Il XIII anniversario della conquista libica

Il XIII anniversario della conquista libicaIl XIII anniversario della conquista libica L'Ammiraglio Cagni ricorda come i marinai occuparono e difesero Tripoli L'Associazione nazionale reduci della «tibia, non poteva Iniziare In modo migliore la sua azione pubblica. La commemorazione del XIII anniversario della guerra, è riuscita solenne, come lo comportava l'avvenimento • tale da dimostrare che la giovane Associazione trova nella nostra città larga simpatia. Il salone della Camera di commercio, tutto ornato di piante ornamentali e di bandiere tricolori, si è gremito di pubblico; le massime autorità cittadine sono state presenti alla cerimonia o si sono fatto rappresentare. E significativo è stato l'omaggio reso al Re ed alla Casa Savoia. . La cerimonia ha inizio alle ore 16 quando entra nella sala la contessa Faà di Bruno, che rappresenta la madrina della bandiera, • la-principessa Maria Adelaide di Genova, fra le Autorità presenti vediamo il prefetto grand'uff. Dezza. l'ammiraglio Cagni, il •Mi. Facta. gli on. Olivetti, Clan e Gemelli, tlJgen» Perold, 1 sen. Bouvier e «D'Ovidio, .il eotmm. Bona. 11 gen. Tlseornia, comandante il.Corpo d'armata, il gen. GiannuzsH, comandante la Divisione, le medaglie d'oro Rouleht e signora Lisa, il comm. Renda, provveditore agli studi, il commissario Labbro, rappresentante 11 Questore gen. Zamboni, il comm. Lattes, il comm. Rinawdo, il ew. Crivelli, il cav. Fallace, il col. Celso Rossi, l'avv. Bertele, che rappresenta il Comune e l'Associazione nazionale dei Combattenti, e Targa rappresentanza delle Associazioni Reduci e Madri e Vedove dei caduti. Tra le Autorità prendono posto sugli scanni d'onoif. anche le signore Vittoria Accordelli-Gnifétil e Elisa BelM-Spingardi, che sono decorate delHf medaglia al valore per la Guerra Libica., Nel fondo della sala si schierano lo bandiere. "Sono una ventina. Notiamo quelle dell'Arma di Cavalleria, dei Reduci dell'Oriènte Balcanico, dei Reduci di guerra, delle Associazioni Madri e Vedove dei caduti," doi Reduci Garibaldini, della Società l'Esercito, dei, Granatieri, delia Marina, acc. Nel pubblico che gremisce la sala vi è anche'lina rwpresentanza delle Figlie dei Militari- Del Gomitato sono presenti il presidente aw. Alberto Ruggiero, 11 gen. Perold. l'ing. Fossati, il rag. Alzona, il rag. Orichi, i signori Valabrega e Tarosio e il rag. Torazza. La bandiera di Savoia La manifestazione ha inizio con la bcne»< dizione della bandiera. Il-vessillo, legato col tricolore, è portato dall'alfiere dinanzi, alla madrina e vengono sciolti 1 nastri. La musica presidiarla, che trovasi nel cortile, suona la,Marcia Reale. Tutti si alzano in piedi e fanno una dimostrazione all'esercito ed al Sovrano, il canonico Chiantore, messo il rocchetto e la stola, benedice la bandiera a nome dell'arcivescovo mons. Gamba, e -pronuncia bfev* parole di circostanza, il suo discorso e un vibrante appello all'unione degli spiriti •nsus. Associazioni e con maggior ragione nel Paese. «Molte bandiere vengono in questi tempi benedette, eglLconclude, e vi è di ette-.rallegrarsi, ma queste migliaia di bandière, parche costituiscano una forza nazionale devono essere raggruppate eotto la bandiera madre, quella che porta nel centro lo stemma dei Savoja •. Queste parole provoca- . no una manifestazione commovente ^per intensità e grandiosità alla Casa Regnante. La dimostrazione si prolunga sempre più calorosa per qualche minuto. . Benedetta la bandiera, prende la parola Il presidente dell'Associazione, Alberto Ruggiero, per la lettura delle adesioni. Hanno aderito alla manifestazione l'on. Giolitti, il miniatro Federzoni, il ministro Di Giorgio, il governatore della Cirenaica Mondelli. 11 gen. Nigra, presidente della Federazione Rediiél delia. Libia, il commissario prefettizio barone La Via, parecchi deputati e numerosi senatori. Lette le adesioni, il Ruggiero ricorda come venne costituita l'Associazione; accenna alle molte adesioni ricevute,'annunzia gli Intenti che l'organizzazione si propone. Ringrazi* quindi la madrina, l'amie. Cagni, le autorità e manda un evviva all'Italia e al Re. Applausi calorosi. L'avv. Bertele porta poi l'adesione alla mnifestziome del Comune di Torino e della Associazione del Combattenti e ricorda le pagine gloriose della storia italica che alla Libia si riferiscono. • Accolto dà una larga dimostrazione di simpatia prende poi la parola l'ammiraglio Cagni. Si erede che egli faccia un discorso, ' ntà l'ammiraglio fa assai di più ; ricorda dettagliatamente come avvenne l'occupazione di Tjrtpoli. E' una pagina di storia che merita di essere riferita. ;'? Come occupammo Tripoli . Premesso che occupò Tripoli non con una accozzaglia di fuochisti e attendenti, come venne detto, ma con dei giovani cannonieri addestrati. sulle rive della Sardegna, continua: -, « Come sapete, il 3 ottobre, nel pomeriggio, si (Iniziò 11 bombardamento dei forti — la mia divisione attaccò il gruppo di ponente. I Turchi si difendevano mollemente ed i loro colpi riuscivano molto corti. L'Ammiraglio Borea mi ordinò di portare le navi a tiro corto ed in meno di due ore tutti i forti di ponente,erano ridotti al silenzio. Prima di notte osservammo che i Turchi tentavano riattare le loro artiglierie smontate e scavavano trincee fra i forti e l'oasi di Gargareeeb. vicina a Tripoli, Li disperdemmo con poche cannonate, ma da ciò apparve la necessità di non indugiare nell'occupazione dei forti bombardati e la sera stessa il contrammiraglio. Borea ne faceva formale proposta al Comandante In capo ammiraglio Faraveili. II giorno seguente 4 di ottobre defilammo di nuovo i forti, I Turchi che in numero notevole avevano ripresi i loro lavori all'avvicinami delle navi, presero là fuga ma furono efficacemente perseguitati e tormentati dalle nostre artiglierie e fino al tramonto furono tenuti lontani. Intanto l'ammiraglio Borea insisteva nella sua proposta da altri avversata e l'animi raglio Faraveili dava l'ordine di occupare i forti di ponente nel mattino seguente. ■ Nella notte si fecero preparativi febbrili. Si ritornava ai tempi delle esercitazioni in Sardegna, ma ora si faceva sul serio ed era una gara per far parte delle Compagnie di sbarco. «Avevo mandato due torpediniere a segnare il punto più vicino al forte Sultani a, ove la profondità dell'acqua permettesse di condurvi la Umberto, la quale ai primi albori al avvicinava ed ancorava a meno di SUO metri dal forte. Si mettevano in mare le barracele ed il primo battaglione allievi investiva la spiaggia sotto il forte, a ridosso della scarpata naturale che sta a picco sul mare e contro il cui ciglio erano puntate fitte le artiglierie della Umberto. Alle 7,45 • forte era. occupato, e mentre si sbarcava-, no 'altri uomini a guardia del forte, lo stesso battaglione investiva suècesslvamente i forti B e C, che prima delle 10 erano occupati. Constatammo che le nostre artiglierie avevano compiuto un vero sfacelo. Non vi era p&ù una bocca da fuoco di immediata utilizzazione. Gli uomini erano stati fatti a pezzi • si ritrovarono delle membra umana «taccate e sparse ad oltre SO metri dai farti. Sbarcammo subito nostre artiglierie a presidio dèi tre forti, e appena assicuratane fa difesa da un contrattacco, a mezzodì si alzava sul forte Sultania il nostro tricolore, salutato da SI colpo di cannone e dal «Viva U Rei » degli equipaggi di'tutte le navi. i«Mentre dal forte C ritornavo a bordo, mi- veniva Incontro lungo la spiaggia un gruppo di persone preceduto da una grande bandiera bianca. Era il console tedesco Tu?er. ohe veniva a chiedere protezioi» contro ti saccheggio che una masnada di ladani compieva in Tripoli. Due giorni prima egli stesso aveva sdegnosamente rifiutata la protezione offertagli dal nostro comandante In capo. Lo condussi 6ulla nave ammiratila, "ove anche l'ammirr'glio Borea con lanimo suo generoso perorava l'occupazione della città. L'ammiraglio Faraveili mi dava l'ordine di occupare Tripoli. Ordinavo che un battaglione di 800 uomini, al comando del capitano di fregata Grassi, sbarcato il mattino, partisse dal forte Sifltania, percorresse l'orlo dell'oasi lungo la spiaggia ed entrasse «Tripoli da ponente, in modo da penetrare tn citta alle 16. Forti pattuglie fiancheggia- tricl dentro l'oasi e i cannoni delle navi dovevano proteggere la *ua marcia contro un agguato. Con questo battaglione mandavo il capitano Verri, aggregato al mio Stato Maggiore. Nel contempo si preparava un altro battaglione di 800 uomini nelle imbarcazioni, sotto il comando del capitano di fregata Bonelli, ed io mi univo a questo reparto ed alle 16, sotto la protezione dei cannoni del Carlo Alberto e dei Coatti e di altro naviglio minore, sbarcavo nel porto a levante della città, mentre il battaglione Grassi sbucava da ponente sulla piazza della Fontana, ove poco dopo te 16 tutte le tiuppe da sbarco erano riunite. Tripoli in stato di difesa j « Mentre si prendevano lo prime disposizioni di sicurezza, mi recavo' al Municipio, ove erano riuniti tutti i maggiorenti della città, con il sindaco Namouhna pascià, e mi accolsero molto deferentemente. Li informai che, a nome di Sua Maestà il Re d'Italia, prendevo possesso della città, con la ferma intenzione che l'ordine non fosse oltre turbato. Essi mi'' assicurarono delle loro buone intenzioni di obbedire lealmente alle mie disposizioni e mi informarono che mol. ti fucili erano in città, lasciati dal turchi agli elementi più turbolenti. Li Cavitai ad emanare l'ordine di consegnare immediata: mente le armi da fuoco, le quali sarebbero state pagate, dagli italiani 20 lire Ano a mezzanotte, io lire da mezzanotte a mezzodì, e dopo il mezzodì del giorno 6 ottobre sarebbero state sequestrate senza compenso. Questo bando ebbe un effetto magico, n mattino del giorno seguente avevamo già ricovuti più di 3000 lucili, la maggior'parte Mauser nuovi o quasi nuovi, sbarcati probabilmente dal Derna. ; . , «Appena ritornato dal Municipio si organizzava rapidamente la difesa. I turchi si erano ritirati, ma in forze, e potevano da un momento all'altro assalirci. Potevamo restringerci a difendere solamente la vecchia città, occupandone 1 bastioni. Difesa facile anche contro qualche migliaio di nemici, ma tutta la città nuova ed. 11 suburbio, vale a dire la miglior parte di Tripoli sarebbero stati abbandonati al nemico ed al-ladroni, e il nemico avrebbe potuto riorgaljtazajrsi nella Mensola, zona boschiva che. Wrconda, la città, e darci serii fastidii tormentandoci senza alcun suo pericolo e fendendo a noi assai difficile sloggiarli. Con Grassi, BoneUl e Verri decidemmo di oltrepassare la Mensola e occupare una linea esterna, ^mlcixpo. lare un no' lunga per noi, ma•. olte presentava la possibilità di manovrare, rapidamente per linee interne; • . : _,.,„„,„ «Passammo la notte sulla piazza ridossati alla grande caserma di Cavalleria pronti a far massa ove venisse -un attacco serio. Piccoli attacchi o sembianti d'attacco venivano da ogni parte continuamente: dalla Mensola ove si contrattaccavano con forU pattuglie seguite da compagnie. P^]« c"*a ove da ogni casa partivano colpi di fucile perchè m arabi per il tetrrore del saccheggio sparava!* nelle tenebre. Dai saccheggiatori nelle anguste vie ove nostri numerosi drappelli !i affrontavano fucilandoli senza pietà. «Colla spedizione era anche sbarcato il ben cenosciuto Craveri, exrufftoi.ale ,delcarablnieri, mio vecchio amico d'Amica, uomo prezioso nele nostre circostanze. Egli in poche ore aveva organizzata una gendarmeria a piedi ed a cavafllo assoldando 1 gendarmi turchi rimasti senza impiego. Gendarmeria che nelle sue mani. di ferro presto ottimo servizio conoscendo ,bene 1» paese e gli abitanti, che guidò 1 nostri drappelli per la città e che snidò gli ultimi ladroni.nascosti nello case. Tripoli.U, giorno«.non aveva più saccheggiatori i e riapri re sue case, le sue botteghe ed il suo mercato », .. L'epopea della Tèrra Kalia ' Ricordate in te! modo le prime operazioni fatte dallo tTUppe di sbarco per assicurare il possesso della città, l'ammiraglio Cagni ricorda le diverse azioni fatte dai marinai per difendere Tripoli dai Aeri attacchi nemici. E ciò sino al giorno ti quando giungevano nella città. E conclude: . « A mezzodì consegnavo le trincee di levante al colonnello Fara, quelle di ponente al colonnello Spinelli e il Comando al generale Càneva. Poi collie mie truppe salutate fraternamente dai soldati ritornavo sulle navi. Il nostro compito era nnito^• Questa fazione di Tripoli per quanto piccola- nelle sue dimensioni materiali segna pertanto l'inizio dell'epopea della Terza. Italia. Allora l'essere soldati e volontari era quasi con; siderato un mestiere mercenario. Ora tutti gli italiani sentono invece che è un dovere di cittadino. La guerra uccide i- corpi ma crea le ànime. Oggi è rinata una possente vitalità Malica che 6l rivela nei trafflcl nel, le stesse appassionate lotte politiche nell'ar dente sentimento della Patria. Le. ferite mp, rall e materiali ch'Essa ebbe dalla lotta cruenta di quattro anni si rimarginano poco a poco come tutte le ferite della carne. Ri; tornerà quella concordia nazionale da tutti invocata ma che trova ancora ostacolo da quello spirito battagliero ad oltranza ohe la Patria etessa voile, seminò ed ottenne nelle giovani generazioni per la sua sante guerra. 11 nostro amore per l'Italia, rattissimo buon senso del nostro popolo, il sentimento atavico di giustizia della nostra, natura af: fretteranno la guarigione e l'Italia n«Ba pace e nella concordia percorrerà rapida e sicura la via dei suol grandi j destimi. Viva L'invocazione alla' concordia con cui l'amm. Cagni chiuda il suo-discorso solleva le generall acclamazioni. Il cortèo al Municipio Parla quindi l'avv. Orazio Quaglia, oratore ufficiale della cerimonia. Molti già-hanno parlato. L'avv. Quaglia premette che non farà un discorso, non ricorderà nel 6U0l episodi gloriosi tutte le pagine della guerra libica, ma si limiterà a cogliere le immagini prù significative che emergono da quella guerra, che,, come tutte le guerre italiche, ha il colore e lé caratteristiche delle leggende. Cosa non frequente... l'oratore, mantiene la sua promessa. Esalta nell'amm. Cagni, non solo il capitano che occupò di sorpresa, garibaldlnescamonte, Tripoli, ffià l'eroe del polo. Accosta l'impresa di Tripoli alle gesta garibaldine, prendendone lo spunto dal grido del capitano Verri morente: «Avanti, garibaldini-dei mare! «. Afferma che la guerra libica rappresentò per l'Italia, la diana del risveglio, il richiamo alla coscienza di quella che è la sua missione nel Mediterraneo a prendendo lo spunto dai molti segni di latinità che i soldati ritrovarono in quella colonia, formula l'augurio che presto dove sono colonne smozzicate, archi sventrati, sorgano città e gli acquedotti ripristinati rifacciano della Libia il granaio dell'Italia. Lunghe e ripetute, ovazioni accolgono la fine del breve ma vibrante discorso. La- cerimonia è finita. Si forma quindi un corteo, imponente per la quantità di partecipanti, che si dirige al Municipio. Vi porteci, pano le bandiere di tutte le Associazioni patriottiche, 1 membri de] Direttorio dell'Associazione e una forte rappresentanza di soci in divisa coloniale. La musica del presidio militare apre la marcio, avviandosi verso piazza S. Carlo per proseguire in via Roma, Piazza Cestello, via Garibaldi e Piazza Municipio. La meta è l'apposizione di una corona alla lapide che ricorda 1 primi caduti della Libia, torinesi, lapide che trovasi nell'atrio del Palazzo Municipale. II corteo, passa fra una fitta àia di popolo che «1 unisce plaudente, dimostrando tutta }a sua simpatia per la manifestazione. Al giungerà del corteo la Piazza del Municipio e adiacenze si sono gremite di popolo che silenzioso e raccolto assiste alla mesta e-solenne apposizione della corona. . Il Presidente dell'Associazione, Alberto Ruggiero, salito sul basamento di ingresso del Muntotelo, rivolge parole di monito agli italiani perchè si ricordino che anche la Libia ebbe I suoi morti, i suoi mutilati ed 1 suoi valorosi. Annuncia l'intendimento dell'Associazione clie tutti gli anniversari! dovranno essere solennizzati con sempre maggior fervore, con sempre cresciuta imponenza.