La conclusione dell'ardente dibattito 23714 voti contro 5490 e 2527 astenuti

La conclusione dell'ardente dibattito 23714 voti contro 5490 e 2527 astenuti La conclusione dell'ardente dibattito 23714 voti contro 5490 e 2527 astenuti (Dai nostro inviato speciale) LIVORNO, 6, notte. Dopo due giornate e una notte di alto dibattito, in cui lo spirito liberale ha soverchiato in modo schiacciante ogni tendenza filofascista, la discussione politica si è chiusa oggi a mezzogiorno con l'approvazione del seguente ordine del giorno presentato dall'aw. Pedrazzi di Bologna e firmato dai rappresentanti di altre delegazioni: « Il Congresso del Partito liberale, « riaffermata l'autonomia del Pai -ito, memore di quel passato in cui forze antipatriottiche hanno scosso l'autorità dello Stato e tentato di oscurare la gloria di Vittorio Veneto, luminoso epilogo del nostro Risorgimento; a orgoglioso ohe i combattenti abbiano ispirati i loro voti alla perenna tradizione liberale del riscatto nazionale; « convinto corno essi che al di eopra delle fazioni in lotta sia oggi urgente ristabilire nella sua piena ed assoluta efficienza l'imperio della legge, base e condizione elementare del libero svolgersi della vita di un popolo civile; « proclama: a 1.o che lo Stato sia sottratto alla egemonia di partiti o di gruppi, e ricondotto alla sua funzione di supremo regolatore della vita nazionale, nel cui ambito la lotta del partiti deve pacificamente svolgersi; « 2.o che il regime costituzionale consacrato dalla Carta Albertina, il quale condusse l'Italia alla sua grandezza, non debba essere deformato e che la divisione dei poteri debba èssere rigorosamente rispettata; «3.0 che la sola base legittima del Governo sia il consenso del paese manifestato nelle forme statutarie; a 4.o che l'esercito nazionale sia l'esclusivo presidio dello Stato e nessuna forza armata possa avere spirito e carattere di parte e che le libertà sancite dallo Statuto con la disciplina delle leggi in esso previste debbano essere reintegrate e rispettate; a 5.o che gli Enti locali siano restituiti alle amministrazioni legalmente elette dai cittadini; « 6.o* che la politica economica ispirandosi allo difese delle iniziative individuali rispetti il principio della libertà anche di fronte alle organizzazioni di classe; « e commette alla Direzione nazionale ed alla rappresentanza parlamentare disciplinata al Partito la realizzazione e la difesa di questi principi ». Quest'ordine del giorno è stato approvato con 23.714 voti contro 5490 e 2527 astentiti. La portata de! voto Prima di passare alla cronaca delle due giornate di discussione e dei particolari della votazione, è bene raccogliere qualche impressione. Per tre giorni, mentre nella sala dal teatro degli Avvalorati il dibattito, per il fervore degli oratori e l'acuta sensibilità dei congressisti, assumeva toni sempre più appassionanti, nel caffè, nelle sale riservate alla stampa, i colloqui si sono succedati ai colloqui tra i rappresentanti dello diverse tendenze convergenti al Centro, per giungere alla compilazione di quell'ordine del giorno che doveva raccogliere i voti della grande maggioranza dei congressisti. Diversi elementi concorsero a creare l'atmosfera indispensabile per raggiungere l'accordo. Anzitutto il fermo intendimento della grande maggioranza dei congressisti di mantenere l'unità del Partito, e nello stesso ten: <o di prendere una deliberazione che interpretasse le aspirazioni del paese. A questi elementi e pressioni dello stato d'animo della maggioranza dei congressisti altri se no aggiunsero di carattere pratico: le preventive intese regionali sull'ordine del giorno Belotti — ordine del giorno che quello approvato ricalca seppure con forma più temperata —; l'atteggiamento tenuto al Congresso dagli on. Belotti e Boeri; l'opera deLla delegazione piemontese facente capo all'on. Soleri, che fu tutta diretta a smussare gli angoli, a colmare le differenze, a facilitare la fusione tra le varie correnti centriate e di sinistra temperate; la rigidità del gruppo parlamentare di destra nella assurda pretesa di voler riaffermato il principio della collaborazione incondizionata ; l'opera della Direzione del Partito, la quale mirando ad influire in senso unitario, è venuta a favorire la formazione di una corrente media destinata a raccogliere il maggior numero di voti. Ed oltre a questi elementi pratici si aggiunsero anche altri fattori morali: la profonda impressione prodotta dal vibrante discorso inaugurale del presidente Borzino, il « basta! » ad ogni genere di violenza, gridato dai liberali emiliani facenti capo al Pedrazzi (di Bologna); l'adesione all'ordine del giorno emiliano delle due delegazioni di Trento e di Trieste; ed infine il richiamo al voto dei combattenti di Assisi. Con una base cosi larga l'intesa non poteva a meno di raggiungersi e fu raggiunta in modo indiscutibile. Dichiarazioni del segretario L'aw. Pi ras, segretario del Partito, che ho avvicinato nell'attesa dell'esito della votazione sul palcoscenico degli Avvalorati, mi ha detto: « Mai si è vista tanta vivacità e tanta animazione in un Congresso liberale. Che il nostro partito abbia in sè una grande vitalità e possa trovare larghe irradiazioni, lo ha dimostrato questo Congresso. Le precedenti assise del Partito sono state magari più ricche di discussioni dottrinarie, ma in nessuna si ebbe come in questa una partecipazione tanto attiva dell'elemento giovanile, in nessun Congresso del passato i contrasti di tendenza assursero al tono di passione che ebbero in questo. Abbiamo sentito qui vibrare veramente, attraverso' i discorsi dei congressisti, l'anima del Paese, preoccupato della situazione ed ansioso del ritorno alla normalità ed alla pace. La conclusione del dibattito politico è stata quella che facevano prevedere i voti emessi dai Congressi regionali ed interregionali. Già nel mio appello alle Sezioni io avevo constatato cho il Partito era tutto ardente di unità. 11 proposito di mantenere l'unità del Partito — io ho scritto — è in tutti, ed ù in tutti la volontà di affermare che solo attraverso l'applicazione dei grandi principii liberali, che il Congresso ha riaffermato, la N'aziono può risolvere la crisi da cui è travagliata. Il Congresso, esaurito il dibattito chiarificatore, non aveva che da concretare questi principii in un ordine del giorno che non poteva che raccogliere la maggioranza. Il Partito liberale è centrista, e contrista è l'ordine del giorno che il Congresso ha approvato ciò che porta ad escludere l'eventualità, che veniva affacciata alla vigilia del Congresso, della possibilità di scissioni. La deliberazione potrà lasciare dei malcontenti: sono inevitabili in ogni affermazione. E tra questi potrà trovarsi chi pensi ad abbandonare le nostre file, ma scissioni no. L'06satura del Partito esce intatta dal Congresso. I quadri, che in un Partito come il nostro costituiscono la vera forza dell'organizzazione, non sono travolti ed anzi sono rafforzati ». Le dichiarazioni fatto daUe due correnti nell'ultima seduta — come si vedrà dalla cronaca che segue — assai più che i discorsi pronunciati durante il dibattito, offriranno motivo di larghe discussioni, e più che di ogni altra cosa si discuterà del carattere da darsi all'ordine del giorno votato. Il pubblico troverà strano, per esempio, che lo stesso proponente l'ordine del giorno approvato abbia dichiarato che esso non ha carattere di opposizione; ma, a parte ogni intenzione, bisogna spiegare come l'aw. Pedrazzi è stato indotto alla sua dichiarazione. La cosa è andata cosi: il prof. Ricci — autore dell'ordine del giorno battuto — scatenò un tumulto dicendo che l'ordine del giorno Pedrazzi era un ordine del giorno dell'opposizioni. Tale espressione — si osservava — non fu felice: se invece di dire semplicemente « opposizione » avesse detto che si trattava di opposizione costituzionale, il Pedrazzi ed i suoi amici non si sarebbero indotti ad una negativa assoluta. L'intervento del Ricci, pertanto, non ha servito che a provocane delle dichiarazioni di voto, importanti senza alcun dubbio dal punto di vista dell'unità del Partito, ma senza alcuna ripercussione sulla votazione. Come per il voto di Assisi, cosi anche per questo di Livorno si può dire che il carattere d'opposizione più o meno accentuata gli deriverà dall'atteggiamento che il voto stesso determinerà nel campo fascista. Intanto, dopo il voto, il Congresso può dirsi virtualmente chiuso.. Ven'amo ora alla cronaca delle sedute. Dieci ore di discussione La seduta antimeridiana domenicale è presieduta dal gen. Bertotti. °?P°//mareggiate dichiarazioni ministeriali di ,9**^2}»¥t(lei; la minoranza di Firenze), MALCHIODI, di Torino, dichiara che la Delegazione piemontese si associa ai concetti fondamenidee. (Qualche voce di dissenso da parte di elementi della destra). L'oratore rivolge un saluto all'on. Belotti, « il trionfatore — egli dice — della giornata di Ieri del congresso ». Ouesta dichiarazione provoca una tempesta nell'assemblea, perchè i rappresentanti della destra insorgono, e mentre ieri non hanno trovato parola da ribattere ali on. Be'otti oggi inveiscono contro il Malchiodi che 10 esalta. Si rimprovera al Belotti la sua partecipazione al Ministero Nltti e si ripetono molti luoghi comuni. VIGOROSE DICHIARAZIONI A NOME DEI COMBATTENTI Al Malehiodi segue l'aw. SALIOTTI di Genova, un oratore di gran foga, rappresentante autorevolissimo dei combattenti genovesi. II Saliotti richiama anzitutto il Congresso alla serietà della discussione. Lamenta che vi siano stati dei liberali che non hanno avuto scrupoli a mostrarsi più fascisti che liberali, tanto (la far dubitare che abbiano due tessere in tasca: quella liberale e quella fascista. (Applausi). SALIOTTI: — Noi abbiamo il diritto di discutere. Questo diritto ce lo siamo conquistato sui campi di battaglia. I sacrifici sopportati in guerra ci danno il diritto di affermare che nessuno ha autorità per attentare alla libertà ed all'unità d'Italia. (Applausi). Quanto abbiamo fatto per il nostro paese nei duri anni del conflitto mondiale ci dà la coscienza di gridare che nessuno ha il diritto di dividere gli Italiani I E' tempo di finirla con il guardare al 1919, dimenticando quello che è successo poi. Il fascismo non ti- mantenuto gli impegni assunti con la Corona nell'ottobre 1922. Vi ò una necessità di chiarificazione. 11 paese attende dal Congresso liberale una parola franca, anche se questa parola dovrà portare ad una divisione. (Voci di dissenso). SI. signori 1 Anche se dobbiamo dividerci I Vi sono qua dentro dei liberali che non si sentono liberali, come mi sento io. Meglio essere divisi che continuare a dilaniarci. Fra le due fazioni che si dilaniano, e sono la negazione d'ogni vivere civile, il popolo italiano deve sentire che vi 6 un partito che al di fuori d'ogni retorica vuole unicamente 11 bene. Il paese vuole 6i dica chiaro e forte che l'Italia è di tutto il popolo italiano! (Applausi scroscianti e calorosi). LE CONDIZIONI CHE MUSSOLINI NON ACCETTA Dopo una dichiarazione tendenzialmente collaborazionista di MAZZUCCA di Napoli parla l'aw. NOBI di Firenze, che illustra la nota mozione fiorentina, firmata da lui e dal Fossombroni. L'oratore, con logicità di ragionamento e con esposizione brillantissima, precisa quali dehhnno essere le potissima, precisa quali debbono essrre le posizioni di un Partito liberale rispettoso dello sue tradizioni: posizione di "opposizione pura e semplice, distinta da quella Bell'Aventino, oppure posizione di attesa che subordini a condizioni l'appoggio. Fra queste due posizioni taluno ne mette un'altra quella della collaborazione 'incondizionata (De Capitani protesta). Questa posizione io la escludo, perchè escludo ogni atteggiam'nto che non sia dignitoso e virile. DE CAPITANI : — Atteggiamenti come abbiamo sempre avuto! (Questa dichiarazione di De Capitani scatena il tumulto del Connresso. Il deputato milanese è urlato. De Capitani insiste ed i clamori si fanno più vivi). NORI: — Prendo atto della rettifica, 6e l'on. De Capitani vuol dire che esclude ogni forma di collaborazione che non 6ia una forma dignitosa, cosa che non mi sembra. Escludendo 1 due estremi, sono pervenuto alla tendenza centrista, che potrebbe chiamarsi tendenzialmente collaborazionista; perchè mentre dà atto al Governo ed al Partito fascista dei loro meriti, considera l'anormalit'i del presente stato di cose, le colpe e gli errori del Partito e del Governo, e pone i limiti della nostra ulteriore adesione e collaborazione, quali sono emersi dalle deliberazioni regionali e contenuti nella mozione Fossombroni e mia, giacché il ritorno alla concezione liberale dello Stato esclude il concetto e la pratica dello Stato fascista. Oltre alle mie affermazioni di principi! generali, avete udito l'affermazione di determinate soluzioni a determinati problemi, primo fra tutti quello della Milizia, di fronte al quale noi abbiamo 11 programma massimo del suo scioglimento, che però urterebbe contro difficoltà pratiche straordinarie, ed il programma minimo della sua costlttizional'zz'izinne. Noi intendiamo che essa sia sottratta alle dipendenze di un capo di Governo e di partito e sia posta alla dipendenza del Re (Applausi). Noi Intendiamo che le vengano fìssati compiti precisi e che non interferiscano col compiti del'a difesa esterna, affidata all'*, sercifo. n della difesa interna, affidata alla polizia. Noi intendiamo che venga represso il fenomeno del rassismo ed esigiamo che il partito che vuole la nostra adesione disarmi moralmente e materialmente. Noi intendiamo, insomma, che non a parole, ma a fatti venga attuata la normalizzazione del paese e del regime. A que¬ blg« a a i , a a an re¬ ste condizioni noi potremo collaborare. E se questo avvenisse, il Governo fascista cesserebbe di essere tale per divenire Governo nazionale. Una voce-. — E' per questo che non lo vuole Mussolini! NORI: — Si dice che Mussolini non accetterà le condizioni della collaborazione liberale. Non ce ne preoccupiamo. Noi ci preoccupiamo che dal Congresso esca un voto preciso, chiaro, sincero : che il partito si metta non in un viottolo ob'iquo, ma prr una strada diritta e maestra per continuare la tradizione della vera ed autentica rivoluzione e del Risorgimento italiano. Il Risorgimelo italiano fu compiuto da uomini di fede diversa, come Gioberti. Mazzini, Pisacane; ma tutti concordi nella fede della Patria e del'a libertà. Se l'on. Mussolini vorrà porsi su qu?ste orme eroiche e gloriose, noi diciamo che in tal caso il posto d'enore è riservato a lui, promettendogli fedeltà ed ubbidienza. Ma se questo non dovesse verificarsi — il Dio della Patria disperda l'augurio ! — io nenso e credo che' 1 liberali italiani saprebbero fare 'oro le parole che Carlo Del Crolx ttutti i congressisti sorgono in piedi, trlbiitavdo un'imponente ovazione al grande mutilato), che. augusto e straziato interprete dell'anima nazionale, rivolgeva, in nome dei suoi mutilati, al Presidente del Consiglio: « On. Mussolini, se voi sarete sulla via della legge, della concordia, dell'unione, tutti i mutilati saranno -con voi Ma se voi questo non potrete o non vorrete f;ire, ricordatevi che istalla > un grandissimo paese, che rifalla è ricchissima di risole, che l'Italia dalla sua profonda coscienza saprà trarre la forza p-r combattere le sue ultime battaglie, ppr vincere le sue ultime vittorie! (Applausi prolungali, generali, vivissimi). « DIO RENDA L'ITALIA AGLI ITALIANI n LUIGI ROSSI sale a la tribuna, accolto da molti applausi. Dichiara che riassumerà in brevi linee quanto è stato, detto, per spianare la strada alla deliberazione conclusiva : — Noi ,slamo un Congresso di persone che hanno un'individualità, ed in conseguenza è difficile trovare un terreno sul quale tutti possiamo metterci d'accordo. Qnale è il compito del Congresso? Per taluno l'affermazione teorica di principii, per altri la preparazione di uno schema d'azione che tutti dovrebbero impegnarsi a seguire, primi i deputati. Fra queste due posizioni c'è posto per una terza: l'affermazione di principii che servano di base all'azióne, ma la cui applicazione debba avvenire senza che il partito assuma il carattere di una chiesuola. Importante è quindi fissare bene questi princinii. L'on. Rossi polemizza in seguito con il prof. Valli. Osserva che Valli ha detto cho all'unità d'Italia si è giunti attraverso a delle rinunzie: — Verissimo — esclama l'onorevole Rossi — ma con le rinunzie di chit Di Mazzini, che rinunziava alla sua Repubblica, di Garibaldi, che rinunziava alle sue camicie rosse, di Cattaneo, èhe mettpva in soffitta la sua Repubblica federale, ed è cosi, solo cosi, ppr il sacrificio- di questi grandi nomini che st è giunti all'unità, fatta attraverso un uomo ranprcsentnth'O del Partito 'iherale (Applausi scroscianti). Sulla normalizzazione, l'on. Rossi ripeta quanto ha detto l'on. Mussolini nel discorso tenuto a Cesenatico, specificando che cosa debba intendersi con questa parola « normalizzazione », e cioè «ritorno allo stato giuridico ». e poiché il Congresso applaude, l'on. Rossi esc'ama: — Non dovete applaudire mr ma l'on. Mussolini, pprchè questa' interpretazione della parola normalizzazione è proprio sua (Applausi ironici e grida di: «Viva Mussolini il normalizzatore!*). L'on. Ro<=si continua poi dicendo che il regime autoritario non ha ragione d'essere nel nostro paese ed è un voler andare contro la moderna civiltà. Afferma che il fascismo, quando non era che una forza sociale, ha fatto del bene ed ha avuto dei meriti che bisogna riconoscergli. Com» forza politica ha mancato al suo scopo. E' come un regime dì chinino, che può andar bene per un periodo eccezionale, ma non si può continuarne In eterno la cura perchè finirebbe per uccidere l'ammalato. Polemizza poi con 11 sen. Albertini- Crede che i conservatori abbiano diritto di appartenenza al partito liberale perchè non possono non accettare i postulati che sono la base del partito liberale. Coloro che non hanno diritti di appartenenza al partito — nota l'on. Rossi — sono i reazionari, quelli che anche oggi 6ono prpnti a lasciar ferire lo Statuto senza insorgere. Conclude dicendo che la bandiera della libertà non deve essere abbassata. Abbassata dai liberali, sarebbe ripresa da altri che potrebbero agitarla con beri altri scopi. Finisce con le parole che Carducci mette sulle labbra di Carlo Alberto: 'Din, renda l'Italia agli italiani!*. (Una grande dimostrazione è fatta dai congressisti all'on. Bossi). L'on. DUCOS parla a nome di un gruppo di 2-1 deputati e di 6 senatori della destra, il quale Tion vuole il «rovesciamento della situazione », e solleva clamorose proteste dichiarando che « con l'avvento del fascismo al potere, il Partito liberale ha assunto la sua parte di responsabilità, e non se ne può scaricare ». IL SEN. VECCHINI SCATENA IL TUMULTO — « DELITTO DI GOVERNO! » La seduta pomeridiana si inizia con un discorso del senatore Vecchini che comincia subito con lo scatenare un tumulto. L'on. Vecchini, riferendosi alle frasi contenute nell'appello lanciato dall'avvocato Piras alla vigilia del Congresso, protesta perchè il segretario del Partito ha accusato parte dei liberali di portare la livrea del servo. Questo accenno di Vecchini fa scattare la destra e particolarmente 1 parlamentari, che prorompono In un'ovazione. Ciò provoca le proteste degli altri che Insorgono al grido di: Viva Piras!. Gli applausi e le grida si incrociano a lungo, e quando pare che siano per cessare il tumulto si scatena Dlù violento. Qualcuno, non si riesce bene a capire chi, accusa Piras di essersi venduto venduto a chi? Per che cosa? Non si cap°: SS£.^f'^5a l'attesa del Piras determina la reazione dei suoi amici. L'aw. COLLA lnsor- ^nS^lf^a d!1*.plrai,e 81 ecaglia contro il gruppo da cui è partita la voce. Accorrono LTSf*^ Tuttl urlan0- n Presidente scampanella. Ma T>er 10 buoni minuti il subbuglio LISìhÌ6?01 £01ì 6 che. d°P° fervorino del gSJMMj» torna la calma ed 11 Vecchini può riprendere a parlare. Ma 11 Vecchini non ha ancora pronunciato che poche parole, allorché scoppia un nuovo e più ardente incidente. L'oratore, dopo aver affermato che la situazione d'oggi non è diversa da quella che era quando il Partito 11berale diede 11 suo appoggio al Governo, viene a parlare del delitto Matteotti E, pur deprecandolo, trova modo di dire che non è diverso dagli altri fatti di violenza che vengono riprovati. Ciò provoca un'interruzjon* dell'aw. COLLA, che, replicatamente. grid» che il delitto è più grave perchè fu compiuta da uomini che erano vicini al governo. COLLA: — Delitto di governo! Delitto di governo ! Questa affermazione causa il risenttaenfd