Lo scioglimento del Consiglio della "Combattenti"

Lo scioglimento del Consiglio della "Combattenti"Lo scioglimento del Consiglio della "Combattenti" Sette consiglieri dissidenti espulsi Dopo Messandrin, Torino. La deliberazione del Constano direttivo della Sezione torinese deli'AssPciiiiiDiio naziouate Combattenti, da noi pubblicata ieri, con cui! membri 4éi Consiglio si fanno promotori di un altra organizzazione di reduci, ha suscitato vivissimi commenti e molta impressione, anciie per il particolare momento swAo. die 1 rapporti fra qualche esponente della faccione e fa Federazione provinciale non fossero complètamente normali, era cosa di dominio pubblico Ma nessuno dei combattenti si attendeva una decisione cos'i grave — almeno in potenza — senza clic venisse prima convocata l'assemblea dei soci, che l'ultima volta eli;fu riunita al teatro Trionon. il r> agosto us„ approvò unanime il voto di Assisi. L'espulsione La Giunta esecutiva della Federazione provinciale dell'Associazione combattenti, si e riunita nel pomeriggio di ieri, per esanimare la situazione e.d ha votato il seguente ordine del giorno: . La Giunta esecutiva della Federazione Provinciale Combattenti, riunita in seduta straordinaria, per provvedere in ordine aUo deliberazioni prese dal Consiglio Direttivo della Sezione di Torino, il 2? Ottobre 1»« ritenuto Clio l'apoliticità dell'Associazione Nazionale Combattenti invocata con tale deliberazione, e mero pretesto, sotto cut si nasconde il proposito di volgere l'azione della Associazione verso orientamenti, che contrastano con la prevalente volontà dei suoi associati; che l'unione politica e nazionale dell'Associazione Combattenti, affermata fin dal Congresso di Napoli del dicembre 1923, si e svmia da allora ininterrotta ed ha avuto 'a più alta espressione nel voto dì Assisi: che lo Stanno, mentre sancisce l'indipendenza. de.l'Associazione da tutti i partiti, ne stabilisce la funzione politica e nazionale: « nel culto della Patria, nella difesa dei valori morali della Nazione e dei frutti della Vittoria che la Federazione Provinciale ha sempre seguito e fedelmente interpretato le direttive dell'Associazione o del Comitato Nazionale: Che a queste direttive In Sezione di Torino ha sempre uniformato la propria azione e ancora nella sua ultima assemblea generale dei soci del 6 agosto u. s. a quelle direttive ha dato In sua piena adesione e il suo plauso, approvando all'unanimità, e su proposla dello slesso Consiglio Direttivo, l'ordine del giorno di Assisi; che la deliberazione in esame suona perciò offesa e sopraffazione alla volontà dPi soci della Sezione, e non altro rappresenta che un atto sedizioso e partigiano di pochi uomini, con cui si tenta di disgregare l'unità spirituale e organizzativa dell'Associazione; che con lale deliberazione j Signori aw. Aldo r.erte.lé. Puteri Vittorio, Motta Nicolò, Sarloris Giuseppe, Machetti Aristiik". Lattimela Emanuele Filiberto e Porta cav Mario si sono posti fuori e contro l'Associazione, e hanno violato, con flagrante abuso di poteri, le norme statutarie dell'As. sociazione, cosi da non poter pili- appartenere alle file dell'Associazione Nazionale Combattènti; Delibera: Lo lì Consiglio direttivo della Sezione di Torino e sciolto; 2.0 Viene nominata una Commissione straordinaria per la reggenza provvisoria fino alla non.ina regolare delle cariche; 3.o 1 Signori : avv. Aldo Bertele, Puteri Vittorio, Motta Nicolò, Sartoris Giuseppe, Machetti Aristide, Lattuada Emanuele Filiberto e Porta cav. Mario sono espulsi dailla Associazione Nazionale combattenti ; e Invita i soci della Sezione di Torino a rimanere, disciplinati alle disposizioni che saranno emanate da questa Federazione e dal3a Commissione straoTdinaria, consci della responsabilità del momento e forti della solidarietà delle centosettanta fedelissime sezioni della Provincia. Avverte i soci che gli Uffici della Sezione di Via Corte d'Appello i, Continuano a funzionare regolarmente ». Dichiarazioni del Presidente della Federazione Dopo la riunione della Giunta esecutiva, In cui venne votalo l'ordine del giorno di espulsione, abbiamo chiesto qualche maggiore chiarimento 6ii quanto sta accadendo nell'Associazione combattenti al presidente della Federazione provinciale, ing. Guatteri. E prima di ogni altra domanda, chiedemmo quale era la genesi del movimento secessionista di Torino, che viene secondo in Italia, dopo quello di Alessandria. — La genesi della deliberazione secessiohista — ci rispose l'ine. Guatteri — è da ascriversi ai contrasti vecchi e nuovi tra il Presidente della Sezione combattenti e la Federazione provinciale. Questi contrastebbero la loro origine, prima in occasione delle elezioni politiche del 6 aprile, allorché il Presidente della Sezione non credette drestaro disciplinato alle disposizioni del Comitato Centrale dell'Associazione, e la Federazione dovette pubblicamente deplorare il suo atteggiamento, specie per un comunicato diramato ai giornali dal Presidente della Sezione in merito alla tattica elettoraleDopo il Congresso di Assisi, l'assemblea (iella Sezione torinese si associò al voto emesso dal Congresso. Allora, in occasione di una riunione del Comitato provinciale, tenutasil 9 agosto, alcuni membri del Consiglio sezionale, ritenendo non esservi alcuna ragione sostanziale di dissenso tra Presidente sezionale e Federazione, si fecero promotori duna rappacificazione. Il Presidente della Sezione dichiarò allora, nel momento della riconciliazione, che si sarebbe mantenuto fedele al voto di Assisi e disciplinato alldirettive della Federazione. Dopo di allornessun fatto e avvenuto, che potesse faprevedere l'atteggiamento attuale dell'avvBertele, atteggiamento clic è in palese contrasto con le precedenti sue dichiarazioni. — E le cause di oiò? — Noi riteniamo che l'avv. Bertele ed Smembri del Consiglio con lui solidali, — perchè non lutti approvarono la deliberazionpresa, — abbiano presa la decisione secessionista sotto la pressione del Partito fascsta. Anzi, uno di essi, pochi momenti primdella riunione del Consiglio, dichiarò a «nche non avrebbe votato quel qualsiasi ordne del giorno che tendesse a creare divisione votò per la scissione soltanto, pare, perchl'avv. Bertele dichiarò che aveva ordine dfar votare in tal senso. Ma lo stesso consgliere dichiarò che votava solo per disciplna di Partito, perchè fascista. — Le probabili conseguenze? — A nostro avviso il movimento nasce pocvitale. La maggioranza dei soci non condvide affatto le tendenze manifestate da acuni dirigenti della sezione, tanto è vero chgin ci sono pervenute proteste firmate da interi gruppi di soci. E questo stato d'animo desoci era perfettamente conosciuto dai dirgenti i quali, appunto per tale considerazionsi astennero da! convocare l'assemblea primdi prendere le loro decisioni. Per la stessa ragiiinc — che conosciamo cioè il pensiero deh0Cj _ noi invece nella nostra riunione doggi, non pensammo nemmeno a scioglierla Sezione. Abbiamo soltanto espulso quemembri del Consiglio direttivo di essa ohhanno compiuto un grave atto d'indisciplina Questi avvenimenti avranno ripercussioni in Provincia? — Non credo. Anzi! In provincia il movmento secessionista non avrà alcun seguitperchè tutte le Sezioni si sono sempre mostrate disciplinate alle direttive della Federazione e del Comitato Centrale dell'Associazione, specialmente nella recentissima occasione' della deliberata astensione dalla cermonia commmorativa della mai eia su Doma.— Pure, ad Aosta... ,„.,',_ Già So a che cosa Ella vuol alludere. Afamoso ordine de] giorno, non già, badi pel'intervento alla commemorazione, ma ,li innin tip! «commilitone Mussolini ...Ma ta?rcPeSegre^iò Politico del Fascio di Aosta. ^guito a iLS anormalità, anzi, la maggi ranza del Consiglio Direttivo della Sezione compreso il presidente ed il vice-presidejite j si dimisero proclamandosi disciplinati agli ordini del Comitato Centrale ed alle direttive della Federazione. Noti, del resto, che Aosta ò l'unica Sezione delle centosettanta che conta la Federazioni; dove sia avvenuto un cosi insignificante episodio. E su questa constatazione mettemmo termine al colloquio. Una lettera dell'avv. Bertele Dall'aw. Bertele riceviamo la seguente lettera clic imparzialmente pubblichiamo: « Ill.mo Signor Direttore, in merito al comunicato apparso oggi sul di Lei pregiato giornale, circa il recente ordine del giorno votato dal Consiglio direttivo dell'Associazione nazionale combattenti, Sezione ili Torino. La prego voler pubblicare le seguenti rei tifiche : « l.o) Il Consiglio direttivo della Sezione torinese non è affatto composto nella sua maggioranza di fascisti. Esattamente, dei suoi undici componenti, solo tre sono regolarmente iscritti al Partito nazionale fascista. Gli alici otto, per quanto mi consta, non sono iscritti ad alcun partito politico. « 2.o) Il Consiglio direttivo ha deliberato di costituirsi in «limone nazionale dei combattenti», con scopi completamente apolitici, e non come erroneamente venne affermato, in Associazione combattenti nazionali. « La prego inoltre voler rendere nolo che la scissione avvenne, non su mia personale proposta, come è stato riferito, bensì bu presentazione di un lungo e particolareggiato ordine del giorno, Urinato da cinque consiglieri, al quale aderii pienamente, perchè reso intendeva richiamare l'organizzazione ilei combattenti alle sue purissime origini ed alla sua specifica funzione di affratellare, al disopra delle diverse tendenze politiche, tutti i reduci dalla trincea, di valorizzarne l'immane sacrificio e di assisterli ed aiutarli nelle vario necessità della loro vita cotidiana. Grazie dell'ospitalità. — Dev.mo: Avv. Aldo Bertele ». L'Ufficio slampa del Partito fascista, Fede-, razione provinciale torinese, ci comunica che l'oii. Gemelli, medaglia d'oro, ha diretto al « Presidente della Unione nazionale dei combattenti » una lettera con la quale esprime la sua anprovazione al movimejito secessionista, e manifesta il parere che la denominazione del nuovo raggruppamento sia quella di « Associazione combattenti nazionali ». " I Combattenti sono fermissimi sulle loro posizioni» A complemento della cronaca di questo nuovo episodio del dissidio profondo esistente, tra fascisti e combattenti non è del tutto superfluo riprodurre questo articolo pubblicato da « Il Primato », settimanale torinese dei combattenti a proposito della loro astensione delle cerimonie fasciste: «I fascisti non hanno capito: peggio, non hanno voluto e non vogliono capire: vi è in essi la stessa mentalità faziosa e tetragona a rendersi conti- di una situazione generale e valutarla nella sua realtà e nella proporzione di tutte le forze contrastanti. Essi sono tutto: gli altri nulla; essi sono la verità, la salvezza del Paese : gli altri sono l'errore e il tradimento della Patria. Vi è nel fascismo ancora sempre lo stesso spirito invincibile : vi è l'impossibilità di uscire da se stesso, od almeno ad alzarsi sopra se stesso per intendere la più vasta realtà e valutarla nelle proprie azioni. Cosi la determinazione presa dai combattenti e dai mutilati avrebbe dovuto essere di altissimo monito per arrestarsi un momento nella corsa folje verso la più oscura intransigenza e per esanflnare ad occhi bene aperti il motivo di tale determinazione e la rispondenza di essa nel cuore del popolo italiano. Invece si è avuto da parte dei fascisti prima lo sdegno-e l'anatema, e oggi la manovra in grande stile per avvolgere, dominare e sgretolare la compagine dell'Associazione. « I tentativi fatti in Provincia d'Alessandria e altrove sono la riprova di una mentalità da troppo tempo provata e dimostrano ^ome il fascismo non tema — pur di rimuovere avanti a sè un impedimento al suo prepotere — di ricorrere a lutti i mezzi e cosi anche a dividere i combattenti italiani. Le conseguenze di simili iniziative sono per ora appena prevedibili: eerto verranno scavali nuovi eolclii incolmabili fra italiani e italiani, e disgiunti altri italiani dalla grande famiglia, il fascismo non vuole avere nulla avanti a sè. Esso 6i adonta di ogni atteggiamento di autonomia e di ogni presa di posizione; non ammette die un'attitudine di servizievole docilità e un'adesione disposta a partecipare di tutte le responsabilià del partito. E così, se i combattenti nello sforzo di crearsi ira proprio contenuto politico, intendono innanzi tutto difendere la propria autonomia politica, clie è tra l'altro indipendenza dai partiti, il fascismo scatta e grida al tradimento, e muove all'assalto dell'Associazione dei Combattenti. E se i combattenti, sentendo essi di intrepretare ìa coscienza di tutto il popolo che patì e vinse nella grande guerra, sentono che non potrebbero partecipare oggi alla celebrazione della marcia su Roma senza condividere col fascismo le responsabilità degli avvenimenti di quest'anno e della presente situazione, slatica nella sua crisi, insolubile, i fascisti si scagliano contro di essi e li vorrebbero dispersi. « Ma i combattenti 60no ben saldi nella loro compagine: potranno perdere nella lotta Qualche compagno, ma la grande massa non dimentica il sacrificio delle trincee, l'insegnamento di quelle sofferenze, l'eredità loro commessa dai caduti. 1 combattenti si elevano fieri e orgogliosi e oppongono le loro fiere e incorruttibili coscienze alla marea che oggi si abbatte. Essi sentono di dover oggi lottare contro un estremismo e un oscurantismo, ohe non sono meno peggiori degli estremismi rossi di qualche anno addietro ». Il fascismo non acconsente alla esistenza di forze, di controllo e cerca disgregarle non appena si manifestano. Il fascismo non vuole che delle forze centrali si affermino e portino nella situazione politica il peso loro, le loro concezioni temperate e normalizzatrici. E perciò il fascismo e i fascisti sano oggi contro i combattenti. Tutte le belle parole e le belle frasi di gratitudine e di esaltazione agli artefici della vittoria cedono ora alle aspre rampogne e agli sdegni furenti. « L'on. Tettoia... dall'alto del suo organo magno tuona e fulmina contro coloro che egli non seppe seguire nell'ora del cimento e della prova, che non seppe mai comprendere e amaro, e chiede a gran voce lo scioglimento dell'Associazione e la nomina di un Commissario straordinario, che potrebbe anche essere lui! Le Federazioni provinciali fasciste — vedi Alessandria — ordinano la costituzione di una sezione fascista accanto ad ogni Sezione della « Combattenti »; a Roma si preme e si opprime sui dirigenti per farli ritornare sulle loro decisioni. L'offensiva è generale: ma i combattenti che di offensive ne 6anno qualche cosa, e certamente di più dei fascisti, non 6e ne dolgano : essi sono fermissimi sulle loro posizioni, e attendono nella certezza immancabile che la vittoria non può loro mancare ».