Le miniere congelate

Le miniere congelate Le miniere congelate BRACANZA BAY (Spitsbergen), ottobre. Stamane il cielo è pieno d'una luce sinistra. Il sole rosso e tonto guarda attraverso un velo giallo sui nevai stupefatti. Si direbbe che stagni sudici siano salrtj ad allagare lo zenith e no dobban piovere ranocchi, come in tempi di tribolazione. Ed ecco viene col vento odore di strinato : è quel sole rovente che bruciacchia le nayole straccione? Si fantastica vok>ntieri di cronache maravigliose, in questa baia che ha il volto indifferente delle cose estranee allo nostre nevrastenie: dove tra il mare e il monte si stende una lama bassa e nera, senza un filo d'erba, arsiccia e crepata, morta e stramorta come certe fanghe della Vertoiba dopo il bombardamento. Paesaggio lunare, specie oggi, sotto questa atmosfera famosa: come quei golfi veduti negli specchi degli-Osservatori!. Il medico della colonia guarda in su e dice che san boschi che bruciano in Siberia,, a diecimila chilometri da qui: e il vento ha viaggiato per settimane ed è arrivato finalmente da noi a portarcene il fetore e la cenere. O che credevamo di essere soli al mondo, noi uomini, a possedere i servizii di notizie, posta e telegrafo? I monti od i ghiacciai hanno avuto stamane la notizia che una giovine foresta di betulle brucia laggiù, e no son tristi e cupi. Ne erano innamorati, da questo loro esilio che non ha più alberi: da quando quelli di secoli fa son carbonizzati e compressi fra le roccàe terziarie. **■* Foreste morte. Ora stanno condensate in filoni di carbone, ricchissimo, grasso, morbido un amore di carbone che fa luccicare "li occhi del geologo e del macchinista. Meglio di quello- scozzese, meglio di quello del South Yorkshire. Ed i filoni sono alti fino a quattro metri, e vanno 'da una parte all'altra dell'isola. Una ricchezza enorme, che fa del fiore romanticamente sbocciato al limitare del Polo una preziosa e ambita regione. Lo Spitsbergen era fino a pochi giorni fa no man'» land, terra.di nessuno; convenzioni internazionali stabilivano che nessuna nazione potesse annetterselo. Ma a "Versailles si volle premiare la Norvegia per la sua benevola neutralità verso di noi durante la guerra, si volle soprattutto darle un compenso per le grandi perdite d'uomini e di navi subite per la campagna dei sottomarini: riconoscendo lo sue antiche aspirazioni su quelle isole. Si trattava, in fin dei conti, d'una restituzione : i vecchi He norvogesi avevano più volte proclamata la loro sovranità sullo Spitsbergen, con il consenso o almeno l'acquiescenza delle altre nazioni. Ma nelle successive unioni della Norvegia con la Danimarca e con la Svezia, e susseguenti rotture, quei diritti di sovranità si imbrogliarono tàmt© che non si era trovata altra soluzione che quella negativa: di non dare la terra a nessuno. Giorni fa, il 21 luglio 1924, lo Storthing norvegese ratificava solennemente la convenzione internazionale di Parigi del 9 febbraio 1920 in cui gli alleati e le altre nazioni più direttamente interessate (esclusa la Russia) riconoscono la piena ed assoluta sovranità della Norvegia sull'Arcipelago dello Spitsbergen e sull'isola degli Orsi; ed ora sulle isole, che i vecchi Normanni chiamavano Svalbard (coste di ghiaccio), sventolano il rosso e il blu della bandiera norvegese.. Alla riconquista politica della regione si accompagna la riconquista economica. I primi timidi tentativi norvegesi, di sfruttare il carbone che affiora a mezza costa di erto montagne, iniziati nel 1899, si trascinarono fino al 1905 con mezzi insufficienti. Intorno al 1905 si formarono potenti gruppi finanziari americani ed inglesi che assorbirono le concessioni norvegesi, ed iniziarono un lavoro razionale. Sorsero i primi accampamenti di minatori, gruppi di baracche rosse, battezzate pomposamente porto o città: Ankershavn, Longyear City. Con la guerra, e l'aumento del oosto del carbone, gli scandinavi rivolsero di nuovo la loro attenzione a quelle miniere così vicine: e si inizia quel periodo di riscatto economico a cui ho accennato, nel quale !a maggiore parte delle concessioni americane ed inglesi ripassarono nelle mani dei norvegesi, mentre sorgeva in questa baja di Braganza un. importante stabilimento svedese. Contemporaneamente i norvegesi hanno cercato e trovato carbone nella solinga isola degli Orsi (BiornS) che fuma perpetuamente avvolta di nebbie a metà strada fra Spitsbergen e Norvegia : un signor Stavanger ci si esilio per tre anni riuscendo a scoprire importanti giacimenti e dando •vita a una società che li sfrutta con suc.cesso. f. *"* Dopo secoli di abbandono la grande isola occidentale dello Spitsbergen (la sola che importa, le altre dell'arcipelago son tavoloni Bterili di ghiaccio) si avvia dunque a riprendere l'animazione e lo splendore dei tempi passati? Probabilmente sì. Ma per ora è una curiosità mineraria senza esempio nel mondo. Questi distretti carboniferi sono tutto il contrario di quelli degli altri paesi ("ve lo dicevo io, che son caduti dalla Luna?). Intanto, l'ambiente: il minatore che esce dalla miniera non si vede attorno quell'aria sporca, quel tedioso scenario di oase nere, quella fangaia nebbiosa che ci strinse già il cuore in Alta Slesia e sul Reno, mà una grande luce di solo sui ghiacciai azzurri o la morbida oscurità bianca della notte polare. Poi, nella miniera non si discende, per pozzi infiniti che trivellan l'abisso; ma si Baie. Si arriva all'imbocco, aperto a metà montagna, per mezzo d'una mulattiera, o addirittura con una funicolare, come alla Advent Bay. Entrate, e vedete che l'interno della miniera c bianco. Sissignore Vedo un lettore che fa la faccia furba e dice: — Capisco. Si tratta del famoso carbone bianco. No, caro lettore. E carbone è, anche qui, nero come si conviene, nero come il peccato, come' la notte, come gli occhi di Carbonella (« dove sluse un canton de paradiso ») ; nero, in una parola. Ma le gallerie son bianche, e quando andate dentro con le lampade a carburo un barbaglio di cristallo crepita sulle vòlte e sulle pareti. Ghiaccio e neve. L'ingegnere ci fa la spiega. La temperatura dell'interno della miniera è sempre la medesima, estate ed inverno: sei gradi sotto lo zero. Una temperatura soavemente tiepida nei mesi d'inverno, freschetta in questa stagione. Ma è l'ideale per lavorare, assicura linr-egiiero: s«i gradi sotto zero, in un'aria ferma, è .gpiello che pj yuole per non sudare nel du¬ ro lavoro di braccia e conservare i muscoli elastici. Non appena un nuovo ramo della miniera s'inizia, le pompe vi soffìan dentro del vaporo d'acqua, _ che precipita subito, in neve e in ghiaccio, sullo pareti, e crea un intonaco che tiene ferma la polvere di carbone, ed elimina così una delle principali cause d'esplosione. Poiché d'altra parte gas maligni non co ne sono, queste miniere son lo più sicure del mondo, e si arriva in fondo ai cunicoli più recenti,- fino all'ultimo martello perforatore senza lampada di sicurezza. La ricchezza dei filoni, la parsimonia nell'armatura ("auesto gelo tien su tutto) danno allo gallerie un aspetto gaio, sereno, incoraggiante. Questo carbone estratto con facilità, trasportato direttamente con le teleferiche fino al piroscafo, o ammucchiato d'inverno a due passi dal pontile, viene a costare da cinque a sci volte meno che quello europeo. Se altrove la media della produzione giornaliera è di 0,8 a 1 tonnellata per minatore, quassù la media è da. 5 a 6 tonne1.- nzlzgpltulavtvtMiapVngmi late: tanto il lavoro d'estrazione è sempli ce e agevole. Ciò spiega l'interesse ohe c'è a venirselo a cercare così lontano, nonostante la lunghezza del viaggio marino e le difficoltà della natura. Oggi queste miniere non producono più di 100 a 200 mila tonnellate all'anno; ma potrebbero rendere assai di più se le rispettive società potessero disporre di maggiori capitali, in modo da costruire altri pontili di carico e nuove teleferiche dalla miniera al mare. Non ci sono che quattro mesi di mare libero ogni anno : il problema del carico è più importante, qui, di quello della estrazione. Perchè la ricchezza dei giacimenti è incalcolabile.' Questa sola concessione svedese di Sveagruvan, alla baia di Braganza, è capace di un miliardo di tonnellate: il fabbisogno attuale della Svezia per trecento anni. Ancora più ricca è la concessione norve gese della Advent Bay. Ma mentre gli Svedesi sembrano derisi a condurre a fondo 10 sfruttf-nento raccogliendo in patria i capitali iiecessarii,' le attuali condizioni economiche e monetarie' norvegesi e la crisi politica impedirebbero alla società norvegese di sfruttare convenientemente i suoi terreni. Si parla perciò di probabile alie nazione delle miniere, o di parte delle azioni, a capitalisti stranieri. Son voci tortuose, e se si cerca di saperne di più oi si urta a un'improvvisa reticenza. Certo, chi volesse ancora oggi interessarsi di questo regno del carbone, non può sperare di trovarne altrove : l'isola è stata tutta geologicamente esplorata, e dove c'era da ipotecare lo si è fatto. Ma le grattatine odierne sono assolutamente inadeguate alla capacità di rendimento delle miniere; e forse qui ci sarebbe da collocare convenientemente qualche decina di milioni che vanno a male e qualche migliaio di minatori sul serio. Il norvegese è tagliato a fare questo mestiere come un napoletano, o peggio ancora. Io penso ai nostri cadorini, ai nostri feltrini che si guastan polmoni e cuore nella Ruhr e nella Slesia, e che sarebbero i più atti a questo clima e a questo lavoro. Parrebbe loro d'essere ancora sott la 7taja, nei "fieri battaglioni alpini issati sulle cime delle Alpi, dove alternavano il fucile col pistolotto da mina. Mi dice questo ingegnere svedese che tanti minatori italiani, dalla Ruhr e dalla Vestfalia, hanno scritto alla sua società di essere arruolati per lo Spitsbergen ; ma i posti son pochi — la colonia più numerosa ha 400 uomini — e vogliono riservarli a quelli di casa loro. Che peccato, ragazzi. Dall'Oste, Damin, Cecchet, Resenterra, Lituana, mia bella compagnia di giganti rosei e barbuta, sperduta ora in fondo ai pozzi di tutto il mondo o sulle nuove strade d'Africa e di America, spaccatori di pietre, sventratori di montagne, potervi richiamare ancora con un precetto azzurro, classi di ferro della Libia e del Cauriòl, e portarvi qui tutti insieme in queste baracche che sembran tanto le nostre di allora, col nostro medico, e i nostri muli, e il sergente delle saimene, e le vacche che rubammo giù per la Valsugana, e il magazzino viveri, tutti riuniti ancora una volta non per accoppare cristiani, ma per scavare il monte e tirarne fuori questi blocchi neri e dolci di carbone 1 Magiari con le femmine e i pupi (ma forse sarà meglio lasciarli a casa e andarseli a vedere una volta l'anno con il gruzzolo dei risparmi) ; ma riuniti per il lavoro e perì! duro mestiere di campare la vita come lo si era allora per morire. Nervi e cuori saldi per superare la terribile notte invernale ne avete ancora in abbondanza: questa regione aspra non vi sarebbe nuova nè nemica. Taglieremmo via la montagna a fette per la gente di casa nostra ; troveremmo alla sera, uscendo dalle gallerie, la neve 11 ghiaccio il cielo le notti delle nostre dolomiti. Che pecà. PAOLO MONELLI. AffcrpetaGO omo spitsbergen OlaiKlnf

Persone citate: Orsi