Emozionanti battute al processo piacentino per l'enigma testamentario

Emozionanti battute al processo piacentino per l'enigma testamentario Emozionanti battute al processo piacentino per l'enigma testamentario Vivace incidente fra l'on. SarbieNni e un avvocato Piacenza 24 nottePidt Alldi i d O Bbiellini No lo Piacenza, 24 notte. Oggi è stato ripreso al 'Iribunale il processo contro Mario Canta, accusato dalla madre di aver falsificato il testamento del padre, per d'editare illecitamente una sostanza che ascende ad oltre un milione. Come è noto soro accusati insieme al Cantù altri quattro individui, dei quali uno solo 6 presente, certo Salvi, anch'egli, in stato di arrosto. Il processo è incominciato martedì scorso. Sono già stati interrogati 1 due imputati che sono negativi, la madre, sig.ra Eridi, che accusa il figlio di avere, colla complicità di altri fabbricato a Milano il testamento per poter annullare l'altro lasciato dal padre e rinvenuto subito dopo la morte del vecchio Cantù, avvenuta per suicidio. Il vero testamento era intestato alla moglie e diseredava quasi completamente il figlio della sostanza paterna. L'udienza d'oggi, alla quale assisteva folto pubblico, è stata dedicata completamente all'escussione dei testi non interrogati martedì. Dapprima un difensore del Cantù, il sen. Carlo Fabbri, ha sottoposto la madre dell'imputato ad una serie di domande per sapere quali fossero i rapporti che ella ebbe con tale Russo (trattoci di un testimonio che sarà più tardi chiamato) dal quale ella avrebbe avuta la confidenza cho il testamento falso era stato fabbricato a Milano colla complicità di suo figlio e di alcuni amici. La signora Eridi dice cho non conosceva il Russo. Costui 6i presentò a lei e le dichiarò che ii testamento era falso e sapeva dove e da chi era stato fabbricato: a Milano, in una camera di albergo da suo figlio e alcuni amici. Il Russo seppe la cosa da un amico pensò quindi di offrire alla signora Erfdi 1 suoi servizi per tentare un accomodamento co! figliuolo. La Eridi non sperava molto nell'accomodamento, ma non si oppose. Il Russo insième ad un amico, cerio Allemandi, si recò alla villa di Ponto dell'Olio dal Cantù, ma non conclusero nulla. Quando il Russo le riferì l'esito negativo del colloquio, ella, anche per consiglio del suo avvocato, si recò a Milano e denunziò ogni cosa ni Questore. Di qui le uidais'ini, l'istruttoria e l'arresto del tìglio. Il teste più importante Dopo la deposizione della teste Elena Galli che assistette al rinvenimento del testamento incriminato nella villa di Ponto dell'Olio, viene chiamato alia pedana il Vincenzo Russo. Nato a Cerignoln, egli risiedeva però a Milano dove faceva il macellaio. Ora non ha occupazione fissa. Tutto ciò che sa intorno alla faccenda del testamento falso lo apprese dal Salvi, l'attuale imputato di complicità col Cantù. Il presidente chiede al Russo: — Ella avrebbe avuto dichiarazioni da! Salvi intorno al testamento falso del Cantùì Teste: — SI. C'èravamo io c l'Allemandi. I! Salvi disse cho ne aveva parlato al Giorgi, che era suo amico (il Giorgi è un imputato latitante). Il testamento venne preparato ed il Giorgi vi appose la firma, siccome quegli che meglio sapeva invitarla. Ciò avveniva, diceva il Salvi, in un itUbergo di Milano. Presidente: — Era presento alia conversazione del Salvi anche ['Allemandi? Teste: — SI. Il discorso venne fatto a più riprese. Presidente: — Che rapporti avevate coll'Allemandi? Teste: — Era una semplice conoscenza di calle. Presidente: — Come vi siete messo In rapporti colla signora Eridi? Testo: — Tornavo dal mio paese. Cerigliela. Passando da Piacenza mi ricordai dell'affare del Cantù o pensai di andare a parlare colla signora Eridi per informarla di tutto e proporlo un accomodamento col figlio. La signora ini ricevette, sebbene indisposta. Le narrai d^lla confessione e delle confidenze avute dal Salvi. Mi dichiarai disposto ad agevolare la faccenda. Anzi le dissi che sarci andato dal figlio a parlargli per appianare la cosa nell'interesse di tutti e due. La signora però non aveva nessuna fiducia. Io andai comunque, dopo qualche giorno, a Ponte dell'Olio dal Cantù. Non era in casa. Trovai la sua signora e lo attesi alla trattoria. Presidente: — Avete telefonato voi, a Ponte dell'Olio al Cuntù? Teste: - Gli chiedevo un colloquio o mi qualificai per tale Giogetti. A Ponte dell'Oho nudai coll'Alicmundi a' quando il Canni mi foce chiamar! gli dissi appena gli fui presente che rni fro qualificato*por Giórgetti, ma cho invece ero Russo. I! Cantù, diffldente, mi accolse male, facendo anche atto di por mano alla rivoltella, ma poi si calmò e parlammo. Gli dissi che eravamo venuti da lui per metterlo d'accordo colla madre e raccontai come la faccenda del testamento fosse nota a Milano e che egli era compromesso. — Gli riferii minutamente ciò che diceva il Salvi. Presidente: — Cantù che cosa disse? Toste: — Nulla. Parve non dare importanza alla cosa. Io lo assicurai che non ero andato per tentate un ricatto, boxisi animato dal pensiorti dì tentare un accomodamento. Il leste agsiiinga che al lasciarono in linoni) armonia « bevetfero ut:u buona Bottiglia di; cmfoces.Mv Presidente: — Allemandi era con voi ed na sentito? Teste: — Allemandi era in condizione di poter sentire. Il te6te aggiunge che la sera stessa ritornarono a Piacenza e riferirono alla signora Eridi l'esito negativo della loro visita, che ne parlò alla sui volta all'avv. Pelli. Per consiglio di lui si recarono tutti a Milano, e la signora Eridi denunciò al questore 11 fatto. A domanda del presidente il teste passa n descrivere alcune circostanze intorno all'imputazione mossa al Cantù e ad altri imputati del furto nello studio del notalo Zazzi, furto che ebbe per compendio alcune minute del testamento Cantù. 11 teste aggiunge che il furto venne comntuto per Istigazione del Cantù figlio e fu organizzato dall'Imputato Giorgi colla cooperazione di due individui assoldati, dei quali non conosce 11 nome. Il testimonio non sa se nella faccenda del furto abbia avuto parte anche il Salvi. Rivelazioni in nn caffè di Torino E' la volta del teste Mario Granata, residente a Torino. Conobbe l'attuale imputato in un caffè di Torino: ebbe con lui alcune vicende durante il gioco. Fu allora che gli fu raccontato l'affare del testamento falso. Il Salvi ebbe a confidargli di essere stato lui a trovare il calligrafo che falsificò il testamento, aggiungendo che era stato un suo compagno a tradirlo e che 11 calligrafo aveva impiegato 8 giorni per imitare la firma di Enrico Cantù. Pres.: — Il Salvi le diceva che li testamento lo avevano fatto in due? Teste: — Mi sembra, ma non ne sono ben sicuro. Pres.: — E' vero che voi scriveste all'avvocato Pelli, dicendogli cho volevate sottrarvi dalla faccenda perchè avevate saputo che Il Cantù era un fascista? Tosto: — SI. Pres.: — 11 Salvi vi ha detto che fi testamento sottratto dal dott. Zazzi poteva arrecare noie e per questa ragione appunto l'avevano fatto sparire? Teste — Sì: me Io ha detto. Viene a deporre Bartolomeo Allemandi, che risiede a Milano e fu in rapporti di amicizia col Russo. Ebbe anche lui confidenze dal Salvi, il quale gii raccontò l'affare Canta, lamentandosi del Giorgi perchè costui nella ripartizione del compenso aveva fatto la parte del leone. 11 teste passa poi a descriverò il colloquio avvenuto a Ponte dell'Olio fra Mario Cantù e il Russo, ma ripete pressoché quello che ha detto costui. Ln deposizione del!'or. Itarbiclllnl N'olia seduta pomeridiana a richiesta della difesa si cita l'on. Barbiellini, perché venga a deporro sopra alcune circostanze che riguardano il Cantù. Intanto che si cerca l'on. Barbiellini ven. goiio interrogati altri testimoni. Livia Salvi, una sarta, racconta cho mentre un giorno lavorava in casa Cantù sentì la signora Er:di chiamare aiuto, ma non potè dire chi la minacciasse. Il comm. Agnelli di Milano, pereto calligrafo, assistè ad un colloquio fra i; Russo e la signora Eridi e un funzionario di P. S. durante il quale il Russo affermava cho il testamento falso era stato fabbricato in un albergo, presenti alcuni individui associati all'impresa o che colui che lo aveva scritto era uua ex-guardia di P. S. La teste Pierina Ribottl racconta anch'essa che trovandosi in casa della Cantù, questa venne minacciata dal figlio. Il sacerdote Cesare Rossi, parente del Cantù, ammette che fra padre o figlio avvenivano frequenti litigi, ma aggiunge che il padre amava profondamelits' il figlio. Giulio Cantù, zio dell'imputato, dico che costui, è un buon figliolo e che se fu traviato lo si deve agli amici che lo sfruttavano. Un'altro zio dell'imputato Umberto Cantù, lo descrive come buono. Ammette che il padre aveva liligi frequenti con lui, soprattutto perdio il figlio spendeva troppo Crede però che il padre volesse lasciare tutta la sua sostanza al figlio, ma non lo dicesse per non inimicarsi la moglie. Dupo questi testi viene interrogato l'on. Barbiellini, chiamato a deporre se la signora Eridi fu più volto da lui per fargli pressioni ondo facesse scacciare dal fascio il figlio di lei, l'attuale imputato Mario Cantù. L'on. Barbiellini ammette questa circostanza e dice elio mise alla porta la signora. Aggiunge che altro pressioni gli vennero dall'aw. Pelli, patrono della Eridi. Aggiunge ancora che l'avv. Pelli gli scrisse una lettera affermando di essere niù fascista dei fascisti e offrendosi, poiché allora era ammalato l'avv. on. Piatti, di difendere i fascisti nei vari processi che erano in corso. L'avv. pelli si alza e protesta vivacemente dichiarando non essere vero quanto l'on. Barbiellini afferma. .Ma il Barbiellini n sua volta con altrettanta vivitela conferma. L'avv. Pelli grida: - fi.->.-ni' in iptt-ra, on Rnrivellini! On. Barbiellini: — Non lo poseo perchè l'ho perduta I Avv. Pelli: - Ma lo ho invece la minuta SI va creando un ambiente di eccessiva elettricità, tantoché il presidente ritiene opportuno sospendere l'udienza per qualche minuto Ripresa l'udienza si interrogano gli ultimi testimoni, 1 quali non aggiungono molto di', notevole. Segue la lettura di alcuni documenti e di alcune deposizioni di testi assenti. Alla fine dell'udienza si interroga una teste che pareva non potesse giungere all'udienza perchè ammalata e che è arrivata all'ultimo momento. Si tratta di certa Maria Buttafava. Essa dice di aver sentito Mario Cantù rivolgersi alla madre poco dopo la morte del padre e dire: — Mamma scappa,, ecappa, perchè la Questura ti cerca sospettandoti di aver Indotto 11 papà al suicidio. Con questa testo termina l'esame testimoniale. Il Presidente rinvia la causa all'udienza di mercoledì prossimoPsì'dzCtnnfcdtmstdAGmptòtarta