SANGUE DI RE

SANGUE DI RE SANGUE DI RE PARIGI, novembre, [L'albero genealogico compilato, sulla scor- ta dei documenti originali, dall'archivista Guérineau fa discendere ia famiglia dei marchesi di Castellane, originariamente|pri ncipi sovrani, dai re d'Arles, che discen-1devano dai Carolingi; e, se dobbiamo pre-!Istar fede alla testimonianza dell'attuale ca po della medesima, una contessa di Beaulaincourt, spirito caustico, non era nemmeno ben sicura che un Adamo di Castellane non avesse impalmato in prime ìiozzs la nota Eva de Paradisi, genitrice augustissima dei molti venerabili personaggi di cui le sacro istorio conservano tuttora il ricordo. In ogni caso è fuori dubbio che il IX secolo assistette alle allo gesta di Bonifazio I di Castellane, i'Xl a quelle di Bonifazio VI; o così, secolo dopo secolo o Bonifazio dopo Bonifazio, sino al XIX di nostra èra, il quale ha assistito, come lo persone di una certa età c di una carta oducàziono rammenteranno, alle alte — per quanto i tempi comportano — gesta di un Bonifazio, di cui confesso di ignorare il numero d'ordine ma ohe non correremo egualmente pericolo di con¬ fondere con gli altri, trattandosi di un Bo- nifazio tuttora vi venie e che por giunta tutti hanno sempro chiamato familiarmente <c Boni ». Boni di Castellane si distinguerebbe, d'altronde, dalla serie dei suoi antenati anche per il semplice fatto che spetta a lui, quattro secoli dopo Cristoforo Colombo, il vanto di avere scoperto l'America, se al significato meramente geografico doll'eapressione vogliamo per un istante sostituire il sottinteso lievemente cinico attribuitole oggi dall'uomo che primo fra i patrizi del Vecchio Mondo osò varcare l'Oceano per ridorare il proprio blasone sposando una miliardaria del Nuovo. Le nozze di Anna Gould con il discendente doi ro d'Arles furono un avvenimento almeno altrettanto memorabile nella s:oria della nobiltà europea in genero e francese in ispccio quanto il viaggio del Genovese verso le Indio Occidentali nella storia della borghesia dello stesso continente. Senonchè, proprio corno Cristoforo Colombo, il marchoso — allora conte — di Castellano scoperse l'America per gli altri più che per se stesso ; e, dopo averne fatto dono ai propri contemporanei e successori, la sorte matrigna lo condannò ad assistere solitario nell'oblio ai facili trionfi di chi non aveva altro merito fuorché quello di aver ricalcato, cttm arano sali*, le sue orme. Per questo riguardo, trovo <he le memorie dato alle stampo dall'ex-marito di Anna Gould sotto il titolo Comment j'ai décourrrt l'Amérioue (Paris, Grès, 1924) sono un documento socio-demo-paicologico degno della massima considerazione. Effettivamente, dagli ultimi anni dell'Ottocento l'educazione delle ereditiere americane ha fatto progressi, eV^posarle non presenta più la medesima SSnma di pericoli di un quarto di secolo addietro. L'abitudine di soggiornare in Europeo di frequentare la società delle vecchie cai/itali ha steso una patina sulla vernice tropp» cruda dol loro genio nel mentre che l'afcitudine di frequentare l'aristocrazia transatlantica restituiva una certa vivacità di tìnte al naturale troppo scolorito del patriziato continentale. Nel 1895, al contrario, la distanza fra l'una e l'altro era immensa, o non ci reca meraviglia l'apprendere che Anna Gould, diventata marchesa di Castellane, potesse rispondere alni arifo: « La principessa cui mi chiedete di inchinarmi non vale una americana come ine i. I miliardari di quest'epoca sono ancora personaggi bizzarri che mangiano senza sporcarsi le dita in piatti d'oro massiccio ma tengono nel proprio Balotto pianoforti in forma di balena, con la coda alzata verso il soffitto adorno di tauromachie spettacolo se e al posto delle barbe la tastiera, e abbelliscono i propri giardini con statuo elleniche di cemento armato. In casa di Pier pont Morgan, alle dieci del mattino, le stanne adorne di arazzi del Boucher pagata un milione e mezzo di franchi-oro sanno odore di cucina, mentre sulla tavola da pranzo fanno povera vista di se le tazze del caffè e latte e una tovaglia abbondantemente maculata di vino. Questo strano miscuglio di grandioso e di pitocco, questa ingenua vanità di gente furba, arricchita troppo presto per aver tempo di acclimatarsi uclla ricchezza, dovevano urtare profondamente i nervi ancora delicati di un aristocratico del Arecchio Mondo c, peggio, della vecchia maniera. Il lettore dello memorie di Boni di Castellane si chiede, manco a dirlo, perchè mai, data la fatalo incompatibilità del carattere, l'erede dei Carolingi sia andato a sposare proprio una miliardaria di Nuova York. Ma gli è appunto qui che rifulge la grandezza d'animo del nuovo Cristoforo Colombo: nell'avere volontariamente immolato i propri gusti c i pregiudizi della propria casta all'ideale di salvare dalla decadenza la nobiltà francese col soccorso dei dollari d'oltre Oceano. Cresciuto tra un genitore che chiamava Gambetta e Fre.yinnet i propri cani da caccia, a dileggio del regime repubblicano, un nonno che pigliava i nipoti a pedate nel dirieto quando sentiva loro zufolare la Mar sigliese e un precettore che durante la Mossa sputava nel fazzoletto allorchè i fedeli intonavano l'inno Domine, salvam jac Rempublicam, in un castello dell'epoca di Luigi XVI dove la vecchia padrona di casa celebrava tutte le mattine i suoi wetits levert come una Regina alla presenza dell'amministratore, della segretaria, della dama dcompagnia, della vestiarista, di cinque o semonache designato alla lettura dei giornal— Monitore Universale, Gazzetta di Francia e Giornale Ufficiale — del camerieredella t sorvegliante in piedi », delia prima giardiniera, del maggiordomo e di una rappresentanza di ragazze del villaggio scaglionate per ordine di merito attraverso una fila di salotti dalle porte spalancate, in una contrada dove poteri civili ed ecclesiasticflettevano la schiena davanti alla ristabilita preminenza,, degli emigrati dell'Ottantanove, era inevitabile che il giovano Bonifazio, ennesimo del nome, sentisse corno una umiliazione personalo la meschinità della sorto inflitta al casato e alla casta dal progressivo consolidarsi dol regime repubblicana e dal diffondersi del costume democratico. Ora, a vent'anni, su di quali altri mezzi d'azione poteva far capitale il rampollodi una illustre prosapia sperduto nella pie-cola Francia di Casimir-Périer per contcu-dorè all'imborghesimento una stirpe discesa dai Re d'Arles, voglio dire dai Carolingi?L'arte di servire gli interessi di famiglia mediante matrimoni vantaggiosi era sempre sfitta, sino al declinare del poterò monarchico, la quintessenza della politica — ta-, hJiT Austria, nube: ma la trovata di Boui .•oanistei ! e nel ncn ostinarsi a cercare il niiiirimciiio vantaggioso là dove uon se ue protaiitavauo più, cioè in Francia, e a cer,£*rJft.<io.w> era da ■pres.umcrc ce no fosse una a miniera, cioè in America. Beninteso, egli, impalmava la figlia di Gould con io stesso!30senso eroico di muta abnegazione con cui il figlio di un Imperatore cristiano innamorato della cugina sarebbe andato in altri tempi sposo alla gran Corsara de' Caraibi, in omaggio alla ragion di Stato c per sugcel- are un'alleanza militare. Su questo punto mi permetto di non prendere alla lettera a versione sentimentale che Boni tenta ancora di difendere descrivendoci il suo Irasporto per la piccola americana, la quale a quell'epoca non sapeva nemmeno vestirsi. Apprezziamo questa prova di galanteria, ormai disinteressata, ma non sapremmo dimenticare che quando ce in ballo una dote di qualche centinaio di milioni di dollari è un po' difficile che un uomo lo cui rondite non arrivano ai contornila franchi non sia vittima di amabili suggestioni cardiache, come avveniva, appunto, alla legione di i Romei » i quali, a detta del Castellane, sospiravano intorno alla inesperta Anna Gould. Ivo: l'oredo dei Be d'Arles sposava per ragion di Stato, e solo a questo patto gli perdoniamo la mesaillance. Sposava per raselioi sadricostituire in seno alla immiserita ed esau- e ril'atutedel'etaintupavmpveco. iml'SpromplcgLeiecdizfdls1 liouari in regime democratico, 1 Disgraziatamente, non sem forata aristocrazia francese un focolare «li vivo prestigio nobiliare, una scuola di autorità o di antidemocrazia, un tempio della tradizione. Sposava affinchè quaranta milioni di francesi che della Sovranità non avevano mai veduto altra effigie tranne quella presentata loro da un presidente della Repubblica incapace sinanco di tenere con dignità un cilindro sulla testa potessero finalmente toccar con mano com'era fatto un gran signore, un monarca autentico, sia pure senza corona, un vero eredo dei Carolingi, un capo. Di ritorno a Parigi dal viaggio di nozze, suo primo pensiero ò precipitarsi dagli antiquari per riscattarvi a qualunque prezzo quanto può essere ancora salvato delle reliquie dell'antico fa3to nazionale. Guiraud gli cede per 250 mila franchi i due arazzi del Boucher, che un giorno il Morgan ricomprerà per la sua casa americana olezzante di patate lesse. Wertheimer gli vende due ritratti del Reynolds e due del Gainsborough. Sedelmeyer uno del Van Dyck. Samary un Rembrandt. Asher la famosa Morrison Tahlc in marmo turchino o duo vasi di celadon© meravigliosi. Ben Guvat .un tappeto del sec. XIII lungo venti metri I lproveniente dalla cattedrale di Lisbona. Se- Jligman un orologio del Boule, dono di Luigi sXIV a Papa Ottoboni. Stettiner un servizio adi Sèvres verde di cinquecento pezzi. E nel tempo che gli ebrei di mezzo mondo provvedono a trasformare la sua casa in uno dei più sontuosi musei, notaj ed architetti non stanno con le mani in mano : acquistato il palazzo della marchesa d'Hervey nel viale Bosquet, si dà opera alla costruzione del palazzo sul viale del Bosco di Boulogne, si compera il castello del Marais, si restaurano quelli di Grignan e di Acosta, si prende a nolo una villa a Cannes. Nel palazzo dol Bosco di Boulogne, il più bello di tutti, uno scalone decorato di pitturo raffiguranti le oinque parli del mondo conduce di qua al salone dell© Arti, di là a un teatro capace di seicento spettatori. Le sere di ricevimento riuniscono nelle sale di Boni sino a duemila invitati. Le vetture fanno coda sino all'Arco di Trionfo, e cinquecento domestici in par: rucca incipriata popolano vestibolo, pianerottoli e corridoi. Talora, sui gradini di marmo rosso, i nuovi venuti sdrucciolano goffamente nel salire, intimiditi dall'occhio beffardo dell'anfitrione ohe li aspetta di sopra. Per vendicarsi, gli invidiosi grattano i marmi con l'unghia nella speranza di scoprirli di stucco e cacciano spilli nei polpacci dei domestici per accertarsi ohe non siano imbottiti. L'orchestra intanto suona l'inno legittimista, Viva Enrì-co IV, e non di rado in prima linea tra gli invitati figurano sovrani © altezze reali reduci appena dall'Eliseo. Naturalmente, a paragone di casa Castellane, l'Eliseo, coi suoi eterni brodi rifreddi travasati dalle bottiglie di acqua di Viohy, ci fa una pessima figura; ma è appunto quello che Boni vuole dimostrare : la degenerazione del Potere. Il giorno che l'opulento marchese, scortato dallo zio principe di Sagan, si presenta al Municipio per chioderò l'autorizzazione di dare una festa a1 Bosco di Boulogne, uua festa che eguagli in magnificenza quelle di Luigi XIV a Versaglia, il sindaco sgrana tanto d'occhi senza capire. « Versaglia .- Luigi XIV ! Ma a quale scopo? ». E tocca al principe di Sagan, orli iter elcoantiarum, spiegargli: < Per il piacere, signore, per il piacere ! ». Dopo di che Tolette del popolo, incapace di formulare aitre domande, accorda persino i gendarmi a cavallo per proteggere la compagnia da un colpo di mano degli anarchici. E la festa ha luogo: ottantamila palloncini veneziani, centomila lampioni disseminati lungo i viali, quindicimila metri di tappeto sull'erba dei prati, e poi orchestre, corni da caccia, ballerine. Trecento mila franchi-oro di conto da pagare. Arturo Meyer, altro difensore del trono e dell'altare, va in estasi, non senza uno stringimento di cuore al pensiero dol numero di abbonamenti al Gaulois che una somma simile rappresenterobbe, al pensiero di quello che domani scriverà sulla Lanterne il socialista Millerand. Ma Boni, vero uomo dol Rinascimento, ama l'odore della polvere. Eletto deputato a quattro riprese dai citladlnl di Castellane, nelle Basse Alpi, i quali gli vengono incontro con lo chiavi della piaz- | za su di un cuscino e il ritratto del maresciallo Vittorio suo avo levato a guisa di labaro,- la Camera gli fa il viso dell'armi, Waldeck-Rousseau, a dagli occhi di pesco bollito )i, gli giura guerra a morte. Dreyfus li divide, e Boni, naturalmente, è contro di Dreyfus; ma più ancora li divido l'invidia, dice lui, la gelosia dei piccoli arrembatori repubblicani contro il signore nato, ohe può permettersi il lusso di ordinare una nuova livrea pei propri domestici perchè nel castello del Marais lo scarlatto stona sul verdolino delle pareli mentre il panno bianco con alamari e brache celesti vi sta vCggnmtdctlmio-liore a pen nello, e vorrebbo permettersi anche quello i di faro e disfare i ministeri. Purtroppo, batti oggi, batti domani, viene la volta che l'accusa di corruzione elettorale fa invalidare il munifico deputato, come di lì a qualche anno accadrà a Maurizio di Rotschild. E allora, addio politica. E' la sorte dei mi- pro sombra essere la sorte degli aristocratici in regime milionario. Nemmeno Anna GouìJ apprezza molto il fasto del marito. Ella capisce benissimo che tanto sfoggio di grandezza ò inteso ad umiliare non soltanto i repubblicani ma anche colei cho lo paga. Si ( era attesa, da parte del marchese ripiantato, i a un maggior rispetto del suo danaro, da- ! paro t'aito da suo padre rimboccandosi maniche o infangandosi gli stivali. Quella disia.voltura verso i milioni la offende. &i- anta, in dodici anni di matrimonio. Un rutto giorno dirà: basta. E il povero Boni vrà un bel dimostrare, per placarla, che, modo suo, ancb'o^li ha fatto degli affari, 0.lI l„eJ£eno «el Bosco di Boulogne, compeato 350 franchi il metro, ne vale 3 mila, e il castello del Marais, avuto per un mione, trova acquirenti per otto milioni, se divani in arazzo del Berain, pagati ses- anta mila franchi, costano, nella bottega i Seligmann, un milione © mezzo: moglie cognati gli risponderanno che i suoi critei amministrativi meritano l'interdizione, e avventura finirà nel divorzio clamoroso che utti sappiamo. La Francia rimarrà, così, definitivamene priva della nuova Versaglia che l'erede ei Carolingi aveva sognato di fermarle. Ma eredità di Cristoforo Colombo sarà racco}- a ancora una volta da Amerigo Vespucci, n persona del cugino Elia di Perigord, fu-uro duca di Talleyrand e figlio di quel principe di Sagan che, da padre avveduto, veva aiutatoci nipote ad affondar© permetter© in vece sua sidla caravella il prò- rio rampollo. Anna Gould, divorziata, di-enterà duchessa di Talleyrand, e il suo se- ondo marito, primo di una lunga serie di . . . , . ^ .. ilmitatori, si guarderà bene dal trattare dal 'alto in basso i dollari di Nuova York. Evidentemente, les Dieu.r, s'eri vont. CONCETTO PETTINATO