L'umore politico del Senato

L'umore politico del Senato L'umore politico del Senato 1 neo-Senatori non convalidati e l'abbondanza delle palle nere c Roma, 24, notte. Subito dopo il laborioso voto della Camera, ò scoppiata tra le mani di Mussolini la bomba del voto di sfiducia al Sonalo per la convalida di 4 dei 53 senaiori compresi nell'ultima infornata. Il fatto è moralmente grave od ha riempito Roma di commenti. Anzitutto il numero dei senatori esclusi proporzionalmente è cosi ingente, da superare quello dei non convalidati da molti anni ad oggi. In secondo luogo, anche proporzionalmente, il numero dei sonatori non accolti è notevole perchè si tratta di 4 esclusi su 53 nominati, mentre rimangono ancora da esaminare i titoli di 11 candidati. Infine, l'esclusione dei 4 proposti è tanto più notevole perchè si tratta in buona parte di candidati eli cui era stala suggerita la nomina per « meriti speciali ». Le esclusioni dei senatori Sabini, Ugo Ojetti, Salvatore Di Giacomo e Pavide Mele, sono irrimediabili. Ugo Ojetti si propone bensì di presentare nuovi documenti che giustifichino la sua nomina per censo, ma è dubbio che questo tardivo rimedio possa essere applicato. Ad ogni modo, l'impressiono per questo Wovo episodio dell'azione ministeriale è grandissima, tanto più che esso viene, posto inevitabilmente in relazione con tutta la politica ministeriale. Si tratta in verità di un episodio separato della politica governativa di questi giorni, ma non si può negare l'esistenza di una relazione tra la relativa decadenza delle azioni ministeriali verificatasi durante la discussione alla Camera ed il contemporaneo ribosso dell'azione ministeriale in Seuato. La più o meno chiara insurrezione dell'ambiente di Palazzo Madama contro l'ultima infornata ministeriale ha più o meno esplicitamente il carattere di un atto ostile al Ministero. Ogni decisione dell'assemblea vitalizia, nel senso di controllo sull'operato del Governo, assume inevitabilmente la fisonomia di critica dell'operato del Governo. In altro momento, quando lo azioni del Ministero Mussolini erano meglio quotate, nomine come quelle oggi respinte dal Senato venivano invece ammesse senza obiezioni. Ciò era dovuto al fatto che l'ambiente di Palazzo Madama si manteneva pienamente favorevole al nuovo regime. Oggi, il vento di fronda che vi ho ripetutamente segnalato, è spirato in Senato più forte specialmente in seguito al passaggio alla opposizione degli on. GioiiLti ed Orlando. E le conseguenze si sono visto subito con l'esclusione degli on. Sabini, Di Giacomo, Davide Mele e Ugo Ojetti, collisione che sarà vivamente discussa anche all'estero. L'esistonzn di un lato politico della questione appare ad ogni costo indubbia. Lasciamo da parte il caso Sabini, caso speciale, che deve esser" giudicato a parte. Lo eccezioni sollevate intorno alla nomina del conte prof. Giovanni Sabini sono infatti di materia assolutamente speciale, dovuto a ragioni esclusivamente personali. Si tratta — a quanto si assicura — della riesumazione di un vecchio procedimento penale finito in senso pienamente favorevole al conte Sabini, ma in proposito si vollero sollevare alcuni dubbi. Questione dunque unicamente morale. L'esclusione dei candidati Salvatore Di Giacomo e Ugo Ojetti fu sollevata unicamente per il dubbio che essi possiedano i titoli dell'art. 20, cioè la nomina per « benemerenze verso la patria». La ragione polilica non confessata di questa doppia esclusione appare evidente, perchè nella precedente infornata il ministero Mussolini lui proceduto a nomine di senatori di personaggi bon meno illustri degli autori di « Cose Viste» e della «Storia del Teatro di San Carlino ». Non vi sarebhe stala una ragione per escludere i due candidati dalla presente infornata se il vento di ostilità notevolmente accresciuto conlro gli ambienti fascisti non avesse determinato oggi il maggior rigore. Certamente il rigore del Senato si manifestò anche in passato: tulli ricordano la severità a cui, in grado più intenso, dovettero sottostare uomini come Giosuè Carducci e Giuseppe Verdi; ma è .anche vero che, assai più di recente (sotto il Governo Mussolini) i titoli oggi negati uU'Ojetti e a Salvatore Di Giacomo sono stati dal Senato riconosciuti a Vincenzo Morello, ad Enrico Corradini ed u Cippico, tutti è tro diventati senatori come... «benemeriti della patria». Ora, nell'ambiente senatoriale, affermandosi che la decisione negata a Ojetti c Di Giacomo deve essere considerata sotto il punto di vista delia necessità di ritornare ad una valutazione rigorosa dei titoli per l'aflimissione dei « benemeriti della patria », perchè si era discesi ad una eccessiva larghezza nella valutazione di questi titoli e bisognava dare un esempio, si esclude che persone egregie come i commissari per la verifica dei titoli abbiano potuto prestarsi a rappresaglie anche soltanto poliiiche contro i senatori dirò cosi bocciati. Si rileva, a conforto di questa osservazione, che i componenti della Conimissione stessa -•■ cioè uomini come i senatori Giardino, Inghilleri, Cauipello, Po¬ placco, Tanari. Cassis, Pagliano e Mosca — sono personalità al di sopra di ogni supposizione di ra.pprosaglia e di vendetta politica. Si nota inoltre che non soltanto la severità fu questa volta manifestata con l'applicazione molto più ristretta dei criteri generali di nomina; ma anche personalmente, col numero più forte del solito di palle nere verso i singoli candidati: al riguardo, è rilevato soprattutto il fortissimo numero di voti contrari dati sul nome di Giacomo Puccini. Ad ogni modo, la questione sollevata da queste clamorose esclusioni è chiusa. Sono ancora da esaminare le proposte nomine a senatore di Albino Albini, Pietro Baccelli, G. B. Brasiteli, l'ex-deputato Aurelio Drago e. l'ex-deputato dottor Guelpa; ma il Senato ha prorogato stasera i suoi lavori al 2 dicembre. Fino ad ora, almeno, regna la tregua nelle discussioni sotto la cupola di Palazzo Madama per le ammissioni ancora da decidersi. Sembra però che possano essere in pericolo due candidati: uno siciliano e uno romano. Per concludere, l'enorme rumore sollevato dalle avvenute esclusioni viene considerato come un sintomo di poco buonasituazione dell'attuale regime CESARE SOBRERO

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