L'imponente adunata dei combattenti alessandrini

L'imponente adunata dei combattenti alessandrini L'imponente adunata dei combattenti alessandrini Quindicimila reduci dalle trincee sfilano in perfetto ordine per le v:e — Le acclamazioni al Re ed a Ponzio di S. Sebastiano — La " medaglia d'oro „ dice : " Il giuramento che fu fatto un giorno è ben fermo nel nostro cuore : noi abbiamo combattuto, combattiamo e combatteremo sempre e soltanto per la libertà della Patria e del Popolo,,. (Dal nostro inviato speciale) ALESSANDRIA, 10, mattino. t)opo il grandioso convegno di Vercelli, l'adunata <lei combattenti alessandrini ha segnato un'altra tappa decisiva nel processo di chiarirìca zione delle ide-e e delle tendenze che si agitano in questo momento nel nostro paese, processo che si ora accentuato con la scissione -del combattenti fascisti, uno dei cui primi c più clamorosi cenivi di esperimento era stato appunto Alessandria. Quale sorte sia toccata al tentativo, ci è stato detto ievi con irresistibile eloquenza dalle cifre : quindicimila autentici reduci dalle trncee, coperti di medaglie al valore, moltissimi recanti i segni del loro eroico martirio, hanno risposto all'appello della Federazione, sventolando nel puro cielo della vasta e pingue «provincia più di centosessanta gagliardetti e bandiere, e portando ai fratelli del capoluogo la solidale attestazione di oltre duecento sezioni federate. Alessandria ha accolto le legioni dei suoi contadini-soldati, renuli a lei por riaffermare la loro volontà di pace e la necessita dell'immediato ritorno alle norme del vivere civile per le serene opere del lavoro, con la vecchia anima antesignana d'ogni libera manifestazione. Le apprensioni nutrite da taluni che dalla passione dei contrasti pntestevo nascere dolorosi incidenti, sono state smentite dal senso di educazione e di responsabilità di tutto il popolo acclamante agli artefici della vittoria, in uno slancio che ha pur esso il suo significato quando si consideri che questo popolo è formato in prevalenza di masse lavoratrici, le quali parevano orgogliose di ricomparire sulla scena in una cosi degna e nobile compagnia. Piccoli incidenti della notte 'Alla riuscita della grande adunata hanno contribuito in prima linea i membri del Consiglio direttivo della Federazione col preBidente on. Pivano alla testa: ma e giustizia riconoscere che anche le autorità politiche della città non sono state impari al loro compito. Un forte concentramento di carabinieri venne eseguito sino dalla vigilia su disposizioni emanate dal prefetto, grand'uff. negarti mentre altre rigorose misure venivano adottate dal questore, comm. Chiaravallotti. entrambi coadiuvati con spirito di abnegazione da funzionari di polizia e ufficiali dell'arma. Tutte le entrate alla città vennero presidiate per impedire ai fascisti della provincia di concentrarsi all'interno e quanti di questi si presentarono furono inesorabilmente respinti. Ciononostante qualche incidente non fu potuto evitare durante la notte. Vari combattenti ed afflssatori che si recavano ad attaccare i manifesti della Federazione, vennero affrontati da gruppi di individui, a quanto pare espulsi dal fascio, ma ad ogni modo estranei ai dissidenti che riconoscono tuttora per loro capo l'ex-sindaco Raimondo Sala. Volarono pugni e bastonate, sen'altre conseguenze che la distruzione e il rogo dei manifesti strappati agli affissatovi. 1 fascisti poi provvidero ad affiggere per proprio conto numerose strisce recanti le seguenti scrn-o: > Viva Mussolini 1 Viva Torre ! Viva il fascismo I». Il manifesto dei combattenti, flr• mato dall'on. Pivano e doll'ing. Mastrctti, presidente della sezione locale, rivolgendosi al popolo alessandrino e ai compagni di trincea, concludeva cosi: « Sia il vostro saluto prova di amore, offerta di sacrificio, onde quelli che non ebbero tornando dalla trincea le fronde ed il conforto, siano finalmente acquietati di ogni tormento e possano — con lutto il popolo che ha vinto l'errore e ritrovata la fede — benedire alle ama-ezze di ieri, esaltando la rinnovata unità degli spiriti puri. Combattenti! Noi vi salutiamo -con la fraternità di compagni che vissero vittoriosi la stessa sofferenza. Voi foste, siete e sarete i più devoti figli della Patria e nessuno potrà cancellare il vostro orgoglio di avere offerta la vita nell'ora del pericolo. Conservate l'amore che è nel vostro cuore e l'ardore del vostro spinto. E sentite nel saluto di tutto il popolo la benedizione per quello che avete fatto e per Quello che offrite, all'Italia degli italiani >. L'adesione «Lei maresciallo Diaz Quest'ultimo motivo sarà quello, come vedremo, che dominerà fra un entus'asmo crescente tutta la manifestazione. Alla cerimonia hanno aderito centinaia di personalità, cittadini e sodalizi: fra gli altri il ministro della guerra, generale Di Giorgio che ha scritto: « Spiacente altri impegni mi vietino presenziare patriottica cerimonia nove novembre ringrazio cortese invito ricambio saluti ». Ha | aderito pure il maresciallo Diaz con la se-1 guente lettera: « La lontananza nulla toglierà alla profondità di sentire con la quale il mio cuore ed il mio pensiero parteciperanno a questa grande riunione dei reduci della trincea, raccolti per evocare e celebrare gli eroi che per la grandezza della patria hanno offerto il sublime e supremo loro olocausto. Giacché chi la guerra ha intensamente vissuta nelle aspre lotte e nelle fulgide glorie, di essa vantando con fierezza soprattutto il dovere compiuto, del dovere fa 6ua legge austera e sente 1 vincoli che devono unire i cuori, le energie e le volontà perchè il supremo bene comune 6i affermi in un avvenire di serenità, di pace e di fecondo lavoro, nobilitato dal ricordo e dalla incrollabile fede nei destini d'Italia, in questa fede io compendio il conforto e l'incitamento per i miei forti camerati di guerra; ed in alto, sempre in alto si elevi il nostro pensiero, reverente c fervido per il Re e per la Patria ». Intanto poco dopo le 8,30, l'immensa spia nata di piazza Garibaldi, contornata da co lonnati eleganti e avente per sfondo il giardino pubblico dove si trovano parecchi dei monumenti patriottici cittadini, comincia ad affollarsi. La giornata si annuncia superba e pare voglia smentire la fama della nebbia che avrebbe trovato qui uno dei suol asili preferiti. Niente nebbia: ma un mite sole autunnale che riscalda le cose e gli animi. Il primo gagliardetto che arriva sulla piazza è quello di Tortona. Poi man mano giungono gli allri. Le linee ferroviarie e tramviarie riversano dai treni speciali le rappresentanze come a flotti: ma tutti i mezzi di locomozione, dal convoglio all'autocorriera alle vetture a cavallo, 6ono stati messi in moto. Le musiche e le fanfare, mentre si viene ordinando il corteo, gettano nell aria le note degli inni di guerra, -dominate da quelle della canzone del Piave. In un caratteristico gruppo della Val Curone, nella montagna sopra Tortona, un combattente suona il piffero e un altro gli tien bordone soffiando nella zampogna : son due strumenti che cercavano, come potevano, nelle trincee, di far concorrenza a quell'altra mu6lca che allora si udiva lassù. I due hanno uno schietto sucoesso di ilarità, che a un tratto dilaga in modo fragoroso dal lanciamento del nome di un noto uomo politico del regime, ora in vivace dissidio con un geniale foglio satirico della capitale. Provenienti dalla linea Roma-Genova, avanzano a un certo punto sulla piazza diverse automobili, nelle quali si trovano gli onorevoli Ponzio di San Sebastiano, Savelli, Bavaro, del Comitato centrale della « Combattenti », e l'on. Pivano. Notiamo pure il senatore Zevboglio, medaglia d'oro per il figlio Enzo, tenente degli alpini, le medaglie d'oro Caretta, Belleno e Callardt, quest'ultima di Vercelli, tutti caduti eroicamente sul campo. Apprendiamo che gli onorevoli Viola e Ros6lnl, dei quali era stato annunciato l'arrivo cono stati invece trattenuti a Roma dalle necessita del momento politico. Un'ora di sfilaci L'adunata è ormai compiuta e si inizia lo sfllamento li corteo è preceduto da un «rande labaro immediatamente seguito dalle madri e vedove dei caduti. Vengono poi i mutilati i ciechi di guerra, e i combattenti eòi gagliardetti, le bandiere, le musiche. 11 corteo fa il giro dei giardini, inchinando, le indegne davanti atte statue di Andrea ^•ochieri, del garibaldino Tosiori e di Fa a di Bruno. Si incolonna quindi per il cor.=o noma. Tutta la città è imbandierata. Ai lati del coreo due Atte siepi di popolo assistono I £jia calata» Grappoli umani si scorgono dai bsgLig«zcctElluoddpfzlsAtsdltrtnlvpzcnttIomtdmslvmpsSstvgrcplccSqnMpll0clbFtelpdmpvV balconi. Appena il corteo .si avanza sul corso, dalla folla partono acclamazioni prolungato e dalle finestre vengono gettati fiori. Le manifestazioni si rinnovano sempre più insistenti lungo tutto il percovso. Fva le gvida di entusiasmo emergono quelle di: « Viva Ponzio di San Sebastiano! «. In piazzetta della Lega si rinnova l'omaegio dei combattenti davanti al monumento che vicovda lo storico avvenimento della lotta conro il Barbarossa. Quando il corteo sbocca in piazza Vittorio Emanuele, dove hanno sede il Municipio e a prefettura, sono le 11.5. L'entusiasmo dela folla è ora al colmo. Anche questo è uno spettacolo impressionante. In v.n ordine tempre perfetto, le rappresentanze delle sezioni si avviano alternativamente ai due lati opposti della spinnam, andando a prei d-ere posto di fianco al pr.ìco eretto nel ondo, oltre il monumento a Urbano Raruuzi. Passano davanti a noi, segnati su cartelli evati in alto, l nomi di un'infinità di paesi dei circondari della provincia, da Novi ad Acqui ad Asti a Casale ad Alessandria. Tutti questi figli della terra, di età diverse e spesso anche di diverse nondizioni, spirano dai volti abbronzati una serenità che ignora 'espussione di altri visi troppo lungamene accigliati. Non pochi recano ravvolto il r.vncio volontario che consumeranno in fraerno cameralismo all'aperto. Nel coTteo sono pure- i gruppi alessandrini dell' « Italia ibera», capitanati dal- loro presidente provinciale avv. Diego Galli. Finalmente l'ultimo gruppo prende il suo posto. Sono le 32,10. La sfilata, a passo marziale, è durala un'ora e cinque minuti. Anche la folla si ammassa sulla piazza attorno ni combattenti. La spianata, in quell'agiarsi di vessilli al di sopra delle miriadi di teste, presenta un magnifico colpo d'occhio. ncon incia l'inaugurazione della bandiera offerta dalle donne dei combattenti al Comitt-to r.jovinciale. Sul palco salgono le autorità, i membri del Comitato, il padrino della bandiera, senatore Zerboglio, con la madrina signora Boccaccio, madre di due eroici canuti. Allo squillo del silenzio, monsignor Ragliardi. vicario generale, benedice i bandi-era. Tutti i gaellardettì e gli altri vessilli si abbassano, poi scoppia un'acclamazione formidabile. Siamo ai discorsi. J discorsi L'on. Pivano saluta la nuova bandiera, le personalità, i combattenti e giustifica l'assenza di Viola e Rossini. A Ponzio di San Sehasliano rivolge affettuose parole per il suo gesto che ridonda a onore dei combatenti. Dopo i.ver esaltato il sacrificio dei vivi e dei morti che han combattuto per la grandezza della patria e della libertà, l'oratore in una fesvida perorazione cosi, conclude : «I combattenti alessandrini, malgrado le profezie del malaugurio che annunciavano o sfacelo, sono più saldi che mai. Lo sfacelo non c'è. C'è invece la moltitudine dei combattenti e con essa il popolo che ci ama. Se t.n vuoto constatiamo in mezzo a noi, queste è determinato dai valorosi alpini adunati a Torino dai prodi alpini del nostro Monferrato, che hanno la stessa nostra fede, perchè hanno la stessi nostra disciplina 'uno e l'altra volte a conciliare tutti gli itaiani nel supremo interesse non dei partiti0 de"le lozioni, ma della patria alfine pacificata ». Scroscio di applausi. Ed è la volta dell'on. Savelli, che rivolge al vessillo teste benedetto il pensiero a nome di tutte le Federazioni d'Italia. Accennando alla situazione e raccogliendo un grido della follacon parola incisiva dice: • 11 grido di libertà che. ho sentito risuonare, non può mancare al suo segno. 11 trionfo è vicino. Qui, dove, attraverso gli eroismi dei grandi, parlano ancora cosi vive e voci de! Risorgimento, i fanti fanno proposito di continuare nel solco di questa tra-dizione. Noi siamo contro tutte le pazzie Grida della folla: — Tutte! Savelli, continuando: e... e intendiamo mantenere inaltetato il nòstro rispetto alle presenti istituzioni, alla Casa Reale, al Sovrano ». La folla fa eco con un grido altissimo: — Viva il Re! E l'on. Savelli termina fra un nuovo uragano di applausi inneggiando alla legge e alla libertà. Parla Ponzio di San Sebastiano Siamo al discorso più atteso di tutti: quello doll'on. Ponzio di San Sebastiano. La giovane « medaglia d'oro », che è accolta da nuovi generali applausi, esordisce dicendo che non voleva e non doveva oggi parlare. Quindi continua: • Ma io volevo portare qui tutta l'urriltà e tutto il fervore per confonderoii con voiper esaltarmi in voi; volevo qui jortnxv! la mia silenziosa solidarietà di combattente dogni battaglia. Ma voi volete sentire la mia parola. Avete gridalo a gran voce, poco fanel corteo, « evviva « alla mia persona. Nocompagni! Io intendo essere qui, come sono stato sempre in guerra e in pace, semplice tra i sempiici, fante tra i fanti, cittadino fra1 cittadini. Gridate — questo si — evviva a quello spirito immortale della nostra passione guerriera, a quello spirito della nostra vittoria, allo spirito della nostra santa libertà, che è quello per cui ho salito il mio calvario, mi sono ricongiunto a voi » (applau si Iragorosi). Ha egli pure un accenno al « rispetto dell'Italia, di tutti gli italiani » e ricordando chattraverso la dura crisi, siamo finalmente ritornati noi stessi, com'egli già accennava nel maggio scorso commemorando a Pisa glstudenti Universitari caduti In guerra, rievoca con frase commossa lo spirito dei cadutquale egli sentì alitare attorno a sè nel cimitero di Redipuglia, ed esclama: « 11 giuramento che iu fatto un giorno ben fermò' nel nostro cuove: noi abbiamo combattuto, combattiamo e combatteremo sempre e soltanto per la libertà della patria e del popolo (ovazioni). Quando taluno cchiede: ed ora di chi parlerete, contro chparlerete, noi rispondiamo: contro nessunoNoi combattenti italiani, noi figli del popò lo, noi parliamo alla nazione, sicuri di interpretare il cuore del popolo ». (Nuove ao clam azioni). L'oratore esalta l'Associazione dei combat tenti e afferma che la forza che essa incar na è « la nuova democrazia sorta dallguerra, perchè è la risultante dei più altvalori democratici pei quali fu combattuta la guerra». E dichiara: « in nome di questa forza, noi diciamo a chi deve ascoltarla: si cammina, signori, 6cammina; si combalte per rivendicare lo spirito del Risorgimento: e il nostro sguardsi volge a Roma, alla città che fu meta dogni battaglia per la patria e la libertà, con lo stesso cuore, con la stessa volontà e la medesima coscienza che nei giorni scorsi ha fatte echeggiare colà il grido di giustizia di pace del popolo italiano. Noi combattentsentiamo di volere e di poter rappresentarlo spirito indistruttibile delle nostre gentiper cui nazione o Stato non sono rjuaiche cosa che capricciosamente si impvovvisa nella mente di alcuni uomini, ma sono invece una continuità storica insopprimibile che esiste oggi, che esisterà sempre, anche e sopratutto contro chi ancor volesse negare e tradì zione e storia e dignità agli Italiani. Noabbiamo l'orgoglio di sentirci i più veri e pù degni eredi della grande tradizione che prese nome un giorno di Mazzini e Garibaldi. Questa la nostra volontà che il popolo ha inteso: il popolo, che ò con noi. Ed è questo che ci impedisce di attardarci nelle soflstificazioni sulla forza e sul consenso, perchè questo vostro crescente consenso, o clftadinè il solo elemento della nostra forza ». Finale movimentato La chiusa del discorso dà luogo ad unadimostrazione di simpatia per la coraggiosa nr.edagliu d'oro, tale da non aver più fine. Ponzio l'.i San Sebastiano è abbracciato e baciato da Savelli, mentre gli applausi si rinnovano ripercotendosi su tutta la piazza.Parla ancora l'on. IJavaro, j! deputato faMista migliccc. membro del Comitato ccn- .| trale della Combattenti, dimessosi per solidarietà con Viola. Eloquentemente ricalca egli pure il motivo dell'Italia di tutti, del rispetto alla legge, della necessità di uscire dalla presente situazione. Anch'cgli è molto applaudilo. Si ha poi un finale movimentato. Chiedo di parlare quale legionario fiumano fascista il prof. Monli, già residente a Torino od ora stabilito ad Alessandria. Le sue prime parola sono perù coperte da tumulti. Interviene ripetutamente l'on. Pivano ed il Monti riesce a dire che i combattenti furono difesi nel 1910-20 dai fascisti. Si levano grida: — Non è vero! Non c'eravate ancora! Ad un certo punto l'oratore dichiara che, secondo lui. è ancora possibile un accordo dei fascisti co! combattenti. Ma la folla in coro lo interrompe: — A chi lo dice'.' Un'altra affermazione che non riusciamo a raccogliere, solleva proteste vivacissime. La folla, che da principio aveva accolto l'oratore fasciola con una certa curiosità, si abbandona a grida ostili e di abbasso. 11 malcapitato è costretto ad ammutolire. L'on. Pivano, che è ritto 6ul davanti della tribuna, vuole però nd ogni costo che sia rispettata la libertà di parola ed energicamente dice: — I combattenti non conoscono la parola » abbasso » contro nessuno, per quanto essi « facciano schifo », tengono oggi più che mai n rimanere nei limiti della civile competizione. L'allusione all'offesa recata recentemente dai fascisti ai trinceristi provoca un nuovo ondeggiare di teste e di bandiere. 1 Monti, corcando di proseguire: — L'Italia... Come un'esplosione la moltitudine fa eco in tono cadenzato: — E' degli italiani, degli italiani, degli italiani! E con questa chiara manifestazione del... consenso della folla per 11 fascismo, dopo brevi parole del rag. Borghi, legionario fiumano, senz'altri aggettivi, che rimbecca ancora i! prof. Monti, la grande adunata del mattino ha termine. L'on. Zerboglio: " la patria non è nn fendo,. Nel pomeriggio, al Kursaal Virginia Marini, gremitissimo, presente pure l'on. Cesare Forni, ha parlato il senatore Zerboglio. Egli ha detto: « Voi non vi attenderete certo da me un discorso politico, sia perchè questa non è un'assemblea politica, sia perchè io sono oggi tuttavia un privato cittadino, nessuno ignorando che, per l'effettiva qualità di senatore occorre il riconoscimento dei titoli, la votazione del Senato ed il giuramento dell'investito ». Nella sua qualità di primo rappresentante dei combattenti alla Camera per la provincia di Alessandria, l'oratore dichiara di aver sentito tanto più l'obbligo di intervenire, in quanto ciò gli permetteva di esprimere all'Associazione dei Combattenti in quest'ora difficile la più affettuosa solidarietà. Saluta poi l'onor. Ettore Viola « al quale le pure amarezze del giorno, accrescono l'orgoglio del segno di un valore che può essere oscurato soltanto dall'indegnità della vita e non dagli sfregi della folle ingratitudine umana ». Di Ponzio di San Sebastiano dice « che ricorda al suo cuore paterno, un'altra giovinezza, forse confortata alle falde del Grappa, come diceva ieri del padre 6iio il figlio del martire tremino, di non assistere oi sacrilegi di questa torbida ora ». L'onorevole Zerboglio conclude: « Ciascheduno ha le sue idee, i suoi interessi, e per le une e per gli altri voi potete essere divisi, contendere energicamente sul terreno delle civili competizioni, ma, italiani, avete ,il diritto ed il dovere di esigere che gli italiani tutti siano uguali sotto il vincolo e l'egida della legge comune: e nessuno può arrogarsi l'assurda, usurarla pretesa, di assumere, anche coi migliori propositi, in proprio feudo la Patria. Non altro voi chiedete; non altro si chiede da noi, 6e nonché si restituisca l'Italia agli italiani. Queste vostre adunate composte, silenti di grida che non 6iano gli inni esaltatori della indipendenza e della libertà, hanno esclusivamente il fine di impedire che la gramigna della discordia civile, diffusa ormai nei solchi delle nostre terre, sino ad abbarbicarsi alle croci .dei nostri morti, non distrugga quello che fu il voto di aflaticate generazioni, assolto a Vittorio Veneto: l'unità d'Italia, geografica, politica e sopratutto morale ». Anche il discorso dell'on. Zerboglio è stato interrotto da acclamazioni quasi ad ogni fr?se. Un'ovazione che dura parecchi minuti risuona nel vasto teatro al nome del martire trentino. In piedi, l'assemblea commossa grida: — Viva Battisti! E la dimostrazione investe l'on. Zerboglio, che è a sua volta abbracciato e come portato in trionfo. Parlano ancora il maggiore Battù, l'avv. Caldani, segretario .della Federazione di Genova, il rag. Borghi e l'on. San Sebastiano. Si improvvisa poi, coronata dallo squillo delle fanfare, una commovente dimostrazione all'esercito, e la grande adunata è finita. FRANCESCO ODDONE.