La serrata critica dell'on. Rodinò alla politica fascista

La serrata critica dell'on. Rodinò alla politica fascista Congresso provinciale del Partito Popolare a Torino La serrata critica dell'on. Rodinò alla politica fascista Numerosissimi furono i soci del Partito Popolare ed i rappresentanti «li Sezioni della Provincia ehe intervennero ieri al Congresso provinciale indetto dal triumvirato, composto dogli on. Mnrconeini, Fino e étall'avv. Piccioni, eoe resse la federazione Provinciale «lei Partito. 11 salone delle adunanze era gremitissimo e gli ultimi arrivati dovettero pigiarsi nello sale attigue, dove perfino il biglinnlo servi di tribuna per gli ascoltatori tardivi. Era appositamente intervenuto l'on. Rodimi, giil ministro «li Grazia e Giustizia nei Gabinetto lionomi, ed erano presenti gli onorevoli Marcoccini, Fino, Stello, il Consigliere Provinciale Gli lambrette, il direttore del Politecnico, prof. Colonnetti, ed altre numeroso personalitil del Partito. A tutti porse il benvenuto l'on. Fino ebe opri il Convòglio e disse che è lecito sperare ce maturino presto tempi migliori e più degni di un popolo clic Itti vinto le ultime battaglie della sua indipendenza mandando al fronte i. figli ed i padri di tutte lo famiglie, a qualunque Partito appartenessero, per pagare l'eguale tristissimo tributo «li sangue ». Presentò poi con lusinghiere parole l'on. Rodino e concluse rievocando la tenace aspirazione dell'Itali:! alla liberta, che nessuna faziosa oppressioni» potè deprimere e ricordando quanta parte abbia avuta la libera stampa nelle fortunose vicende del nostro Risorgimento. il discorso tiell'ex-iTHnistro Cordialmente salutato da un grande applauso si alza quindi a parlare, fra l'intensa aspettazione della fittissima adunanza, l'on. Rodino. Li sua alta figura e la voce poderosa fecero sì che anche i congressisti addensatisi nelle sale vicine poterono udire il suo discorso. Egli cominciò col salutare con effusione « gli amici di Torino» ancor presenti, albi, sua memoria di presidente del Congresso Popolare ultimo, e confuta subito io «vecchie accuse » che vengono lanciate Contro il Partito da gente <« avvezza a curvare la schiena o da persone interessate a difendere posizioni conquistate d'assalto». Principale delle accuse di cui l'oratore scagiona il Partito è quella — veramente vecchia e confutata mille volte — di avere incoraggiato, o non combattuto, il movimento rivoluzionario nell'immediato dopo guerra. Ricorda a questo proposito, che il Partito ora dominante, e non quello Popolare neiyimmediato dopo guerra « invocasse la Costituente la quasi totale espropriazione della ricchezza, l'abolizione del Senato e delle Mense Vescovili e simili provvedimenti sovvertitori dell'attuale ordinamento sociale ». L'on. Rodino ricorda anche che lo stesso Partito liberale di destra, mentre aggiungeva all'aggettivo «liberale» quello di ((democratico » parlava d'espropriazione di terre a giusto prezzo e di possibile ripartizione del latifondo. Tutti ricordi che debbono far presento che intemperanze di propositi o di linguaggio furono di tutti i Partiti, primo fra essi quello oggi immillante, e furono dovuti alla crisi morale politica ed economica derivata dalla guerra. Rileva l'oratore che il P. P. fu combattuto dai liberali e dai socialisti con la creazione attorno ad esso di leggende di cui il tempo fece giustizia. " Libertà oppressa, giustizia conculcata ,, Venendo a parlare degli avvenimenti politici consegniti ulla marcia su Roma, l'on. Rodino dice: « Il nostro partito elio troppo spesso — non per bramosia di potere — ma doli'istosso numero dei suoi rappresentanti politici costretto, assunse la sua parto di responsabilità, anche in assai difficili condizioni, nel governo della cosa pubblica ha saputo anche animosamente prendere il suo posto di battaglia «pullulo ha visto la libertà oppressa e hi giustizia — unica arma — e spesso invincibile di governo, conculcata ». Ha quindi alenile frecciate all'indirizzo dei neghittosi e degli egoisti che « ancora confortano del loro consenso gli attuali dominatori — pure elevando timido riservo destinate forse a giustificare un comodo futuro diverso atteggiamento — e insorgono contro i popolari, facendo mostra di credere che siasi con la opposizione di essi al Governo allontanata quell'era nuova di pacifico benessere che il popolo italiano ardentemente invoca e del quale già — malgrado tutto — possono già intravvedersi nelle, nere nuvolo che ingombrano il cielo, i primi albori ». L'oratore insorge contro questo addebito, e dico: «E non soddisfatti di rivolge.ro immeritato biasimo alla nostra condotta intravveilono anche quella che seguiremo nell'avvenire o cercano di creare intorno a noi ed al di sopra di noi sospetti e diffidenze attribuendoci già concordati politici, ed intese con la .parte temperala «lei partito socialista. Altri, che noi, oggi, riconosciamo comò autorevole capo del nostro partito e che circondiamo di fraterno affettò e di altissima stima, ha già su tuie argomento fatte preciso ed oneste dichiarazioni. Sin lecito a me un ricordo : « Nel 1922 i senatori iscritti al nostro Partito dirigevano una lettera al Segretario politico, nella quale s'intrattenevano in modo particolare sulla temuta collaborazione socialista. Da un lato i senatori affermavano elio sarebbe stato gravo errore parlare d'intese parlamentari con uomini che hanno per programma la negazione di Dio, della Patrio, della famiglia, e, dall'altro, che sarebbe evento di grande rilievo la partecipazione al Governo della pubblica cosa di questi uomini, sempre quando s'inducessero a valutare adeguatamente l'importanza del patrimonio spirituale del nostro popolo e l'intangibile perennità di taluni fondamentali sentimenti come il religioso, il familiare, il patriottico. «Ora, a coloro che si preoccupano dell'avvenire o che temono, sia pure la sola possibilità di una intesa popolare-socialista, possiamo rispondere uniformandoci al pensiero non sospetto espresso dai senatori una volta popolari, ed ora, nella massima parte, tanto lontani da noi. Non so se questo pensiero sia ancora condiviso dagli uomini politici che allora lo manifestarono, sou convinto però che, come allora anche oggi, è diviso da tutti gl 'iscritti del Partito Popolare Italiano ». A questo punto l'oratore, sempre attentissimamente seguito, fa-un rapido esame dei fatti che condussero il P. P. ad assumere l'attuale posizione di fronte al Governo. Ricorda la partecipazione al potere nell'ottobre 1922, malgrado la tempesta di violenze scatenala nel Paese, mentre sin «l'allora « appariva chiaro il non volere o il non potere dominarle ». <« Nel Congresso di Torino — indimenticabile avvenimento nella storia del nostro Partilo — i popolari d'ogni parte d'Italia portavano dalle loro terre un grido di prolesta per la angosciosa oppressione, nella quale erano costretti a vivere, ma, ciò non ostante, non si volle rompere il patto di collaborazione, giudicandolo ancora còme apprezzabile concorso, perchè il movimento fascista s'inserisse nella Costituzione, intendendo di eflìcacenicnte cooperare alla restaurazione politica e finanziaria, alla rinascita dei valori mollili e religiosi, alla "pacificazione sociale ed alla disciplina nazionale del Paese assicurata sulle basi indefettibili di ogni ragione civile, la libertà e la giustizia ». Ma i successivi avvenimenti portarono "alla rottura del patto di collaborazione: «Logica e coerenza politica dovevano consigliare il passaggio all'opposizione, ma l'onesto proposito di sopportare ogni sacrificio pur di contribuire alla pacificazione degli animi, ci fece ancora — nonostante la lotta che imperversava contro di noi — affermare il dovere di continuare, se non a collaborare, a cooperare ». Continuando l'on. Rodino nella sua rassegna degli avvenimenti viene a parlare del G aprile : « A'ennero le elezioni ed i popolari resistendo a tutti gli inviti d'astensione che pure avrebbe potuto assumere un alto significato, dimenticando l'illegittimo assurdo sistema elettorale, combatterono la loro battaglia in assqluta inferiorità, derivante dalla violazione continua della libertà e da inaudito violenze ehe falsarono completamente il risultato della lotta. « Ottenuta dal Governo una vittoria elettorale, troppo grande per apparire sincera, sarebbe stato suo elementare dovere, ed anche suo speciale interesse, di tutelare, a qualunque costo, il diritto delle minoranze, lasciando a coloro che le rappresentavano nella Camera ampia libertà di parola nei limiti consentili dal regolamento, ma ciò non avvenne, e furibonde risse e sanguinose minacele, ed in più larga misura, vennero riprese nella Camera Italiana con maggiore gravità, perchè mentre prima se ne rendevano colpevoli pochi faziosi appartenenti alla minoranza, ora se ne rendeva colpevole una maggioranza, sicura nella forza del suo numero quasi militarm«;nte inquadrata ed i cui componenti avevano assordate l'orecchie dei creduli loro seguaci protestando, con fieri accenti, contro la degenerazione dell'istituto parlamentare^ ed affermando, solenni, la necessità di riportarlo ad una degna altezza. " Matteotti, nome sacro alla Storia „ «Fu l'orribile delitto del compianto deputato Giacomo Matteotti, il cui nome rimarrà sacro alla storia come quello dei grandi martiri della Libertà, che determinò la secessione dello Opposizioni, già convinte che le violenze nell'aula e fuori dell'aula" non avrebbero téso possibile il libero esercizio del mandato parlamentare. Eppure, a chi bene osserva, nella dichiarazione del 27 giugno da esse diretta al Paese per giustificare la loro secessione, s'era avuto la prudenza di non dare a questa un carattere assoluto e definitivo, limitandosi ad affermare clic nelle condizioni derivanti e messe in nuova luce dal delitto Matteotti non era possibile la partecipazione ai lavori parlamentari. « So la folle convinzione, essere unico mezzo adatto per conservare il poterò l'ingiusto uso della forza contro gli avversari e la meditata debolezza verso i proprii seguaci non avesse offuscato la mente dei governanti, la loro condotta avrebbe dovuto tendere a mutare radicalmente le condizioni che avevano reso possibile l'atroce indimenticabile delitto e elio così profondamente, turbavano l'anima nazionale. « Invece — superato un breve periodo di giustificato avvilimento — i decreti violatori della libertà di stampa applicati solamente a quella avversaria, In sensazione diffusa largamente e non ingiustificata, che si tentasse di limitaro Raziono giudiziaria, i divieti di riunione agli oppositori o le più larghe facilitazioni alle riunioni, alle parate, alle sagre del partito dominante, l'esercizio continuato della violenza, i sanguinosi efferati delitti, innanzi ai quali rimane at: torrita, smarrita l'anima italiana, i discorsi sconvenienti che annullano quelli temperati con i quali si alternano, lo frasi violente studiato unicamente per strappare un facile applauso dallo mutevoli folle, quasi che questo potesse compensare l'indignata riprovazione d'innumerevoli cittadini, le libertà comunali e sindacali conculcate; le odiose dittature locali e l'asservimento ad esse delle autorità timide ed incerte, l'esistenza di una milizia destinata non a difendere il diritto di tutti ma l'arbitrio di pochi, hanno reso la situazione aspra e difficile, tale che l'antitesi tra il partito dominante e le opposi^ zioni e, possiamo con sicura convinzione affermare tra il partito dominante e la grandissima maggioranza del Paese, può veramente definirsi insuperabile. «Nò tale antitesi può recare alcuna meravìglia, sol che si voglia, con animo pacato, esaminare gli atteggiamenti gradualmente assunti da uomini, associazioni, partiti, giornali che pure avevano con abnegazione — spinti forse da una errata visione di bene — rosa facile la via al nuovo partito, che bnndiva di volere essere rinnovatore anzi ricostruttore della vita italiana. Primi forti sostenitori che resero ad esso possibile e rapida la conquista «lei potere furono i combattenti ed i mutilati. Altri partiti, anche so organizzati militarmente, nulla avrebbero potuto tentare con la forza, ed in ogni caso nulla raggiungere, perchè privi di quell'irresistibile forza morale, dalla quale largamente si giovò il fascismo, clic apparve — e non era — l'unico esaltatore delle gesta della guerra vittoriosa, forza che s'irradiava dai combattenti e dai mutilati, intorno ai quali nleggiava irrefrenabile l'affetto, immortale la riconoscenza degl'italiani, non immèmori della gloria, del martirio, del sacrifizio loro. 1 sostegni che crollano «Ma la violenza, elevata a sistema, un'insanabile questione morale sorgente da tutta Un'orribile serie di delitti, che hanno destato raccapriccio immenso ed orrore indicibile, non" poteva lasciare indifferente quelle ani. me generose e la loro voce ammonitrice s'è elevata alta e solenne, ritrovando eco prò fonda nell'anima nazionale ad Assisi, terra benedetta dal sacrificio e dall'amore di Francesco: ed a Fiume, la gloriosa città olocausto. Ed oggi, dopo il giorno sacro della Vit. torio, nuovo e più solenne < monito — invocanti! la restaurazione della libertà e della giustizia — ha raccolto nuova e più profonda <:co nell'anima dell'intera Nazione. « I liberali che, salvo coraggiose minoranze, sin dal primo sorgere avevano sostenuto il fascismo compiendo anche il sacrificio di sopportare, silenziosi, offese ai principiaci alle tradizioni loro, costretti dall'invincibile voce della coscienza che, come nei momenti gravi della vita parla la sua misteriosa voce all'individuo, così nei momenti gravi della storia, parla alle collettività, dovettero, in una precisa riaffermazione di principi liberali, che sono quelli in base ai quali la Patria ha raggiunto la sua unità, manifestare la loro implicita riprovazione al Partito dominante e separare da esso la loro responsabilità. « La stampa, libera nei suoi atteggiamenti, aveva dato formidabile aiuto al divenire fa scista, mentre tale aiuto rappresentava — per quelle innumerevoli persone, in particolare dei eeti medi, che, se anche non tesserati ad alcun partito, esercitano grande influenza nella vita del Paese — un'apprezzata garanzia che il Partito fascista conquistando il Potere avrebbe prima ridonata la paco e la tranquillità alla Nazione e poi dedicata ogni sua opera per avviarla, in una crescente fervorosa concordia di animo sulla via della gloria e «lidia grandezza. Ebbene, questa stampa che nulla chiedeva al Partito, al Governo e nulla chiede od attende da altri, è costretta ad assumere, come adempimento d'un sacro dovere, un assai diverso atteggiamento che non contrasta, in fondo, ma spiega e giustifica quello precedente. «( Uomini, gloria non di singoli partiti ma d'Italia, hanno elevata la loro libera voce, voce d'eroi, raccolta in severo raccoglimento da un capo all'altro d'Italia, mentre l'eroismo della trincea, il sangue versato, il mar tirio della carne, la morte affrontato, non li ha risparmiati dall'ingiuria o dal sarcasmo» « Combattenti e mutilati dunque, che han no mostrato di sapere amare la Patria, liberali fedeli alle loro tradizioni, e democratici sociali, la libera stampa, ed i suoi rappresentanti riuniti in Congresso, cultori del diritto adunati in libero discussioni, hanno valorizzato ed esaltato nei loro diversi e succes. si vi atteggiamenti l'opera dei popolari, a cui toccò l'onoro ed il sacrificio d'essere i primi, qui a Torino, nella città sacra alla storia del risorgimento italiano, a rivendicare primitivo ragioni di vita, ragioni sintetizzate in una rivendicazione di libertà, e di giustizia senza delle quali non esiste vera democrazia ». Avviandosi a concludere, l'oratore esclama: «Non è questa l'ora nella quale gl'Italiani possano ascoltare sereni come la lettura «i'un sommario, il resoconto dell'opera governativa, esaltata e glorificata fuor d'ogni umana misura; non è questa l'ora nella quale possa rivendicarsi a uomini ed a partiti che nel passato ebbero responsabilità di governo l'opera da essi compiuta nell'interesse della Nazione. Oggi, solo, infinito desiderio di una paco tranquilla ed operosa, pervade, dominandola, l'anima italiana, mentre un problema l'opprime grave e penoso nella sua incerta soluzione: il modo come raggiungerla. Appellarsi al Paese «.Non quindi odio di parto o speculazione politica. Sìa meditata convinzione ha riunito tutto l'opposizioni nello invocaro come ultimo mezzo, se altri non ve ne hanno, per la restaurazione della legge e quindi delle libertà e della giustizia un appello al Paese compiuto in condizioni di legalità e di garanzie politiche e morali cho solo possono essere offerte da un'amministrazione la qua- le sia superiore ed estranea all'interesse ili' ogni porte politico. '«La condotta che abbiamo seguito sotto l'ombra della nostra bandiera, che non conosce viltà è quella ehe ci imponeva la fedo nelle nostre idee, l'istessa nostra coscienza cristiana clic ha avuto fremiti di purissima gioia nel constatare che i principi per i quali combattiamo, anche a traverso inevitabili errori, lu nostra battaglia sul terreno poli-, tieo, son conformi alla dottrina della Chiesa affermata qui nella Settimana sociale ed a Roma nel Congresso della Gioventù cattolica italiana. « Sin dal suo sorgere il Partito Popolare si affermò Partito democratico e Partito cristiano. Democratico perchè fieramente contrario ad ogni delirio di reazione come ad ogni delirio di rivoluzione, tristi aberrazioni sociali altcrnantesi con rapporto reciproco di causa ed effetto nel fatale ed affannoso divenire umano. Cristiano, perchè come nella sua concezione così nella sua azione s'ispirò sempre traendone ragioni, di vita alla morale cristiana esaltatrice della bontà e dell'amore — il sublime precetto predicato da Cristo e che tutti gli altri comprende — rifuggente dell'odio che abbrutisce e della violenza che uccide. '" L'uditorio, che aveva frequentemente applaudito i brani più significativi, al termino del discorso prorompe'in un'ovazitme che esprime il pieno consenso dell'assemblea coll'oratore. Quando ritorna il silenzio, l'aw. Attilio Piccioni porta la discussione sul terreno pratico', parlando dell'effettiva organizzazione delle sezioni'nella provincia, in quei eentri dove le avverse circostanze hanno più fortemente fatta sentire l'oppressione dell'attuale situazione. "' La seduta antimeridiana termina con la deliberazione di mandare telegrammi di devozione e d'augurio a Don Sturzo (grandi applausi all'indirizzo dell'esule forzato che si trova a Londra, all'on. De Gasperi e al prof. Donati, direttore 'de « Il Popolo». La politica finanziaria fascista Nella seduta pomeridiana, dopo una sensata relazione deli'on. Stella in merito alla necessita dei ceti agricoli, a cui fa da apprezzato complemento un lucido discorso dell'avv. Gallarmi, prende la parola l'on. Mai-concini per la sua relazione sulla situazione economico e finanziaria dello Stato. L'assemblea, che gii al mattino aveva molto festeggiato l'on. Marconcini per l'attività spiegata in Provincia, gli fa una nuova, calda dimostrazione a suon d'npplausi. L'on. Marconcini esordisce rilevando come la vita economica dello Stato sia l'indice più sicuro della sua maggiore o minore saniti. Ricorda clic in altri tempi ni pochi bisogni dello Stato si poteva provvedere col suo patrimonio, miniere, foreste, acque, lavori gratuiti dei vassalli (corvees), ecc., ecc. Oggi invece la situazione e capovolta. TJua voita poteva esservi uno Stato ricco col popolo povero. Oggi non più: le condizioni dello Stato sono strettamente legate alle condizioni del popolo. Osserva .poi, l'oratore, che da noi i bilanci statali non vengono neppur letti dai deputati per l'irregolarissimo funzionamento del Parlamento. A comprova di tale asserzione nota che dal 191-A al 102-4 sono stufi concessi ai vari Governi ben «juarantauove esercizi provvisori, ciò che significa abdicare nd una fra le pia essenziali jircrogative del Parlamento, rinunciando ad ogni controllo effettivo, che per ossero efficace dovrebbe essere preventivo. Cosi la Nazione 6 all'oscuro di quanto riguarda la pubblica finanza. « Ad esempio, dice, nessuno sa quanto costa la Milizia fascista. E' una voragine aperta!» (applausi). Cosi per altre spese l'oratore rapidamente accenna. I/on. Marconcini aggiunge cho « vi sono nel Paese forze o consensi per il Governo attuale. Ma i consensi provengono, in massima parte, da coloro che risentono i benefici della politica finanziaria par-, tigiana del Governo. Gli industriali che diedero tre milioni e mezzo per la marcia su Roma si sono assicurato — o hanno tentato di assi-' curarsi — un ottimo affare». Quindi l'oratore passa in rapida rassegna 1 vari aspetti dell'attiviti! del Governo nei riguardi della politica finanziaria e tributaria. Dice inspirata a criteri partigiani e arbitrari l'abolizione della tassn successoria che nessuno aveva invocato. Deplora l'inasprimento della tassa sul zuccaero e caffè, il regalo di 300 milioni ai grandi industriali e dice elio: a gli industriali saranno gli ultimi a fare ciò cho dovrebbero fare: basta leggere le dichiarazioni del comm. Silvestri. E fino a quando l'alta Banca e la grande industria sussiilieranno gli oppressori la situazione stenterà assai u modificarsi» Lamenta poi l'oratore che l'attuale Governo pren-; da tortissimi impegni per l'avvenire, rilevando che ì futuri esercizi souo giil gravati per IT miliardi. Dopo questa concettosa rassegna, l'oratore ab-' onndonundosi appassionatamente all'argomento' trova un superbo slancio oratorio e dopo aver accennato ulle eroiche spigolatrici di MoUneUa soggiunge con accento commosso: «Amici do" polari, abbiate fiducia. Questa situazione non può durare. Cadr.ì. Ma noi dobbiamo prepararci ?oa spinti fraterni Noi dobbiamo soffrire per nói L£CVeUl, ch0 ,?on hanno a conforto d«*a fede. Non domandiamo che tessere hanno «5 altri. Assistiamo tutti i fratelli senza chiedere M Cambio> to6liendo U velo daguTe! chi di chi non ci conosce. Vada il nostro nen* siero a tutti: socialisti, liberali, comunisti che importa? Italiani tutti! Non importo l'etichetta: sono nostri frateUi tutti! » »™o>ec piedi folt,ss,mo u°'t°rio. trascinato, scatto il» lutine, pregato, l'on. Rodino pronuncia poche parole d. chiusura. Egli rileva che tra coloro che inebbriati dal poterò perdon la testa e coloro che piegano lu schiena, i popolari stanno magnificamente nelie loro posizioni. Questi sono momenti difficili, dice, ma tutto lo scorie appiccicaticce che cran venuto al Partito nel momento del trionfo se ne. sono andate. Perciò noi siamo purificati e fortificati. Noi vinceremo Senza rancori, senza spirito .ii vendetta. Mn S trionfo è sicuro! E con gli applausi elio accolgono queste parotdj il Convegno è terminato.