L'inchiesta Igliori a Piacenza

L'inchiesta Igliori a Piacenza L'inchiesta Igliori a Piacenza (Dal nostro inviato apertale) PIACENZA, 9 notte la crisi del fascio piacentino, è giunto que sta mattina. Egli si è subito recato in prefettura ove ebbe un lungo colloquio col prefetto comm. Fusco, che lo mise al corrente della spinosa situazione che si è venuta formando In provincia ed in città. " Lo vogliono... Se lo tengano...., Nonostante che la crisi fascista sia entrata nello stato acuto, non si prevedeva negli ambienti del fascio l'invio da Roma di un giudice estraneo alle beghe locali. Nessuno avrebbe saputo dire quale sbocco fosse riservato alla crisi cagionata dal profondo dissìdio in famiglia; ma per forza-di cose e per volontà degli uomini dì Barblellini, si era rinsaldata, fino a ieri, la convinzione che la posizione del ras piacentino e dei suoi devoti partigiani fosse, se non intangibile, certo Invulnerabile. Sì ricorda a questo proposito da parte dei fascisti dissidenti un episodio che rispecchia chiaramente la caratteristica situazione alla quale abbiamo accennato. Quando il gen. Italo Balbo fu incaricato di compiere l'inchiesta 6ul fascio di Piacenza e specialmente 6ull'on. Barbiellini, si disse, e crediamo con fondamento, che egli fosse venuto da Roma con intenzioni non molto rassicuranti per la posizione, politica del ras locale. Il contegno dell'on. Barbiellini, infatti, aveva destato vivi commenti anche presso gli uomini responsabili della capitale. Si attendevano dunque riforme, provvedimenti, novità. Ma il gen. Balbo tornò a Roma lasciando a Piacenza il tempo che aveva trovato. E ad un'alta personalità fascista che si informava del suo operato, il comandante della milizia disse semplicemente : — Lo vogliono... Al che l'alto personaggio rispose: Allora lo tengano l... — E mise il benesta- rG 6uijé decìsionf d'i~Balbo , Direttorio del L'on. Igliori mandato dal Partito fascista a compiere un'inchiesta sul-Non sappiamo se oggi, rinnovandosi un'inchiesta uguale a quella dì parecchi mesi fa, ti commissario straordinario ripeterebbe ancora, tornando a Roma, a conclusione delle sue indagini: a Lo vogliono! ». Le cose sono profondamente cambiate. La venuta d'Igliori è tuttavia un fatto nuovo inatteso e quindi molto commentato. E' l'unica novità della giornata; ma è tale da tenere gli animi in sospeso, almeno per qualche giorno. " La Santa Vandea „ Due interrogativi sono oggi nella mente di tutti quelli che vivono un po' la politica, tutt'altro cho serena, di questa regione, cioè: — Quali sono i motivi che hanno fatto muovere l'on. Igliori da Roma? Quali saranno i suoi provvedimenti? Per quanto riguarda la prima domanda, si può formulare una risposta verosimile, perchè fondata su dati di fatto inoppugnabili, rifacendosi alla efficienza ed alle caratteristiche dei dissidenti di cui vi ho già riferito ieri. I dissidenti organizzatisi, non in odio al fascismo ufficiale ma unicamente per combattere i barbielliniani, sono diventati numerosi in breve *ompo. Nelle loro Illa sono accorsi gli espulsi, i delusi, gli invisi per incompatibilità di vedute regionali, ed infine gli idealisti ad ogni costo. Hanno incontrato difficoltà, talvolta non hanno potuto vivere nella tranquillità desiderata, perchè, volere 0 non volere, sono diventati i nemici più diretti degli uomini al potere della città. Essi hanno tenuto duro, però, con lo stesso spirito e con la stessa mentalità dello squadrismo da loro praticato largamente quando stavano a gomito con quPlli rimasti in auge: ed hanno creato la propria roccaforte : Gragnano, la a Santa Vandea ». -- Nella Vandea — essi dicono ora apertamente — comandiamo noi: nessuno ci di sturba perchè tutti ci conoscono e sanno ap nrezzare la nostra forza. Le loro affermazioni non sono tutte van ferie. A Gragnano essi hanno veramente un principio di organizzazione squadrista, tipo 1921: dispongono di automobili messe naturalmente a disposizione da amici personali proprietari di terre, e dimostrano di avere quel tanto di decisione per dare delle seccature anche ai fascisti ufficiali. Dal giorno in cui l'on. Raggio, rotta la cordialità e l'uniformità di idee con l'on. Barbiellini, fu assunto a loro duce, la faccenda ha cominciato a preoccupare. La » Santa Vandea » non fu più considerata il rifugio del reprobi, ma piuttosto il concentramento di un pugno di uomini decisi a non lasciarsi pestare i piedi: fratelli di ieri, nemici tanto più intolleranti dell'oggi. Sappiamo da buona fonte che queste vicende hanno trovato interessamento anche a Roma che, se pure non guarda a Piacenza con occhio tenero e costante, non può fare a meno di occuparsi anche di questa provincia che sta diventando, nei coloriti confronti della fantasia popolare, la succursale di Cremona. A Roma la questione non fu riguardata tanto dal punto' di vista dello beghe personali, ma noti meno vivaci delle figure minori: fu considerata sotto l'aspetto politico del dissidio fra 1 deputati. L'on. Terzaghi è l'ospite indesiderato di Piacenza ed ama starsene lontano. Fra Barbiellini e Raggio non c'è :I buon accordo: col fenomeno del disslderitisnio il disaccordo diventa lotta dichiarata. I nemici di Barbiellini vanno alla staziono ad osannare a Raggio che parte, e la Questiua è costretta ad intervenire per evitare non le ovazioni a Raggio, ma una dimostrazione per la città con possibili incidenti 1 dissidenti si rinforzano e la faccenda minaccia di prendere una brutta piega per l'integrità e la reputazione del fascismo: 6i profila cioè l'eventualità della « Santa Vandea . contro Piacenza, con qualche cosa di concre S^JH*"™ $enP° P°utic°. sono lanciati .qua o là voci che accennano alla possibi-