedentemente dal Benek figlio l'intimazione di abbandonare il Comune, ma si rifiutò Subì quindi una inchiesta dal segretario di Prefettura cav. Rossi, che era stato mandato su istigazione del Benek ; ma l'inchiesta non rivelò nulla di irregolare. Gli risulta che il Masuello era il braccio destro del Benek. Il teste vorrebbe fare in ultimo una dichiarazione, ma il Presidente non glie lo consente Dova dott. Emilio era in casa quando apprese che i fascisti avevano occupato per qualche poco il Municipio. Non ritenne utile uscire Presidente : — Lei ha rietto in istruttoria constarle che la spedizione eira preparata da alcuni giorni VFnVtGdtsilfprntrGflnscmIdczaIvcdpaz." — Si diceva, era voce generale. Presidente : — Perchè Benek andava In giro a chiedere le dimissioni dei consiglieri? — Sono miserie, cose di poca Importanza... Presidente — Non lo vuol dire; in istruttoria l'ha affermato. Dio, che coraggio civile. — Io ho il coraggio di chiunque altro sia qua dentro. Il teste ammette che il « motore » principale dell'agitazione era il Benek, ed è congedato. Squillar! Antonio, consigliere comunale, ebbe la solita intimazione dal Benek. Gli si disse: « Vi dovrete dimettere per forza; a quelli che non si dimetteranno sarà appiccato il fuoco alla casa ». Dagna Giuseppe incontrò Benek e Masuello nel pomeriggio; il secondo gli disse: « Voi consiglieri avete bisogno del manganello ». " Anche se cento carabinieri Lazzarlno Pietro, consigliere comunale, senti che il Masuello diceva al tenente dei carabinieri che il Municipio doveva essere dato a loro. Poiché l'ufficiale osservava che ciò non era possibile, il Masuello replicò: « Siamo già in 18 Sezioni a volerlo; se non basta, raccoglieremo anche duemila o tremila fascisti, e anche ove ci fossero cento carabinieri quello clic vorremo fare lo faremo ». Riconobbe tra gli invasori il. Ratti, e vide che lo Squiliari portò la scala. Le tre albergatrici del paese, Matilde Triberti, Pieriua Vercelli e Giacinta Carelli, apprestarono i pranzi dietro ordini del Benek, del Masuello, 0 del Clemente. Furono pagati tutti per cifre minime: sono in credito in totale per più di 2000 lire, lì non hanno speranza di poterle avere. Il maresciallo della Stazione di Agitano, Fermo Carrara, indica come maggiori responsabili il Benek, il Masuello ed il elemento Francesco. Senti il noto discorso fatto dal Masuello al tenente dei carabinieri. Il primo tentativo di scalata fu fatto da Ferraris Tarquinio; per l'Ingresso secondario li guidò forse il Barbero. 11 Benek padre fu portato a braccia in Municipio, mentre le campane suonavano a festa. I manifesti sequestrati recavano la scritta: « Abbasso l'Ani, ministrazione guidata dal dott. Succi ». Pres.: — Furono commesse violenze contro 1 carabinieri? — Si. uno sconosciuto puntò un tridente contro un milite: dicevano che si faceva schifo. Sfilano alcuni altri testi di accusa e si iniziano le deposizioni dei testi a discarico con quella dell'on. Buronzo, che si indugia a spiegare la situazione di CastelnuovMIeguale, del resto, egli dice, a quella di qBii altro paese della provincia. C'era un gruppo impetuoso, capitanato dal Benek, ed uno più equilibrato capitanato dal dott.. Succi. L'Ani, ministrazione presieduta da quest'ultimo non poteva essere sciolta, perche il Prefetto a nessun costo lo voleva. Esaminando bene le cose, il teste non può far grave torto al grup. po del Benek, che rappresentava lo squadrismo, e giudica l'invasione come una « ragazzata ». L'iniziativa era infatti illogica. Ma il loro atto era in fondo generoso: volevano si dicesse che il loro fascismo, il fascismo della prima ora non era morto. Il teste sì dilunga, ma il presidente lo congeda: — Non facciamo qui della filosofia politica! Domani continueranno le testimonianze. cgaddècts